Il mitico Giacomo 'Gek' Galanda, per noi miglior ala grande degli ultimi europei!
Abbiamo incontrato Gek Galanda, capitano della nazionale italiana di basket e amico di vecchia data (comparsa nel videoclip del mio gruppo, ndr), che ci parlerà della sua esperienza, della sua visione, e della sua idea del pianeta basket americano.
-D: Bella Gek, com' è stata la tua esperienza cestistica americana?
-R: E' stata una grande esperienza di vita prima che cestistica, ho frequentato il quarto anno di High School a Pocahontas nell' Iowa, giocando per gli Indians. Ho avuto la possibilità di confrontarmi con una realtà a cui in Italia non si è abituati, negli Stati Uniti fin dall' high school c' è una grande conoscenza del gioco, sia da parte dei giocatori sia da parte degli allenatori, già a quel livello ci sono moltissimi giochi e difese, e soprattutto c' è una gran competizione. Dopo quell' anno ho finito la scuola in Italia, avevo la possibilità di fare il college, c' erano delle università che mi volevano, ma la mia idea era quella di tornare in Italia, poi ho subito firmato il contratto con Verona e sono rimasto qua.
-D: Qual' è la sostanziale differenza tra i giocatori stabilmente nell' Nba e quelli che arrivano in Europa?
-R: La differenza è molto meno marcata di quanto sembra. Nella Nba ci sono giocatori completi, atletici, giocatori di posizione, specialisti, tiratori, difensori, esattamente come ci sono in Europa. Quelli che sono qua non hanno un valore effettivo minore di quelli dell' Nba, molto spesso in Europa arrivano giocatori sfortunati, che magari non hanno avuto la possibilità di esprimersi al momento giusto, che magari avevano qualcuno davanti.
-D: Come vedi gli europei nella Nba?
-R: In un certo senso gli europei sono avvantaggiati quando vanno nella Nba, perché molti di loro hanno più fondamentali. Poi la analisi è soggettiva, perché i giocatori si abituano al gioco Nba, nel bene e nel male. Un giocatore come Stojakovic non ha fatto altro che migliorare la propria attitudine fisica e continuare a metterla da tre, uno che invece per me è peggiorato è Turkoglu. Nowitzki non è paragonabile agli altri perché lui in Europa ad alti livelli non ha mai praticamente giocato, quindi si è formato ed è diventato il grande giocatore che è già di là dall' oceano.
-D: Come mai in Italia non c' ancora stato un Nowitzki o uno Stojakovic? O anche solo un Radmanovic?
-R: Sono pochi gli italiani che vanno all' estero, anche in Europa. Forse è un fatto di attitudine, forse perché in Italia si sta bene, non siamo abituati a grossi cambiamenti, e per una esperienza così ci vuole un grande spirito di adattamento. Ci sono stati Esposito e Rusconi che non sono riusciti ad incidere come avrebbero voluto. Per fortuna adesso si è ritornati ad investire sul vivaio, dopo qualche anno di penuria di talenti sembra che qualcuno, come ad esempio Belinelli o Mancinelli, stia venendo fuori. Il problema è mettere piede in campo, nel campionato italiano non è facile, perché c' è una grandissima pressione, e gli allenatori spesso sono restii ad affidarsi a ragazzi con poca esperienza.
-D: Ammiri particolarmente qualche giocatore Nba?
-R: Da ragazzino il mio idolo assoluto era Larry Bird (un altro Celtic". Sono dappertutto! ndr), ho anche avuto una grande ammirazione per Hakeem Olajuwon, giocatore ultra completo e dalla grande leadership. Adesso non si può essere altro che affascinati da Tim Duncan, le cose che fa, con la semplicità e la naturalezza che lo contraddistingue, facendo sembrare tutto facilissimo, non le fa nessuno.
-D: Sei stato visto su alcune televisioni musicali, assieme a Meneghin, mentre picchi selvaggiamente un povero chitarrista (che sarei io! Ndr) in un videoclip. Cos' hai da dire a tua discolpa?
-R: Assolutamente niente. Sono colpevole. E anche un po' fiero di quello che ho fatto!
-Grazie Gek, alla prossima!!!
A me piace il basket americano, ma conosco poco o nulla la realtà dei college. Comunque mi piace il nome Pohaontas, perché mi ricorda un bellissimo fumetto. Inoltre Galanda è stato un grande professionista dello sport italiano. Non per parlare a nuora invece che alla suocera, magari avessimo in nazionale ancora campioni così!