A.A.A. squadra cercasi

Starbury in entrata

AAA squadra cercasi.
Non è ancora un caso da Chi l'ha visto? o un episodio da catalogare come x files, ma un mese e mezzo di stagione regolare ha completamente distrutto le fondamenta delle certezze che molti in Arizona e nell'ambiente cestistico avevano a riguardo dei Phoenix Suns.

Quasi tutti si chiedono, comunque, dove sia finita la squadra dell'anno scorso, quella capace di inanellare, dopo un inizio stentato, una serie di prestazioni che le garantirono il raggiungimento dei play off, ove i Soli furono eliminati dai futuri campioni a fatica, in una serie che, anche se tecnicamente segnata, sul parquet di gioco non è mai stata così scontata, specie dopo la vittoria in trasferta nella prima partita e con il secondo match perso da Phoenix dopo aver dilapidato un consistente vantaggio.

Da questa notte a capo della spedizione di ricerca è stato però posto Mike D'Antoni, che ha rilevato sulla tolda del comando Frankie Johnson.
La decisione della società  era nell'aria ed è stata ufficializzata al ritorno da Miami; d'altra parte il record mediocre di sole 8 vittorie in 21 incontri non lasciava adito a soluzioni diverse.

E, quindi, prima che la situazione diventasse del tutto insostenibile i Colangelo hanno deciso di affidare, ad interim, la panchina al buon Arsenio Lupin, nella convinzione che Mike sia in grado di condurre a buon fine il progetto voluto dalla società  consistente nella non interruzione del costante miglioramento dei risultati ottenuti a partire dall'anno scorso.

I giocatori a roster, ad eccezione di Tsakalidis ed Outlaw, scambiati con Memphis per Archibald, Trybanski e Knight, quest'ultimo successivamente utilizzato nella trade con Washington per ottenere il centro Jahidi White, erano, perciò, stati confermati dalla dirigenza nell'intento di amalgamare sempre più il gioco di Marbury, Stoudamire e Marion con quello dei comprimari, tra i quali si attendeva la definitiva esplosione di J. Johnson ed il pieno recupero dei veterani Gugliotta ed Hardaway.

Tutti erano convinti che tale obiettivo venisse agevolmente centrato.
Ecco perché l'operato della famiglia Colangelo era stato salutato benevolmente da tifosi ed analisti, anche se l'immobilismo sul mercato era stato reso più evidente dagli sconvolgimenti operati da altre franchigie ove free agent venivano firmati a prezzi stracciati promettendo loro la possibilità  di vincere un anello prima della pensione (Lakers) o reali esigenze, dovute a ritiri o strategie per trattenere i migliori giocatori (San Antonio o Minnesota), determinavano radicali cambiamenti degli organici.

Purtroppo l'esito dell'operazione condotta nella scorsa estate non ha dato buoni frutti, anzi dopo un inizio difficile ed una timida ripresa, la squadra ha subito una serie incredibile di sconfitte, intervallate dall'unica vittoria a Boston, riuscendo nell'impresa di perdere in Florida sia con Orlando che con Miami (incredibile quella con i Magic: i Suns hanno perso dopo essere stati in vantaggio di oltre 20 punti su di un campo che nelle precedenti 10 partite aveva sempre registrato la vittoria degli ospiti).

Come spiegare quindi il record attuale, specie in considerazione di quanto fatto lo scorso anno?

E' chiaro a tutti che Phoenix leghi, ormai, ineluttabilmente le sue fortune alle invenzioni di Marbury, allo strapotere fisico di Stoudamire e all'atletismo di Marion, convinzione che era propria anche dell'ex capo allenatore, dato che il quintetto di partenza ha sempre previsto invariabilmente Marbury in regia e Stoudamire e Marion come ali, lasciando agli altri ruoli i possibili adattamenti alle squadre da affrontare.

I soli numeri, indicativi, ma mai esaustivi, dicono che le prestazioni del trio delle meraviglie sono deficitarie, rispetto allo scorso anno, solo per Marion, ma non può bastare solo questo per giustificare il record di 8 vinte e 13 perse.
Se il punto di riferimento è la stagione scorsa è stato allora giocoforza non rivoluzionare l'organico, ma solo cercare di tornare a farlo rendere al meglio, cambiando allenatore e non i giocatori.

La promozione di D'Antoni a capo allenatore ha poi il duplice vantaggio di far dirigere allenamenti e partite a chi già  conosce l'ambiente ed è da questo rispettato.

Mike ha dichiarato nel corso della conferenza stampa che metterà  "in pratica una pallacanestro eccitante" Abbiamo il talento, le capacità  fisiche e se i giocatori capiranno di avere i mezzi per fare grandi cose allora saremo nella giusta direzione" Il mio obiettivo sarebbe quello di segnare almeno 100 punti a partita" riconoscendo, peraltro, che è più facile a dirsi che a farsi.

Il neo coach ha poi consegnato le chiavi del gioco a Stephon Marbury definendolo la stella della squadra e, particolare strano dato che si tratta di un rookie, attribuito un ruolo importante a Zarko Cabarkapa.
D'Antoni dovrà , però, a mio modo di vedere, intervenire soprattutto nella psiche dei giocatori, forzando la loro autostima, se vorrà  raddrizzare la stagione.

L'operazione psicologica dovrà  scongiurare il pericolo che crolli, se già  non è successo, il muro di certezze che così duramente i Suns avevano costruito nello scorso anno quando, dopo un'annata in cui erano stati derisi da tutti per aver scambiato Kidd con il prodotto di Conie Island, erano riusciti a riacquistare credibilità  vincendo partite in serie, convincendo i critici e divertendo i tifosi, mostrando un gioco in cui il play numero 3 aveva palesato di essere un vero play maker (cioè un giocatore/realizzatore ed un costruttore di gioco per gli altri, cancellando dal pensiero comune l'idea, emersa nei primi anni da professionista, di essere soltanto un meraviglioso solista, a volte, se non spesso, poetico nelle sue soluzioni, ma che, partito da T'Wolwes, più non era riuscito a giocare una gara di play off), sorprendendo tutti con la scommessa, vinta, di Amare Stoudamire, numero 9 al draft, opzione che al momento della chiamata aveva destato non pochi dubbi tra gli "scienziati" del basket, non tanto per le qualità  del liceale quanto per i trascorsi della famiglia da cui proveniva ed ottenendo la migliore stagione da professionista da Shawn Marion (cifre da All Star: oltre 21 punti e quasi 10 rimbalzi di media ad uscita).

In Arizona e, credo, molti in Italia sperano che Phoenix faccia come l'araba fenice, da cui ha preso nome, risorgendo, in fretta, dalle proprie ceneri.

Festina lente, Mike.

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