Eccoli uno contro l'altro: Jason Williams e Mike Bibby…
Arnold Schwarzenegger non ha scelto un'occasione qualunque per la sua prima uscita da governatore con famiglia alla Arco Arena: ha scelto l'ennesimo ritorno del figliol prodigo Jason Williams. Williams è tornato con i suoi Memphis Grizzlies, ha segnato 15 punti nella sconfitta della sua squadra per 109-89.
Ed ha alimentato le solite discussioni. Il rapporto fra i Kings ed il play è quello di due ex coniugi, che si sono amati molto, e davvero sono dispiaciuti che l'unione non abbia funzionato.
"Non sono sorpreso - ha detto Rich Adelman, prima della partita - che il gioco di Jason si sia sviluppato a Memphis. Ora sembra più sotto controllo nel tiro e nell'organizzazione. E' molto maturato".
Chris Webber ha attribuito questa sua maturazione al mix di disciplina e timore che Jerry West e coach Hubie Brown incutono nel giocatore. Tanto che Adelman ha dovuto rispondere sull'argomento: "All'inizio - ha detto - gli ho dato molta libertà . Nell'ultimo periodo lo tenevo in panchina spesso, se commetteva errori. Ma non ha funzionato. Sono convinto che lo scambio per Bibby abbia giovato a noi e lui."
Jerry West è molto ascoltato quando parla. Le sue parole hanno peso specifico particolare: "Lo stile di gioco dei Kings - sostiene "The logo" - lo ha incoraggiato a vedere il basket in maniera errata. I compagni lo hanno spinto a enfatizzare i suoi passaggi dietro la schiena, dietro la testa. Molto spettacolo, a discapito della sostanza."
L'andamento della partita ci riporta ai temi tecnici della settimana: i Grizzlies con uno stile di gioco molto fisico, hanno messo in grande difficoltà i Kings nel primo quarto, conclusosi 35-24. Divac e compagni hanno risposto comunque di squadra: 6 giocatori in doppia cifra ed un terzo quarto, cominciato con Memphis in vantaggio di un punto, in cui hanno chiuso il discorso.
"I Grizzlies - ha detto Adelman alla fine - ci hanno affrontato con molta fisicità , come non siamo abituati, e ci hanno messo in discreta difficoltà nel primo tempo. E' stata un'esperienza importante."
Le partenze lente dei Kings non sono una novità : contro i Bulls, nella partita che ha provocato il licenziamento di Bill Cartwright, hanno concesso 38 punti ai chicagoani, a segno ad un certo punto, per 11 possessi su 12. La partita si è conclusa 110-99.
I Kings hanno subito 25 punti fra secondo e terzo periodo, per poi concederne 36 nel quarto, a partita conclusa. In compenso hanno tirato estremamente bene, stabilendo il record per tiri da tre in un quarto. A testimonianza di un attacco chirurgico, che può esser sporcato solo con il gioco fisico. Con la vittoria su Memphis la squadra è salita a 10 vittorie e 4 sconfitte, 8-0 il bilancio in casa.
E proprio in casa i Kings si accingono a giocare 8 della prossime 9. Avversarie di rilievo: Houston e Minnesota, Indiana e New Jersey, nel solito scontro fra interpreti della Princeton offense.
Sacramento sarà forte dei due giocatori che sinora hanno dato il contributo maggiore. Peja Stojakovic, ove ce ne fosse bisogno, si è confermato il punto di riferimento della squadra. Con i suoi 24,6 punti a partita è il terzo nella classifica dei marcatori ed ha tirato spesso in maniera incantevole. Non solo: ha elevato il livello del suo gioco a rimbalzo, spesso è stato il primo rimbalzista di squadra.
Se Divac è il padre sprituale del gruppo, Christie e Jackson danno mentalità e determinano il tono agonistico delle partite, è chiaro che Peja, in mancanza di Webber è il go-to-guy. Fatto rimarchevole in una squadra in cui il livello di altruismo reciproco è particolarmente alto.
"Quando sono arrivato - ha confessato in settimana - speravo di avere una carriera lunga e solida. All'inizio ebbi molti problemi. Ma il secondo anno le cose hanno cominciato a cambiare." I suoi numeri parlano da soli: 51,1% da 2 punti, 39,9% da 3 e 91, 82% dalla lunetta. Semplicemente stupefacente.
"Il tiro - ha continuato - è sempre stato il mio pane. Un talento particolare, penso. E pensare che da piccolo mio padre non voleva che io giocassi a pallacanestro. Lo considerava un gioco da femmine. Lo sport di famiglia era il calcio".
"E' diventato bravissimo - ha confermato Adelman - nell'afferrare il momento in cui è libero per il tiro. L'esecuzione è fulminea."
Più sorprendente è il modo in cui Brad Miller si è imposto: il centro ex Indiana è giunto in California accompagnato dal peso di un contratto molto oneroso. "Sapevo fosse un buon giocatore - ha detto il Vice Presidente Geoff Petrie - ma non mi aspettavo tanto."
Il contributo di Miller è stato sostanziale: tiro da fuori, durezza, rimbalzi e passaggi. Tanto che ha stabilito la sua prima tripla doppia in carriera, nella partita contro Orlando, mancandola in altre due occasioni, per un solo assist.
Il massimo riconoscimento è venuto da Vlade Divac: "Credo che se la presenza di Miller mi darà la possibilità di selezionare i minuti in cui stare sul campo, inevitabilmente la mia carriera di allungherà ".
Tanto che, a microfoni spenti, lo stesso Vlade ha parlato di un minutaggio fra i 20 e 25 minuti, quando rientrerà finalmente Chriss Webber. Nella sostanza, seppur infortunato al pollice della mano, Miller nelle prime 14 partite ha segnato 12,2 punti, preso 9,9 rimbalzi e dato 5,6 assist.
Inevitabile il confronto con Michael Olowokandi e Rasho Nesterovic, gli altri due grandi pivot, acquistati in estate, da Minnesota e San Antonio. Al momento ha ragione Sacramento. Miller è un giocatore da non giudicare dalla copertina. La sua completezza sta venendo fuori in un sistema offensivo più strutturato, alla fantasia al potere di Isaiah Thomas.
Ultima notizia, di cui parleremo meglio la prossima settimana. I Kings hanno annunciato per il 5 dicembre il ritiro della maglia di Mich Richmond. Un grande vero, anche se di un'epoca, i cui i Kings non erano i Kings. Sempra passato un secolo. Sono cinque stagioni.