Spike Lee, tifoso numero uno dei Knicks, stringe la mano ad Isaiah Thomas, nuovo GM
Credete a Babbo Natale? Da Lunedì 22 dicembre, a New York, sono tornati a crederci anche gli adulti, o per lo meno quelli che tifano Knicks.
Scott Layden, infatti, è stato finalmente licenziato come avete potuto leggere nell’esaudiente articolo sulle pagine del nostro sito a cui vi rimandiamo per i dettagli: http://www.playitusa.com/articolo.php?id=1453.
In questa sede di report settimanale aggiungiamo solamente alcune cose prima di buttarci nel basket giocato.
Il nuovo General Manager è Isaiah Thomas e visto il suo passato da allenatore ci si è subito chiesti se si sarebbe autoproclamato a breve coach.
Il diretto interessato ha smentito, ma ha anche aggiunto: “Mai dire mai in questo lavoro”.
Dopo la prima partita sotto il suo nuovo regno, in cui Thomas non ha potuto dire la propria per ovvi motivi temporali, è pesantemente intervenuto il giorno seguente, con le parole e con i fatti.
Innanzitutto, ha tagliato Vlatko Vranes, il centro di quasi 230 cm scelto nell’ultimo draft ed ha spedito Clarence Weatherspoon nel posto che, come minimo, gli conviene, ossia in injured list con la conseguente attivazione di Mike Sweetney.
Thomas ha così creato un posto disponibile per un’eventuale acquisizione sul mercato dei free agent o per una trade.
Mettere ‘Spoon il IL è un gesto che imploravamo da tempo perfino noi qui a Play.it, ma evidentemente Layden aspettava che gli dei del basket scendessero al Madison Squadre Garden per toccare in fronte il giocatore e trasformarlo in una sorta di Karl Malone…
Poi, in una conferenza stampa essenzialmente informale, ha detto la sua su vari argomenti.
Innanzitutto, sul Sprewell: “Ha regalato dei bei momenti a questa franchigia e sarà sempre ricordato come un vero Knickerbocker”. Lo avrebbe ceduto, ha chiesto un giornalista? ”Quel che è fatto è fatto”, ha risposto l’ex Bad Boy.
Poi sui giovani rookie: “Sweetney non lo conosco bene e va valutato. Se è stato scelto con il numero 9 assoluto vorrà dire qualcosa, no? (troppo buono con Layden, Isaiah, ndr). Lampe deve invece migliorare la sua etica lavorativa: deve passare più tempo in sala pesi. Qui non siamo un’associazione caritatevole, siamo professionisti e ci si deve comportare come tali. Se qualcuno non lo fa, lo farà qualcun altro al suo posto”.
Paiono davvero lontani l’immobilismo e l’ostentato buonismo di Layden, davvero molto lontani…
Passando alle gare disputate in questi ultimi sette giorni, si è davvero aperta con il botto l’era Thomas: sconfitta casalinga 92-98 contro i Minnesota Timberwolves.
Col botto, dicevamo, ma non per la prova dei Knicks, buona ma come al solito scadente difensivamente parlando, ma per lo show messo su da Latrell Sprewell al suo primo ritorno al Garden come avversario.
Applaudito dai primi momenti del riscaldamento fino al tecnico di cui leggerete poco più sotto, Spree ha ingaggiato un trash-talking selvaggio non tanto con i suoi ex-compagni, ma con il proprietario Dolan, seduto praticamente dietro alla panchina dei Knicks e reo, oltre che della cessione in comproprietà con Layden, di averlo bollato come il cancro dello spogliatoio.
Spree ci è andato giù pesante, stando a quanto riportato dai presenti e quando ha messo la bomba che in pratica ha chiuso i giochi a favore della propria squadra ad un minuto dal termine, è andato proprio davanti al pino dei padroni di casa per l’ennesimo insulto.
Ai tempi di coach Red Holzan o dei Bad Boys di Detroit di cui Thomas faceva parte, un giocatore avversario non avrebbe mai potuto arrivare a tanto senza uscire menomato dal campo, ma con i “soft and timid” Knicks di oggi, sì… al che è toccato all’assistente allenatore Lon Kruger dire finalmente a Spree di smetterla.
Apriti cielo! Insulti anche a lui, tecnico fischiatogli dagli arbitri e tentativo finale di aggressione verso Kruger sedato ai Wolves al suono della sirena di fine gara, con Dolan che, scortato, lasciava velocemente l’impianto.
Spree, alla fine, se l’è cavata con una multa inflittagli dalla Lega. Per New York è stata l’ultima umiliazione collegata al “pontificato” di Layden, o almeno così i tifosi sperano.
Per la cronaca cestistica, che davanti ad un animalesco Spree da 31 punti passa in secondo piano, i Knicks sono rimasti in partita fino alla fine.
Bene Allan Houston con 26 punti, mentre Keith Van Horn mette sì 20 punti ma con 5/15 dal campo. Impresentabile Howard Eisley, ma “Zeke” Thomas non ha ancora messo mano…
Antonio McDyess gioca invece solo 9 minuti per problemi al ginocchio, ma i medici lo rassicurano dicendo che un po’ di fastidio in fase ancora di rodaggio è assolutamente normale.
La successiva gara è invece una bella vittoria a Memphis per 98-94.
Van Horn chiude con 28 punti e 13 rimbalzi, Houston con 23.
Intanto Kurt Thomas torna titolare sfornando 18 punti mentre Dyce dal pino non incide, ancora condizionato dal ginocchio.
Frank Williams, dalla panchina, ne mette 18 ed è in campo nel momento decisivo; chiude anzi la gara con un lay-up in pieno traffico a 39 secondi da giocare.
L’allenatore dei Grizzlies Hubie Brown rende omaggio a Nitti: “Ci ha distrutti, abusando di noi grazie al pick-and-roll eseguito in maniera quasi scientifica” .
Ma quella che potrebbe essere considerata la svolta stagionale arriva a Miami.
Williams parte finalmente titolare e approfittando dell’assenza negli Heat del sensazionale rookie Dwayne Wade, conduce la squadra come un veterano ed i Knicks vincono 100-80, con punte di vantaggio anche a quota 28 e con i padroni di casa mai al comando.
Van Horn fa 10/15 al tiro per 28 punti totali e per la prima volta dal 2000 mette 20 o più punti in quattro gare consecutive… che poi sia un caso che coincidano con prove spettacolose di Williams, è un caso, caro Chaney? Eh no, perché stavolta anche il buon Don si è dovuto arrendere all’evidenza: “Quando Frank penetra e scarica fuori, possiamo prenderci tiri migliori”.
Siccome perfino i sassi si erano accorti di questo dalla prima partita della stagione (ricordate la settimana scorsa la coppia di “Non guardarmi, non ti sento”?), risulta difficile non pensare ad un intervento di un ex-playmaker come Thomas nella faccenda.
Williams ovviamente entusiasta della sua prima partenza in quintetto della sua carriera: “Sono felicissimo. Partire titolare in NBA è un sogno che si avvera, ma nello stesso tempo qui ognuno ha il suo compito e deve dare il proprio contributo per vincere. Io ci proverò, sera dopo sera”.
Intanto però Sweetney gioca 5 minuti e fa 0/6 dal campo, segno evidente che nel garbage time ha provato a mettersi in evidenza senza riuscirci.
Cosa aspettarsi nel breve periodo sul fronte ricostruzione/mercato?
Innanzitutto, Thomas sta discutendo con l’agente di Weatherspoon circa un benservito (retribuito), ovvero il famigerato “buy out”: 11,5 milioni di dollari in 2 anni. Pur di togliersi il dente, il nuovo GM pare intenzionato a percorrere questa strada.
L’omonimo Kurt Thomas pare invece di nuovo un Knickerbockers. Dopo i mugugni per la panchina a seguito del recupero di McDyess, Dirty Kurty è tornato titolare ed è al di là di questo è un tipo di giocatore che ad Isaiah piace. Prima di privarsene, siamo pronti a scommettere che il GM ci penserà ben più delle canoniche due volte.
Non è certo invece il futuro di chi ha il contratto in scadenza o quasi.
Charlie Ward, per esempio, è praticamente uscito dalla rotazione, il suo contratto è virtualmente scaricabile a gennaio. In nome della pulizia del salary cap che Thomas ha più o meno fatto intendere (anche se Dolan ha velatamente fatto trapelare che sarebbe scontento di un non approdare ai playoffs), può darsi che Ward sia lasciato libero, ma resterebbe nel roster “Horrible” Eisley.
Continua a servire un cambio a Houston. Il mercato dei free agent non è ovviamente ricco di talento, ma ci sono due scommesse: l’eterno incompiuto DerMarr Johnson e lo “psicopatico” Eddie Griffin, ora in clinica (ma quest’ultimo non risolverebbe comunque il problema esterni).
Vedremo cosa ci riserverà in futuro il nuovo GM che, senza fare miracoli, ha già motivato l’ambiente rendendolo più competitivo in soli cinque giorni, cosa che Layden non è riuscito in quattro anni… e se il buongiorno si vede dal mattino, i tifosi dei Knicks possono tornare a sognare Babbo Natale che scende giù dal camino.