Chicago: la crisi infinita

Tyson Chandler sta finalmente giocando alla grande… non fosse per i suoi problemi fisici.

Gli americani, in fondo, amano le maledizioni: esse offrono un fondamento di regolarità  statistica alle loro paure, alle loro debolezze. Ecco, se la Sports Illustrated Jinx, la maledizione della copertina di Sports Illustrated, rimane la più temuta tra gli sportivi, in quanto ritenuta clamorosa apportatrice di sfiga, non va sottovalutato il circo, che sta rinvenendo fortissimo.

Il sospiro di sollievo della gente di Chicago si è sentito fin qua: anche per quest'anno, se n'è andato. Il circo, ovviamente. Clown e giocolieri arrivano puntuali, ogni anno, dopo la prima settimana di novembre, e piazzano le tende allo United Center per i successivi quindici giorni.

Quale occasione migliore, in un calendario sovraffollato, per programmare la trasferta annuale dei Bulls all'ovest? Nessuna, ovviamente, a parte il fatto che, con la sconfitta 109-98 subita mercoledì in casa dei campioni in carica di San Antonio, i Bulls cavalcano un'agghiacciante serie aperta di 32 sconfitte consecutive negli ultimi cinque anni.

Se non bastasse, il tour all'ovest è già  costato la panchina a Tim Floyd due anni fa ed a Bill Cartwright domenica scorsa. Ecco, al circo ci ripenserà  tra un anno il nuovo Coach, l'ex-Suns Scott Skiles: per ora si torna a casa.

Le colpe di Cartwright
John Paxson era considerato il delfino di Jerry Krause, ma non ha avuto problemi a licenziare l'allenatore su cui aveva puntato forte il suo mentore due anni fa.

L'ex-centro dei Bulls lascia la panchina con un record di 51 vittorie e 100 sconfitte in meno di due stagioni complete, ma più del bilancio complessivo, Cartwright paga il deludente avvio di quest'anno, assolutamente non in linea con le aspettative. History in the making, recitava il logo della campagna abbonamenti, stiamo facendo la storia, e non c'era pronostico in prestagione che non vedesse i Bulls in grado di agguantare almeno l'ottavo posto ad est e tornare ai playoffs.

Invece sono arrivate 4 vittorie nelle prime 11 partite, nonostante diversi avversari abbordabili e ben 7 partite casalinghe, e soprattutto alcune batoste inaccettabili: -25 in casa contro Washington nell'opener, -30 a Milwaukee, -32 in casa coi Rockets.

Con queste premesse era chiaro che Cartwright non sarebbe sopravvissuto al viaggio all'ovest. Paxson lo ha licenziato dopo la sconfitta di Sacramento, offrendo al suo assistente Pete Myers la panchina ad interim per le partite di Dallas e di San Antonio. Perse, ovviamente.

La squadra ha preso male la decisione di rimuovere Cartwright, pare che molti giocatori gli fossero sinceramente affezionati: il che ha alimentato la teoria che Gentle Bill fosse un po' tenero coi suoi. In realtà , in questo scorcio di stagione, le ha tentate praticamente tutte: ha fatto partire dalla panchina Crawford, insoddisfatto delle sue scelte offensive e della sua difesa, e stesso trattamento ha riservato a Rose, infastidito praticamente da tutto.

Ha rimproverato aspramente Eddy Curry, reduce da un'altra estate soft, ha spedito Marcus Fizer in IL, mostrando apertamente di non aver gradito l'impegno tenuto dall'ala durante la riabilitazione dopo l'infortunio al ginocchio.

Molto spesso, i messaggi di Cartwright erano indirizzati a suocera perché intendesse nuora: sicuramente ha dato troppi minuti a Kirk Hinrich, in un momento in cui il rookie da Kansas stava soffrendo maledettamente (23 perse nelle prime 6 gare), ma era un messaggio per Crawford, perché imparasse qualcosa dall'attitudine di Hinrich, che coinvolge la squadra prima di pensare in proprio, dalla sua etica del lavoro.

Ovviamente è rimasto inascoltato, anzi, nel frattempo Crawford ha rischiato anche di giocarsi la carriera, cadendo di testa dopo aver abboccato ad una finta di Fred Hoiberg nella partita casalinga contro Minnesota, il che dice qualcosa sulle sue abilità  difensive, ma anche sui guai incontrati dai Bulls in questo primo mese.

Rimane il fatto che, complici i numerosi infortuni, Cartwright non è riuscito a scovare una rotazione affidabile: ben 11 giocatori hanno assaggiato il quintetto base, ingenerando una grossa confusione in una squadra così giovane.
Inoltre, i beat writers del Tribune e del Suntimes, quelli che seguono i Bulls ogni giorno, hanno rilevato una generale mancanza di flessibilità  nell'atteggiamento del coach.

Lo scorso anno si trovò a dover gestire il dualismo Jay Williams - Crawford, e non tentò mai di risolverlo mettendoli contemporaneamente sul parquet, nemmeno a stagione ormai conclusa.

Ad un certo punto gli stessi giocatori avanzarono una richiesta del genere, che Cartwright bocciò ponendo l'accento sulle carenze difensive dei due, ed il risultato fu un clima di pesante tensione che non giovò né a Crawford che partiva titolare, né a Williams che lo cambiava, né ovviamente ai Bulls.

Allo stesso modo, come ha sottolineato recentemente K.C. Johnson del Chicago Tribune,I Bulls, per scelta del loro allenatore, non hanno mai fatto uso di raddoppi difensivi sugli avversari particolarmente in vena, e la scelta non ha pagato: nessuno di loro è migliorato individualmente come difensore, e i McGrady e gli Iverson di turno hanno approfittato di tanta ostinazione .

La partenza a singhiozzo, ed il circo ovviamente, hanno fatto il resto, e in una Lega dove le partite le vincono i giocatori, ma quando si perde saltano gli allenatori, la sorte di Gentle Bill non poteva che essere questa.

Le scusanti di Cartwright
Jalen Rose, il leader, l'uomo che doveva guidare il ritorno dei Bulls ai playoff dopo 5 anni di carestia, si è infortunato al polso sinistro, quello con cui tira, il primo giorno di training camp.

I legamenti erano integri, nonostante i timori iniziali, ma Rose non si è più allenato seriamente, ha saltato tutta la preseason e all'esordio con Washington era completamente fuori ritmo. Cartwright non ha gradito i suoi mugugni, e nemmeno Paxson, se è vero che ci ha messo un mese a conoscerlo e a scambiarlo.

La schiena di Scottie Pippen, la coscienza dei giovani Bulls, è martoriata da 16 anni trascorsi nella Lega: così il vecchio Scottie praticamente non si allena e deve gestire i minuti, specialmente nei back-to-back. È tornato per insegnare, ma se non può allenarsi come può insegnare?

A partire alla grande era stato Chandler (13,3 pts e 17,7 reb nelle prime 3), ma da lì in poi il ragazzo californiano ha giocato a singhiozzo, causa una schiena in condizioni critiche che lascia grosse preoccupazioni per la sua stagione.

Se aggiungiamo che Hinrich ha cominciato in lista infortunati a causa di una forma virale, e che Fizer ad un anno di distanza dal suo infortunio fatica ancora a recuperare, era logico attendersi delle difficoltà : i Bulls hanno sicuramente talento, ma non tanto da poter supplire a infortuni e condizioni di forma approssimative.

Se poi dei due (presunti) play che si giocano il tuo posto da titolare, a schiantarsi con la moto contro un albero, senza nemmeno avere la patente, è quello saggio dei due, non puoi non essere nei guai.

Nei piani della dirigenza, c'era il lancio definitivo di Jay Williams dopo le sofferenze del suo anno da rookie, e la cessione di Crawford, ma l'incidente dell'ex-Duke ha scombussolato tutti i piani, imponendo tra l'altro la scelta al Draft di Hinrich, che inizialmente non interessava.

È difficile dare un giudizio definitivo sull'operato di Cartwright come coach dei Bulls: se è vero che i risultati parlano chiaro, e che non farsi ascoltare dai giocatori non è una colpa da poco, è altrettanto innegabile che il materiale a sua disposizione era una bomba ad orologeria. Giovani, sicuramente inesperti, forse sopravvalutati, questo erano, e sono, i Chicago Bulls.

È nelle normali dinamiche di questa lega che se Eddy Curry non ritiene, a 21 anni, di dover lavorare d'estate per migliorare, poi a saltare sia la testa dell'allenatore, perché il suo 2.08 di 130 kg continua ad andare a rimbalzo come un'educanda.

È certo però che se l'unico giocatore che somiglia ad un All-Star che hai in squadra, Jalen Rose, non solo è un All-Star solamente nella metà  campo che gli piace, ma non va nemmeno vicino al leader che speravi fosse quando hai sacrificato Ron Artest e Brad Miller per averlo, e continua a lamentarsi per i minuti e i tiri che gli mancano, le colpe andrebbero un attimo ridistribuite.

Può darsi che Cartwright non fosse l'uomo giusto per questi Bulls, sicuramente è arrivato al momento sbagliato. Non è che Byron Scott ai Nets, per dirne uno, faccia magie, ma ha un nucleo di giocatori esperti (o comunque maturi, perché Jefferson ad esempio non è esperto ma cestisticamente è maturo), che funzionerebbe decentemente anche autogestito. A Memphis invece, per dare un senso ad un ammasso di talento imberbe, ci sono voluti tutti i 70 anni di Hubie Brown.

Non è detto insomma, che Cartwright non possa far bene altrove, dopotutto c'è chi ha dato una seconda chance a Tim Floyd, e per ora non se n'è neanche pentito"

The players, gli imputati
Curry e Chandler, prima di tutto. Se non ci fosse stato l'11 settembre sarebbero le nuove Twin Towers, poi hanno provato a chiamarli Twin Toddlers, i bambinoni, perché gli americani se non allitterano non vivono: adesso non conta più come li chiamano, conta solo come giocano.

Eddy Curry è sicuramente il più talentuoso dei mille baby-Shaq di questi anni, i numeri non lo condannano del tutto (13,4 pts e 6,5 reb in 31 minuti), e seguendo le logiche di sviluppo dei vari Garnett, McGrady e J. O'Neal, il suo potenziale da dominatore resta intatto. Il problema è che i Bulls non possono aspettarlo altri tre anni senza battere ciglio, e già  adesso non gradiscono il suo atteggiamento.

Amare Stoudamire ha la sua età , ma anche una tonnellata di rabbia in più, ed è quella che cambierebbe faccia al rendimento di Eddy a rimbalzo e in difesa. Curry non è mai stato un duro: è ormai leggenda che non abbia mai fatto a pugni, e avendo frequentato i playground della Windy City, l'unica ipotesi plausibile è che le abbia sempre prese in silenzio.

All'ultimo anno di Liceo, con la maglia della Thornwood H.S, catturava la miseria di 9 rimbalzi a partita, che con quel corpo è una bestemmia. Inoltre, il finale da leone dello scorso campionato ha finito per danneggiarlo: quest'anno le difese avversarie si sono prese cura di lui da subito, raddoppiandolo nel primo quarto e mandandolo in totale confusione.

Se il problema è lo spirito, Chandler ne ha anche per il compagno. Il suo inizio è stato spaventoso: 13+22 contro Atlanta, 13+14 contro Milwaukee, 14+17 contro Houston, la sua energia era indispensabile per avere una chance di vittoria.

Oltre ai numeri, le parole: ogni due frasi, Tyson ha in bocca il lavoro duro e il respect for the game, che molti suoi compagni non mostrano minimamente. Un sogno insomma: un 2.13 di 21 anni che difende e va a rimbalzo prima di parlare, e che considera il lavoro sporco un dovere.

Il problema di Chandler è la sua schiena, che gli ricorda continuamente che non si gioca ala forte nell'NBA per 82 partite l'anno se rendi 15 chili a sera ad ogni avversario. Il Trainer dei Bulls, Frank Tedeschi, ha già  avvertito che Tyson dovrà  convivere col dolore per tutta la stagione, e non potrà  giocare ogni sera né tantomeno allenarsi con continuità .

Chandler può evitare una carriera alla Marcus Camby, cui somiglia pericolosamente, solamente irrobustendosi durante l'estate, ma questo significa rinviare ancora i progetti di gloria.

Chandler ha il cuore ma non il fisico, Curry il fisico ma non il cuore. Difficile dire cos'avesse Jalen Rose. Statisticamente quest'anno era ai minimi in carriera (13,3 pts col 37,5% dal campo), e soprattutto non ha accettato di diminuire il suo ruolo in attacco per favorire la crescita degli young guns.

Se aggiungiamo che in difesa non è mai stato un fattore e che guadagnerà  47 milioni nei prossimi 3 anni, è anche comprensibile che Paxson lo abbia scambiato. Rose non è più il giocatore che nel giugno del 2000 contese fino all'ultimo il titolo ai Lakers giocando da MVP. Probabile che il problema non sia tecnico, ma psicologico: lui vuole sentirsi coccolato, e a Chicago non era più così.

Quel che è certo è che la cessione di Rose chiude il cerchio aperto con la cessione del duo Artest-Brad Miller, e ormai è diventato difficile, anche per i più strenui difensori di Jerry Krause, non considerare quello scambio un totale fallimento.

Infine Crawford, giocatore la cui immaturità  è pari solo al talento. Dal palleggio può battere chiunque, ma sembra che gli piaccia solo quello, e in generale si sopravvaluta clamorosamente.

I Bulls progettavano Jay Will in regia, e adesso fanno un pensierino su Hinrich, che se ricorda Stockton a chiunque lo vede ci sarà  un perché, ma per adesso devono tenersi l'ex-Michigan (14,1 pts e 5,1 ast al momento) anche perché in molti sarebbero tentati dal suo copioso talento, ma non offrono niente d'allettante in cambio.

Skiles sogna un Crawford che rinuncia ad un tiro per un assist, ma continuare a sognare è costato il posto a Cartwright"

Skiles, il mercato e le prospettive
Non si può dire che la pazienza sia l'arma principale di John Paxson. Tanto si è parlato della trade con i Raptors che alla fine, contrariamente a ciò che succede di solito nell'NBA, la trade si è fatta davvero.

Antonio Davis, Jerome Williams e Chris Jefferies ai Bulls, Jalen Rose, Donyell Marshall e Lonny Baxter in Canada (Lo scambio sarà  sottoposto lunedì all'approvazione della Lega). L'impressione è che Pax, pur di liberarsi del contratto e dell'attitudine di Rose, avrebbe accettato anche di rimetterci tecnicamente, come probabilmente è avvenuto.

I Bulls, che incamerano altri due contratti non da ridere, acquisiscono l'esperienza e l'energia di due veterani come Davis e Williams, diventano più profondi nel settore lunghi, ma perdono il loro miglior scorer e l'unica reale ala piccola in roster.

La rotazione sotto canestro diventa affollata, i bambinoni e gli ex-canadesi dovranno spartirsi minuti e tiri, mentre è probabile che per Crawford sia previsto uno spostamento a guardia, con Hinrich in play. Ovvio che, a meno che Jefferies sia un gioiello nascosto di cui in Canada non hanno capito nulla, il posto di 3 andrà  spartito tra Gill e Pippen.

Sicuramente Paxson ha scommesso forte: finora questa era ancora la squadra di Krause, guidata dall'uomo scelto da Krause. Nel giro di una settimana è diventata la sua: sul ponte di comando c'è Skiles, il suo uomo, e quello con Toronto è il suo scambio. Difficile prevedere i futuri sviluppi, è certo però che a questo punto saranno i Bulls di Paxson ad essere sotto esame.

Cartwright era un centro difensivo, un duro. Se non è riuscito ad insegnare a Curry a difendere, come potrà  farlo Skiles che era un play?.
Il sillogismo magari non è così automatico come forse pensa quest'anonimo giocatore, e comunque Skiles potrebbe insegnare a difendere a Crawford, ma il concetto rende l'idea dello scetticismo generale che circonda l'arrivo del nuovo coach.

A Phoenix, Skiles ha avuto un record di 116-79 e sotto di lui la squadra superò il primo turno dei playoffs del 2000 eliminando gli Spurs. Nonostante ciò, in una Lega che vive di reputazioni, Scott si è fatto quella di duro, di urlatore, di uomo che non guarda in faccia a nessuno, e le solite gole profonde dicono che in Arizona si sia inimicato più di un giocatore.

I giocatori vanno trattati con rispetto è stato l'inquietante commento (l'ultimo a Chicago tra l'altro) dell'ala Donyell Marshall, ben prima d'incontrare Skiles di persona, ed è sintomatico di un certo tipo di atteggiamento da parte di persone che probabilmente non ascolterebbero James Naismith, figuriamoci uno che, orrore, dicono abbia sgridato Jason Kidd.

A parte il fatto che Skiles, in cambio del rispetto per i giocatori, potrebbe pretendere il rispetto per il gioco, è comunque certo che l'ex play degli Orlando Magic a Chicago avrà  le mani piene.

Se è vero che è un duro, allora Paxson l'ha scelto per quello, per dare disciplina ad un gruppo che sicuramente ha dei limiti, ma è certo che non sta rendendo al 100% del suo potenziale.

I tori sono carenti in difesa praticamente in ogni posizione, ed un McGrady in un finale punto a punto probabilmente dovrebbe prenderselo ancora Pippen, non hanno tiratori affidabili, la rotazione dei lunghi va definita, e la schiena di Chandler è una spada di damocle sul futuro della franchigia. Il lavoro non manca, ma questo per Skiles non è mai stato un problema.

I problemi sono altri. L'ex play dei Magic vanta tuttora il record Nba per assist in una singola partita con 30, ma la cosa interesserà  a Jamaal Crawford? Quando Shaquille O'Neal arrivò nella Lega, ed aveva 7/8 cm e un mare di cattiveria in più di Curry, la palla dentro gliela dava Skiles, ma basterà  raccontarglielo, a Curry, per accendere una scintilla che forse non c'è proprio?

Intanto il nuovo Coach si è presentato con un doppio allenamento, che a novembre nell'NBA è evento quantomai raro. I mugugni non sono mancati, siamo già  alle storie tese?

Il bello dell'NBA è che si gioca ogni 2 giorni, e se le domande abbondano, le risposte non mancano mai: per le prime appuntamento a lunedì notte contro i Bucks.

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