New York – Basketball stories.

Le Twin Towers viste dall'Empire State Building. In futuro saranno sostituite con la Freedom Tower.

Il primo libro che esaminiamo in questa rubrica è "New York – Basketball Stories", l'autore è il giornalista Claudio Limardi e l'editore Riccardo Morandotti con la sua Libri di Sport. E' uscito da pochi mesi, con l'unica pecca (Buffa una volta se ne lamentò in telecronaca) che ha una non ottimale distribuzione.

In pratica chi vuole comprare questo libro deve aspettare un po' troppo tempo prima di riceverlo per posta, a meno che non abiti a Bologna o a Milano. Costa 19 euro e ha 122 pagine in formato maxi e anche un po' pesante. Ma un libro di Limardi va comprato, sempre e comunque, almeno dal mio punto di vista.

Claudio, redattore capo di American Superbasket e di Superbasket, è sempre lineare, piacevole da leggere, con un periodare essenziale, che va al nocciolo della questione. Apprezzo sempre il suo sforzo di spiegare le origini storiche e di narrare senza mai abbandonarsi agli eccessi. Gli devo dire grazie. E' anche merito suo se mi sono appassionato alla NBA.

Andavo ancora alle scuole medie e leggevo "Giganti del Basket" (oggi divorato solo da allenatori o preparatori atletici). Le uniche pagine sulla NBA erano di solito le sue ed erano di sicuro le più interessanti della rivista. Claudio sa spiegare ai profani quel che ha in mente e in questo è il migliore.

Il suo secondo libro è un'antologia delle migliori storie di basket dalla Grande Mela, siano esse dei Knicks, dei college, o dei playground, il suo racconto appassiona dall'inizio alla fine perché oltre alla bellezza della materia raccontata il suo stile non stanca mai.

A volte però è un pò ripetitivo e necessita di quell'ironia di cui Buffa è maestro. Oltre ovviamente a qualche aneddoto più curioso, magari qualcuno raro, perché in fin dei conti le storie che racconta sono note agli addetti ai lavori e lui fa poco altro se non racchiuderle in questa raccolta.

Limardi, ad esempio, avrebbe dovuto legare meglio le biografie dei grandi giocatori dei Knicks primi anni '70 invece che lasciare un rigo vuoto tra un Frazier e un Barnett. Altrove questo "link mancante" è meno evidente ma benedetto Claudio, sei stato a New York tante volte e se conosci le strade della City deliziaci un po' di più su cosa hai visto.

Comprando il libro mi aspettavo infatti un po' più di esperienza personale sui luoghi mitici del basket newyorchese. Ottima la descrizione, seppure fugace, di Coney Island e delle scuole dirimpettaie, ottima anche quella di West Fourth Street, straordinario l'inizio del capitolo intitolato "Brooklyn Stories".

"Nel 1999, a giugno, ero a New York per la finale NBA dei Knicks con San Antonio. Un tardo pomeriggio con Federico Buffa e Flavio Tranquillo presi la metropolitana".scendemmo a Brooklyn." Mi stavo immaginando uno di loro, patito di basket nella città  più eccitante del mondo.

Buffa, Limardi, Tranquillo a Brooklyn, "chissà  cosa avranno visto", mi chiedevo, e invece tutto è liquidato con la visione di una partita della USBL"Nel pezzo poi cercavo qualcos'altro, storia di Fly Williams a parte certo, ma niente. O quel pomeriggio non hanno visto niente di rivelante oppure i copyright sulle storie "uniche" sono solo di Buffa.

Sto scherzando, ovviamente"Ma Buffa, sullo stesso Fly Williams, ci racconta aneddoti che ti stendono per quanto sono belli e surreali (su Black Jesus numero 2) mentre Limardi ci regala solo un divertente doppio senso, "Fly is open, Let's go Peay". Per il significato passate un'altra volta.

Un grande pregio del libro sono le foto, se è vero che sono beneficiate dal formato maxi (dai, fatelo più piccolo, perché un tascabile da portarsi dietro nelle strade di NY vi faceva schifo ?). Quelle sulla tragedia dell'11 settembre accompagnano il suo sincero dolore per la perdita per le torri ; "non erano belle ma ti orientavano".

Per le strade cestistiche di NY resti ad orientarci tu invece. Sei il migliore a farlo e spero proprio che il dietro-copertina mantenga la promessa di fermarsi prossimamente nell'Indiana. Ancora la stessa storia. Se volete sapere l'aneddoto introvabile (la storia di Odom in Black Jesus ha altro fascino) andate da Buffa, se volete invece la spiegazione dello scandalo nei college del 1951 restate qui.

Non che sia uno che non si emozioni, Claudio. La passione per questo sport è al massimo e lo testimonia in una bella immagine davanti al Madison Square Garden. Ti credo, con tutto il cuore, se davvero hai scattato un'ingenua foto alla prima insegna del Madison Square Garden che hai visto dal vivo e mi unisco anche alla tua incredulità  quando ci si accorge di come in effetti sotto il Garden passino sempre treni velocissimi. Magia di New York City.

In ultima analisi, questo libro è un atto d'amore. Per il basket, per NY, per l'America. Chi scrive ha vissuto in prima persona, ha sognato quei luoghi e merita una lettura altrettanto appassionata. Tutto il meglio che NY può offrire è condensato qui, ma non chiamatela enciclopedia. Non è nelle sue intenzioni e poi è termine troppo freddo.

Qui la passione si sente. A volte sta per scoppiare. Limardi però non rinnega mai le sue qualità  e mette sempre il contenuto sopra ogni altra cosa. Anche lui però non sa resistere e l' "Amo il basket e amo New York" è esplicito, una pugnalata a quanto di brutto c'è nella vita. Basta leggere le sue righe e ci si dimentica anche di un 4 in Greco.

Ah, la citazione è nell'Introduzione ovviamente. Nei 12 capitoli invece spazio a nomi e leggende. Se il vostro giovane maestro vuole raccontarvi il basket di NY prendete appunti. E' una gara vinta, sicuro, e forse conquisterete anche qualcuno che ancora ignora la potenza di queste storie.

Ma come fa ???"Uomo misero.

DA RICORDARE : "Dall'angolo di una via, usciti ad un film sulle gang giovanili, un gruppo di ragazzi rigorosamente afroamericani, con il cappellino in testa, molti con le bottiglie in mano, ci urlano qualcosa di incomprensibile. Il tassista mi chiude dentro dall'esterno".Mi spiega che di notte è meglio non andare ad Up-Town.".

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