Questo ragazzo, con la faccia da bambino, è il futuro dei Nuggets…
Il termine Denver Nuggets, che in italiano è tradotto col termine pepite, venne coniato con la nascita della franchigia del Colorado in onore ai pionieri che nel 1858 scoprirono delle miniere d'oro nei pressi di Denver e che diedero grande ricchezza all'economia dello stato.
Secondo molti la pepita più grande non venne però portata alla luce nel 1858, bensì nel Luglio del 2003 quando i Nuggets riuscirono a scegliere, con la terza scelta assoluta del draft della Nba il fenomeno del nuovo millennio, Carmelo Anthony. Ma andiamo con ordine.
La storia dei Nuggets negli anni '90 non è stata caratterizzata da ricorrenti successi nella lega e anzi l'ultima bella prestazione si ricorda a inizio decennio quando i Nuggets furono la prima squadra nella storia della Nba ad eliminare al primo turno dei playoff una testa di serie numero 1.
Ma erano i tempi di Abdul-Rauf e del primo Mutombo. Qualche anno piu tardi invece i Nuggets precipitarono nel peggior record di sempre nella lega presentando al pubblico del Pepsi Center una squadra senza carattere, senza un vero trascinatore e con una struttura societaria non compatta. Non erano più i tempi di Abdul-Rauf e Mutombo.
Dopo la disastrosa stagione i Nuggets rimasero nella mediocrità più totale, continuando a collezionare giocatori svogliati o senza gli attributi giusti per emergere e lottando continuamente coi Grizzlies(allora ancora a Vancouver) per una piazza un pò piu dignitosa nella Midwest division.
E dai draft non sempre venivano azzeccate le scelte giuste: negli ultimi anni sono arrivati molti giocatori di contorno, che non potevano ricoprire il ruolo di leader, come i vari Lafrentz, Posey ,Rodney White, Nenè o Tskitishvili.
Quest'ultimo venne notato e opzionato dagli scout dei Nuggets proprio nel nostro campionato quando il ragazzone georgiano militava nelle fila della Benetton che non ha ancora avuto modo di farsi notare, ma stiamo comunque parlando di un '83 ancora acerbo che non ha ancora dato un sostanziale contributo alla causa dei Nuggets.
Ma come ben sà il g.m Kiki Vandeweghe la svolta per i Nuggets non è stato il draft del 2002, bensì quello del 2003. In America molti si chiedono quale strana droga sia stata somministrata da parte della dirigenza dei Nuggets a Joe Dumars per scartare Carmelo Anthony al numero 2 preferendogli Darko Milicic.
Melo, come ama essere chiamato, non si è presentato al draft come uno qualunque ma con “solo” un titolo Ncaa e uno di Mvp della finale vinto da freshman a Syracuse alcuni mesi prima, che aveva lasciato a bocca aperta gli osservatori del piano di sopra che inizialmente lo considerarono più pronto per il salto di Lebron James.
Arrivato nella capitale del Colorado ha subito instaurato un'ottimo rapporto non solo con la società ma sopratutto coi media, rilasciando alcune dichiarazioni di presentazione riguardo lui e il suo gemello James come i “salvatori di una lega in crisi”(ma dove??)dichiarazione che per un diciotenne dal destino prescelto non passava di certo inosservata.
Non è passato inosservato neanche il suo primo contratto con uno sponsor molto copioso con la Nike(che tra vedere e non vedere ha messo sotto contratto sia Melo che Lebron)e non è passato inosservato anche il suo esordio tra i pro contro gli Spurs in cui il gioiellino ha messo 12 punti con 7rimbalzi alla veneranda età di 19 anni.
Ora come ora le sue cifre parlano di 17 punti abbondanti e quasi 7 rimbalzi, numeri da far paura e che lo proiettano come candidato numero 1 per il Rookie of the year; ma ciò che preoccupa di più è il modo in cui Melo ha saputo prendere per mano la squadra in questo avvio di stagione, mostrando carattere, leadership e un grande talento.
Ma i Nuggets non sono Anthony-dipendenti, e sarebbe sbagliato attribuire unicamente a lui le ragioni di questo 10-6 di inizio stagione. Se durante l'estate il salario della franchigia non fosse sceso e se nn fossero stati firmati dei free agent di un certo livello tecnico ora non descriveremmo questa situazione.
Infatti gli arrivi di Andre Miller, che ha scelto tra le varie offerte proprio quella dei Nuggets , e dei frizzanti Earl Boykins e Jon Barry come free agent hanno dato ordine e freschezza al reparto che negli anni passati non aveva grosse stelle nel proprio backcourt. Andre Miller sta risultando assieme a Anthony ovviamente, l'addizzione ideale per questa squadra, alla quale mancava un vero leader in cabina di regia: al momento in cui scriviamo l'ex playmaker della Utah University sta offrendo 15 punti a partita con 5 assist e 5 rimbalzi a referto desideroso di poter portare finalmente una sua squadra ai playoff.
Il quintetto attuale è quindi formato dallo stesso Miller, con il fromboliere di ritorno Voshon Lenard ed Anthony come esterni e la coppia di lunghi formata da Nenè e Camby, finalmente ripresosi da infortuni e acciacchi. Proprio Camby potrebbe essere il fattore determinante dato che col suo atletismo e la sua completezza, gia in luce nelle finali del '99, potrebbe diventare un fattore contro i fortissimi lunghi della Western conference.
Ma l'obbiettivo per il momento di Camby e compagni resta la qualificazione ai playoff, ma comunque andranno le cose a fine stagione Denver potrà finalmente sorridere, sapendo di passare dall'essere considerata una franchigia sbeffeggiata e con una mentalità perdente a una delle rivelazioni dell'anno con una squadra giovane veloce e spettacolare.
E vi diremo di piu, a breve Denver potrebbe esser considerata anche una delle piazze piu gradite dai giocatori, desiderosi anch'essi di divenire preziose pepite del Colorado.