Pittsburgh Pirates: Preview

Zach Duke, uno dei pitchers più promettenti delle Majors

I Pittsburgh Pirates del nuovo manager Jim Tracy (ex-Dodger) entrano nella stagione 2006 con una striscia di tredici consecutive stagioni perdenti. Ci sono le premesse di spezzare l'incantesimo?

Non pensiamo che i Pirates riusciranno ad arrivare ai playoffs ma ci sono le basi per tentare di arrivare almeno al .500 nel record vittorie-sconfitte.

I punti chiave della squadra sono due giovani: l'esterno sinistro Jason Bay, Rookie dell'Anno nel 2004 ed un giovane lanciatore mancino, che non ha vinto il premio di Rookie dell'Anno nel 2005 unicamente perché arrivato a Pittsburgh soltanto il primo luglio e quindi senza poter accumulare le statistiche necessarie per vincere l'ambito riconoscimento.

Ma se c'è un nome che ha sollevato gli spiriti della Pennsylvania occidentale (ed è anche un nome più facile da “spellare” di quello di Roethlisberger, l'altra “young sport sensation” dell'odierna Pittsburgh) è proprio quello del “Duca”: Zach Duke. Sono arrivati tre veterani per far da chiocce a questi ed altri giovani: basteranno questi ingredienti per avere una stagione vincente?

Pitching & Difesa

È già  il numero uno della rotazione (in 14 partite 8-2 con 1.81 di ERA per una combinata di 20-5 con i mesi spesi in AAA), Rookie del Mese sia in luglio che in agosto. Il 22enne mancino Zach Duke ha una veloce da 89-91 mph, una curva più che buona e sta sviluppando rapidamente un cambio di velocità . Ha controllo (46 basi su ball in 192 2/3 per l'intera stagione 2005) e sa effettuare il lancio giusto al momento giusto (124 K).

Dietro a lui potrebbe già  esserci un altro giovane mancino, Paul Maholm (3-1, 2.18 ERA) in 6 partenze verso fine stagione. Tecnicamente molto simile a Duke, nell'apparizione a Pittsburgh ha concesso un minuscolo .209 ai battitori avversari. L'infortunio a Kip Wells (l'attacco Pirates va in tilt quando lui è sul monte) potrebbe non essere così drammatico (99 basi su ball con 18 sconfitte nel 2005).

Restano comunque a completare la rotazione Oliver Perez, altro “southpaw” (romantico termine per chiamare i mancini) che dopo un buon 2004 è semicrollato nel 2005 (5.85 ERA), ed il destro Ian Snell, giovane (classe 1981) con una veloce che tocca i 94 mph e che ha combinato per un 14-5 nel 2005 tra AAA e Pittsburgh. Victor Santos potrebbe approfittare di infortuni o cali di forma per fare la squadra.

Non è escluso che qualche start vada a Salomon Torres, anche se nel 2005 aveva davvero trovato la sua dimensione lanciando un MLB-high di 94 inning in rilievo, più di tutti insomma e con ottimi risultati (2.76 ERA): ha un rubber arm, può lanciare ogni giorno ed in qualsiasi situazione. Setup man sarà  ancora il solido John Grabow.

Avrete notato che manca il pezzo sul closer. Forse perchè ne manca uno a Pittsburgh. Mike Gonzalez, Roberto Hernandez oppure il giovane Matt Capps? È arrivato anche Damaso Marte, davvero ottimo acquisto. Altri nomi nella mischia: Ryan Vogelsong e soprattutto Sean Burnett, il prospetto che sta recuperando dall'infortunio che lo ha tenuto fuori nel 2005.

Lineup

La partenza di Jason Kendall ha lasciato un vuoto dietro al piatto, non c'è dubbio. Il catcher designato a rimpiazzarlo, Humberto Cota, ha speso la prima parte della stagione sulla lista infortunati. Ciò ha consentito/costretto ai Pirates di richiamare lo switch-hitter Ryan Doumit, che dopo un'inizio difficile (.177 nel primo mese) ha battuto .311 con 6 HR, inclusa una bomba di 457 piedi al PNC Park. Cota è decisamente migliore di Doumit come difensore, ma soffre le palle spezzate e gira spesso a vuoto i lanci esterni.

In prima base è arrivato da Cincinnati Sean Casey, non il classico prima base di potenza (9 HR), ma sempre oltre il .300, poco mobile intorno al sacchetto di prima. Jose Castillo, tradito dal ginocchio il 22 agosto, dovrebbe riprendersi il posto in seconda base, con Joe Randa (altro veterano firmato dopo i 17 HR e 43 doppi a Cincinnati) in terza. Interbase per Jack Wilson che è un potenziale Gold Glove in difesa ed un teorico .280 in attacco.

Freddy Sanchez, che rischia di essere “solo” un panchinaro, è un interbase naturale, ma può giocare sia in seconda che in terza ed ha un ottimo giro sul doppio gioco. Ha una striscia aperta di valide in 17 gare consecutive, ed è pronto in caso di infortuni a diventare titolare. Jason Bay guida la pattuglia degli esterni (.306-32-101 con 21 SB), batte terzo nel lineup ed è più che adeguato a sinistra, a parte il braccio non fortissimo.

Jeromy Burnitz, il terzo veterano acquisito nell'inverno, sta calando leggermente, ed ormai ha 37 anni e non è più mobile al piatto come qualche anno fa. Paga dazio sulle breaking balls e sui lanci esterni, ma se vai in mezzo ti punisce severamente (24 HR nel 2005); esperto in difesa. Chris Duffy dovrebbe prendersi il posto di esterno centro (.341 da metà  luglio in 126 turni al piatto), difensore eccellente, dovrebbe diventare un punto fermo dell'attacco, viene già  paragonato al grande Andy Van Slyke. Craig Wilson e Jody Gerut completeranno la squadra, con Wilson che può giocare anche in prima base.

Giocatore chiave

Vorremmo dire Zach Duke. Non per mettere ancor più pressione sulle spalle del ragazzo, ma perché avere un asso in cima alla rotazione cambia completamente il look della squadra: sapere che ogni 5 giorni c'è qualcuno che può fermare una striscia perdente regala fiducia a tutti.

Partenze

Alfredo Amezaga (SS, FLA), Josh Fogg (RHP, COL), Bobby Hill (INF, SD), Rob Mackowiak (INF, CWS), Jose Mesa (RHP, COL), Mark Redman (LHP, KC), Daryle Ward (1B, WAS), Rick White (RHP, CIN), Ty Wiggington (3B, TB), Dave Williams (LHP, CIN).

Arrivi

Terry Adams (RHP, PHI), Jonah Bayliss (LHP, KC), Jeromy Burnitz (OF, CHC), Sean Casey (1B, CIN), Roberto Hernandez (RHP, NYM), Damaso Marte (LHP, CWS), Joe Randa (3B, CIN), Victor Santos (RHP, PIT), Scott Strickland (RHP, HOU).

Giudizio finale

Il manager Jim Tracy dice che gli piacciono le sfide e questa è una bella sfida senza dubbio. I Phillies del 1933-1948 andarono sotto il .500 per 16 anni in fila (record di tutti i tempi) e nessuna franchigia professionistica nordamericana al momento ha 13 stagioni perdenti, eccetto appunto i Pirates.

Dalla sua Pittsburgh ha il GM Dave Littlefield, che ha costruito un ottimo farm system che sta iniziando a dare i primi frutti: Duke, Duffy, Doumit. Le killer D's?

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