Guida ai playmaker 2004

L'incredibile talento di Jameer Nelson

TOP TEN

1- JAMEER NELSON – 180 cm – Saint Joseph's, Senior, 19.3 punti, 5 rimbalzi, 7 assist, 4.1 recuperi
Jameer è il candidato numero uno tra gli esterni del College Basket per un posto nel primo quintetto All America; partito David West, non c'è un giocatore nella Atlantic 10 che è possa pensare di soffiargli a fine anno il premio di miglior giocatore di quella conference. Limitarsi ad una descrizione a parole di quanto questa trottola al napalm esplode ogni sera sul parquet non è difficile, è impossibile. Nella Ncaa di oggi è quanto di più vicino esista ad un “one man show”. Le sue cifre rendono l'idea della totalità  del suo gioco, sia in difesa, che in attacco, dove con un 45% dal campo è persin migliorato rispetto all'anno scorso. Probabilmente siamo di fronte al miglior penetratore del campionato, per via di una serie di finte dal palleggio davvero unica abbinata ad una grande velocità  d'esecuzione. Il tiro da fuori è molto alterno, in sostanza è un tiratore di striscia che spesso tende a forzare, dovrà  migliorare molto quest'aspetto se vuole garantirsi un futuro anche nella Nba.

2- RAYMOND FELTON – 182 cm – North Carolina, Sophomore, 9.2 punti, 3.8 rimbalzi, 8.3 assist, 2.3 recuperi
E' arrivato anche per Raymond il running game di coach Roy Williams, che esalta sicuramente le sue capacità  di corridore e le sue naturali doti di passatore, chiramente di categoria superiore. Ha iniziato la stagione tirando meno dal campo rispetto alla scorsa stagione, una differenza che dovrebbe essere limata nel proseguo del torneo. Come leader dei Tar Heels avrà  addosso una buona pressione, perchè se l'anno scorso c'era la scusa di Doherty a giustificare eventuali prestazioni negative, quest'anno con il coach col bicchiere di Coca Cola sempre in mano questa attenuante verrà  meno. Forma con McCants un backcourt da favola a livello di College Basket.

3- JARRETT JACK – 185 cm – Georgia Tech, Sophomore, 12.8 punti, 5.9 rimbalzi, 7.4 assist, 2.8 recuperi, 55% dal campo
Se i Jellow Jackets sono la vera sopresa dell'inizio di questo campionato, Jarrett è senza dubbio uno dei principali artefici di questa impresa. Fisico davvero roccioso, che gli consente di prendere la linea di fondo ed in generale di penetrare facendo danni. Eccellente rimbalzista. Non è uno abituato a forzare, la clamorosa percentuale dal campo con cui ha iniziato la stagione lo dimostra. Sotto certi aspetti, è un vero play di stampo classico, che pensa sempre prima al passaggio e poi al tiro, risultando un leader di cui sentiremo sicuramente ancora parlare.

4- BLAKE STEPP – 192 cm – Gonzaga, Senior, 13.3 punti, 5.3 rimbalzi, 8 assist, 1 recupero, 42% da tre punti
Gonzaga è sempre stata abbonata a playmakers di un certo livello, basti ricordare, per chi si è avvicinato da poco alla disciplina, che da queste parti evoluiva un certo John Stockton. La tradizione, anche se con minor successo, e ci mancherebbe altro, si era fermata a Dan Dickau, ma questi non ha fatto in tempo a lasciare coach Mark Few che già  dietro di lui era pronto un degnissimo successore. Figlio di un allenatore, quel Dean Stepp che lo ha allevato alla South Eugene High, si divideva i trofei annuali con il coetaneo Mike Dunleavy jr. che sarebbe senior come lui se non giocasse ai Warriors già  da due anni. La cosa che più colpisce di Blake è un gran tiro da tre in sospensione, fatto di ottima spinta di gambe e grande pulizia in un rilascio con molta rotazione, quello che può garantirgli un'avvenire anche nella Nba. Essendo sostanzialmente un grandissimo tiratore, Blake è comunque in grado di servire 8 assist di media pur non essendo fondamentalmente un playmaker, segno che gli istinti per il gioco, nonostante un ball handling migliorabilissimo, ci sono eccome.

5- CHRIS HILL – 188 cm – Michigan State, Junior, 12 punti, 2.4 rimbalzi, 4.3 assist, 1.3 recuperi, 43% da tre punti
Originario di Indianapolis, è arrivato a Flint dalla porta di servizio e senza suscitare grossi clamori, eppure se coach Izzo era in pieno Hoosier State a recuperare una guardia che se non era poco sconosciuta poco ci mancava, doveva aver fiutato da qualche parte il colpo gobbo. Infatti sin dal primo anno Hill ha dimostrato di non essere la classica comparsata in un roster tradizionalmente molto profondo, ma di poter ricoprire un ruolo di primissimo piano. Si tratta di un buonissimo tiratore da tre, cui Izzo chiede però uno sforzo in regia non avendo molte alternative. La sua dote migliore è quella di sapersi sempre creare un buon tiro in sospensione, anche se pare non riuscire mai a concretizzare del tutto quel potenziale che dimostra di avere. Potrebbe far benissimo anche il playmaker, invece sembra accontentarsi di svolgere il compitino. Questo lo penalizza notevolmente in prospettiva Nba.

6- ANDRE BARRETT – 170 cm – Seton Hall, Senior, 18.8 punti, 5.8 rimbalzi, 7 assist, 1.2 recuperi, 46% da tre punti
Prodotto dalla Rice HS di New York, Andre è il classico fenomeno made in NY, più precisamente in Bronx. Tascabilissimo, è dotato di una rapidità  di esecuzione davvero superlativa, e quest'estate sui blacktop sembra aver aggiustato anche la mano, visto che sta tirando con percentuali da tre punti francamente insperate fino all'anno scorso. Le sue cifre, un po' come abbiamo già  detto per Nelson, sono quelle di un one man show, anche perchè i Pirates quest'anno non è che abbiano una dose di talento tale da poter ambire al torneo Ncaa. Andre ha a disposizione questi ultimi mesi per prepararsi al draft, laddove il successo in Nba di Earl Boykins potrebbe aver creato un precedente che gioca decisamente a suo vantaggio.

7- CHRIS THOMAS – 183 cm – Notre Dame, Junior, 18.5 punti, 3.8 rimbalzi, 5 assist, 1.3 assist
Dopo il fallito assalto ai pre-draft workouts dello scorso giugno, Chris Thomas è tornato a casa cercando di migliorarsi per convincere gli scout Nba che sono in verità  ancora piuttosto scettici sul suo conto. Quest'anno Notre Dame ha iniziato in maniera molto deludente, ed in sostanza anche Thomas non è partito con il turbo, peggiorando le proprie percentuali dal campo. In teoria Chris Thomas è un atleta molto completo, in grado di servire molto bene i compagni, di trovare la via del canestro sia penetrando che con un buon tiro che sa crearsi pressochè ovunque. Rimane da capire se questa sua completezza sia comunque la base di un buon talento che non eccelle in nulla o se queste doti verranno fuori più avanti, in tal caso, è sicuramente uno dei primi tre playmaker del campionato.

8- TRAVIS DIENER – 184 cm – Marquette, Junior, 16.6 punti, 3.3 rimbalzi, 6.8 assist, 2 recuperi, 48% da tre punti
Partito Dwyane Wade, destinazione Miami Heat, Travis Diener si è ritrovato al timone dei Golden Eagles di coach Tom Crean, uno dei coach emergenti a livello Ncaa, soprattutto per il fatto che ha tutte le intenzioni di fare di Marquette un program che possa stare stabilmente nell'orbita delle top25. Quest'anno Diener ha iniziato molto bene, aumentando tutte le proprie cifre proprio per il grande spazio in più causato dalla partenza di Wade. Più che un play vero è proprio è comunque una combo-guard, sostanzialmente impostata sul tiro da fuori, la sua vera specialità , si tratti di prenderlo contro la schierata oppure in transizione. Non ci sono sostanziali differenze per lui. Non ha gli istinti tipici del playmaker, ma è sufficientemente ordinato per condurre il gioco in campo aperto, sfruttando un'ottima velocità  di corsa che sopperisce alle sue carenze nell'uno contro uno.

9- DERON WILLIAMS – 188 cm – Illinois, Sophomore, 12.9 punti, 3.3 rimbalzi, 6.6 assist, 1.7 recuperi
Da usare in combinazione con Dee Brown, il suo compagno di backcourt, con cui si completa egregiamente. Compagno di high school della stella di Indiana, Bracey Wright, Deron è uno degli esterni fisicamente più validi che si possano trovare oggi nella Ncaa, un giocatore di football prestato al basket per intenderci, che lo rende un difensore molto affidabile contro il miglior realizzatore avversario. E' proprio la difesa il suo punto forte, perchè in attacco di strada da fare ne ha ancora davvero molta. Non sa crearsi un tiro dal nulla, anche se in estate è migliorato molto al tiro, ma comunque la sua potenza fisica gli permette di avere un penetra e scarica che al college risulta molto difficile da contenere. Il potenziale è ottimo, il talento non è di primissima fascia ma se Weber ci lavorerà  su bene potrà  uscirne un giocatore coi fiocchi.

10- CHRIS PAUL – 180 cm – Wake Forest, Freshman, 12.2 punti, 4 rimbalzi, 6.3 assist, 4.2 recuperi
Siamo di fronte ad un talento con la t maiuscola. Con Mustafa Shakur, reclutato da Olson ad Arizona, è il miglior freshman del ruolo. La cosa che sorprende di lui è la rapidità , fulminea, che non ti dà  il tempo di prendergli le misure. Destinato a lasciare sul posto molte caviglie avversarie, Chris è super anche in fase difensiva, dove straordinari istinti sull'anticipo gli hanno consentito nelle prime gare di portare a casa oltre 4 steals di media. A Wake Forest prenderà  sicuramente le redini lasciategli da Josh Howard, e se rinforza il suo fisico mantenendo la stessa velocità  di base diventerà  appetibilissimo agli scout Nba. Di lui si ricorda un particolare veramente curioso, che dà  un indice della sua fortissima personalità . Pochi giorni dopo che suo nonno era stato assassinato, Chris Paul segno la bellezza di 61 punti, sbagliando intenzionalmente il suo ultimo tiro libero. Motivazione? Suo nonno aveva 61 anni. Gli è stato inoltre riconosciuto lo sportmanship award, premio che si dà  ad ogni livello a chi si distingue positivamente sia dentro che fuori dal campo. Insomma, una persona genuina, di cui nessuno finora ha mai parlato in termini negativi.

ALMOST…

CHRIS DUHON – 185 cm – Duke, Senior – Il Leader dei Blue Devils può tranquillamente entrare in qualsiasi top ten di questo ruolo. E' uno dei migliori difensori del college basket, ma ci sentiamo di escluderlo per un semplice motivo. I Blue Devils hanno molto talento, ma se in quattro anni non è ancora riuscito ad arrivare in doppia cifra nei punti segnati (ultimo rilevamento alla stesura 7.5 punti con un buon 47% dal campo, ma un disastroso 18% da tre), vuol dire che si è commesso il grave errore di sopravvalutarlo nei primi anni della sua carriera, quando si pensava che il fatto di surrogare Jason Williams potesse essere per lui un freno a livello di iniziative. Per il resto è un giocatore preziosissimo a coach K, di quelli che se sono in serata posso cancellare dal campo qualsiasi avversario, ma che per l'appunto in attacco è in grado di offrire “soltanto” un'ordinaria, o sarebbe meglio dire ordinata amministrazione.

AARON MILES – 183 cm – Kansas, Junior – Per Miles vale un po' il discorso fatto per Duhon, anche se a differenza del collega di Duke, Aaron è offensivamente più prolifico, pur avendo una mano ben lungi dall'eccellenza. Nelle sue migliori serate, è sicuramente uno dei primi 5 play della Ncaa, ha talento, grande visione di gioco, davvero istintivo nel fotografare le difese avversarie, ma il problema sta proprio nella continuità . L'anno scorso nei suoi momenti di blackout c'era sempre Hinrich pronto a dargli una mano, ma quest'anno le responsabilità  per lui saranno decisamente maggiori, come del resto lo sono per gli altri due Junior del gruppo, ossia Langford e Simien. Questa per lui sarà  quindi l'annata in cui dovrà  dimostrare di aver raggiunto la propria maturità , per il resto Bill Self potrà  comunque godersi un ottimo difensore, pronto a sacrificare le proprie cifre per il bene della squadra. Come Duhon quindi si tratta di uno di quei giocatori che ogni coach vorrebbe avere.

MUSTAFA SHAKUR – 188 cm – Arizona, Freshman – Primo quintetto McDonald All American l'anno scorso, Shakur è stato secondo tutti i siti che si occupano ferratamente di recruiting il miglior play pescato in assoluto. Lute Olson, che ha dovuto quindi assorbire la tegola comportata dal rifiuto di Ndubi Ebi, entrato nel draft, si ritrova con poche borse di studio ma la certezza di un esterno in più di assoluto valore per sostituire Jason Gardner. Nelle prime gare non ha prodotto cifre sensazionali, ma ha dato un'idea del suo super talento. Se dovessimo appunto descriverlo con un solo aggettivo, quello più adatto, anche se può apparire banale, è proprio: talentuoso. Per ora non eccelle in nulla, ha un tiro migliorabile, non è esplosivo come altri suoi colleghi, non sempre si danna l'anima in difesa e tende anche a perdere diversi palloni. Ma allo stesso tempo ha degli istinti da playmaker assolutamente micidiale, può segnare moltissimo e far girare la squadra come nessun altro in prospettiva. Ci troviamo quindi di fronte ad un talento con tutte le potenzialità  di diventare un giocatore Nba di tutto rispetto. Lute Olson di queste cose se ne intende, siamo certi che non lo brucerà .

CLIFF HAWKINS – 183 cm – Kentucky, Senior – nato come operaio, Cliff si sta decisamente imborghesendo sotto la sapiente guida di Tubby Smith. In quattro anni è sempre migliorato, partendo dalla mediocrità  più assoluta, che si esauriva in un onesto compito difensivo, Hawkins è riuscito a sviluppare un gioco offensivo migliorato di pari passo con le sorti dei Wildcats. Quest'anno, senza Bogans a calamitare le iniziative, sta servendo 7 assist di media, che uniti a tre recuperi danno l'idea di un giocatore che ha fatto davvero il salto di qualità . Non sarà  probabilmente mai un giocatore per cui gli scout perderanno la testa, perchè il tiro dalla lunga pare non esserci proprio, idem la capacità  di crearsi una conclusione dal palleggio che non sia quella di andare fino in fondo. Questo aspetto ha fatto si che, in maniera del tutto personale, Hawkins sia rimasto fuori dalla nostra top ten, anche se facendo una valutazione in termini di valore assoluto, partiamo consapevoli di aver fatto un errore.

CEDRIC BOZEMAN – 196 cm – UCLA, Junior – Quando arrivò a UCLA, ormai tre stagioni orsono, si intuiva in lui la possibilità  che Steve Lavin avesse trovato l'uomo adatto a risollevare le sorti della sua deludentissima gestione. E' andata come sappiamo, anche perchè il primo a non dargli troppa fiducia è stato proprio il gellatissimo coach licenziato a marzo in favore di Ben Howland. L'inizio non è stato travolgente, ma è comunque sempre andato in doppia cifra nei punti nelle prime 5 uscite, aggiungendoci oltre 5 rimbalzi e 5 assist di media. Promettente, anche se difensivamente c'è ancora moltissimo da fare sul suo conto, e Howland è proprio l'uomo giusto per farlo lavorare. Da grande speranza fallita quale sembrava che fosse, si è riaccesso un lumino di speranza, per lui e per questi Bruins sempre più desiderosi di rivalsa.

ANTONIO BURKS – 182 cm – Memphis, Senior – altro giocatore roccioso, che ha migliorato progressivamente tutte le proprie cifre tanto da diventare un buonissimo all around a disposizione di coach Calipari. Migliorato anche in difesa, non dà  mai l'impressione di forzare il tiro. Il suo difetto più grande è rappresentato dalla scarsa freddezza in lunetta, dove capitalizza soltanto il 65% dei tentativi a sua disposizione. Deve e può migliorarsi anche sotto questo aspetto. Vista la carenza di playmaker veri nella Nba di oggi, uno come Burks ha tutte le carte in regola per spuntare un pick al prossimo draft.

ANDREW LAVENDER – 168 cm – Oklahoma, Freshman – Catapultato nella mischia sin da subito da coach Sampson, per sostituire il senior Qannas White, Lavender sta cercando di mettere la propria energia al servizio dei suoi Sooners. Chiaramente è ancora immaturo, ma il fisico minuscolo (non arriva a 70 chili, NdR), fa di questo nativo di Columbus, dal cuore dell'Ohio, una piccola dinamo impazzita che se verrà  ben voltata potrà  fare parecchi danni nelle difese avversarie. Inutile soffermarsi sui suoi difetti, deve migliorare praticamente tutti gli aspetti del proprio gioco, ma è uno di quei giocatori specificatamente only Ncaa da tenere sempre sott'occhio.

TJ PARKER – 185 cm – Northwestern, Sophomore – Da anni versano in una certa mediocrità  nella Big Ten, e purtroppo per noi le occasioni di vedere questa squadra sono davvero ridotte al lumicino, ma Northwestern, visibilmente carente in termini di talento, è sempre allenata in maniera molto innovativa da coach Bill Carmody, allievo di Pete Carril, che gli ha insegnato le basi dell'attacco Princeton, quell'attacco che Bill non si stanca mai di elaborare, per aggiungere moltissime varianti. Le sue sessioni di allenamento spesso sono dei veri e propri clinic. TJ Parker è il miglior elemento della squadra insieme al senior Jitim Young e al junior Vedran Vukusic. Nulla che vi farà  mai saltare giù dalla sedia, ma una squadra di Carmody varrebbe sempre la pena di essere vista, a prescindere dai suoi risultati.

CJ WATSON – 185 cm – Tennessee, Sophomore – Il play meraviglia dei Volunteers, è stato uno dei migliori freshmen della SEC l'anno scorso, conquistando un meritatissimo quintetto dedicato appunto agli esordienti. Semplicemente nato per essere un leader, sa trovare l'assist in ogni circostanza (oltre 7 di media), e secondo molti scouting report abbiamo a che fare con uno dei migliori passatori puri attualmente arruolati nel College Basket. Con una “mente” così, coach Buzz Peterson può sfruttare al meglio le potenzialità  di un team a dir il vero piuttosto enigmatico.

JEFF HORNER – 187 cm – Iowa, Sophomore – Talento locale in forza agli Hawkeyes, Jeff Horner è il prototipo del giocatore versatile, quello che sul parquet sa fare veramente un po' di tutto per rendersi utile alla squadra. Del resto da un Mr. Basketball dell'Iowa c'è sempre da aspettarsi qualcosa di positivo, anche considerando che Jeff due anni fa era tra i playmaker più ambiti dai recruiters di mezz'America. E' il classico giocatore nato con il pallone da basket in mano. Anche lui, come Stepp, è figlio di un coach, in questo caso Bob Horner, lo stesso che allenò, sempre alla Mason City HS anche Dean Oliver. In appendice evidenziamo come Horner dovrà  aggiungere a questa versatilità  anche un buon tiro se vorrà  farsi notare al piano di sopra.

JOHN LUCAS – 175 cm – Oklahoma State, Junior – Uno dei reduci del ciclone che ha colpito e spazzato via Baylor dopo l'assassino di Dennehy, il caso di cronaca nera che ha tenuto banco per tutta la off season. Lucas, come i suoi ex compagni, grazie ad una decisione eccezionale della Ncaa, ha potuto scegliere un altro college in cui giocare senza scontare la penalità  dell'anno di sosta. Chiaramente questa iniziativa è stata presa per non troncare le carriere di giocatori che si sarebbero trovati in un ambiente assolutamente compromesso dopo questo evento criminoso. Mentre Baylor si appresta a rifondare, i Cowboys hanno quindi beneficiato di un playmaker che le mancava per innescare McFarlin e compagni. Coach Sutton ha quindi completato il proprio scacchiere per disputare un'annata tranquilla (5-1 in inizio stagione), senza doversi inventare un play ogni sera.

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