Kerry Kittles: sempre altalenante il suo rendimento…
La lista infortunati è in continuo aggiornamento, il prematuro abbandono di Mourning è una ferita ancora aperta, non si sa quale sarà il nuovo proprietario e, di conseguenza, quale sarà il campo di gioco, Byron Scott non sta smentendo tutti coloro che di lui hanno una scarsa considerazione.
Sommiamo a questo elenco anche qualche piccolo problema di carattere più tecnico ed il risultato che otteniamo è una squadra che viaggia a quota 11 vittorie e 12 sconfitte, relegata al terzo posto in una division nella quale le prime (Phila e Boston) faticano a mantenere il 50%.
Durante i primi incontri di dicembre i Nets sembravano essersi scrollati di dosso i problemi di novembre, complici anche le poco impegnative partite con Milwaukee (sconfitta 93-86) e Orlando (99-95).
Avendo liquidato anche due franchigie dell'ovest, Phoenix e Seattle, con una striscia vincente di quattro vittorie tutto l'ambiente guardava al futuro con maggiore fiducia.
Scott si è subito gonfiato il petto vantandosi di aver trovato la ricetta per spronare i suoi giocatori: "Li ho visti tutti poco concentrati, allora li ho presi singolarmente motivandoli a dovere".Jason, credi di essere la migliore point guard della lega? Dimostralo! Kenyon, pensi di essere il giocatore più duro della NBA? Dimostralo!".
In realtà queste classiche da conferenza stampa non centrano un bel niente con i buoni risultati della prima decade di dicembre. La verità è che i Nets si sono semplicemente limitati a giocare in base alle loro reali possibilità . Kidd ha registrato un'altra tripla doppia e dispensato assists a più non posso, Martin ha viaggiato a quasi 14 rimbalzi per partita e Jefferson ha toccato quota 31 (massimo stagionale) nella vittoria contro Seattle.
E' evidente che se il trio di medaglie d'oro al Pre-Olimpico di Puerto Rico riesce a garantire questo tipo di prestazioni con sufficiente continuità , New Jersey riuscirà a riprendersi il posto di leader quantomeno della Atlantic; per ritornare a dominare l'intera Eastern c'è ancora da lavorare.
L'impresa potrebbe essere meno ardua se il nostro bersaglio preferito, Kerry Kittles, giocasse sempre a buoni livelli. Con Milwaukee ha messo a referto 22 punti con un 9 su 16 al tiro e tre triple realizzate.
E' chiaramente impensabile che Kittles si prenda sempre almeno 15 tiri, anche perché la precedenza va data a Martin e Jefferson, ma è più che plausibile aspettarsi, da un giocatore che sta in campo 35 minuti, una decina di tentativi. Poiché KK non ha grinta sufficiente per imporsi e sbrogliare le situazioni più difficili, è compito del signor Scott responsabilizzarlo a dovere.
Aprendo una parentesi non proprio NBA, anche se stiamo parlando di due americani, negli anni '80 un certo Dan Peterson disse a un certo Mike D'Antoni che il suo apporto offensivo era a dir poco scarso, e gli suggerì più e più volte, senza mezzi termini, di aumentare il numero di iniziative in attacco. Riuscì quindi a trasformare un buon organizzatore di gioco in un discretamente pericoloso attaccante, e sappiamo tutti che tipo di carriera ha avuto in Italia il D'Antoni giocatore""
Scott non può insistere nel caricare pesi su Jefferson, che è forte ma è pur sempre un terzo anno e su Kidd, che è la stella della squadra ma anche quello con le peggiori percentuali al tiro.
E Kittles non è l'unico che necessita di una bella dose di caffeina: anche Collins deve necessariamente rendersi più pericoloso in fase offensiva perché, se il suo potenziale è sfruttato solo al 60%, significa che del quintetto base, due giocatori sono praticamente regalati agli avversari, che possono limitarsi a difendere su K-Mart e RJ, e invitare Kidd a tirare da fuori senza preoccuparsi di quello che fanno gli altri due.
Aaron Williams ha praticamente le stesse cifre di Collins sia in termini di punti segnati (circa sette) che di rimbalzi (poco meno di cinque), ma ha anche otto minuti buoni di permanenza sul parquet in meno; e quando una riserva ha un costante maggiore impatto sulla gara rispetto al suo titolare, un campanello d'allarme sarebbe il caso di farlo squillare.
E gli squilli, o meglio, le urla, arrivano prontamente sia dal campo che dallo spogliatoio dopo la trasferta del 13 dicembre a Memphis
Il disastro
Senza Collins e dopo un primo tempo con le mani fredde i Nets si ritrovano sotto di 17 punti con Jefferson e Harris costretti in panchina causa infortunio. Ribaltare la situazione non è stato possibile, specie con Kidd che tira male e corre poco (solo 3 punti in contropiede), con Kittles e Martin complessivamente da 6 su 15 e nessun contributo dalla panchina.
Alla fine dei 48 minuti non è stato possibile salvare nemmeno l'onore: il tabellone riportava 110-63. Una delle peggiori sconfitte della storia dei Nets, e mentre, negli spogliatoi, Scott ed il suo staff cercavano silenziosi una spiegazione per questa incredibile batosta, Kidd, per la prima volta dal suo arrivo nel New Jersey, esplode tutto il suo disappunto e urla le sue ragioni intrattenendo giocatori e tecnici per dieci lunghissimi minuti.
I frequentatori dei corridoi della "Piramide", hanno testimoniano che l'unico rumore proveniva dallo spogliatoio degli ospiti ed era abbastanza chiaro che si trattava della voce di Jason Kidd, che finalmente, oltre ad assumersi il ruolo di leader sul campo, si è preso la briga di farlo anche fuori.
Nessuno sa cosa realmente Kidd abbia detto ai compagni, di sicuro non ha dispensato complimenti e pacche sulle spalle. Nelle immancabili dichiarazioni del post-partita Kidd ha cercato di minimizzare: "Non stavo urlando, forse la mia voce rimbombava negli spogliatoi""non ero arrabbiato ma deluso. Voglio bene a questi ragazzi e sinceramente non mi va di vedere questo gruppo lasciarsi umiliare in questo modo. Venivamo da una striscia vincente di quattro partite, come è possibile che è bastato così poco per perdere il giusto ritmo?".
Byron Scott, per una volta, forse ha fatto la scelta giusta: "Ho lasciato che Jason si sfogasse e parlasse lui alla squadra. E' il leader tecnico ed è giusto che esprima apertamente le proprie emozioni, a voce alta se serve. Siamo come una famiglia e, soprattutto dopo un evento del genere, dobbiamo aiutarci l'uno con l'altro. Forse anche la sfuriata di Jason può riportarci sulla giusta strada."
I compagni sostengono che, in effetti, Kidd aveva tutte le ragioni per non essere soddisfatto. Non è facile prevedere gli effetti di una sparata del genere, fatta dal tuo miglior giocatore che, stufo di passare la palla a gente che non sa cosa farsene e stanco di prendersi tiri forzati con pessimi risultati, sbotta dopo l'ennesima sconfitta.
Potremmo vedere Kidd che trascina tutto il gruppo verso la retta via, oppure vederlo lentamente arrendersi, e rifiutare l'incarico di leader, lasciando agli altri lo sporco lavoro di tenere il team compatto, rendendolo vincente.
Dopo la vittoria di ieri notte contro i positivi Jazz di quest'anno, i Nets si apprestano a incontrare Washington. E' l'occasione giusta per ritornare sopra il 50% e per dimostrare a tutta la lega che l'intera squadra del New Jersey, coach compreso, non è ancora disposta a cedere lo scettro di regina della Eastern.