La notte dei Lunghi Coltelli

Ecco il nuovo coach dei Knickerbockers

Repulisti quasi totale. Ebbene sì, a quasi un mese dall'inizio del mandato, il GM Isaiah Thomas ha praticamente terminato di eliminare i disastri del suo predecessore Scott Layden. Restava, infatti, la guida tecnica, ossia il coach Don Chaney. Detto fatto e pure lui ha fatto le valigie, ma non saremmo a New York se il licenziamento e la successiva nomina del nuovo allenatore fosse andata liscia come l’olio.

Analizziamo dunque fatti e misfatti di questa settimana, ovviamente dando la giusta e meritata importanza al basket giocato (perché siamo qui per questo… o no?).

La serie di partite casalinghe, iniziata con la vittoria contro i Bucks del precedente report, passa per una sconfitta contro i Dallas Mavericks per 121-127 dopo un supplementare.

Nella gara si vede tutto ed il contrario di tutto.
Chaney schiera i suoi a zona, ma con Dikembe Mutombo presto panchinato. Ai Mavs non sembra vero di vedere una zona senza un centro come Deke ed in un batter di ciglia si ritrovano a +20.

Il coro “Fire Chaney” irrompe prepotentemente nell’aria del Garden.

Il coach decide così di passare alla difesa a uomo nell’ultimo periodo e come per magia l’attacco degli ospiti si spegne. Il parziale dei Knicks è devastante: 29-14 che porta la gara ai supplementari, con Allan Houston e Stephon Marbury che fanno 22 dei 29 punti totali.

Da raccontare gli ultimi 10 secondi.
Dallas avanti di 6, Marbury prova la bomba ma viene fermato con un fallo. Va in lunetta e fa 3/3. Rimessa di Michael Finley, Starbury intercetta, la palla arriva a Houston che mette la bomba del pareggio! Il garden è una bolgia, Marbury il suo Messia, sembra di essere tornati all’elettricità  dell’era di Patrick Ewing, se non addirittura a quelli di Walt Frazier e Willis Reed.

Purtroppo, però, lo sforzo per tornare in partita è pagato a caro prezzo e New York cade al supplementare.
Ma pure qui il modo è rocambolesco: nel finale Finley porta palla, ma inspiegabilmente Chaney non ordina a Houston di commettere fallo per fermare il cronometro. Passano così 11 importantissimi secondi prima che H20 faccia il fallo e la gara scivola via.

Marbury chiude con 38 punti e 14 assists, Houston ne mette a referto 29, ottimo pure Penny Hardaway dal pino con 19, mentre Keith Van Horn è ancora fuori per un guaio al ginocchio.

Due giorni dopo, nella notte che precede la partita con gli Orlando Magic, esce sul NY Daily News la notizia che Chaney è stato licenziato e che Mike Fratello è il nuovo allenatore dei Knicks.

Quasi contemporaneamente, al David Letterman Show, Thomas dichiara che Chaney è ancora al suo posto, ma che è molto umiliante per il suo coach il trattamento riservatogli dal pubblico newyorkese. Pur incalzato da Latterman, però, Zeke non si sbottona più di tanto.

La mattina dopo, Chaney legge il Daily News e dichiara che lui non sa nulla, non gli è stato comunicato niente e che, se fosse vera la notizia, sarebbe una grossa mancanza di rispetto nei suoi confronti (e, per una volta, ci troviamo d’accordo con il buon Don ndr).

Chaney dirige l’allenamento mattutino, poi alle 17:10 ora di NY, gli viene comunicato da Thomas che non è più l’allenatore dei Knicks.

Il coach, nella gara della sera contro i Magic, è l’assistente Herb Williams, idolo locale dai tempi in cui faceva da back up a Ewing.

I Knicks si impongono 120-110.
La partita è equilibrata perché New York, pur tirando con il 60%, difende più che male. Van Horn alla fine ne avrà  22 con 8/12 dal campo e 10 rimbalzi, mentre Marbury metterà  11 punti dei suoi 26 nel quarto periodo, guarniti dalla solita doppia cifra di assists.

Finalmente, il mattino dopo arriva la notizia su chi sarà  il prossimo coach bluarancio: Lenny Wilkens e non Mike Fratello. Più voci si rincorrono su quanto sia accaduto in realtà  ma, probabilmente, la verità  non la sapremo mai.

La stampa newyorkese fa a gara sullo scoop, ovverosia sul perché è stato chiamato Wilkens e non Fratello. Vi riportiamo, per la cronaca, varie tesi.

Fratello ha chiesto troppi soldi e troppa libertà  manageriale su scelte di mercato e di draft, cosa che Thomas non ha ovviamente accettato perché vuole lui il controllo totale sulle facende manageriali.

Fratello non è stato neppure contattato, come afferma Zeke.

Thoams ha preso un allenatore che da più parti è definito “bollito”, affinché possa autoproclamarsi allenatore quando avrà  messo su una squadra che gli piace.

L’entourage di Fratello ha detto che Mike è davvero contrariato sul non essere riuscito a rientrare nel giro (continuerà  quindi a fare l’opinionista per le gare di Miami alla TNT).

Insomma, una volta in più: “Only in NY”.

La sostanza, al di là  dei tanti fiumi di inchiostro spesi, non cambia. Il nuovo allenatore dei Knicks è Lenny Wilkens.

Sessantasei anni, nativo di Brooklin, è il coach più vincente della lega con più di 1200 partite vinte (ma pure pià  di 1100 perse…), già  allenatore di Seattle, Atlanta e Toronto, oltre che del Dream team vincitore dell’oro alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996. Ha pure vinto un Titolo NBA con i Sonics nel 1979.

L’ultima sua esperienza lavorativa è stata a Toronto. Ha portato i Raptors ad un tiro di Vince Carter dalla finale di Conference un paio di anni fa, per poi essere allontanato dal Canada con l’appellativo di “bollito”, ma ad essere onesti gli ultimi Raptors erano un’accozzaglia male amalgamata e falcidiata dagli infortuni.

I suoi modi gentili e pacati hanno mostrato il fianco ai detrattori che lo considerano finito. Vedremo cosa potrà  regalare alla sua New York.

Il suo contratto è di tre anni con un’opzione per il quarto. In conferenza stampa, grandi sorrisi ed abbracci con l’altro newyorkese Mearbury, sicuro che la scelta di un concittadino sia quella giusta.

Come spesso si dice, se il buongiorno si vede dal mattino… i nuovi Knicks si presentano al garden guidati da Wilkens rifilando un 108-88 ai Seattle Supersonics.

La gara “supersonica” è giocata da Van Horn: 30 punti, 10/15 dal campo, 5/8 da tre, il tutto in 27 minuti: tanto è servito ai Knicks per liberarsi degli ospiti e prolungare il garbage time in maniera vistosa.

Grazie a 17 assists di un Marbury che gioca per la squadra come mai in carriera (solo 6 tiri presi, un dato incredibile quando si parla di Starbury) mettendo in rimo tiratori del calibro dello stesso Van Horn, di Houston e di Michael Doleac (6/7 per 12 punti).

New York va anche a +31 e il canto del fin troppo volubile pubblico del Garden si fa subito alto: “Len-ny Wil-kens!”.

La festa è completa quando Van Horn è imbeccato per l’ennesima volta da Starbury e va alla schiacciata rovesciata, resistendo al contatto di un avversario e subendo pure fallo, con lo Sceicco Bianco che si getta ad abbracciare Marbury, mentre Spike Lee è scatenato a bordocampo.

La striscia positiva arriva a tre con la vittoria a Chicago, 101-96… e cosa altro aggiungere su questo nuovo Van Horn, che piazza 16 punti dei suoi 24 nell’ultimo periodo? Quanto sono già  lontani i tempi in cui, servito da Ward o Eisley, passava gli ultimi decisivi minuti in panchina? Wilkens crede in Keith: “Se inizia tirando male, deve comunque credere il lui. Lo sa che non lo tolgo da campo se ha una serie negativa”.

Questa volta, però, i Knicks tirano malissimo e chiudono con il 38%, tanto che Marbury arriva “solo” a 8 assists distribuiti (e 18 punti). Miglior scorer torna ad essere Houston (26), mentre Kurt Thomas è gladiatorio (12 punti più 13 rimbalzi).

La partita è in equilibrio fino a 10 minuti dal termine, quando Van Horn si incendia letteralmente, scavando il parziale decisivo.

Tutto troppo bello per essere vero, solo il futuro ci dirà  se quattro anni di delusioni sono state davvero cancellate in meno di un mese.

Il rilancio passa per le dieci partite seguenti alla sconfitta contro i Mavs: se i Knicks riusciranno a portare a casa un 8-2 o un 7-3, la ressurezione in classifica, nel disastrato est, sarà  completa. Per ora si è sul 3-0: chi ben comincia…

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