Alla fine i Sixers hanno strappato una vittoria nella trasferta all'Ovest, e che vittoria!
Cosa si può ormai dire di questa squadra? La più indecifrabile? La più discontinua? La meno equilibrata? La più combattiva?
Milioni sono le domande che sorgono nella Città dell' Amore Fraterno e in tutto il globo quando si osserva la stagione dei Sixers, e i miliardi di contraddizioni che la contraddistinguono.
Giunti al termine di un piccolo viaggetto al limite del turistico nel selvaggio West, caratterizzato da sconfitte onorevoli sul piano dell' impegno, come il 98-101 allo Staples contro i Clippers nonostante sei uomini in doppia cifra (McKie 16, Snow 14 con 13 assists, Dalembert 10, Robinson 21, Coleman 13, Thomas 10 e 10 rimbalzi) ma concedendo il 49 per cento dal campo agli avversari, ma anche caratterizzato da partite assolutamente vuote e vergognose come le sconfitte di Salt Lake City e di Houston, i Philadelphia 76'ers sono arrivati all' SBC Center di San Antonio senza alcun credito, con gli Spurs reduci da una lunga striscia di vittorie consecutive e con una grande inerzia dalla loro parte.
Invece, l' incredibile è accaduto. Vittoria di una delle squadre-stereotipo (peraltro largamente rimaneggiata, senza una delle stars di primo piano della Lega) della pochezza della Eastern Conference sul campo della squadra campione del mondo, di intensità , di difesa, di concentrazione e di organizzazione. 83 a 77 finale, che suggella il cappotto 2 a 0 in stagione dei Sixers sugli Spurs.
Partita incredibilmente segnata dall' assoluto dominio di Philadelphia in zona pitturata (47 a 34 il computo dei rimbalzi a favore dei Sixers) e dalla deficitaria percentuale dal campo e soprattutto ai liberi degli Spurs, 38 per cento dal campo e 61 per cento ai tiri liberi.
Disarmante 3 su 13 di Tim Duncan (11 punti finali, con anche 4 su 12 dal campo) dalla linea della carità , con liberi sbagliati nei momenti cruciali del quarto quarto, e grande prova di attributi, solidità e carattere di tutti i Sixers, orfani non solo di Allen Iverson ma anche di Aaron McKie, ovvero un altro elemento importante per lo scacchiere tattico, soprattutto offensivo della compagine di Randy Ayers.
20 punti del solito grande combattente Eric Snow, 20 punti e 11 rimbalzi di Derrick Coleman, 12 punti e 15 rimbalzi di un sempre solido Kenny Thomas, 16 punti di un leggermente ritrovato Big Dog Robinson e 13 punti di un crescente Greg Buckner, di ritorno da un lungo infortunio, cinque uomini in doppia cifra, tanta sostanza sotto i tabelloni anche in attacco, con solo sei tiri da tre tentati, per una vittoria a San Antonio che mancava dal 1986, un 108 a 102 firmata da Doctor J, Moses Malone e Maurice Cheeks, insomma, da altri Sixers.
Sembra che finalmente Allen Iverson sia pronto al rientro, mettendo fine alla mini-telenovela riguardante il suo ginocchio destro. Un pezzo di Ovest se n' è fortunatamente andato, con inopinate ma prevedibili sconfitte e con una vittoria assolutamente non preventivata.
Ormai parlando dei Sixers ci si ripete: un grande potenziale per la Eastern Conference, con uno dei cinque migliori giocatori della Lega come Allen Iverson, con un grande realizzatore come Big Dog Robinson, con uomini di esperienza e classe come Aaron McKie e Derrick Coleman, con uomini di sostanza e testosterone come Eric Snow, Kenny Thomas, Greg Buckner e Marc Jackson, e infine con giovani interessanti come Kyle Korver, Samuel Dalembert e John Salmons. Tutti insieme nello stesso roster di una partita non ci sono mai stati, quindi ancora una volta non si può tirare delle somme, ma la stagione è ormai nel vivo, e bisogna fare di necessità virtù.
I Sixers hanno dimostrato svariate volte la loro doppia faccia, quella abulica e dimessa di partite sui 70 punti perse ai limiti della vergogna comportamentale, e quella combattente, cattiva e determinata, che li ha portati a vincere partite impossibili in condizioni assolutamente disagiate.
As usual la parola d' ordine è sempre quella: ASPETTARE. Mercato o chimica, non si sa.