Grizzlies, la fine dell’incubo

James Posey ed il talento dei Grizzlies ai playoff?

Stagione 2001: i Carolina Panthers chiudono la stagione regolare NFL con un desolante record di 1 vittoria e 15 sconfitte.
Stagione 2003: quegli stessi Carolina Panthers conquistano un posto per il Super Bowl di Houston dove si giocheranno il titolo.

La vicenda appena descritta è solo uno dei tanti esempi di quello che può succedere in tutti e 4 i principali sport americani, discipline nelle quali, anche per via di un'organizzazione assolutamente perfetta e di una distrubuzione dei profitti equa, i successi e le vittorie appartengono spesso a cicli, a corsi e ricorsi storici.

Oltre all'esempio dei Panthers nella NFL se ne potrebbero citare altri, sia in positivo sia in negativo.

Ed è proprio in virtù di queste considerazioni che si deve cominciare ad analizzare la stagione 2003/2004 dei Memphis Grizzlies.

La franchigia del Tennessee infatti è sempre stata considerata, sin dalla sua nascita nel 1995, una sorta di barzelletta della lega, un expansion team dove far crescere i rookie o dove scaricare superstar in declino con salari esosi.

Se aggiungiamo poi che la piazza di Vancouver, città  canadese dedita principalmente all'hockey e casa iniziale dei Grizzlies, non offriva un supporto adeguato ad una squadra NBA, le stagioni con record ben al di sotto del 50% non potevano essere una sorpresa.

Ed allora giocatori come Bryant Reeves, “Big Country”, centro dell'Oklahoma che avrebbe dovuto rappresentare l'alternativa bianca addirittura a Shaq, e Shareef Abdur-Rahim, ala di grande talento ma di scarsa personalità , non incidevano nella lega e non mantenevano le speranze di una dirigenza ormai esasperata.

Ma la svolta stava per arrivare: prima il trasferimento della franchigia nella più “calda” Memphis, nel 2001, e soprattutto nell'Aprile 2002 l'annuncio dell'arrivo nella dirigenza di Jerry West, vera e propria icona del movimento cestistico USA, nonché “modello” del marchio NBA.

Dopo una carriera ricca di successi sia come giocatore sia come General Manager, il più grande playmaker della storia ha deciso infatti di mettersi di nuovo alla prova tuffandosi nella causa Grizzlies, con l'intenzione di “ricostruire una franchigia”.

E probabilmente il momento della svolta è stato questo.

A dire la verità  la squadra che West si è ritrovato non era da ricostruire tanto nel roster, che grazie alle molte prime scelte accumulate negli anni della crisi annoverava elementi di notevole talento, quanto nello spirito, e soprattutto nella mentalità , tutt'altro che vincente e ben diversa da quella che Jerry aveva conosciuto ad L.A.

La prima mossa di un “grande vecchio” della NBA, nel significato più positivo possibile del termine, è stata quella di scegliere un allenatore di polso, che sapesse come incanalare tutto il talento a disposizione ed insegnare letteralmente basket a giovani atleti straordinari dal punto di vista fisico ma spesso a digiuno di conoscenze cestistiche.

Quale scelta migliore se non Hubie Brown dunque, tornato ad allenare dopo l'esperienza ai Knicks del 1987 dopo 15 anni di inattività , allettato anch'egli dal progetto rinascita dell'amico Jerry West.

Ed allora adesso, dopo neanche 2 anni di lavoro, ecco che i Memphis Grizzlies, inseriti peraltro nella Western Conference, e per di più nella Midwest Division, la più competitiva della lega, si candidano seriamente ad un posto nei playoff 2004.

Sembra un paradosso, probabilmente chi avesse detto soltanto 18 mesi fa ai tifosi della Piramide che ad Aprile se la sarebbero giocata con Lakers e Spurs nei playoff sarebbe stato considerato un folle, ma invece la “resurrezione” dei Grizzlies è avvenuta, e così come i Carolina Panthers ora Memphis è una squadra e non più una barzelletta.

Ovviamente la post-season non è ancora assicurata, non siamo nemmeno all'All Star break, e soprattutto in una division come la Midwest, dove da quest'anno c'è da guardarsi anche dagli ex compagni di sventure Denver Nuggets, i conti si faranno alla fine.

Ma la squadra di coach Brown promette di giocarsela fino in fondo, potendo disporre di un panchina molto lunga adeguata anche a sopperire ad eventuali infortuni.

Intorno all'asse portante play-lungo, composta dall'eccentrico (si è fatto tatuare la scritta “insane” sul braccio) ma assolutamente geniale Jason Williams e da Pau Gasol, West ha costruito con trade oculate una squadra completa in tutti i ruoli.

Il reparto dietro è composto da giocatori versatili in grado di ricoprire tranquillamente i ruoli di guardia e di ala piccola, tutti intercambiabili tra loro.

Alla prima scelta Shane Battier, ottimo difensore con buon tiro perimetrale e grande conoscenza dei fondamentali (proviene da Duke), si sono aggiunti James Posey, altro difensore e contropiedista micidiale ingaggiato come free agent, Mike Miller, ex rookie dell'anno arrivato da Orlando nello scambio che ha visto coinvolti Drew Gooden e Gordan Giricek, ed infine Bonzi Wells, talento straordinario, giocatore con 20 punti a partita nelle mani ma troppo spesso trascinato nella spirale di guai extra-cestistici di Portland.

Con questi 4 giocatori versatili ed un passatore di livello assoluto come “white chocolat”, altro soprannome di Williams, sbagliare un tiro forzato contro Memphis rappresenta un suicidio.

Il talento, per il momento soprattutto offensivo ma con Brown stiamo migliorando, di “the spanish inquisition” Pau Gasol risolve spesso le situazioni di palla ferma nell'attacco a metà  campo, e l'apporto dalla panchina di giocatori come Earl Watson e Bo Outlaw garantisce ritmo ed intensità .

Anche lo spettacolo è assicurato in una partita dei Grizzlies di inizio stagione: le mani e la fantasia di Giasone, uno che nella partita dei rookie all'All Star Game si inventò un irripetibile assist di gomito, e la strepitosa verticalità  di lunghi come Lorenzen Wright e Stromile Swift forniscono puntualmente highlights alla Top Ten di SportsCenter.

Certo la strada per i playoff è ancora lunga, ma chi avrebbe scommesso ad inizio anno sui Grizzlies a 22-18 a fine Gennaio?

E chi scommetterebbe ora su Memphis già  in vacanza ad Aprile?

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