Poche storie, questo è uno di quei giocatori candidato al primo quintetto di sempre.
Sono passati ormai due mesi dall'esordio del nuovo Re dell'NBA, ed è il caso di analizzare come sta procedendo la maturazione di quello che dovrebbe traghettare l'NBA nei prossimi 10-15 anni, a quella rinascita mediatica che tanto si auspicano nella stanza dei bottoni della lega.
Ripercorriamo innanzitutto prima di analizzare il suo rendimento in questi due mesi scarsi, la strada che ha portato James ad essere il titolare della maglietta più venduta dell'NBA. LeBron James salì alla ribalta un paio di stagioni fa, quando era Junior al Liceo, quindi non eleggibile per i draft NBA, ESPN gli dedico qualche speciale, passarono un paio di partite addirittura, poi la più nota rivista di Sport USA, ovvero Sport Illustreded lo mise addirittura in copertina con il titolo “The chosed one” ossia “il prescelto”, il tutto ad un anno e mezzo dal suo ingresso.
Ovviamente come sempre succede, soprattutto oltreoceano, la leggenda va oltre la realtà , qualcuno ipotizza un suo ingresso a 17 anni nella lega (draft 2002) ma sono solo parole. Il suo ultimo anno di liceo diventa un tour promozionale della sua immagine, i colossi dell'abbigliamento sportivo cominciano a muoversi, arriva addirittura la diretta della gara contro la Oak Hill Accademy, insomma un lungo countdown in attesa di sapere in quale franchigia NBA giocherà il nuovo fenomeno. Fine maggio con la lotteria conosciamo il nome, LeBron rimane nel suo Ohio, i Cleveland Cavaliers saranno la sua squadra.
Intanto già molto prima di segnare il suo primo canestro da professionista LeBron James ha un avversario ben definito, Carmelo Anthony con cui ha gia giocato contro nel 2002 quando la solita Oak Hill Accademy strapazzo LeBron e compagni, intanto però mentre James concludeva il liceo, Anthony trascina la sua Syracuse al tanto atteso titolo NCAA, senza che all'inizio stagione fosse nemmeno nelle previsioni più lontane, ovvio dunque che questi due fenomeni saranno paragonati tra loro per tutta la durata della loro carriera.
Già prima del suo ingresso nell' NBA si scatenano le voci più disparate sul ruolo che ricoprirà in campo, al liceo era tecnicamente e fisicamente troppo superiore ai suoi compagni per avere un ruolo definito, in pratica il suo play portava palla fino a metà campo e poi gliela passava, l'esterno che giocava con lui doveva essere pronto a segnare quando arrivava lo scarico dal raddoppio e i due lunghi dovevano mettere il fisico nei blocchi e prendere in rimbalzi. Ovviamente nell' NBA non può essere così, in teoria tutti lo vedevano come ala piccola, ma già dalle Summer League ci si è resi conto che la sua visione di gioco e il suo altruismo lo avrebbero immediatamente proiettato nel ruolo di playmaker tutto fare.
E così è stato, ma ovviamente se metti un giocatore super, alto oltre due metri in cabina di regia, immediatamente arrivano i paragoni con lo storico 32 gialloviola, al secolo Magic Johnson, invece nei due anni precedenti i paragoni per lui erano stati spesso con Tracy McGrady e Kobe Bryant, con qualche puntata verso l'MVP di sempre Michael Jordan.
In mezzo a questi nomi da brividi non è facile trovare un'identità chiara per LeBron, personalmente lo ritengo a livello di gioco una via di mezzo tra Magic e Michael, che alla fine non avrà le doti realizzative di Jordan, ma segnerà sicuramente più di Magic, non avrà la visione totale che aveva Magic, ma ci andrà molto vicino, ma sarà meno egoista di Jordan, insomma una classica via di mezzo, con cifre che potrebbero essere nella maturità della sua carriera prossime o addirittura superiori alla tripla doppia di media.
Veniamo allo stretto presente, il debutto tanto atteso avviene in quel di Sacramento, il 29 ottobre 2003, una prestazione da sballo, 25 punti, 9 assist e 6 rimbalzi, roba da non credere, passano i giorni, ma la prima vittoria tarda ad arrivare. Ci vogliono ben cinque sconfitte per arrivare alla prima vittoria di LeBron contro Washington a cui LeBron contribuisce con una tripla doppia sfiorata 17 punti, 9 assist e 7 rimbalzi, intanto però il giorno 5 novembre in diretta nazionale si è consumato il primo duello a livello professionistico contro Melo Anthony, una partita per entrambi un po' sotto le attese, che però diventa un vero e proprio cult della storia del basker USA.
Sono ormai passati quasi due mesi di partite giocate, ed è giusto trarre un primo bilancio sul suo rendimento: è completamente a suo agio nel ruolo di playmaker, ovviamente non un playmaker classico alla Stockton per capirsi, bensi un giocatore globale, capace di far partire l'azione sia dal palleggio chiamando un schema, ma anche cosa che probabilmente lo differenzia da tutti i pariruolo eccezion fatta per Magic, prendendo un'iniziativa personale per aprire o sbilanciare una difesa, fattore tecnico che in determinate situazioni ha spesso pagato dividendi eccellenti, come nel caso dei Sixers del 2001, quando gli isolamenti e le penetrazioni brucianti di Allen Iverson permettevano poi di gestire la palla in modo molto meno statico, di quello che avrebbe dovuto essere.
Le cifre sono da spavento, una presenza a rimbalzo che lo colloca tra i primissimi rimbalzisti tra gli esterni della lega insieme a Paul Pierce e Baron Davis, i 6,8 rimbalzi a partita sono una cifra peraltro destinata a migliorare, che però assume ancora maggior valore se viene preso in considerazione il fatto che a roster nei Cleveland Cavaliers ci sono altri specialisti della carambola da non sottovalutare, come la sorpresa Carlos Boozer, Ilkausgas, il tanto criticato Darius Miles, che comunque quando agisce vicino al canestro perlomeno salta in testa a tutti, poi lo stesso Ricky Davis (appena ceduto a Boston) solo di atletismo, 4-5 carambole le prende ad occhi chiusi, , più Chris Mimh che uscendo dalla panchina spesso va in doppia cifra, insomma tutto il resto del quintetto che lo circonda porta a casa in scioltezza dai 25 ai 30 rimbalzi a sera, in questo contesto i suoi quasi sette rimbalzi a sera, dalla posizione di playmaker valgono quanto i 12-13 di un'ala grande o di un centro.
Non solo rimbalzi, ma anche tanti assist e questo magari un anno fa non se lo aspettava nessuno, ovviamente con 10 cm più dell'avversario diretto hai una visione di gioco più chiara però quello che ha fatto vedere va molto oltre la semplice gestione del gioco, spesso infatti i suoi passaggi non sono “capiti” dai compagni probabilmente non ancora pronti mentalmente a livello di velocità a giocargli vicino, qualcosa di simile a quello che succede a Jason Williams quando arrivò ai Kings nel '98, solo che Jason era più vicino al fenomeno circense che ad un play di basket. Spesso quando LeBron parte in contropiede da un suo rimbalzo, succede di vederlo rallentare appena passata la metà campo per capire dove vanno i suoi compagni.
E' un altruista nato e alla lunga è uno di quei giocatori destinati a migliorare il rendimento dei compagni, resta solo da vedere se i suoi attuali compagni hanno nel loro DNA la predisposizione a migliorare il loro gioco per crescere con lui.
Passiamo infine alla fase strettamente realizzative, e qui devo dire che qualcuno comincia a storcere il naso, non tanto per i 17 punti circa che ogni sera mette a segno, quanto per la percentuale di tiro che non sempre convince, il 40% però è anche frutto dei tanti raddoppi che si becca ogni sera, soprattutto quando in campo come ala piccola c'è Miles, che è inoffensivo da più di tre metri dal canestro. Però è ovvio che quando vuole segna eccome, come in un recente duello con Paul Pierce dove è arrivato a quota 37.
Per cercare di capire a cosa siamo di fronte la cosa più semplice è confrontare i suoi numeri con quelli degli ex liceali di maggior successo, con quelli delle primissime scelte dei draft, ed infine con quelle dei vincitori del premio di matricola dell'anno.
Ecco i numeri degli ex liceali passati direttamente nell'NBA, ovviamente quelli che ad oggi hanno un rendimento importante :
– LeBron James : 16,8 pts 6,6 rb 6,3 as
– Kevin Garnett : 10,4 pts 6,3 rb 1,8 as
– Darius Miles : 9,4 pts 5,9 rb 1,2 as
– Tracy McGrady : 7.0 pts 4 rb 1,5 as
– Kobe Bryant : 7,6 pts 1,9 rb 1,3 as
– Jermaine O'Neal : 4,1 pts 2,8 rb 0,2 as
– Amare Stoudemire : 13,5 pts 8,8 rb 1,0 as
– Rashard Lewis : 2,4 pts 1,3 rb 0,2 as
La prima considerazione da fare su queste cifre è che di fatto sono un po' false perchè generalmente questi ragazzi che arrivano dai licei nei primi due tre mesi vengono usati poco o nulla per non rischiare di bruciarli, aumentando pian piano il loro utilizzo con il passare dai mesi.
Questo da ancora maggior risalto ai numeri di James, primo nei punti, primo negli assist e secondo nei rimbalzi. Prima di lui il giocatore con maggior impatto è stato senza dubbio Amare Stoudemire, autore lo scorso anno a Phoenix di una stagione irripetibile, partendo dalla panchina ma conquistando in breve tempo il quintetto, ottimo anche l'esordio di Garnett a Minnesota, buoni numeri per Miles che promettevano molto bene solo che alla quarta stagione i numeri sono pressoché gli stessi, come i pregi soprattutto fisici e atletici, e i difetti come fondamentali molto rivedibili e un tiro che proprio non c'è.
Diversi i discorsi di McGrady utilizzato poco o nulla nei primi due mesi e quello di Bryant proiettato in una squadra di alto livello, infine Jermaine O'Neal e Rashard Lewis praticamente inutilizzati dai loro coach.
Passiamo adesso al confronto con le primissime scelte degli ultimi anni :
– LeBron James : 16,8 pts 6,6 rb 6,3 as
– Shaquille O'Neal : 23,4 pts 13,9 rb 1,9 as
– Chris Webber : 17,9 pts 9,1 rb 3,6 as
– Glenn Robinson : 21,9 pts 6,4 rb 2,5 as
– Joe Smith : 15,3 pts 8,7 rb 1,0 as
– Allen Iverson : 23,5 pts 4,10 rb 7,5 as
– Tim Duncan : 21,1 pts 11,9 rb 2,7 as
– Micheal Olowokandi : 8,9 pts 7,9 rb 0,6 as
– Elton Brand : 20,1 pts 10,0 rb 1,9 as
– Kenyon Martin : 12,0 pts 7,4 rb 1,9 as
– Kwane Brown : 4,5 pts 3,5 rb 0,8 as
– Yao Ming : 13,5 pts 8,2 rb 1,7 as
Dal '92 ad oggi i giocatori che hanno avuto un impatto devastante sulla lega sono stati sostanzialmente tre, Shaquille, Iverson e Duncan: Shaq entrò nell'NBA con un'attesa simile a quella di LeBron, numeri da primo quintetto e un netto salto di qualità anche per la squadra che lo scelsero, gli Orlando Magic che passarono da 21 a 41 vittorie, i numeri di Iverson invece non trovarono conforto a livello di vittorie, mentre Tim Duncan si ritrovò in una squadra già da titolo, solo perchè David Robinson era stato un anno fermo, vincendo addirittura al secondo anno il titolo NBA. I numeri di questi tre sono probabilmente superiori a quelli di James, va però considerato che Shaquille uscì con tre anni di college alle spalle, Iverson due e Duncan addirittura dopo aver finito il classico quadriennio, cosa più unica che rara. Il resto delle prime scelte a prescindere dai loro trascorsi al college ha cifre inferiori a James.
Ed infine con i giocatori cha hanno vinto sempre negli stessi anni il premio di “rookie of the Year” :
– LeBron James : 16,8 pts 6,6 rb 6,3 as
– Shaquille O'Neal : 23,4 pts 13,9 rb 1,9 as
– Chris Webber : 17,9 pts 9,1 rb 3,6 as
– Grant Hill : 19,9 pts 6,4 rb 5,0 as
– Jason Kidd : 11,7 pts 5,4 rb 7,7 as
– Damon Stoudamire : 19, 0 pts 4,0 rb 9,3 as
– Allen Iverson : 23,5 pts 4,10 rb 7,5 as
– Tim Duncan : 21,1 pts 11,9 rb 2,7 as
– Vince Carter : 18,3 pts 5,7 rb 3,0 as
– Elton Brand : 20,1 pts 10,0 rb 1,9 as
– Steve Francis : 18,0 pts 5,3 rb 6,6 as
– Mike Miller : 11,9 pts 4,0 rb 1,7 as
– Pau Gasol : 17,6 pts 8,9 rb 2,7 as
– Amare Stoudemire : 13,5 pts 8,8 rb 1,0 as
Innanzitutto va evidenziato il fatto che nel 95 Jason Kidd e Grant Hill vinsero il premio ex equo, cosa che si è ripetuta nel 2000 con Elton Brand e Steve Francis. Come premessa c'è il fatto che non è affatto scontato che James vinca il premio, perchè la concorrenza di Carmelo anthony è di grandissimo livello, ma non sarebbe impossibile che i due alla fine si dividano il premio come successo in precedenza. Ovviamente i nomi di spicco che troviamo sono sostanzialmente i soliti delle primissime scelte, da notare che Grant Hill, giocatore per certi versi simile a LeBron, quando vinse il premio aveva cifre globalmente simili alle sue, ma aveva frequentato il college per tre stagioni, con addirittura due successi al torneo NCAA.
Una nota dolente dopo due mesi di carriera da professionista però c'è, ossia la mancanza di vittorie della sua squadra. Infatti come in molti contestano, mentre Anthony ha fatto si che Denver con il suo arrivo facesse un salto di qualità (complici altri innesti importanti), LeBron non ha invertito quel trend perdente che ai Cavs sopportano da anni.
Il problema è che Cleveland deve costruire la squadra attorno a lui, e se alcuni pezzi importanti ci sono già come Carlos Boozer, probabilmente DaJaun Wagner, ci sono altri giocatori come Darius Miles che non sono di nessun aiuto a James per arrivare alle vittorie, sia per il loro atteggiamento, ma soprattutto per le loro caratteristiche tecniche.
In questa ottica va visto lo scambio con Boston, dove è stato spedito il talentuoso Davi. Ok quando vanno in contropiede sono uno spettacolo, ma davanti ad una difesa schierata la situazione diventa imbarazzante con il nostro LeBron costretto a fare pentole e coperchi.
In questo contesto non è improbabile una ulteriore mini rivoluzione del roster, Davis come detto è stato ceduto a Boston, Miles è probabilmente una scommessa persa, ma essendo in scadenza di contratto a giugno è opinione comune che prima di febbraio finirà altrove.
Cleveland ha in mezzo alla propria area un signor centro che risponde al nome di Ilkausgas, che però nonostante un ottimo inizio di stagione è continuamente offerto sul mercato, vuoi perchè è in scadenza, vuoi perchè nella sua storia cestistica la salute va e viene, quindi meglio cogliere il momento propizio per scambiarlo, prima di rimanere in mano con un pugno di mosche. Insomma i Cavs che accompagneranno James nella sua conquista all'oro saranno molto diversi da quelli attuali.
Conclusioni: siamo davanti ad un campione vero, uno di quelli che passano una volta ogni dieci anni ? Assolutamente si, senza la minima ombra di dubbio.
Finirà un giorno quando smetterà tra un paio di decenni nel primo quintetto All Time? Ci sono buone possibilità , ma ci sono anche alcune variabili che dipendono solo da lui, ad esempio la grande dote che ha fatto si che Michael diventasse quello che è diventato, non era ne tecnica ne atletica, ma bensì una determinazione mai vista in nessun altro sportivo,un'applicazione in allenamento mai vista, da questo punto di vista è chiaro che LeBron per arrivare su in alto deve tirare fuori le “palle” come ha fatto Michael, poi c'è il contorno, ovvero la squadra.
Magic finì in una realtà già pronta per vincere come i Lakers, che avevano già il miglior giocatore in circolazione con Jabbar, a cui poi aggiunsero un'altra primissima scelta come Whorty, discorso simile per Bird, i due grandi amici finirono nelle due franchigie con maggiore storia della lega, Jordan fu scelto dai Bulls, franchigia perdente da sempre, che lui ha avuto il grande merito di portare ai vertici, il contesto era molto simile a quello attuale di Cleveland, ma Chicago era una città viva, una delle più grandi e popolate degli States, mentre Cleveland è una realtà atipica soprannominata “L'errore sul lago”, barzelletta da sempre di tutti gli Sport USA.
Molto dipenderà dalle scelte che James saprà fare, quando Shaq capì che vincere a Orlando era un'impresa, perchè a quei tempi ad est era durissima con Bulls e Knicks, prese il coraggio di andarsene e scelse i Lakers, James tra 4-5 anni potrebbe trovarsi davanti ad una scelta simile.
Insomma siamo davanti al “prescelto”, difficilmente rimarremo delusi.