Brad Miller, da Livorno ad una tripla doppia in NBA…
In pochi se lo sarebbero aspettati: Brad Miller, centro protagonista a livello di Western Conference nei Sacramento Kings. E non stiamo parlando della stagione 1999, in cui, complice il lock out, il giocatore svernò per qualche mese a Livorno, prima di firmare il suo primo contratto per gli Charlotte Hornets. Stiamo parlando dello scetticismo che ha accompagnato l'ex Indiana, sin dalla firma del suo contratto con la squadra californiana.
D'altronde la storia della carriera di Brad Miller è così: passato inosservato al draft del 1998, nonostante 17,6 punti e 8,8 rimbalzi a partita nel suo ultimo anno a Purdue, Miller è stato spesso sottovalutato. In parte per il suo stile di gioco da pivot che raramente si avvicina all'area e preferisce agire, in attacco, dal gomito. In pratica il tipo di pivot, preso per i fondelli un giorno si e l'altro anche da Shaquille O'Neal.
Eppure questo tipo di giocatore ben interpreta l'evoluzione del gioco della Nba. Ed ha completo diritto di cittadinanza in una lega in cui entrare in area è sempre più difficile. Specie poi, se diamo un'occhiata fronte ai suoi numeri. Nella recente sconfitta casalinga con Minnesota Miller ha stabilito il suo record personale in fatto di segnature con 35 punti.
Proprio contro Indiana ha ottenuto la seconda tripla doppia della stagione con 18 punti, 15 rimbalzi e 10 assist. High lights di un giocatore che sta dando ottimo contributo complessivo.
La crescita in carriera del giocatore, d'altronde è testimoniata dai numeri: nella sua prima stagione di Charlotte, Miller giocò una media di 12 minuti con 6,3 punti e 3 rimbalzi a partita. Da allora queste medie sono sempre cresciute.
Nella sua prima stagione con i Bulls i minuti in campo erano raddoppiati e con essi i rimbalzi, giunti a 7,4 per partita. L'esplosione definitiva è avvenuta nella sua prima stagione a Indiana: 31 minuti, 15 punti e 9 rimbalzi, formando una coppia ben assortita con Jermeaine O'Neal e la sua esigenza d'aver l'area libera per sfruttare il post basso.
Ma quest'anno si sta andando persino oltre: 38 minuti a partita, 15,6 punti a partita, 10,2 rimbalzi a partita, decimo nella Nba. Non solo: con 5,3 assist Miller si assesta al 18° posto assoluto. Per capirci, Garnett che giustamente è considerato un ottimo passatore fra i lunghi è fermo a poco meno di 5 assist per partita. C'è di che strabuzzare gli occhi. Soprattutto fra i tanti che, quest'estate avevano storto il naso.
Per averlo Geoff Petrie ha sacrificato Scot Pollard, superbo difensore e grande etica del lavoro, e Hedo Turkoglu, passato agli Spurs, presumibili avversari diretti quando si deciderà la stagione. E tutto questo, dopo che a Utah era stato mandato Keon Clark, nel tentativo, si era detto, di liberare un po' di spazio salariale.
Successivamente è arrivato Miller ed il peso del suo contratto. Investimento pesante, ma a medio lungo termine. Miller è un '76. E' quindi destinato a prendere il posto di Vlade Divac, al centro dell'area, quando il serbo deciderà che sarà giunta l'ora di fare solo il Presidente del Partizan Belgrado.
Nel frattempo avrebbe dovuto essere il centro di riserva. L'infortunio e il prolungato stop di Chris Webber ha dato all'ex Livorno una grande possibilità , colta al volo. Tanto che lo stesso Divac gli ha dato il maggior tributo: "Se Miller gioca in questo modo - ha detto - e io, con il rientro di Webber, potrò stare sul campo 20, al massimo 25 minuti, la mia carriera potrebbe allungarsi di qualche anno." Non male.
I numeri comunque raccontano fino ad un certo punto dei progressi del giocatore. In realtà 51,7% dal campo, una costante per la sua carriera, dovrebbe già dire qualcosa. Percentuale in più ottenuta con un gran numero di tiri dalla media distanza. Le qualità tecniche del giocatore sono venute fuori in un sistema composto da giocatori tecnici, come lui, e che sanno giocare a pallacanestro. Nel senso più classico del termine.
Rich Adelman ha spesso dimostrato di apprezzare il contributo del suo nuovo centro: in particolare, di lui apprezza la capacità di farsi avanti, visto l'infortunio del leader della squadra. Caratteristica molto apprezzata nella Nba.
All'inizio della stagione i Sacramento Kings soffrivano per una certa leggerezza all'interno dell'area nella fase difensiva e per alcuni problemi in transizione da un lato all'altro del campo. Contro gli Indiana Pacers, Miller ha subito tre falli di sfondamento, uno di questi ha causato l'espulsione per proteste di Artest. Per tutta la partita ha lottato dando una gran presenza sotto i tabelloni.
Chi ricorda la sua apparizione all'All Star Game dello scorso anno ad Atlanta, ricorda un giocatore non del tutto sintonizzato sulla lunghezza d'onda della manifestazione. Inevitabile perché il suo stile di gioco è estremamente concreto, con pochi fronzoli.
Altrettanto difficile, con tutti i lunghi della Western Conference, immaginarlo a Los Angeles il secondo week end di febbraio. Nondimeno, contrariamente ad altri giocatori, passati dall'All Star Game ad est, alla mediocrità ad Ovest, Dale Davis ad esempio, Miller si è costruito un solido spazio ed una credibilità al massimo livello.
Ora sarà interessante vedere cosa succederà quando Webber tornerà in campo. E quando, nel frattempo, il calendario dei Kings diventerà un po' più alcolico. Ma è curioso e indicativo che qualcuno cominci a ricordare a Kevin Mc Hale che, quando ha scelto Olowokandy, Miller era ancora sul mercato.
Ne è passata d'acqua sotto i ponti.