Lamar Odom e gli Heat a caccia dei playoffs!
Ah, il caro e vecchio Est! Non fai in tempo a seppellire di critiche qualcuno che nel giro di qualche settimana la tua vittima predestinata si rialza e, come se nulla fosse ti fissa negli occhi come per dire:"Sono ancora qui, non sono affatto spacciato come avevi pronosticato"!
In realtà il sottoscritto non aveva recitato il De Profundis per la franchigia di Pat Riley ma l'esordio negativo dei biancorossi non poteva di certo far presagire un futuro roseo e con i motivi per non essere ottimisti si poteva riempire un'intera cesta di palloni!
Nello scorso mese di novembre infatti dedicai uno dei miei articoli ai Miami Heat e, in quell'occasione, puntai l'indice accusatore sul pessimo avvio di stagione della squadra guidata da Steve Van Gundy, caratterizzato da un mortificante 0-5 nelle prime cinque gare; allora parlare di playoffs sarebbe parsa a molti una pazzia, vedendo all'opera un team così malandato, senza capo né coda, trascinarsi per il parquet senza riuscire a venire a capo dell'avversario di turno.
Incredibile a dirsi, dopo un inizio che aveva i contorni di un vero e proprio calvario, nonostante un 40% di vittorie che ad Ovest equivarrebbe ad un posto garantito negli inferi cestistici, la squadra si ritrova in piena lotta per la postseason e già si preannuncia un duello all'ultima partita con la vecchia rivale New York per accedere nel salotto che conta!
Reduci da un tour ad Ovest temuto da tifosi e critica (con ritorno di Lamar in quella che, fino ad un anno fa era la sua casa, lo Staples sponda Clippers), gli Heat sono rimasti comunque nella scia di chi li precede e così l'obiettivo principale, quello che lo scorso autunno pareva una chimera, impossibile da agguantare e lontano anni luce dalle capacità di Miami, è ancora alla portata di Odom e compagni.
A proposito di Lamar, il suo rendimento da dicembre in avanti è stato più che positivo e sulla stampa della Florida già ci si chiede come mai un talento del suo calibro non possa trovare spazio per un evento mediatico di portata planetaria quale il prossimo All Star Game di Los Angeles.
Ciò che è certo è che il ragazzo ultimamente si è dato da fare e si è messo nei panni del leader per riportare in zona di galleggiamento la franchigia, incantando i tifosi con grandi giocate e dimostrando un livello di maturità in passato era quasi sconosciuto all'ex Clippers.
Sorprende poi l'intensità difensiva del numero 7, la concentrazione quando l'arancia è nelle mani dell'avversario e la capacità di farsi trovare sempre pronto quando c'e da prendere un rimbalzo o bloccare qualche tiro: le statistiche parlano chiaro e non si diventa il miglior rimbalzista del team per caso (quasi 10 di media per Lamarvelous).
"Adesso è uno dei migliori nella Lega. Voglio dire, nell'ultimo mese e mezzo ha viaggiato a quasi 20 punti e 10 rimbalzi di media", dice di lui un raggiante Van Gundy.
Ma anche i compagni si sono dati da fare e segnali di risveglio si sono avuti dal "vecchio" Eddie Jones e da Caron Butler, rientrato a pieno servizio dopo l'ultimo infortunio. L'unica nota stonata è rappresentata dalla temporanea uscita di scena del rookie Dwayne Wade, ancora alle prese con un fastidioso problema al polso.
Parlando di Butler, va ricordato che, nonostante parta dalla panchina, il suo apporto è spesso decisivo e di polemiche neanche l'ombra, quasi a sottolineare la tranquillità d'animo del giovane talento.
"Caron è grande nel modo di porsi con gli altri - ecco il commento di Van Gundy - mi dice di utilizzarlo come meglio credo, 'Se devo partire dalla panchina non ci sono problemi, non mi preoccupo del minutaggio, voglio solo essere coinvolto' sono le parole che sento da lui".
Dando un'occhiata alle ultime 41 partite ancora in cartellone, si nota come Miami ne disputerà ben 24 tra le mura amiche; proprio questa particolarità gioca a favore di Jones e compagni anche se va detto che i Knicks, diretti avversari per l'ultimo posto disponibile, sono i chiari favoriti, se non altro per motivi legati all'organico, più abituato a lottare per traguardi importanti.
La manovra, rispetto al tormentato inizio di regular season, è senz'altro meno macchinosa e le individualità stanno finalmente venendo fuori. Niente illusioni però, la strada per il paradiso è ancora lunga e in ottica mercato dovranno essere messi a punto i dovuti accorgimenti per far risalire la china al team del Presidente (che strano chiamarlo così!) Riley!
Stay tuned!