Una delle prime immagini di Marbury in maglia Knicks…
Episodio pressochè biblico,a dire il vero.Fatto sta che in cambio di Mc Dyess e poco altro (perché già l'arrivo di Moochie Norris da Houston pareva una liberazione) il figliol prodigo Marbury ha toccato di nuovo le sacre sponde ove il suo corpo fanciulletto crebbe,più che giacque,e davvero ha senso parlare ora più che mai di sponde,poiché della Grande Mela aveva giusto assaggiato il versante Nets,non proprio scenario esaltante ai suoi tempi(“All alone 33” sulle scarpe,ricordate?).
Dunque ecco aprirsi ufficialmente un nuovo duello,più o meno a distanza,con il collega argonauta che ha portato,come noto,il Flying Cyrcus a ben due finali NBA.
Arcinota,altresì,la sviscerata passione che unisce da sempre il giovinotto in maglia numero 3 alla squadra "storica" di New York,tanto che quello appena avvenuto pare il più giusto epilogo ad una storia d'amore assai travagliata.
Ruolo indubbiamente secondario rispetto a Marbury, ma non certo marginale,recita Mc Dyess, anch'egli protagonista di un ritorno, avendo già militato in Arizona nel '97-'98,annata spartiacque tra le due avventure a Denver,prima che il fato decidesse leopardianamente di punirlo in contemporanea con il povero Camby.
Totò rappresenta in fin dei conti l'unica vera contropartita di New York,con tutto il rispetto per Howard Eisley e Charlie Ward e senza neppure menzionare i "dettagli" Lampe, Vujanic e tutti i vari diritti e conguagli in denaro,così come ci pare opportuno trascurare,almeno per il momento, tale Cezary Trybanski,più un nome che una presenza nonostante i 218 centimetri ed i 110 chilogrammi. Con un occhio di riguardo al solo Penny Hardaway,le cui dubbie fortune sono altrettanto conosciute quanto il suo talento.
L'Ovest si vede privato, almeno temporaneamente, di una fastidiosa concorrente; non un team di primissimo vertice come Lakers o Spurs, ma certamente significativo proprio per essersi fatto largo nell'intricata Western e per aver quasi sempre raggiunto la post-season negli ultimi anni. Non solo 2003,non solo Lakers in affanno: memorabile il duello nella serie finale del '93 tra Sir Charles Barkley e Sua Maestà MJ, conclusosi ovviamente in favore dei Bulls.
Allo stato attuale la stagione in corso non sembra offrire troppe prospettive, tuttavia Colangelo esplica questa discussa trade proprio in prospettiva futura, essendosi liberato a Phoenix un discreto spazio nel salary cap. Ad Amare Stoudemire e Shawn Marion le redini della squadra, con il compito di limitare i danni, mentre il povero e sfortunato Michelino D'Antoni, evidentemente nei piani futuri della dirigenza dei Suns, sarà condannato a soffrire ancora un po', in attesa di illustri arrivi.
E non solo perché molto probabilmente dovrà rassegnarsi a sospendere i lavori a metà aprile, ma pure perché per le sue mani passerà la convivenza dei due neo-colleghi di reparto Stoudemire (al momento in injured list) e McDyess, sulla carta davvero impegnativa, specialmente perché Amare non sembrerebbe propriamente a suo agio in qualità di pivot, anche se un suo impiego in quel ruolo potrebbe risolvere drasticamente la situazione, non ce ne voglia il buon Jake Voskuhl.
E se secondo l'autorevole parere di D'Antoni McDyess ha messo insieme cifre che sarebbero da sogno per i lunghi dei Suns (8,4 punti e 6,6 rimbalzi a gara in 23 minuti,appena rimessosi in piedi dal catastrofico infortunio), ci sarà di più facile comprensione la situazione di momentanea difficoltà della franchigia.
Eisley è un buon passatore e rappresenta un parziale tampone all'assenza di Marbury, per l'attacco non possiamo che augurare a Mike di godersi il brazileiro Leandro Barbosa e Joe Johnson, divenuto il terzo realizzatore di squadra dopo la dipartita di Steph.
Charlie Ward in questo contesto non vedrà cambiare più di tanto la propria posizione di tappabuchi ufficiale, ma certamente a New York saranno contenti di averlo sbolognato altrove, essendo stato sempre inadeguato a coprire con affidabilità la posizione di play, condivisa nella migliore delle ipotesi,con lo stesso Eisley o al limite con Childs,altra ossessione del Madison. Sperando che Mc Dyess,per certi versi figliol prodigo anch'egli, non sia un nuovo e più triste Gugliotta.
Ad Est,al contrario, una rediviva concorrente torna alla ribalta,e che al prudente Van Horn piaccia o no, il tutto sta avvenendo con prepotenza.Niente più Layden, e con Isiah immediatamente Moochie Norris e subito dopo questa trade con i Suns.Con Marbury il Madison Square Garden diventa la versione NBA del San Paolo di Napoli nella sua lunga follia argentina, oltre al fatto che in tale condizione la post-season non è più impossibile e in questo 2004 c'è già qualcosa di nuovo cui pensare oltre al contratto di Allan Houston, che per altro non sta sfigurando più di tanto da un paio d'anni a questa parte,almeno in fatto di cifre.
E poi altri aspetti positivi: Kurt Thomas finalmente libero di riesprimersi ai suoi livelli,senza più sentire sul collo il fiato di Mc Dyess. Indirettamente dunque ne beneficia pure Othella Harrington,ottima soluzione dalla panchina come ala forte,che guadagnerà senz'altro minuti rispetto ai 12 a partita fatti registrare fin'ora.
Ed un quintetto con Marbury, Houston, Van Horn, Thomas e Mutombo (sempre utile difensivamente) non è affatto male, almeno per essere nella Eastern,e va persino al di là delle più rosee previsioni di chi,storcendo il naso all'arrivo di Norris, auspicava l'acquisto di "un play vero" (Playit.com per credere,nel nostro piccolo) alla Nick Van Exel.
Così il roster dei Knicks appare una buona volta rivitalizzato e riequilibrato, se non altro per le più prossime necessità , vedasi 2004 e al massimo 2005,dopo di che sorgerà il problema Mutombo, ma quella è un'altra storia;importante che ci siano delle concrete basi per una nuova ascesa.
E dulcis in fundo eccovi pure un cruccio personale dell'autore, per risolvere il quale l'attuale nucleo dei Knickerbockers mi pare potenzialmente adeguato; senza nominare titolo alcuno ma con un occhio ai playoffs e a qualche soddisfazione che NY potrebbe togliersi: Allan Houston e Keith Van Horn finalmente liberi.
Non più critiche, non più etichette da sopportare come pesanti fardelli, niente fischi, niente più accanimento di tifosi, né tanto meno di giornalisti.
Perché anche ammesso che dipenda esclusivamente dai giocatori stessi e che l'euforia generale abbia giocato dei tiri mancini alle nostre razionali percezioni,ora nulla è così irrealizzabile.
– There's a light in everybody's life – buon divertimento…