Bobcats subito ai playoffs?

I più contenti della ristrutturazione delle divisions potrebbero proprio essere i tifosi dei Bobcats.

Si sapeva da tempo che la NBA non avrebbe approfittato dell'arrivo della trentesima squadra nella lega, i Charlotte Bobcats, per fare dei cambiamenti epocali.

Alcune squadre dell'Ovest (Memphis e Minnesota) premevano ormai da mesi per essere spostate ad Est, ma non è che siano mai state prese in grandissima considerazione.

Più pressanti, e probabilmente più condivisibili in un'ottica di miglioramento generale della qualità  del “prodotto NBA” erano le spinte per modificare radicalmente il sistema di assegnazione per i posti ai playoffs.

Le ragioni sono sempre quelle: da qualche anno (diciamo pure da quando MJ ha lasciato definitivamente i Bulls) la Eastern Conference è drasticamente più scarsa della Western; niente di che sorprendersi in se' e per se', in fondo è vero che uno squilibrio fra le conference c'è sempre stato (e storicamente in favore dell'Est, le cui squadre hanno fatto saltare il banco per interi decenni), è altrettanto vero che tale squilibrio non è mai stato così palese e clamoroso.

Due stagioni fa, quando già  in parecchi definivano la Eastern Conference la “Serie B” del basket a stelle e striscie, e si pensava che lo squilibrio all'interno della lega fosse già  inaccettabile, le squadre della Eastern Conference ebbero una percentuale complessiva di 44.8% vittorie nelle gare contro squadre della Western: un divario di una quarantina di partite, una constatazione di inferiorità .

L'anno scorso la percentuale di successi delle squadre dell'Est nelle gare contro quelle dell'Ovest, ben lungi dal migliorare, crollò di quasi cinque punti percentuali, scendendo fino al 40%: ben 80 vittorie dividevano complessivamente le due conference a fine stagione, un vero baratro più che un naturale scompenso fra le due leghe.

Al momento, solo tre squadre in tutto l'Est non superano il 50% di vittorie (in tutta la Atlantic Division nemmeno una), mentre solo tre squadre in tutto l'Ovest stanno al di sotto di questo fatidico spartiacque; le squadre della Atlantic Division sono complessivamente a 10W e 26L contro la Western (un clamoroso 26%), mentre la Central fa un po' meglio ma ha sempre il deficitario record di 17W e 30L (36%), e nel complesso le squadre dell'Est hanno vinto soltanto il 32% delle partite giocate contro squadre dell'Ovest.

Sono cifre che parlano da sole, cifre che ci dicono innanzitutto che è impossibile negare un clamoroso squilibrio nei rapporti di forza, clamoroso al punto da non essersi mai verificato con questa intensità ; ci dicono inoltre che non si tratta di una situazione contingente ed eccezionale, ma che stiamo assistendo ad un vero e proprio trend negativo, ad una situazione che peggiora di anno in anno e probabilmente (speriamo) ha toccato il fondo, non per ragione tecniche ma perchè francamente peggio di così pare proprio impossibile… o forse no?

Con queste premesse, appare molto più convincente la tesi di chi propendeva per una drastica riforma dei playoffs: che vadano alla post-season le migliori 16 squadre della lega in base al record, punto e basta, in barba a tutte le tradizioni degli sport Usa e sostanzialmente rendendo del tutto accademici i titoli di conference e di division.

Una decisione che in realtà  è stata solo timidamente abbozzata, ma mai seriamente presa in considerazione dagli alti papaveri della lega, che non se la sono sentita di mettere in primo piano l'elemento puramente agonistico e sportivo della questione, preferendo ragioni di carattere “tradizionalistico” e anche, perchè no, politico: una tale soluzione avrebbe rappresentato un clamoroso schiaffo per le nobili decadute della costa Est.

Si è quindi preferito optare per una soluzione soft, la più elementare: trenta squadre, tre division di uguali dimensioni per ogni conference, formate in base a criteri puramente logistico-geografici.

Una soluzione logicamente impeccabile, ma che sportivamente lascia più di una perplessità , dato che i valori delle nuove divisions appaiono ancora più sbilanciati e “schizofrenici” rispetto alla situazione attuale.

WESTERN CONFERENCE

NorthWest Division: Seattle, Portland, Utah, Denver, Minnesota
I Wolves lamentano il fatto di essere più vicini geograficamente ad almeno quattro/cinque franchigie dell'Est che a Denver, la trasferta più breve all'interno della division… impossibile dargli torto, ma non è che si potessero fare una Central da sei squadre ed una Northwest da quattro! Inoltre obiettivamente i lupi nel cambio ci guadagnano: fuori le temibili squadre texane, dentro le non trascendentali oregoniane.

Nel complesso un affare essere finiti in questa division, che risulterà  essere la più debole dell'Ovest nel breve termine. Per parte loro i Blazers si liberano dei Lakers, vera bestia nera dei rossoneri nella storia recenete della lega.

Pacific Division: Phoenix, Sacramento, L.A. Clippers, L.A. Lakers, Golden State
Un campionato californiano con l'aggiunta dei Suns… sostanzialmente un bel colpo per i Lakers, l'unica squadra di grandi tradizioni in mezzo a due dei tradizionali “vasi di coccio” della lega e due realtà  che, una in questo decennio e una in quello precedente, si sono distinte per non essere riuscite a portarsi a casa dell'argenteria nonostante il tanto talento a disposizione.

SouthWest Division: Houston, Memphis, New Orleans, Dallas, San Antonio
Per i prossimi anni, questa sarà  la vera division di ferro della lega: alle tre squadre texane, che hanno tutte le possibilità  di fare la voce grossa per almeno un lustro, si aggiungono i giovani e pericolosissimi New Orleans Hornets, una delle pochissime squadre dell'Est (ancora per poco) in grado quanto meno di competere con quelle dell'Ovest.

Non c'è quindi molto di che stare allegri in Louisiana, men che meno in Tennessee: i Grizzlies sono una squadra in crescita, ma si ritrovano stretti in mezzo a gente molto più pericolosa di loro… non per niente West aveva fatto tutto il possibile per cercare una (molto improbabile) ricollocazione ad Est.

EASTERN CONFERENCE

Central Division: Detroit, Chicago, Cleveland, Indiana, Milwaukee
Una division estremamente competitiva: Indiana e Detroit sono le due migliori squadre dell'Est, hanno tutte le possibilità  di restare in vetta alla conference anche nel prossimo futuro e la risistemazione delle divisions gli ha tolto di mezzo gli Hornets, una delle poche realtà  in grado di dargli del filo da torcere sul breve periodo.

Cleveland e Chicago hanno un potenziale devastante, una quantità  di talento impressionante da cui attingere… certo, non lo sfrutteranno subito al cento per cento, ma guardando in prospettiva sul medio/lungo periodo, possono a ragion veduta considerarsi i futuri bulli del quartiere. Milwaukee è in ricostruzione, non ha grandissimo talento nè una tradizione, e per di più è in vendita (o meglio in svendita). Il futuro è nebuloso, non aiuterà  certo ritrovarsi in quella che si presenta come la division più dura all'interno di questa conference per gli anni a venire.

Atlantic Division: New Jersey, Boston, New York, Philadelphia, Toronto
Tre grandi decadute, la maggior concentrazione di titoli dell'intera lega, una division dal sapore retro', ma anche una serie di squadre dal presente incerto e dal futuro grigio.

Boston, NY e Phila non mollano mai, ma non hanno grandi prospettive di fronte a loro: il talento è poco, gli assets da sfruttare anche, in più gli hanno pure tolto dalla division le tre squadre peggiori. Toronto è in una situazione tecnico/societaria analoga, presente bruttino e futuro nebuloso: in compenso non ha nemmeno vagamente blasone, peso politico e soprattutto bacino d'utenza paragonabili alle tre grandi suddette.

Restano i Nets, che sono un bell'enigma: negli ultimi due anni hanno dominato la Conference, e per quello che hanno fatto vedere non sembravano destinati ad avere problemi a dettare legge nella Atlantic per almeno due/tre stagioni ancora… o meglio, finchè Kidd continui a giocare da Kidd.
Però la stagione in corso sta facendo sorgere più di un dubbio sulla coesione e la “fame” di questo gruppo, che ha già  raggiunto i massimi risultati mai ottenuti dalla franchigia. Inoltre chi ci dice che, una volta conclusasi l'era Kidd, i Nets non tornino ad essere la barzelletta della lega?

SouthEast Division: Washington, Miami, Atlanta, Orlando, Charlotte
Ecco, a proposito di barzellette… mi sono lasciato per ultima la “Zelig Division”, il cabaret d'avanguardia applicato al basket Usa.
Quattro squadre senza grande passato e senza uno straccio di futuro (sul presente stendiamo un pietosissimo velo), note per avere avuto magari tanto talento in squadra ma averlo gestito in modo sciagurato.
Insomma, siamo disposti a scommettere qualunque cifra sul fatto che nei prossimi 5 anni da questa division non uscirà  un campione NBA, anzi nemmeno un campione di conference.

Rimane da giocarsi la supremazia divisionale e, a questo proposito, ora come ora con il loro solido record di 0-0 i Bobcats sono già  in testa alla division, con tre partite di vantaggio sui Wizards, sei su Atlanta, sette su Miami e tredici sui Magic.

A parte le facili (facilissime) ironie, è così peregrino pensare che con un expansion draft oculato i Gatti di Bob possano subito puntare al titolo divisionale?

No, non lo è: con il nuovo CBA, la luxury tax e via discorrendo, è più che probabile che molte squadre mettano a disposizione dei nuovi arrivati una quantità  di talento che Grizzlies e Raptors ai bei tempi non si sognavano nemmeno; ma questa è un'altra storia…

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