Il meglio e il peggio dell’NBA

La grinta di AK47 !

PROMOSSI

Andrei Kirilenko
Difficile immaginare qualcosa più sportivamente doloroso del tifare Jazz e sapere che la stagione che andrà  iniziare sarà  orfana dei dioscuri StocktoMalone… un minimo di solievo però può arrivare se la squadra gioca bene, convince e riesce addirittura a vincere qualche partita, ma soprattutto se c'è un russo che gioca da all-star.

Nelle ultime partite 22 punti, 8 rimbalzi, 3 assists e mettiamoci pure 2 stoppate a partita, in circa 37 minuti di gioco e col 50% tondo dal campo: cifre che descrivono in modo impeccabile la concretezza e la tremenda efficacia di un giocatore preziosissimo.

Chauncey Billups
E' lui la vera star dei Pistons di Larry Brown, il giocatore su cui fare affidamento nei minuti cruciali della gara, nonchè uno dei “closer” più temibili di tutta la lega.
Nelle ultime 7 gare solo una volta è sceso sotto ai 20 punti segnati, e il suo contributo in assists e rimbalzi (rispettivamente 7 e 5 in settimana) è sempre notevole.

Eric Dampier
La partenza di Jamison e Fortson e i problemi fisici di Foyle e Murphy non sono stati particolarmente dolorosi per i Warriors, grazie a questo gigante buono che ormai da anni si riteneva pronto per il salto di qualità , e che da anni tradiva queste aspettative, attirandosi addosso le (meritate) critiche di giocatore “morbido”, senza cuore.
Guida la lega in rimbalzi totali (più di 14 a partita), rimbalzi offensivi (6) e doppie doppie (12, ha già  fatto meglio del suo totale al termine della scorsa stagione).

L'ennesimo centro dominante venuto fuori ad Ovest mentre, a proposito di centri, sull'altra costa un buon comprimario come Etan Thomas (notevole la sua settimana a 13+8 di media) fa la differenza, e un grandissimo come Zo Mourning si ritira.

Antoine Walker
Giù il cappello di fronte ad un giocatore rinato con il passaggio ai Mavericks. Le scelte di tiro restano sempre quelle (con 62 triple tentate è ampiamente il primo in questa categoria in casa Mavs), ma sta fornendo prestazioni sostanziose e inaspettatamente costanti: escludendo la gara storta contro i Blazers (14-6-1 per lui ma comunque W per i suoi), nelle ultime cinque partite viaggia a 20 punti, 12 rimbalzi e 6 assists di media, cifre garnettiane.

In particolare sembra essere il maggior beneficiario dell'ultima trovata di Nelson, il “quintetto 34”: Jamison-Nowitzki-Walker contemporaneamente in campo, tre ali grandi (“34” va appunto letto come tre “quattro”) senza una posizione fissa, alla ricerca continua del mismatch che porta inevitabilmente uno dei tre ad essere affrontato da un avversario troppo piccolo e leggero, o troppo grosso e macchinoso.

Soluzione altamente spettacolare ma al tempo stesso efficace: bisognerà  vedere se è fattibile anche in un'ottica di playoffs, ma un dubbio di questo genere non è una novità  nella storia recente dei Nellie-Boys.

Chris Bosh
Si parla di rookies 2004 e inevitabilmente la mente va allo scontro titanico fra Bron e Melo; se però si tralascia un momento sta benedetta rivalry, che è appena iniziata e ha già  stracciato tutto lo stracciabile, e si va alla ricerca di chi potrebbe fare da valletto ai due suddetti sul podio di Rookie of The Year, i due nomi più gettonati sono quelli di TJ Ford (ottimo impatto, velocità  devastante, visione di gioco… però ha quasi il doppio degli assists rispetto ai FG a segno) e Bosh.

Le prestazioni di quest'ultimo non possono passare inosservate: nelle ultime 4 partite 16 punti, 7 rimbalzi e quasi 3 stoppate di media, il tutto condito da un eccellente 57% dal campo, che rafforza il suo sesto posto assoluto (e ovviamente primissimo fra i rookies) quanto a FG%.

Il tutto nonostante il fatto che l'ambiente di Toronto non sia proprio l'ideale per fiorire, essendo i Rapptors una società  in crisi ormai da un paio d'anni, in cui le voci di mercato si susseguono a ritmo frenetico: praticamente ogni giocatore della rosa è stato accostato a trades con quella o quell'altra squadra, e in sostanza gli unici due davvero intoccabili sono (o meglio, dovrebbero essere) “Air Canada” Carter e Bosh stesso.

Da notare un'altra caratteristica interessante: nonostante il fatto che i Raptors siano di gran lunga la peggiore squadra della lega in trasferta, il rendimento di Bosh cala solo leggermente nelle partite al di fuori del Canada.
Suggestivo anche il fatto che nelle seconde partite dei back-to-back (tradizionalmente indigeste per i rookies) fa spesso meglio rispetto alle prime (fino ad oggi 10+6 di media nelle prime gare dei BtoB effettuati, e 11+7 nelle seconde), a dimostrazione di una sorprendente velocità  di adattamento ai ritmi della lega.

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RIMANDATI

Rashard Lewis
Era partito col botto, un sontuoso 33 di media punti nelle prime tre gare: da allora si sta distinguendo per la sua discontinuità , non è più riuscito a mettere a segno almeno 20 punti in due gare consecutive: dopo il rinnovo contrattuale arrivato quest'estate è palese che i Sonics abbiano affidato il suo futuro a lui, ed è scontato che lui debba rispondere alle aspettative trovando finalmente la continuità  di rendimento, la costanza, l'affidabilità  che si richiedono ad un uomo-franchigia: il tutto viene ingigantito dall'assenza di Allen, che lo rende ancora più imprescindibile come leader in campo e fuori.

Insomma, i Sonics vanno dove li porta lui, e lo dimostra il fatto che quando segna almeno 20 punti i gialloverdi sono 6-0, quando resta sotto a questo tetto il record è 1-4.

Desagana Diop
Ad inizio stagione ha fatto vedere qualche timido segnale di maturazione: nelle prime 8 partite 3 punti, 4 rimbalzi ma soprattutto ben 3 stoppate a partita in soli 14 minuti di utilizzo medio (ovvero più di 9 stoppate a partita se parametrate su 48 minuti, cifra che lo lanciava saldamente in testa a questa speciale classifica).

Da allora il suo minutaggio è aumentato (toccando i 31 minuti contro Minnesota), ma il rendimento non lo ha seguito: complessivamente 13 punti, 21 rimbalzi ma solo 3 stoppate nelle 5 gare seguenti.

Lamar Odom
Tutto sommato le cifre di Lamrvelous di questi tempi non sono così male: nelle ultime 6 partite 20 punti e 9 rimbalzi di media. Però gli Heat continuano il loro campionato che definire deludente sarebbe un gentile eufemismo, e nonostante le obiettive carenze soprattutto nel reparto lunghi non si può non puntare il dito contro il giocatore più talentuoso della squadra, pagato profumatamente in estate e arrivato per far fare a Miami il salto di qualità .

Statisticamente è interessante notare il fatto che, nelle 13 partite fin qui giocate, solamente in 4 occasioni il tabellino dell'incontro ha registrato per Lamar almeno due assists in più rispetto alle palle perse… guarda caso, le 3 W stagionali degli Heat rientrano tutte in questa ristretta casistica.

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BOCCIATI

Paxson/Cartwright
I Bulls sono al momento la più grande delusione della lega, senza discussioni; nel progetto che Krause ha creato e poi affidato nelle mani del suo allievo Paxson, questa doveva essere la prima stagione in cui iniziare a cogliere i frutti di quanto seminato in passato: C&C sono al fatidico terzo anno, quello in cui i liceali cominciano a contribuire seriamente, Crawford si è definitivamente affermato col suo talento impressionante già  dalla scorsa stagione, e non ha più nemmeno l'alibi del confronto con lo sfortunatissimo Jay Williams, mentre l'arrivo di Pippen e Gill assicura esperienza, leadership e un grande esempio da seguire per i tanti giovani.

La realtà  è ben diversa, i numeri e non solo quelli ci dicono che i Bulls sono una delle peggiori squadre di questo inizio di stagione: pessimi in difesa (terzultima difesa per punti subiti, ultima per differenziale punti fatti/subiti, sestultima per percentuale difensiva, ultimissima per assists concessi agli avversari), insufficienti a rimbalzo (24esimi per percentuale di rimbalzi conquistati), mediocri in attacco (nella parte medio-bassa della classifica praticamente in tutte le categorie statistiche).

In più la situazione dello spogliatoio non è la migliore possibile, le polemiche con allenatore e dirigenza di Crawford e Rose in particolare sono all'ordine del giorno.
Di chi è la colpa?

Forse di coach Cartwright, che ha pagato con l'esonero (peraltro accettato con grandissima classe) il fatto di non essere riuscito a dare una fisionomia a questa squadra, e soprattutto di non essere riuscito a gestire il talento ribelle di Crawford (più volte panchinato per punizione, senza peraltro sortire effetti rilevanti) nè il talento ancor più cristallino, ma affogato nell'indolenza, di Jalen Rose.

Forse però una buona parte di colpa ce l'ha anche John Paxson, che ha voluto mascherare con una decisione coraggiosa e volitiva (esonerare l'allenatore dopo poche giornate non è mai facile, e lo è ancor meno se l'allenatore è un tuo grande amico) una gestione che fino a questo momento appare piuttosto caotica e spaurita, come se del genio di Krause fosse riuscito ad assorbire solo la vena nevrastenica e ipersensibile: troppo poco “polso” con i giocatori bizzosi, troppe voci di trades fantascientifiche attorno a questa squadra: praticamente ogni singolo giocatore è stato affiancato ad uno o più rumors… a proposito, non sarebbe il caso di decidersi una buona volta se questo benedetto scambio con i Raptors (che ha ormai assunto i toni della farsa, avendo coinvolto in pochi giorni almeno una dozzina di giocatori fra le due franchigie) s'ha da fare oppure no?

Bonzi Wells
Inesauribile fonte di rumors e scandali/scandalucci vari, i nostri amatissimi Blazers… L'ineffabile Sheed risponde ad una domanda su come ci si sente ad essere esplicitamente messo in vendita al miglior offerente con un chiarissimo “finchè mi staccano gli assegni con puntualità , mi va benissimo stare qui”.

L'altrettanto ineffabile Gavin DeAngelo Wells si lascia andare ad una raffica di insulti contro coach Cheeks, reo di avrelo tolto dal campo nel terzo quarto della gara contro i Mavs: un simpatico modo di esprimere la propria opinione che gli è costato una sospensione per due gare, il declassamento a panchinaro al suo ritorno in divisa e la cancellazione del suo status di co-capitano… beh in fondo sono sempre i Blazers, probabilmente la fascia era stata assegnata per sorteggio!

Martin/Jefferson/Scott/Kidd… insomma, i Nets
Esste un modo peggiore di concludere una carriera gloriosa? 'Zo Mourning annuncia il suo ritiro definitivo dal basket professionistico a causa dei ricorrenti problemi ai reni, e già  di per se' questa è una triste notizia. Diventa addirittura tristissima se si pensa che gli ultimi giorni di NBA di un grandissimo verranno ricordati per la quasi-zuffa causata dalle prese per i fondelli di Martin e Jefferson (due che si sentono già  futuri hall of famers, ma che sostanzialmente non hanno ancora dimostrato un bel niente in questa lega, e devono mangiarne di bistecche per potersi anche solo mettere sullo stesso piano di Zo: il quale peraltro, reni o non reni, avrebbe comodamente ridotto il presunto duro Martin ad un ammasso di carne macilenta, se non fossero intervenuti i compagni a trattenerlo).

Esiste un modo peggiore di incominciare una stagione che, secondo le previsioni, avrebbe dovuto vedere i Nets intraprendere una marcia trionfalmente nella Eastern Conference? Al contrario, stanno riuscendo nella titanica impresa di non fare la voce grossa non solo nella conference, ma nemmeno all'interno della derelittissima Atlantic Division, guidata dai Sixers (falcidiati dagli infortuni) con un esaltante 7-8.

La situazione tecnica non è quindi esaltante, quella “umana” è ben peggiore:Kidd e Scott sono ormai esplicitamente ai ferri corti, la panchina di Scott è in bilico e le voci secondo cui “il vero allenatore dei grandi Nets degli ultimi due anni era Eddie Jordan”; Kidd è anche stato il giocatore più infastidito dalla querelle Martin-Mourning, l'unico a non aver prontamente rilasciato le solite dichiarazioni politically correct, tipo “cose che succedono in spogliatoio”, “niente di grave, so' ragazzi competitivi”, “cinque minuti dopo era tutto chiarito”; si dice che abbia chiesto la testa non solo del coach ma anche di Grand Kenyon.

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