I quintetti del mese

Il solito Iverson permette ai Sixers di stare a galla, posto d'onore nel secondo quintetto del mese

PRIMO QUINTETTO NBA

– Baron DAVIS : un uragano vero e proprio, il vero segreto dello splendido inizio degli Hornets pur privi di Mashburn, è solo la ritrovata salute della sua schiena, inutile esaltare il nuovo coach Tim Flyod e denigrare l'ex Silas, inutile far finta oggi di scoprire il valore di PJ Brown o di Magloire, la verità  è che il Barone da sano è un “attrezzo strano” praticamente immarcabile, tiro pestifero da ogni distanza, fisico da guardia con la potenza di un'ala grande, e la visione di gioco di un play di altissimo livello, praticamente immarcabile per chiunque. Lui è il vero MVP di novembre, ma non facciamo finta di scoprirlo adesso perchè nel primo turno dei playoff del 2002 contro Orlando viaggiava praticamente in tripla doppia di media.

– Ronald MURRAY : avete letto bene, proprio il Ronald Murray scelto al secondo giro lo scorso anno dai Bucks, finito quesi per caso a Seattle, come contorno dell'affare Allen Payton, poi proprio in assenza di Ray Allen ha trovato minuti in cui dimostrare il proprio valore. E' nei quartieri alti della classifica marcatori, tira con il 50% dal campo è ha deciso con il tiro della vittoria già  due partite, clamorosa quella a Minnesota in un memorabile uno contro uno all'ultimo secondo di gara contro Spreewell. Con l'avvicinarsi del rientro di Ray Allen per lui si prospetta un poco edificante ritorno in panchina, ma qualcuno mormora che Seattle sarebbe già  pronta a cedere addirittura Ray Allen, per non perderlo a fine stagione in quanto sarà  FREE AGENTS.

– Vince CARTER : diciamo la verità  Carter non vale il primissimo quintetto, ma il ritrovare in piena salute e in ottima forma il giocatore più spettacolare della lega dopo due anni a dir poco problematici ci può solo renderci felici, cosa testimoniata da una superba schiacciata in testa al Postino. Carter sta trascinando, aiutato solo dal rookie Bosh i Raptors su un record poco al di sotto del 50%, quando il resto della squadra (Davis, Alvin Williams, Mo Peterson e Lamond Murray) sta disputando la peggior stagione dell'ultimo lustro. Un applauso sperando che non si spazientisca troppo presto davanti alle solite critiche sulle sue doti difensive.

– Tim DUNCAN : non è che Duncan in questo inizio di campionato ci abbia fatto vedere nulla di nuovo, solo che in qualche partita dove è mancato si è visto una volta per tutte il suo immenso valore, il soliti 20 punti di media e i soliti 12 rimbalzi abbondanti non gli rendono giusto onore, spesso infatti qualcuno attaccandosi alle sole cifre ha contestato i titoli individuali vinti da Duncan, lui però è l'altruismo fatto persona, io credo che non avrebbe nessun problema a segnarne 30 di media, ma poi snaturerebbe il gioco della sua squadra, quindi abbiamo una superstar operaia che si mette al servizio degli altri, quando non c'è poi si vede eccome.

– Shaquille O'NEAL : ovviamente il miglior centro, sia perchè quando ha voglia (raramente) non ce n'è per nessuno, sia perchè la concorrenza nel ruolo latita clamorosamente, quest'anno con i nuovi compagni si è dimostrato subito disponibile, confermando con i fatti le dichiarazioni estive di rinunciare senza problemi a cinque tiri a sera, si è integrato alla perfezione con il Postino formando una barriera invalicabile sottocanestro. Io comincio a credere che lo Shaq del 2000 non lo rivedremo più, ma quello attuale resta sempre di gran lunga il migliore del ruolo, magari con un contorno così le sue lacune di applicazione non fanno nemmeno più notizia.

SECONDO QUINTETTO NBA

– LeBron JAMES : questo potrebbe sembrare un azzardo e forse lo è, ma siamo seri Jason Kidd a parte che è un tantino fuori palla, dove lo troviamo un play più vicino possibile alla tripla doppia. Prototipo se ce ne è un del giocatore del futuro, mentre tutti erano pronti ad apparecchiare sulle sue lacune, ha tirato fuori una maturità  che probabilmente qualche titolare all'All Star Game non ha. Se solo avesse accanto qualche compagno più esperto e magari meno talentuoso, probilmente trascinerebbe i Cavs dritti ai playoff, con Miles e un Davis irriconoscibile non gli si può chiedere questo. Ma il futuro è solo suo.

– Allen IVERSON : il suo grande cuore continua a farlo essere il giocatore più amato da tutti. Come sempre da solo sta trascinando Philadelphia su livelli accettabili, comunque fuori da un limbo in cui rischierebbero di sprofondare e non importa se le percentuali al tiro sono così così. Ha giurato fedeltà  eterna ai Sixers è questo lo rende praticamente unico in un panorama dove rimanere un'intera carriera nella squadra che ti ha scelto sembra diventata una colpa.

– Peja STOJAKOVIC : in assenza di Webber ha preso in mano le redini dell'attacco degli incerti Kings di questo inizio di stagione, anche lui nei primi dieci marcatori, da tre è una sentenza, siamo sicuri che quando tornerà  Webber si farà  da parte ? Manca però di leadership, cosa che alla lunga in assenza di Webber (non che lui sia un leader, tutt'altro) potrebbe pesare eccome, se su di lui fosse riversata troppa pressione psicologica. Per ora godiamoci il suo tiro dalla distanza.

– Kevin GARNETT : a Kevin è bastato poco più di un mese per realizzare che nonostante tutti i cambiamenti, i risultati di Minnesota potrebbero essere gli stessi. Doveva partire da ala grande, con qualche minuto in ala piccola, con i problemi (fisici e tutto il resto di Olowokandi) è finito a giocare addirittura da centro. Tutto ciò gli è servito a capire che se vuol vincere deve contare soprattutto su se stesso, e se ad est può anche bastare ad andare lontano (vedi Iverson) ad Ovest si potrebbe rimbalzare per l'ottava volta al primo turno di playoff.

– Yao MING : secondo quintetto dovuto, vuoi perchè dopo lui e Shaq c'è il vuoto, vuoi perchè alla fine i suoi numeri sono importanti, anche se da lui mi aspettavo almeno numericamente qualcosa in più, anche se il reparto esterni di Houston non lo aiuta molto, però i risultati di squadra parlano per loro. Destinato a crescere nonostante l'arrivo del fenomeno mediatico James, gli abbia tolto tanta visibilità .

PRIMO QUINTETTO ROOKIES

– LeBron JAMES : vedi sopra, solo che sarebbe anche al primo anno. Un rookie d'impatto così non si vedeva dall'ingresso di Shaq nel '92 almeno numericamente, alla faccia di chi era già  pronto a distruggerlo. Dategli una squadra intorno e vedrete.

– Jarvis HAYES : dovrebbe essere una sopresa, ma poi se ci ricordiamo era il miglior marcatore della NCAA nella passata stagione. A volte scegliere un giocatore un giocatore sicuro paga eccome, alla faccia di chi lo ha lasciato passare. Dicevano che fosse un realizzatore e non un tiratore, ma le sue percentuali non sono poi così malaccio. Sperando che il rientro di Stackhouse non gli leghi la ali può solo esplodere.

– Carmelo ANTHONY : intanto l'hanno già  definito il più bel sorriso dopo Magic Johnson, ma non finisce qui, tanto talento, punti facili, presente a rimbalzo, insomma una futura stella che potrebbe già  finire all'All Star Game quest'anno. Chissà  cosa ne pensano a Detroit alle prese con il fantasma di Milicic.

– Udonis HASLEM : aveva già  in tasca un biglietto per Malpensa con Taxy per Cantù, invece grazie al suo immenso agonismo si è addirittura trovato in quintetto a Miami, rimbalzista feroce, che comunque trova sempre il modo di segnare 4-5 canestri a partita il che non guasta.

– Chris BOSH : un'inizio in sordina, poi è salito di livello, l'unico di aiuto a Carter nel marasma di Toronto, se solo avesse 10 chili di muscoli in più sarebbe dominante, perchè ha un tiro da fuori che nessuno nemmeno sospettava, sta scalpitando per entrare in quintetto speriamo che il suo coach non se ne accorga a marzo.

QUINTETTO DIFENSIVO

– Baron DAVIS : già  descritto in precedenza, visto che per ora la schiena lo assiste, grida forte : “datemi un play che ve lo cancello dalla partita”, per ora non ha mai sbagliato.

– Ron ARTEST : il vero eroe dell'inizio dei Pacers, si è tenuto quello di buono che gli ha dato Thomas, lasciando perdere etichette da Bad Boy, tecnici e squalifiche, semplicemente il difensore dell'anno. Una sola nota dolente non ha ancora dimenticato Paul Pierce, ma una partita sbagliata in un mese ci può stare eccome se poi in attacco diventa un fattore.

– James POSEY : io devo dire di aver sottovalutato l'ingaggio di questo ragazzo da Memphis, ma è lui la vera chiave di volta dei Grizzlies, la sua attitudine difensiva ha stravolto il gioc soft di squadra, adesso gli esterni che affrontano Memphis non hanno più una serata di vacanza.

– Kurt THOMAS : duro, durissimo, nonostante Layden cerchi ogni giorno di cederlo, al momento è lui l'anima dei Knicks, rimbalzista ormai di vertice ha solo qualche problema di falli, se non lo convocano nemmeno quest'anno alla partita delle stelle siamo al delitto.

– Ben WALLACE : non si è ben integrato con i metodi di Brown e si vede, un po più remissivo, non più al centro dell'attenzione come lo scorso anno, ma trovarselo davanti in area, non è un bel vedere, anche se in attacco con il nuovo coach comincia ad essere un peso sempre più difficile da sopportare.

PRIMO QUINTETTO SORPRESE

– Carlos ARROYO : beh fate voi, quello che lo scorso anno era il terzo play della rotazione dei Jazz viaggia a 15 punti abbondanti di media, pestifero in tiro in sospensione in uscita dai blocchi, ma anche in penetrazione è diventato pericoloso, segno che stare un anno all'ombra dei due assist man principi di questa lega gli ha insegnato moltissimo.

– Ronald MURRAY : vedi sopra

– Andrei KIRILENKO : sorpesa più che nelle cifre, abbondantemente prevedibili, più che altro nello splendido adattamento al ruolo di ala grande, dove è risultato immarcabile per quasi tutti nonostante sia nella Western Conference, molto probabile che sia il terzo europeo alla partita delle stello con Mowitzki e Peja.

– Zach RANDOLPH : le ultime gare dei playoff dello scorso anno ce lo avevano mostrato, ma chi credeva che si sarebbe confermato a quei livelli, doppia doppia di media, movimenti spalle a canestro sopraffini, un giocatore tecicamente di venti anni fa, nel fisico di uno di adesso, un possibile dominatore del futuro, per adesso è diventato l'oggetto del desiderio di mezza lega, ma lui giura che rimarrà  a Portland, ci dobbiamo fidare delle parole di un Blazers.

– Vin BAKER : dovuto, lo avevamo lasciato in preda ai fumi dell'alcool, sospeso dai Celtics, quasi un ex giocatore, lo ritroviamo in forma come 5-6 anni fa, con una selezione del tiro da manuale e tanti applausi per lui, il ritorno all' All Star Game non è più un sogno. Piccola malignità , non è che levandogli di torno Walker ….

SECONDO QUINTETTO SORPRESE

– Jason WILLIAMS : a volte la vita è strana, il ragazzo più sverzato della lega entra in sintonia con la coppia più “matusa” dell'NBA ossia Hubie Brown – Jerry West, e improvvisamente diventa un play di qualità , lasciando la sua fantasia e i suoi tiri da tre senza senso al passato, e con lui Memphis comincia a galleggiare ad Ovest. Forse quando nel 2001 Jackson lo voleva “registrare” ai Lakers aveva visto giusto.

– Larry HUGHES : dopo essere stato sballotato in ogni ruolo esterno per 4 anni, Hughes con Eddie Jordan è tornato a giocare nel suo ruolo naturale di guardia e improvvisamente (ma che strano !) è ridiventato un grande giocatore, ottimo anche in difesa, grande sintonia con i compagni Arenas e Hayes e i Wizard cominciano ad avere un verso.

– Keith Van Horn : sembrava fatto apposta per i giornalisti di NY, pronti a spolpare lui e Layden che ce lo aveva portato, invece quasi 15 di media, tanti rimbalzi (e poca difesa per dire la verità ) e per ora si difende con palla in tribuna calcisticamente parlando.

– Carlos BOOZER : uno dei beneficiati dall'arrivo del Re, i rimbalzi però a dire la verità  li prendeva anche lo scorso anno quando lo facevano giocare, e poi in fin dei conti ad est c'è molto di peggio. Finalmente un ex Duke che non diventa un fallimento nell'NBA.

– Erick Dampier : discorso simile a quello di Boozer, perchè Dampier è ha questi livelli da almeno 3 anni, poi la cronica carenza di centri nell'NBA lo ha messo in risalto, ad est sarebbe un fattore dominante, ad ovest vivacchia, però intanto è in cima alla classifica dei rimbalzisti senza essere un disastro in attacco.

PRIMO QUINTETTO DELUSIONI

– Alvin WILLIAMS : a me non è mai piaciuto, a qualcuno probabilmente si visto che è titolare di un oneroso contratto, però ha fatto il suo tempo, play monomarcia, che non perde mai un pallone, ma che non apre nessuna difesa nemmeno con una motosega in mano.

– Michael FINLEY : i suoi 12 punti di media parlano chiaro, nel quintetto tutto “tiro io” di Dallas è quello che ne ha fatto maggiormente le spese, è ormai sul mercato da due anni, ma i suoi migliori anni sono passati e il suo contratto nemmeno Cuban riescirà  a cederlo.

– Darius MILES : irritante è la parola giusta, Silas lo vuole far giocare sottocanestro, lui vuole giocare da guardia, ma canestro da oltre 2 metri non lo fa nemmeno se sotto tortura, si salva con l'atletismo in difesa, ma intanto il “fenomeno” Jason Kapono gli ha sofiato il posto in quintetto, e a Cleveland nonostante si sia dichiarato il miglior amico di LeBron sono pronti a cederlo senza problemi.

– Kwame BROWN : vedi sopra, sarà  ricordato alla storia come il più grande sbaglio di Michael Jordan, intanto vede i suoi compagni di sventura Chandler e Curry a Chicago fare qualche timido progresso, ma nemmeno questo lo scuote del suo torpore cestistico.

– Michael OLOWOKANDI : il più grande flop cestistico dell'ultimo decennio, a Minnesota sono bastate due settimane per rendersi conto che è una battaglia persa, peccato perchè ha un fisico da sballo, solo che con un bollicino arrossato va in lista infortunati.

SECONDO QUINTETTO DELUSIONI

– Jamaal TINSLEY : mistero numero uno, due anni fa di questi tempi mise un paio di triple doppie, e addirittura 23 assist in una partita, adesso collezione DNP dietro a Kenny Anderson e Anthony Johnson. Larry Bird al riguardo ha detto che per giocare da pro nell'NBA non basta solo il talento, ci vuole en altro …

– Ron MERCER : come al solito si è visto poco e poi come al solito si è fatto male, se ha cambiato sette squadre nell'NBA un motivo ci sarà . E' agli Spurs solo perchè è in scadenza, magari se realizza che qui può anche infilarsi un anello darebbe segni di vita importanti, altrimenti lo vedremo presto in Eurolega.

– Kendrick BROWN : altro disatro al draft di Boston dell'ultimo lustro, lo hanno aspettato due anni con calma, quando è arrivato il suo momento però lui non c'era, appena decente quando parte in quintetto, deleterio dalla panchina. Cercasi chi lo vuole disperatamente !

– Juwan HOWARD : sia chiaro non tutte le colpe del disastro dei Magic sono sue, il problema è che mentre tutti credevano che fosse in grado di fare il centro almeno ad est, si sono sbagliati, e così uno tra lui e il giovane e promettente Gooden è di troppo in ala grande, ed avere due giocatori di valore che si pestano i piedi in una squadra che oltre a loro due ha solo TMac da i risultati che sappiamo.

– Brendan HAYWOOD : altro lungo in crisi a Washington, al College era un grande attaccante, all'arrivo nell'NBA si propose come un difensore tosto, adesso dopo due anni non c'è rimasto nulla che il suo ottimo fisico, rimango dell'idea che lui e Brown finiscono per danneggiarsi a vicenda, anche se le colpe maggiori sono dell'altro.

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