Il fine giustifica i mezzi?

Dampier è una mosca bianca: un fisico da vero centro NBA.

Vero è che, guardando esclusivamente i record nelle singole conference, per i Golden State poco è cambiato pur essendo, quella attuale, una sorta di conferma su livelli medio-buoni ma non eccelsi.

Un Jamison in meno, d'altronde, comporta sulla carta molti più limiti offensivi ed una pesante assenza a rimbalzo, per quanto un quintetto affidato a Jason Richardson sia al contempo un piacevole azzardo ed un abominevole rischio,a seconda delle situazioni; ovvio dunque che in mancanza del proprio uomo-franchigia un team cerchi di supplire al meglio alla mancanza di questo. Che lo faccia con un singolo giocatore o con due, poco importa.

Non ci stiamo riferendo agli acquisti di Claxton, o dei rivitalizzati Calbert Cheaney e Clifford Robinson, giocatore sempre più eclettico, bensì all'inatteso e lancinante progresso di uomini alla Dunleavy o alla Erick Dampier, sorprendentemente affidabili quest'anno anche grazie ad un diverso trattamento nei loro confronti, tale da rendere meno grave del previsto pure la partenza di un Gilbert Arenas, o di un Danny Fortson che di animalesco fino a questo momento ha mostrato proprio poco, nonostante i proclami dei vari Nelson e Cuban.

E anche se Oakland ha ormai assunto le sembianze di un porto di mare, tra illustrissime cessioni ed arrivi di discreto livello per ogni stagione è pur vero che questo interminabile smantellare e ricostruire porta di tanto in tanto liete novelle ai guerrieri, pure ad una formazione che in un paio di mesi si trova ad essere priva di Jamison, Arenas e Fortson.

12,1 punti, 13,3 rimbalzi e 1,37 stoppate potrebbero essere tranquillamente le cifre di un Ben Wallace, di un Divac in ottime condizioni o di uno Yao Ming particolarmente presente sotto le plance; sorprende per ciò che esse appartengano sì al miglior rimbalzista della stagione, ma soprattutto che si tratti di Erick Dampier, insignificante giocatore nelle sue prime sette stagioni NBA, diventato una stella in queste ultime (o prime che dir si voglia) apparizioni del 2003.

Naturalmente nessuno si dimentica dei 5-6 rimbalzi e 7-8 punticini che ha sempre messo a segno tra Indiana, nella sua prima annata o a Golden State negli anni seguenti, tuttavia non si tratta di un lieve miglioramento, quanto piuttosto di un'esplosione. Certamente eclatante, a cominciare dal minutaggio sopraelevato per un discreto centro di cui si è spesso ricordata l'assenza, e non le prestazioni.

Innanzi tutto questa affidabilità  ritrovata permette a coach Musselman di schierare un quintetto per nulla limitato: Richardson e Claxton come guardie e Cheaney sempre pronto dalla panchina, Dunleavy e Robinson rispettivamente 4 e 3 con possibili variazioni e lo stesso Erick da pivot, in modo da ottenere una formazione pericolosa e corazzata in ogni settore e specialità , abbastanza combattiva per la Western che la costringe a dei relativi bassifondi, e di ottimo livello nella Eastern delle guardie.

E poi negli anni della grande carestia di pivot le quotazioni di Dampier non possono che salire, anche grazie ai punti realizzati e alle buonissime percentuali dal campo, un po' meno decenti ai liberi.Inoltre il crescente numero di falli rispetto al 2002-'03 è in gran parte frutto del maggior impiego, 10 minuti a partita guadagnati sono un'infinità  per qualunque atleta NBA.

E Dampier comprensibilmente acquisisce sicurezza nei propri mezzi senza sentirsi più di tanto addosso il timore di non utilizzare al meglio il minutaggio a propria disposizione, e con il grande tabù della post-season.E' un problema di base, essenzialmente riguardante la squadra, ma non può non coinvolgerne un po' tutti i membri compresi i veterani, coloro che a seconda della partenza in regular si sentono o meno autorizzati a mettere in conto un altro anno di scarne soddisfazioni.

Infatti non accadrebbe nulla di strano se Musselman mancasse la post-season pure questa volta, ma nulla di strano sarebbe altresì vedere per una volta la città  di Oakland in fermento per la pallacanestro, specie dopo stagioni in cui, riguardando le percentuali, i playoff non sono stati poi così inarrivabili.Ora come ora, nessuno ci spera davvero, e tutti sembrano concentrati a mantenere il ruolo di mina vagante del campionato, assieme a questi sorprendenti Nuggets di fine 2003, i quali hanno già  ottenuto ben due vittorie contro i ragazzi da Oakland, pur con un buon Dampier.

A 29 anni, non più giovanissimo, per Dampier potranno esservi ancora soddisfazioni in quest'annata, che sarà  tenuto machiavellicamente a sfruttare al meglio, proprio perché questa ha le fattezze di un'occasione, più che di una normale amministrazione.

Con uno sguardo alla post season. E ad eventuali rivincite.

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