Non guardarmi, non ti sento

Non esistono più limiti per Antonio McDyess, titolare ed ancora pronto a volare

La vita, in quel di New York, diventa sempre più simile ad un film. Molti di voi ricorderanno "Non guardarmi, non ti sento", celebre commedia di ormai una decina d'anni fa in cui Richard Pryor e Gene Wilder interpretavano rispettivamente un sordo ed un cieco.

Bene, stessa cosa figurativamente parlando per l'altrettanto comico duo Don Chaney e Scott Layden.

Il primo proprio non vuole sentire ragione di schierare Frank Williams come playmaker titolare dopo la prova di carattere nella vittoria più entusiasmante dell'anno contro i Nuggets di cui avete letto nel precedente report.

Il secondo sembra non vedere quello che dice la classifica, ossia un 9-18 che dovrebbe portare all'immediato licenziamento del coach.

Questa settimana, però, sono successe anche altre cose che hanno gettato benzina sul fuoco nell'ennesima stagione versione horror dei Knicks. Ma andiamo con ordine.

La settimana inizia con una vittoria contro i Washington Wizards per 89-87.

Dopo un inizio da incubo in cui New York fa 1/10 dal campo, i bluarancio nel secondo periodo stanno pure cinque minuti senza segnare ed i Wizards vanno avanti nel punteggio, nonostante l'assenza di Jerry Stackhouse e Gilbert Arenas, i due migliori giocatori di Washington.

Così malmessa, la squadra della Capitale pare più una franchigia da CBA che non da NBA.

Ma i Wizards sono ancora avanti di 10 nel terzo quarto, quando uno scandaloso Keith Van Horn viene definitivamente panchinato mentre Allan Houston prende letteralmente fuoco, ricuce lo strappo e mette il jumper decisivo a 18 secondi dalla fine, chiudendo con 39 punti, 12/19 dal campo e 12/12 dai liberi in 45 minuti.

Williams, dopo aver dominato la precedente gara contro i Nuggets come ricordato all'inizio, gioca inspiegabilmente solo sei minuti.

New York vince tirando con il 38% dal campo, cifra che parla da sola circa la "spettacolarità " della partita in questione.

Il successivo match è stato invece la peggiore prestazione dell'anno: sconfitta in casa contro i Golden State Warriors per 104-86, ovvero il vandenecum di cosa NON si deve fare in una partita di basket.

Houston fa 5/15 al tiro, Van Horn è ancora impresentabile, la palla non vuole entrare ed i Warriors dominano a rimbalzo, dando così il via ad un gioco in transizione che annienta i Knicks. Mike Dunleavy pare Michael Jordan, Jason Richardson sembra già  alla gara delle schiacciate.

Chaney aiuta ad affondare la barca newyorkese schierando, accanto ad Howard Eisley, Williams guardia, Houston ala piccola e (udite, udite) Shandon Anderson ala grande, per l'ennesima volta alla faccia del quintettone promesso in estate.

Il risultato? Williams, nel marasma generale, termina con 6 palle perse in 16 minuti ed alla fine resta per mezz'ora a testa china nello spogliatoio con indosso la maglia di gara, distrutto. Anderson chiude invece con zero punti.

H20, in ala, subisce l'impossibile ed i media fanno giustamente notare che se Latrell Sprewell ha giocato cinque anni fuori posizione in small forward per non farci giocare Houston, un motivo ci sarà  pure stato, ma evidentemente Chaney deve esserselo scordato.

Dopo l'ennesimo facile lay-up sbagliato e con i Warriors avanti di 20 punti nel terzo quarto, partono i "Booooooo" del pubblico, prima di lasciare praticamente deserte le tribune del Garden (le più costose della Lega, ci pare giusto ricordarlo) all'inizio dell'ultima frazione.

"E' la prima volta che mi capita di sentire il pubblico di casa "boooare" i propri giocatori" dichiara alla fine Antonio McDyess" benvenuto nella Grande Mela, Totò!

Houston è ancora più drastico: "E' stata probabilmente una delle sconfitte più imbarazzanti da quando sono qui".

In NBA si viene cacciati per molto meno,; New York, evidentemente, anche in questo caso fa mondo a parte, ma la sensazione è che stavolta i giocatori abbiano giocato contro il coach.

Ma non è ancora finita: a Toronto si devono vedere 42 minuti di Eisley nell'ennesima sconfitta, 105-99 dopo i supplementari contro Raptors.

Houston ne mette 33 (compresa la bomba del pareggio che manda la partita all'overtime a 4 secondi dalla sirena), McDyess in 31 minuti incide relativamente (8 punti più 8 rimbalzi) e dalla panchina non arrivano numeri importanti.

Ovviamente la difesa è un concetto relativo per Chaney e Toronto termina con sei uomini in doppia cifra per punti realizzati, arrivati da tiri facili che hanno fatto registrare il 50% al tiro contro il 41% di New York.

La gara con gli Atlanta Hawks sapeva di ultima spiaggia per Chaney. Evidentemente, i suoi non gli hanno giocato contro come la sconfitta con i Warriors faceva supporre e New York vince 103-92.

Perdere con gli Hawks è praticamente impossibile, ed infatti non è successo, nonostante sia stata una partita giocata sempre punto a punto e risolta nel finale da 11 punti di Van Horn (con 3 bombe consecutive), uno di quelli che senza Chaney non si sa che fine potrebbe fare nella rotazione.

Il risveglio dello Sceicco Bianco concide con una prova di Williams da 10 punti e 9 assists, segno evidente che l'ex-Nets, se servito bene con un penetra-e-scarica che solo “Nitti” Williams può permettersi nel roster, può dire la sua in attacco anche da ala piccola.

I Knicks chiudono con il 54% dal campo, grazie proprio al 7/9 di Van Horn ed al 9/14 di McDyess.

Come successo sempre quest'anno dopo una vittoria, ora la dirigenza si convincerà  che le cose non vanno poi tanto male, regalando ulteriore ossigeno alla panchina di Chaney, visto che Layden già  prima della gara aveva speso le ennesime parole di conforto per il suo coach, anche se l'owner James Dolan si era detto più dubbioso.

Ora invece Chaney respira, ma fino a quando? Stiamo raggiungendo il livello della farsa se davvero si pensa che una vittoria con una squadra disastrata come Atlanta sia un punto di svolta positivo e cancelli tutto quello che non va. Presumibilmente, il buon Don mangerà  il classico panettone.

A rendere ancora più torbida la situazione c'ha pensato Kurt Thomas durante tutto il corso della settimana.

Dopo aver perso il posto da titolare a favore di McDyess, si è detto stizzito per essere finito sul pino nonostante la più che buona stagione disputata fin qui: "I numeri parlano chiaro" ha dichiarato Dirty Kurty.
Con il passare dei giorni ha rincarato pure la dose, segno evidente che i giorni da newyorkese per Thomas sono agli sgoccioli.

Onestamente, sono state dichiarazioni che mai ci saremmo aspettati da un giocatore che pensavamo il classico "uomo squadra", generoso non solo sul campo ma anche tra le mura dello spogliatoio, altresì per un senso di riconoscenza verso una franchigia che gli ha dato fiducia quando lo ha preso dalla strada, dopo che Dallas lo aveva scaricato (non senza rimpianti) per problemi fisici subito dopo il suo ingresso in NBA.

Ma si sa, all'epoca da queste parti sedeva un certo Jeff Van Gundy, non un Chaney qualunque.

Addirittura McDyess si è detto disponibile a ripartire dalla panchina pur di appiedare questi dissapori.
Parole da lacrime agli occhi per ogni tifoso newyorkese, uscite dalla bocca di un all-star all'ultima stagione di contratto e che, al contrario, dovrebbe voler partire titolare per mettere insieme statistiche importanti da portare in sala dirigenza quando ci sarà  da rinnovare il contratto.

Dichiarazioni davvero anacronistiche, in un mondo in cui gli odierni mercenari (categoria in cui risiede evidentemente pure Thomas che "stranamente" è in scadenza di contratto) pensano più ai propri numeri che non al bene della squadra. Uno spirito da vero Knickerbockers, insomma: onere e rispetto al buon Dyce.

E che dire di Charlie Ward, che non ha proferito parola nonostante fosse stato panchinato da Chaney proprio nel momento in cui era il terzo dispensatore di assist nella Lega per far giocare "Horrible" Eisley? Al di là  del (poco) talento, un vero professionista.

Le parole stizzite di Thomas hanno ovviamente generato un tourbillon di voci di mercato.

Jason Terry, guardia nel corpo di un play attualmente ad Atlanta, è la trade più realisticamente fattibile, che risolverebbe il problema del cambio di Houston, con sporadiche apparizioni nello spot di PM.

Ritorna alla ribalta anche Jamal Crawford, ma sembra che tra il giocatore ed i Bulls sia risbocciato l'amore.

Francamente, quello che serve ai Knicks è un'ala piccola, ammesso e non concesso che Chaney si decida a far giocare Williams così da rendersi conto nel breve periodo se è lui l'uomo giusto a cui consegnare le chiavi della squadra.

Per questo motivo, Peter Vecsey, analist della ESPN, ha prospettato uno scambio con Dallas per avere Antwan Jamison (e magari Tony Delk inserendo nella trade pure Ward), ma dubitiamo che Don Nelson accetti la merce senza qualche prospetto alla Lampe/Vujanic in mezzo.

In definitiva, staremo a vedere soprattutto quanto Chaney resterà  ancora sul pino della Grande Mela perché da lì potrebbero cambiare le cose anche senza uno scambio, ma per adesso non ci resta che augurarvi Buon Natale.

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