C'è chi comincia a parlare di 'Peja for MVP'…
Molto rumore per nulla. La prima sfida stagionale fra Sacramento Kings e Los Angeles Lakers si è rivelata un combattimento fra due pugili, in cui il primo ha un braccio legato dietro la schiena. Il punteggio finale, 103-83, parla da sé: non il normale Sacramento – Los Angeles.
Qualche dimostrazione di quanto in città la sfida sia sentita: "Il ricordo della finale di conference di due anni fa - ha detto il co-proprietario Joe Maloof - è come una spina nel fianco. Vogliamo battere i Lakers quando saranno al completo, ma li vogliamo battere sempre per far conoscere loro la sofferenza".
Anche il Sacramento Bee ci ha messo del suo. Ailen Voisin: "I Kings non devono avere pietà dei Lakers. Non devono nemmeno pensarci. Si tratta di riscattare decenni di sconfitte umilianti e punteggi risicati. Si tratta di mandare un messaggio, dopo la sconfitta di due anni fa. La possibilità che quest'anno ci sia una rivincita".
Il paradosso si è raggiunto nell'ultimo minuto della partita casalinga contro Miami. Nel corso di un time out, dopo che un canestro di Eddie Jones aveva riportato gli Heat a -3, all'Arco Arena è risuonato il caratteristico coro: "Beat LA !, Beat LA!". Fra lo stupore di tutti i giocatori: "Non riuscivo a credere - ha confessato Bobby Jackson - che i tifosi barattassero una sconfitta con Miami, per una vittoria su Los Angeles."
Miglior marcatore della partita per Sacramento, Stojakovic, tanto per cambiare, con 23 punti. Bibby ha risposto con 21, vincendo abbastanza chiaramente il match up con Payton. Sacramento ha vinto la partita con un parziale di 17-0, in uscita del terzo quarto. "Penso - ha detto Stojakovich alla fine - che fossimo tutti abbastanza rilassati e fiduciosi. Ovvio che le loro assenze c'entrassero molto con il nostro atteggiamento. All'inizio del terzo quarto abbiamo cominciato a segnare da fuori e la nostra difesa ha reso difficile i loro tiri."
La parola chiave è "all'inizio del terzo quarto": non è la prima volta quest'anno che i Kings giocano al gatto col topo con gli avversari nella prima frazione, per chiudere poi nella ripresa. Fa parte del loro approccio naturale. A Phoenix nel primo tempo Bibby e soci si sono staccati e poi si son fatti rimontare. La squadra è salita di livello nella ripresa. Peja ha segnato 22 punti dei suoi 29 e per gli uomini di D'Antoni non ce n'è più stata.
A volte però i Kings mancano di consistenza. E' successo nella già citata partita contro gli Heat, in cui è venuto fuori tutto il narcisismo e il senso di autocompiacimento di questa squadra: dopo aver segnato sette punti consecutivi per il temporaneo 59-41, la squadra ha tirato con il 32,4% nel resto della ripresa, evidentemente convinta che la partita fosse già vinta. Prova della mancanza di intensità , il bilancio a rimbalzo, quasi imbarazzante: 46-30 per gli Heat. La squadra si è lasciata andare progressivamente, sino al già citato tiro di Eddie Jones.
"Non riesco a capire - ha detto Adelman alla fine - il perché di questi vuoti mentali, nel secondo tempo siamo stato sempre battuti in palleggio ed i loro attaccanti hanno potuto segnare in tutti i modi. Abbiamo vinto questa partita. Ma si tratta di una questione di orgoglio. Dobbiamo migliorare questi difetti."
Sull'argomento ha voluto dire la sua anche Phil Jackson: "Li lasciamo sempre vincere a Las Vegas, (si riferisce alla partita di preaseason ndr) - ha detto al termine dell'allenamento di tiro - è un favore che facciamo al giro d'affari dei fratelli Maloof. Penso che questa squadra sia vulnerabile quando raggiunge comodi vantaggi e permette agli avversari di ritornare. Non sono i Dallas Mavs, ma la loro difesa non è più al livello di due anni fa."
Rick Adelman ha replicato lapidario: "Quando vinci le partite, la gente deve trovare per forza qualcosa che non va. Ma la verità è che stanno facendo la corsa su di noi".
Effettivamente, benché la vittoria su Miami sia stata la 27esima consecutiva in casa contro squadre dell'est, a dimostrazione che oramai ci sono davvero due Nba, questa mentalità compassata è stato il principale difetto che ha impedito alla squadra di andare fino in fondo in questi anni. Queste cose nella Nba contano molto di più di questo provvisorio miglior record. Ci sarà bisogno di diverso atteggiamento per battere LA, quando saranno di nuovo al completo.
Piuttosto, il giornale di Sacramento dovrebbe apprezzare di più gli sforzi di Phil Jackson per renderlo più simile al resto della stampa sportiva americana. Per il resto il Bee è sempre in versione, diciamo così, ecumenica.
Invece no. in settimana è apparso un lungo articolo sull'allenatore dei Lakers la cui sintesi è: Jackson ha avuto pochi meriti per le vittorie ottenute. E' semplicemente salito sugli autobus di Jordan e O'Neal. Non si vadano poi a lamentare se alla prossima puntata verranno nuovamente definiti "zoticoni semicivilizzati".