Robert Archibald, arrivato per rinforzare il reparto lunghi di Toronto
Anno nuovo, soliti problemi.
Non è l'ultima trovata pubblicitaria di qualche multinazionale statunitense, ma il bilancio post-natalizio dei Toronto Raptors, franchigia tra le più attive sul mercato recentemente, che ha dimostrato durante le partite delle feste di non avere ancora trovato una quadratura.
Infatti la serie di vittorie consecutive arrivata subito dopo la trade con i Bulls si è rivelata , come molti prevedevano e temevano, un effetto più fisiologico che tecnico dello scambio.
Entusiasmo dei tifosi, curiosità degli addetti ai lavori e voglia di farsi vedere dei nuovi arrivati avevano probabilmente illuso la piazza, a dire il vero mai troppo calda, di Toronto di poter non solo raggiungere quei playoff mancati nel 2003, ma anche di avere una chance di andare ad affrontare i Lakers/Spurs/Kings/Timberwolves… in una finale NBA.
Passato un mese abbondante di stagione regolare però le speranze dei “Dinos” sono state ridimensionate, non tanto dal record, un 19-16 che ad Est vuol dire quinta posizione nella griglia playoff, quanto più nel gioco e nell'involuzione che la squadra di O'Neill ha dimostrato.
Punctum dolens del roster dei canadesi, soprattutto dopo la trade, era il settore lunghi, affollato di numeri 4 atipici ma completamente sfornito di centri veri.
Donyell Marshall, vera e propria sorpresa dello scambio, si è ben presto trasformato nella principale acquisizione di Toronto, oscurando l'arrivo di un Jalen Rose non perfettamente a suo agio negli schemi di coach O'Neill.
Ma nonostatante le strepitose prestazioni di Marshall, che da quando è a Toronto viaggia sui 17 punti e 10 rimbalzi a partita e si candida come serio candidato ad accompagnare Vince Carter a Los Angeles per l'All Star Game, l'aria pitturata resta per gli avversari dei Raptors un facile terreno di conquista.
Per spiegare le difficoltà di Carter e compagni sotto canestro è sufficiente un dato: nella gara del Delta Center contro gli Utah Jazz del 26 dicembre solo 3 rimbalzi offensivi di squadra in tutta la partita, per giunta finita ai supplementari! (ovviamente record negativo della NBA).
Anche nelle vittorie, che comunque grazie ad una difesa sempre competente ed a ritmi di gioco piuttosto compassati sono comunque arrivate, il differenziale a rimbalzo è sempre stato nettamente sfavorevole ai Raptors, che molto spesso hanno vanificato serie difensive ottime con svarioni incredibili a centro area ed hanno in diverse occasioni concesso secondi, terzi, addirittura quarti tiri agli avversari in momenti decisivi delle gare punto a punto.
Emblematiche sono state le scene verificatesi specialmente in alcune gare esterne contro avversari non proprio irrestibili come Clippers e Magic in cui il povero Michael Curry, jolly difensivo impiegato da Kevin O'Neill come numero 4 nei momenti topici per dare vigore alla front-line, si sfiniva in marcature peraltro eccellenti contro ali forti autentiche costringendole a forzare, per poi ammirare i suoi compagni giocare al museo delle cere a rimbalzo difensivo.
Il vero problema da risolvere quindi per la dirigenza resta quello del centro, ma le probabilità che un nome nuovo arrivi alla corte di O'Neill non sono poi molte.
Infatti in tutto il movimento NBA la carenza di centri veri sta portando le squadre a modificare il proprio stile di gioco, e gli uomini di 2 metri che sappiano mettere adeguatamente le spalle a canestro sono ormai merce rara.
E' evidente quindi che chi ha la fortuna di avere queste “perle” se le tiene ben strette, e non le mette certo sul mercato per rinforzare gli avversari.
Un movimento di mercato in questa direzione a dir la verità è stato fatto in questi giorni, ma l'arrivo di Robert Archibald, figlio d'arte di 2,13 proveniente dai Magic in cambio di Mengke Bateer non sembra poter spostare sensibilmente gli equilibri dell'Est, per usare un sontuoso eufemismo…
Sul mercato al momento il pezzo più pregiato sembrerebbe essere un certo Rasheed Wallace, pronto a lasciare i Blazers vista l'ormai completa esplosione di Zach Randolph.
Già in estate era trapelata la possibilità di un arrivo nell'Ontario di Sheed, con Antonio Davis come contropartita tecnica ed i diritti su Chris Bosh, ma poi il tutto era svanito rimanendo solo uno dei tanti rumors della off-season.
In verità anche adesso, anzi soprattutto adesso, l'affare non ha assolutamente le basi per andare in porto: manca una contropartita, non c'è più Davis, e con l'arrivo di Rose il payroll di Toronto non permette ai Raptors di accollarsi un contratto oneroso come quello dell'ex Tar-Heel.
L'unico giocatore che O'Neill potrebbe pensare di sacrificare è Lamond Murray, mai veramente integratosi nella squadra dopo la stagione ai box per l'infortunio alla caviglia.
Il problema sta nel trovare un lungo ed una squadra a cui poterlo offrire: cercasi centri disperatamente…