Con l'infortunio di Harpring, la principale arma offensiva dei Jazz diventa Kirilenko
Delta Center di Salt Lake City, Utah, 10 gennaio 2003, partita di regular season tra gli Atlanta Hawks e gli Utah Jazz: il cronometro segna gli ultimi secondi di partita con la palla che viene controllata dal rookie di casa Maurice Williams, mentre si sta svolgendo il classico scambio di mani tra i giocatori post-partita.
La gara, vinta dai Jazz 92-71, è stata decisa nel secondo e nel terzo quarto, quando i padroni di casa hanno allungato il passo grazie soprattutto a Pavlovic e Stevenson che hanno sotterrato Terry e compagni sotto un parziale di 54-28, arrivando ad avere un massimo vantaggio di 36 punti; gli ultimi dodici minuti non sono stati certo materiale da archivio, con i giocatori impegnati a migliorare le proprie statistiche e le percentuali in quel poco tempo che non a caso viene chiamato garbage-time.
In tal caso, nella Los Angeles, sponda lakersina, sulla cui panchina siede Phil Jackson (che qualche collegamento con l'uomo di cui parliamo ce l'ha. . ), gli spettatori e i vip avrebbero abbandonato il parquet alla fine del terzo quarto, ma qui a Salt Lake City non si muove nessuno, tutti i tifosi sono seduti al proprio posto e alla sirena di chiusura della partita si alzano tutti per tributare una standing ovation al loro allenatore.
L'applauso è di quelli che farebbero venire la pelle d'oca anche al più insensibile americano, fortissimo e intenso, con lo scopo di trasmettere al coach la gratitudine per il suo lavoro in questi anni, ma soprattutto per fargli capire che i cittadini di Salt Lake City sono vicini a lui e a sua moglie nella dura battaglia contro il cancro, diagnosticato nelle ultime settimane alla consorte Bobbye.
In una commovente conferenza stampa, Sloan ha confermato la malattia della moglie, che già in passato ha combattuto e sconfitto il cancro, e ha dichiarato che non mi dimetterò, al massimo salterò qualche partita, in cui verrò sostituito dal mio assistente Phil D. Johnson. Ma al minimo problema, non ci penserò due volte:tra mia moglie e il basket, scelgo Bobbye".
È un momento stranissimo per Sloan, gratificante nel lavoro, molto triste e doloroso nella vita privata.
Come detto prima, l'applauso del Delta Center è stato da brividi, un applauso sincero del pubblico dei Jazz per ringraziare colui che ha fatto si che i Jazz si collocassero sulla cartina Nba alla voce"squadre in grado di vincere l'anello", a quel Jerry Sloan che con la W di stasera ha conquistato l'ottocentesima vittoria da quando siede sulla panchina degli Utah Jazz.
FLASHBACK
Novembre 1984: gli Evansville Thunder, squadra della Cba, concedono la possibilità al loro allenatore di tentare la carta Nba, destinazione Utah Jazz, dove farà l'assistente delll'attuale allenatore Frank Layden, che ha fatto di tutto per portarsi a casa l'ex head-coach dei Chicago Bulls alla fine degli anni '80.
9 dicembre 1988: Frank Layden si dimette dalla guida degli Utah Jazz, che affidano la loro panchina a Sloan, ora promosso a head-coach.
Quindici anni e 1287 gare dopo, Sloan è diventato l'allenatore più vincente della franchigia, portando il club a quindici stagioni consecutive vincenti con altrettanti viaggi ai playoffs, dieci stagioni da cinquanta vittorie e due finali Nba, che sono il suo più grande cruccio. L'unica colpa di Sloan in questi anni è stata quella di trovare come unico ostacolo al sogno di una vita il giocatore più forte di tutti i tempi, terminale della squadra considerata da molti come la più forte di tutti i tempi: Michael Jordan e i suoi Bulls hanno fermato l'ascesa al vertice degli Utah Jazz di Stockton e Malone con molta difficoltà , vincendo 4-2 entrambe le finali disputate, le finali più belle degli ultimi dieci anni, piene di storie, aneddoti ed episodi che sono entrati di diritto nella storia della pallacanestro americana.
Niente titolo quindi per Jerry Sloan, che ha accettato la decisione del destino a capo chino, così come il suo mentore in campo, quel John Stockton, autore del tiro da tre decisivo contro gli Houston Rockets di Barkley, Olajuwon e Drexler che portò per la prima volta gli Utah Jazz all'ultimo capitolo della stagione.
Il miglior assist man di tutti i tempi si è, infatti, ritirato nella passata estate, dopo aver dato tutto sé stesso, e anche qualcosina di più, alla causa dei Jazz: motivo della sua decisione la veneranda età e il desiderio di passare qualche momento in più con la propria prole. L'uomo da Spokane se ne va con il poco invidiato record di giocatore con più presenze ai playoffs senza aver vinto il titolo.
Non era della stessa idea l'ultimo personaggio della triade, quel Karl Malone, le cui nottate erano (e sono tutt'ora) infestate da incubi in cui si vedeva sulla sedia a dondolo a 80 anni a raccontare ai nipotini che lui era stato votato come uno dei migliori 50 giocatori Nba di tutti i tempi, ma che non era mai riuscito a vincere l'ultima partita dell'anno, quella più importante, quella che ti permetteva di mettere al dito l'anello di campione Nba.
E così in estate Il Postino ha fatto le valigie e si è accasato a Los Angeles, sponda Lakers (ancora loro!), dove le sue possibilità di vincere l'anello erano considerate alla pari di quelle che avevano gli ormai derelitti, cosi definiti dalla stampa a stelle e strisce, Utah Jazz di finire in lotteria; addirittura qualche maligno giornalista ipotizzava che il record negativo dei Sixers di nove partite vinte in una stagione potesse essere messo a rischio dai giocatori allenati da coach Sloan.
Provate a mettervi nei panni di un allenatore molto rispettato tra i suoi colleghi e in tutto il mondo Nba, che ha fatto la propria fortuna basando il gioco della propria squadra su Stockton e Malone e ditemi voi cosa fareste!Ma Sloan non si è demoralizzato e si è messo a lavorare con il materiale che gli è stato messo a disposizione, cercando di sfruttare lo spazio lasciato dalla partenza di Malone nel salary cap.
Il target della dirigenza dei Jazz in vista del mercato era chiarissimo: cercare di firmare un free-agent di lusso per dare un po' di qualità alla squadra; obiettivi principali erano Jason Terry e Cory Magette. Entrambi i giocatori, avversari ai tempi del college nelle sfide tra Arizona e Kentucky, furono più volte ad un passo dalla firma del contratto, ma alla fine optarono per il prolungamento della loro permanenza rispettivamente ad Atlanta e a Los Angeles, sponda Clippers.
Passata la delusione, l'unico acquisto di un certo peso fu Keon Clark, reduce da una stagione piena di alta e bassi a Sacramento, ma fu una trattativa che ebbe come causa principale quella di far respirare leggermente il salary cap dei Kings.
La stagione non iniziava certamente con le miglior prospettive, ma nella quindicesima partita stagionale, giocata in casa contro i Seattle Sonics, i Jazz hanno raggiunto le fatidiche nove vittorie, e con la vittoria ai danni degli Hawks, il record di Utah è salito a 19 vinte e 17 perse: alzi la mano chi avrebbe mai scommesso su un tale risultato!
Ma di chi è realmente il merito di tutto ciò?Forse questa prima parte di stagione toglierà finalmente la facoltà di poter parlare a chi insinuava che Jerry Sloan aveva raggiunto certi risultati solamente grazie alla coppia Stockton-Malone e che l'unico schema che sapeva impostare era il pick 'n roll.
Con giocatori totalmente diversi, Sloan ha ottenuto risultati ottimi e ha offerto alla Nba giocatori di grande spessore.
A chi si chiedeva chi sostituirà mai John Stockton nell'anima di tutti i tifosi dei Jazz, la risposta era semplice:nessuno! Ma in campo qualcuno doveva pur scendere, e a prendere il suo posto è stato Carlos Arroyo, play che aveva anche provato l'esperienza europea e che aveva calcato il campo per soli sei minuti per gara nella stagione precedente. Arroyo ha sorpreso tutti, compresi i Minnesota Timberwolves che in una partita di novembre trasmessa su Sky si sono dovuti inchinare all'idolo dei tifosi portoricani, autore di un trentello.
Chi conosce bene l'Europa è il suo sostituto Raul Lopez, ex Real Madrid, giocatore che è stato aspettato da Utah dopo la rottura dei legamenti dell'anno scorso che sembrava potesse addirittura interrompere la sua carriera. Il play spagnolo sta giocando molto bene, dopo un timido inizio di stagione, e in una partita ha addirittura rasentato la tripla doppia.
Nel ruolo di guardia, Sloan fa ruotare tre giocatori: DeShawn Stevenson, considerato dai giornali locali un'autentica delusione nei suoi primi due anni a Utah fino all'esplosione avvenuta nelle prime partite della stagione (12 punti a partita per lui) e il rookie da Alabama Maurice Williams, fondamentale per dare un po' di respiro a Stevenson e a colui che chiude il trio, quel Raja Bell, uscito da Florida International cosi come Arroyo, che esplose letteralmente nei playoffs Nba del2001, quando venne preso dal nulla da coach Larry Brown e contribuì all'arrivo di Philadelphia in finale.
Bell dà qualità su entrambi i lati del campo ed è un giocatore di esperienza, fattore che in questa squadra non guasta mai: sta segnando 10 punti a partita ed è il secondo nell'Nba per percentuale dal tiro da tre (51% su 68 conclusioni tentate).
Nel frontcourt, Sloan si ritrova l'amico-nemico Greg Ostertag, che in passato criticò pesantemente per la sua scarsa etica lavorativa durante gli allenamenti, ma che quest'anno (forse perche sollevato dalla partenza di Malone, che lo pizzicava spesso per il stesso motivo) sta giocando molto bene e cattura 9 rimbalzi a partita.
Per sostituire l'ex Kansas, Sloan ricorre a Keon Clark, che sembra però aver perso lo smalto delle sue prime stagioni Nba, a Jarrod Collins, fratello del centro dei Nets, e fino a pochi giorni fa poteva fare affidamento anche su Ben Handgloten, che rimarrà fuori fino al termine della stagione per un grave infortunio.
Le due stelle della squadra, i due giocatori ai quali il coach dei Jazz ha dato la propria totale fiducia sono Matt Harpring e Andrei Kirilenko.
Il primo stava fatturando 16 punti per allacciata di scarpa, che, conditi da 8 rimbalzi di media, coronano la sua ottima stagione, interrotta però da un infortunio al ginocchio destro con cui ha convissuto per sei mesi e che lo ha costretto ad alzare bandiera bianca e ad abbandonare i suoi compagni fino all'inizio della prossima regular season.
Per quanto riguarda il russo, bisogna fare un discorso a parte. Non trovando un aggettivo per definire la sua stagione, si potrebbe ricorrere a una statistica storica:nelle due partite di dicembre contro Houston e New York, Kirilenko ha effettuato per ben due volte un 5×5, cioè ha toccato quota cinque alla voce 5 punti, 5 rimbalzi, 5 assist, 5 recuperi, 5 stoppate!
Solamente Vlade Divac e Jamaal Tinsley erano riusciti nell'impresa in passato, ma AK-47 l'ha addirittura ripetuta due settimane dopo!Il russo sta giocando un basket fenomenale su entrambi i lati del campo e sta migliorando ogni giorno a vista d'occhio: fludità nei movimenti e fondamentali vicini alla perfezione gli consentono di giocare un basket pulitissimo, mentre la sua incredibile atleticità lo colloca spesso nelle prime dieci azioni settimanali di Nba Action.
Kirilenko si sta comportando da leader, dentro e fuori il campo, i compagni lo rispettano e lui cerca di trasformare questo onore dando tutto sé stesso in campo: inizia ad essere apprezzato anche dai colleghi e soprattutto dagli arbitri;dimostrazione ne è il suo quindicesimo posto nella classifica Nba per tiri liberi tentati.
Coach Sloan è felicissimo di lui, soprattutto per i miglioramenti in difesa, dove il buon Andrei mette a referto 2, 7 stoppate(quinto nella speciale classifica) e 2, 2 palle recuperate (terzo in questa graduatoria).
Tutto bene quindi nella terra dei mormoni, anche se la notizia dell'operazione di Harpring ha costretto la dirigenza a sondare il mercato:a Utah credono veramente di poter partecipare ai playoffs, e, statene certi, finchè ci sarà Jerry Sloan sulla panchina della franchigia, parecchie gocce di sudore dovranno essere versate per avere ragione dei Jazz.