Shandon Anderson è stato uno dei protagonisti della settimana
Commentare i Knickerbockers è diventata un’impresa non di poco conto. In queste settimane eravamo già qui a cantare il De Profundis, mentre pare che qualcosa sia cambiato.
E’ il modo in cui l’inversione di rotta è avvenuta, però, a farci perdere i punti di riferimento a cui eravamo abituati ad aggrapparci per spiegare le numerose sconfitte.
Eh sì, perché cosa si può dire quando New York centra due vittorie consecutive (Philadelphia in casa e Boston in trasferta) senza i suoi due top scorer, Allan Houston e Keith Van Horn? Oppure quando Houston rientra, porta a scuola il suo ex compagno Sprewell ed i Knicks piazzano una striscia vincente?
Tutto salta, dai pronostici al buon senso. Tuffiamoci allora in queste settimana che ha fatto tornare a sognare i tifosi newyorkesi.
Il successo contro i Philadelphia 76ers è stato netto, al di là del 99-88 finale.
Sempre in vantaggio, New York ha rischiato qualcosina nel finale, ma quando i due playmaker zimbelli della Lega centrano una prestazione balistica fantascientifica per questi lidi, come si fa a perdere contro una squadra forse ancor più messa male quanto ad infortuni (ma comunque prima nella Atlantic Division)?
Ebbene sì: Charlie Ward ne mette 18, mentre Howard Eisley 17, entrambi con percentuali altissime.
Vedendo la partita, però, il vero MVP della gara è stato Shandon Anderson, l’uomo che con 20 punti ha spezzato in due l’incontro producendo quasi da solo l’allungo decisivo, approfittando dei suoi centimetri in post contro Eric Snow.
Un plauso pure a Dikembe Mutombo, baluardo che davvero sta facendo la differenza là sotto, ed al solito Thomas, che sta viaggiando in doppia-doppia di media in punti e rimbalzi, oltre ad essere il quarto rimbalzista dell’intera NBA.
Nella gara successiva, i Boston Celtics erano chiamati ad una rivincita dopo la sconfitta della settimana scorsa, ma la vendetta sarà rimandata, dato che i Knicks vincono 94-88.
Ottima la partenza dei biancoverdi, ma poi è ancora Anderson a salire in cattedra nel terzo quarto, dove piazza 10 dei suoi 28 punti totali.
Kurt Thomas sforna l’ennesima doppia-doppia, questa volta affiancato da Mutombo.
Ward (titolare in contemporanea di Eisley, con Anderson all’ala piccola ed il ritorno di Clarence Weatherspoon sul pino), dopo le magie della precedente partita, torna sulla terra tirando 1/12 dal campo (0/9 da tre).
New York, finalmente, domina sotto le plance e chiude con 40-30 nei punti fatti nell’area colorata.
Coincide con la prima volta contro Latrell Sprewell la migliore performance stagionale dei Knicks. 97-92 in casa dei Minnesota T’Wolves.
Spree ne mette solo cinque, mentre Mutombo tira fuori dal cappello una prova da 18 punti e 17 rimbalzi.
Il rientrante Houston non gli è da meno e mette 13 dei suoi 17 punti totali nel quarto periodo, recuperando quasi da solo il –9 a poco più di sei minuti dalla fine… e che dire dei 17 di Frank Williams dalla panchina?
Con questa, New York mette insieme una striscia positiva di tre gare. “E’ veramente bello, abbiamo una striscia. Non mi ricordo l’ultima volta che ne abbiamo vinte tre di fila” gongola Houston.
Questa mini serie di partite positive termina ad Indianapolis, contro gli Indiana Pacers che detengono il migliore record della Lega. 70-93 alla fine.
Houston risente ancora del recente infortunio e viene frenato da due falli precoci, mentre dall’altra parte Jermaine O’Neal gioca la migliore gara della sua stagione.
Alti e bassi, dunque, come al solito? Beh, a dire il vero si vedono ampi segni di miglioramento, se è vero che i Knicks si riprendono subito e rifilano una bella scoppola (79-74) ai New Orleans Hornets, altro team abbastanza lanciato in classifica.
Tenuto Baron Davis ad un vergognoso 5/22 al tiro (2/13 da 3), in cui Houston ha grossi meriti, ci pensa ancora Mutombo al resto con l’ennesima doppia-doppia e la solita intimidazione sotto. Male il rientrante Van Horn, ma per questa volta va bene così.
Tirando le prime somme di questo primo mese di stagione, emergono alcuni dati tecnici.
Il vero fautore delle vittorie fino ad ora conquistate è stato Mutombo. Viaggiando in doppia-doppia nelle ultime partite, poi, ha aggiunto pericolosità offensiva a quella che è la sua caratteristica fondamentale, ovvero la difesa.
Pure Don Chaney ha ammesso che mai si sarebbe aspettato un Deke così determinante anche in attacco: “Sono davvero stupito dalla sua abilità nel segnare. E’ un grande difensore, rimbalzista e stoppatore. Ma per noi diventa fondamentale se aggiunge dei punti al suo tabellino”.
Anche il coach, all’inizio restio a concedergli troppi minuti per la sua lentezza, ha dovuto abdicare, capendo forse che il run & gun promesso ad inizio stagione non è applicabile con i giocatori a sua disposizione.
Mutombo a parte ed aspettando McDyess, New York resta una squadra che vive e muore con il tiro dalla distanza, nonostante i centimetri e chili aggiunti al roster in estate.
Van Horn, Houston, Eisley, Ward, ma anche Michael Doleac tirano sempre da fuori o dalla media, mentre i lunghi non vanno quasi mai a rimbalzo offensivo.
Non si vedono poi validi schemi d’attacco ed appunto ci si affida alla soluzione da lontano sull’invenzione di un esterno.
Poco o nulla, sotto il profilo dell’attacco, è quindi cambiato dall’era-Sprewell, mentre in difesa manca l’aggressività del treccinato ed infatti i Knicks difendono meglio quando Van Horn e Houston (due mediocri difensori) non sono in campo.
Attualmente, crescono i rimpianti per lo scambio Spree-Van Horn, dato che sarebbe stato bello vedere lo strangolatore di Milwaukee in un sistema con un centro vero alle spalle, dando in più un’ancora maggiore dimensione offensiva alla squadra.
Perché se fino ad ora non ci si può lamentare troppo di Van Horn, è anche vero che questi Knicks non hanno il talento per correre e le vittorie dipenderanno molto da quanti punti concederanno più che da quelli segnati.
Solito capitolo dedicato ad Antonio McDyess per chiudere. Ritorno imminente, dovrebbe esordire il primo dicembre contro Detroit.
Se non altro, sarà attivato, poi si vedrà se calcherà il parquet o se lo farà durante l’imminente viaggio ad ovest che aspetta i Knicks: cinque partite in otto giorni, un vero tour-the-force che ci diranno se sognare è lecito oppure no, ma per ora il 7-10 è un buon risultato visti i disastri iniziali.