Mike Bibby, non sempre preciso al tiro…
Il meglio e il peggio della stagione dei Kings in pochi giorni. Sacramento, reduce da una sconfitta a Memphis, definita orribile dallo stesso Rick Adelman, ha vinto sul campo dei New Orleans Hornets. Vittoria facile per di più, mai in discussione: 101-90.
I Kings sono alla ricerca di risposte. Il loro record, 17-6 da poco passato il giro di boa del quarto di stagione, appare ottimo. In realtà nasconde diverse magagne. Nel corso di questi due mesi Stojakovic e compagni hanno giocato molte partite in casa, 14 su 23 totali. Fra il 16 novembre ed il 16 dicembre, data della sconfitta con i Grizzlies, hanno giocato solo 2 partite in trasferta, a fronte di 11 casalinghe. Addirittura ad un certo punto in un mese la squadra ha giocato solo due trasferte a Utah. Particolare ancora più rilevante: dall'inizio della stagione la squadra di Rick Adelman ha giocato un solo "back to back", prima partita in trasferta a Portland, persa, e successiva vittoria all'Arco Arena contro Toronto.
I Sacramento Kings sono quindi andati sul velluto per ora. Ed hanno sfruttato al meglio il calendario favorevole. Diamo per scontato che in questo inizio comunque pazzo, le super potenze della Western Conference sono Los Angeles, Dallas e San Antonio, le quattro semifinaliste da tre anni a questa parte. Sacramento non ha ancora giocato una partita contro una di queste squadre. Ha affrontato due volte Minnesota: vittoria esterna e sconfitta interna. Ha perso a Portland. Ha vinto in casa contro Indiana, la miglior squadra dell'est e New Jersey, i vice campioni in pectore della Nba.
Alla fine del discorso il 17-6 di Sacramento è scomponibile in un grande 13-1 californiano ed in un poco rassicurante 4-5 sulla strada. Ma nella Nba, come detto, spesso più che l'avversario, conta la scansione e la frequenza degli incontri.
La parte difficile del regular season quindi deve ancora venire. Stanno per iniziare gli scontri diretti. Contro Dallas, nel giorno di Natale, il primo. A gennaio, mese di ferro, contro Lakers, a Dallas, a Houston e San Antonio in due sere consecutive. Alla fine di gennaio avremo qualche indicazione in più sulla consistenza di Sacramento che, oltre a quello citato, avrà altri due back to back.
I Kings sono alla ricerca di risposte, dicevamo. Le prime, tanto per cambiare, in difesa. "Spesso in partita - ha commentato coach Adelman, a corollario della sconfitta di Memphis - non facciamo quello che abbiamo preparato. Se poi veniamo pure battuti a rimbalzo d'attacco, capita di perdere le partite".
D'altronde i numeri non mentono. Passi per la percentuale di tiro concessa: 45,2%. Non passi assolutamente per i 97 punti a partita. Troppi in qualsiasi lega, a qualsiasi latitudine. Da questo punto di vista si può dire che l'attacco atomico ci abbia messo una grossa pezza, segnando 104 punti a partita col 47% dal campo, il 40% da tre punti. Le trasferte di gennaio ci diranno se la squadra non ha difeso perché ha ritenuto di amministrarsi oppure perché ha dei veri e propri limiti, peraltro in parte già riconosciuti in passato. Sarà fondamentale cambiare passo, soprattutto nei tre back to back.
Per quanto possa sembrare paradossale anche l'attacco ha suscitato qualche perplessità . Ancora dalla sconfitta di Memphis: Sacramento ha tirato con il 52% dal campo nel primo e nel terzo periodo. La percentuale è scesa al 29,8% nella seconda e quarta frazione. In particolare Bibby e Peeler hanno combinato per un terribile 3 su 21.
Con l'assenza di Chris Webber, alla squadra manca sostanzialmente la dimensione del gioco sotto canestro. Il tiro in sospensione dalla media o lunga distanza è l'opzione più sfruttata. Forse non è un caso che i tiratori abbiano cominciato bene all'inizio dei due tempi. E siano calati quando la stanchezza si è fatta sentire.
Anche se probabilmente a Memphis si è verificato il picco negativo. Coach Adelman al proposito preferisce parlare del movimento della palla: "Il gioco a due - dice - su un lato del campo non deve essere per forza conclusione dell'attacco. Se non troviamo un buon tiro è giusto ribaltare e ricominciare tutto".
Giusto, ma fino ad un certo punto. Perché è evidentemente che certi automatismi, oliati con una minaccia di post basso come Webber, non funzionano al meglio senza l'ex Michigan. I tiratori, com'è naturale, hanno meno spazio.
In un certo senso questo ci riporta all'ultima serie di playoffs dello scorso hanno. Dopo l'infortunio di Webber, Sacramento è diventata ben altra squadra. Un "jump shooting team" molto più vulnerabile. Viene da chiedersi se sia possibile vincere un buon numero di partite in trasferta con questo sistema di gioco.
Adelman sembra categorico: "Spesso abbiamo segnato più di 100 punti - afferma - senza però prendere tiri particolarmente giusti. Non penso che in trasferta potrà sempre andarci bene".
Anche perché, del rientro di Webber non si ha notizia alcuna. Alimentando i pensieri di chi pensa ci sia qualcosa di strano sotto.
Nel frattempo: la città e la comunità di Sacramento continuano a discutere sulla possibilità di costruire una nuova arena. Fortemente interessati all'affare sono i fratelli Maloof che avrebbero individuato l'area sulla quale far sorgere il nuovo palazzo. Esiste già un progetto di riqualificazione dell'intera "downtown Sacramento".
La costruzione dell'arena si inquadrerebbe in quest'ottica.
"L'area che abbiamo proposto - ha detto Joe Mallof - sarebbe perfetta perché consentirebbe di risparmiare almeno un terzo. Ne possediamo già una larga quantità . L'Arco Arena oramai è vecchia”. (fra le righe: non ci consente di fare abbastanza affari ndr)"
Il nodo sarebbe la costruzione di un'arena che possegga un numero di maggiore di quelle suites di lusso che poi vengono affittate e sfruttate dalle aziende della città . La Arco Arena è stata costruita nel 1988. Nella Nba solo il Madison Square Garden e la Continental Arena, casa dei Nets, sono più vecchie. Difficile capire quale sia la verità : secondo le voci provenienti dalla Nhl, i fratelli Maloof sarebbero sempre più vicini ad acquistare una franchigia di hockey.
Di certo ogni volta che in una città si apre una contesa per il palazzetto, la proprietà minaccia di andarsene o fa capire che non è più così interessata. Gli stessi Maloof vorrebbero però conservare nell'eventuale nuova arena l'ambiente da "sesto uomo" in campo dell'attuale Arco Arena.