La grande energia di Artest in campo porta sempre qualcosa di positivo per Indiana.
Ron Artest è un giocatore che nella NBA non si è fatto molti amici! Di lui dicono che è un giocatore troppo fisico, che non si tira indietro se c'è da alzare le mani e che non lesina uno scontro verbale anche pepato. La stessa Lega ha avuto più volte da ridire su alcuni suoi comportamenti "fuori dalle righe", gli ha spesso affibbiato gare di squalifica (12 le sospensioni ricevute lo scorso anno) ed anche gli arbitri gli buttano sempre una occhiata "in più" (sempre lo scorso anno furono ben 7 i flagrant affibbiatigli) quando dirigono i Pacers.
Nondimeno però sono in molti a riconoscere che dietro a questo giocatore, duro e determinato come pochi, "bad boy" nell'anima, c'è uno dei più forti difensori in circolazione, capace di francobollarsi all'avversario più pericoloso ed impedirgli di giocare bloccandone ogni azione sul nascere. In tanti però, malgrado la sua grande efficacia e le indubbie qualità (anche offensive) mostrate sul parquet, hanno spesso storto il naso di fronte ad alcuni suoi comportamenti etichettandolo come personaggio "negativo", o comunque non da "pubblicizzare".
In estate ai Pacers è stato al centro di diverse (presunte) voci di mercato. Dopo il licenziamento di coach Isaiah Thomas, suo grande estimatore e mentore, sembrava che il nuovo corso, targato Bird-Carlisle, volesse fare a meno dei suoi servigi (e delle sue bizze) in campo e fuori. I due infatti, pur riconoscendone la forza e l'utilità per la squadra, avevano deciso di non voler rischiare un'altra stagione come la precedente, in perenne lotta con la NBA, sempre in odore di guai e squalifiche, ma soprattutto con una squadra etichettata come "cattiva" (ed antipatica) da tutti.
Così il nuovo "credo" imposto dalla proprietà (i fratelli Simon) aveva decretato un repulisti generale che aveva visto le partenze di Brad Miller e Ron Mercer e la messa alla porta di Ron Artest e Jamaal Tinsley.
Oggi, a due mesi dall'inizio della stagione, lo scenario è mutato completamente, non solo Ron è rimasto al suo posto, ma è diventato addirittura il beniamino incontrastato dei tifosi dei Pacers (gli stessi, che a dire il vero, lo applaudivano anche gli anni passati) e l'arma in più di coach Carlisle che per lui ha parole di grande stima <Gioca molto bene su entrambi i lati del campo, sta mostrando grande continuità e penso possa compiere un ulteriore salto di qualità >.
Addirittura in molti hanno parlato di un nuovo Artest, meno bizzoso, meno aggressivo, più calmo e concentrato e meno avvezzo agli "scontri" (dopo essersi rotto un dente in uno scontro duro causato da Coleman dei Sixers non ha mosso ciglio, mentre lo scorso anno se lo sarebbe “divorato”), il diretto interessato ha una sua teoria a proposito <Io sono sempre stato me stesso, i miei compagni lo sanno, cerco sempre di dare il massimo per vincere, ma non sono un giocatore sporco o cattivo>. Dal punto di vista tecnico è rimasto il miglior difensore della squadra, quello a cui affidare l'avversario più pericoloso, ma anche il leader di una nuova difesa che coinvolge tutto il quintetto e che ha nel n.15 la propria punta di diamante.
In attacco i nuovi giochi lo vedono più coinvolto e partecipe, grazie all'inserimento di un regista più classico come Kenny Anderson la palla gira meglio e gli schemi, voluti dal nuovo allenatore, sono eseguiti alla lettera generando maggiori possibilità per tutti. Anche a tal proposito il ragazzo ha la sua idea <Abbiamo inserito in squadra due ottimi veterani come Kenny ed Anthony che ci hanno aiutato a costruire un gioco più fluido ed ordinato>.
Ma il maggior salto di qualità l'ha compiuto a livello di leadership, ora è più presente in campo, fa sempre la cosa giusta, si fa sentire coi compagni e risulta spesso decisivo non solo in difesa, ma anche in attacco. Alcuni hanno iniziato a dire addirittura che il vero leader dei Pacers non è Jermaine O'Neal, ma lui. Dal canto suo l'ala, da newyorkese puro, non è uno che ama la pubblicità o brama di stare sotto i riflettori, fa il suo lavoro e basta e di tutte queste voci e congetture che girano non gli importa più di tanto.
A parlare per lui sono comunque i compagni che sembrano non essere stupiti di questa sua "esplosione" <Ron è sempre stato un grande giocatore> sottolinea Reggie Miller <in campo mette tanta energia e voglia di fare, per noi è fondamentale il suo contributo>. A queste parole fanno eco le considerazioni di Jermaine O'Neal che ha un'idea tutta sua a proposito <E' un vero incubo per gli avversari, è capace di non farti toccare un pallone e di cancellarti dalla gara, poi ora ha acquisito una tale esperienza che riesce a bloccarti in ogni modo, veramente frustrante avere a che fare con lui…>. Jermaine ha parole buone anche per la "nuova" versione offensiva del compagno <…è diventato un ottimo tiratore da 3, ma la cosa in cui è cresciuto di più è la pazienza, ora è sempre calmo e lucido ed in attacco fa la cosa giusta>.
Le parole di stima dei compagni fanno sempre piacere, ma a rendere ancora più merito al suo nuovo corso ci sono le considerazioni di Rick Carlisle che ne ha fatto subito uno dei suoi alfieri <E' un giocatore molto maturato, ora gestisce meglio la sua energia ed i suoi nervi,poi è uno che in campo sputa il sangue e lotta per se e per i compagni>.
Un aspetto che è risultato lampante in questa nuova stagione è che, trovandosi in un attacco più strutturato, Artest ha mostrato di essere un buonissimo attaccante, di saper indifferentemente tirare da più posizioni e di non essere un passatore così malvagio, cosa che gli ha consentito di mettere assieme 17.8 punti, 5.8 rimbalzi e 3.6 assist, statistiche di tutto rispetto e che sottolineano solo marginalmente la sua importanza in ogni fase del gioco.
Sovente è stato lui il trascinatore della squadra e gli è toccato anche risolvere delle gare all'ultimo tiro malgrado la presenza di tanti buoni terminali.
Ora non è che sia diventato un angioletto, si è beccato la sua prima espulsione (in ritardo rispetto al passato) durante la gara a Sacramento a causa di un "abbraccio" con cazzotto al suo ex compagno Brad Miller, ma è stato anche il primo ad andare a separare il suo compagno Anthony Johnson che si era appiccicato con Jason Terry in una gara contro Atlanta. In campo ha sempre una faccia truce e gli occhi spiritati, il lavoro sporco è sempre il suo pane quotidiano e due paroline, prima o poi, gli scapperanno, ma anche negli uffici della NBA sembrano aver accolto positivamente il nuovo corso premiandolo come miglior giocatore ad Est nella seconda settimana di regular season.
E lui pare gradire la nuova considerazione che molti hanno di lui <Penso che ora siano molti i ragazzi che mi rispettano di più, ma non penso di fermarmi, voglio vincere, la squadra lo vuole e non ci fermeremo prima di aver vinto qualcosa>.
Con un Artest a questi livelli per Indiana si aprono scenari molto interessanti ad Est ed anche per lui le prospettive potrebbero riservare piacevoli sorprese, magari verso febraio a Los Angeles, sotto forma di All Star Game.