Perfino Bobby Jackson è nervoso in questo inizio di stagione…
C'è qualcosa di strano a Sacramento. Non i risultati, più che accettabili. Eppure qualcosa non funziona. Ed un certo nervosismo serpeggia fra i giocatori. Eppure il bilancio attuale non è negativo: 7 vittorie e 4 sconfitte. Lo stesso dello scorso anno nel medesimo periodo. Esattamente come in questo momento, senza Chris Webber, allora fermo per un problema alla caviglia.
La settimana è stata positiva: 3 vittorie, con Toronto, Golden State e Utah in trasferta. Una sconfitta a Portland al supplementare. Tutto questo in condizioni "cliniche" difficili: Doug Christie si è fermato nella partita contro Golden State per un dolore al piede. Gerald Wallace ha seri problemi ad un ginocchio. Brad Miller soffre per un dolore al pollice della mano con cui tira.
Con queste premesse il bilancio dovrebbe essere positivo. Eppure qualcosa non va. Ha cominciato Vlade Divac, espulso nella partita con Toronto, la più semplice e scontata, per doppio tecnico per proteste.
Nel dopo partita ha poi commentato: "Ho protestato perché gli arbitri non ci concedono il rispetto che meritiamo. Questo si traduce in pochi tiri liberi. Pensate a quanti ne ha battuti Allan Houston e quanti Peja (Stojakovich ndr) nella partita a New York. Siamo un mercato piccolo. E ci penalizzano."
Il primo a dirsi sorpreso e a prendere le distanze è stato coach Adelman. Tanto che i due son stati protagonisti di un siparietto alla fine di un allenamento: Vlade stava rilasciando interviste ai giornalisti locali quando Adelman, uscendo dal campo, gli ha detto: "Non dire nulla Vlade". Un segnale di come non abbia gradito certe frasi.
Altre storie: Bobby Jackson si è fatto espellere nella partita di Salt Lake city per doppio tecnico. Nel quarto periodo il play si è visto chiamare un fallo ed ha protestato per l'atteggiamento dell'arbitro Gary Zielinsky. Al primo tecnico ha reagito mostrando il dito medio e forzando l'espulsione. Al momento il punteggio era 105-96 a 4'minuti dalla fine.
I quattro liberi realizzati hanno notevolmente riavvicinato Utah. Poco prima Miller, avvicinatosi alla panchina per medicarsi un piccolo taglio, aveva risposto ad un tifoso che lo insultava prendendosi in mano le parti basse con un gesto molto visibile.
"Non si può fare - ha detto Adelman alla fine - quello che ha fatto Jackson. In quel momento della partita devi morderti la lingua".
Si è parlato anche di basket in una settimana che, dal punto di vista del gioco, ha ricalcato la precedente. I Kings continuano a mancare in difesa e soprattutto non hanno killer instinct.
Nella partita con Toronto i Kings hanno tenuto gli avversari a 64 punti, il minimo dai tempi dei Rochester Royals. Altro mondo, altra Nba. Chi segue i risultati di Toronto comunque, capisce che i canadesi ce ne hanno messo del loro. Nelle altre 3 partite la media è stata di 108 punti subiti con il 48,4% dal campo. Troppo. Nella partita di Portland, i Kings si sono trovati in vantaggio 61-47 a 2'37" dall'intervallo.
In un palazzetto in cui Wells, Stoudamire e Wallace erano stati sonoramente fischiati sin dal riscaldamento. Eppure i Blazers hanno rimontato. Bibby ha avuto due volte la palla per vincere la partita. Alla fine dei regolamentari ed alla fine dell'over-time. Ha sbagliato due volte.
Stojakovic ha segnato 27 punti, 10-16 dal campo, ma ha tirato solo due volte negli ultimi 11 minuti di partita. "Non abbiamo preso il controllo della gara - ha detto Adelman alla fine - e abbiamo permesso loro di rientrare."
Discorso simile per la casalinga con Golden State. Sacramento è andata presto in vantaggio, addirittura 24-12. Ma si è compiaciuta del suo talento, lasciando che Richardson e compagni rientrassero. A pochi secondi dalla fine, sul punteggio di 104-103 per i Kings, lo stesso Richardson ha sbagliato un comodo lay-up che avrebbe portato in vantaggio gli Warriors. Stojakovic, 33 punti e 11 rimbalzi, ha poi chiuso la partita con 2 liberi.
"E' stato un colpo di fortuna - ha detto alla fine - che quel tiro sia uscito".
I problemi difensivi si sono visti tutti anche nella partita contro Utah in cui, pur tirando con il 58% complessivo, Divac e soci non sono mai andati via. Hanno subito la grande energia dei giovani Jazz. La differenza è venuta dalla panchina: 35 punti a 12.
Proprio la panchina, o meglio, la gestione della partita da parte di Adelman è finita sul banco degli imputati: in particolare, dopo la partita di Portland, persa contro una squadra che, di regola, mette in campo solo 7 giocatori.
"Mi rendo conto di aver preso decisioni - ha detto Rick Adelman - che possono esser criticate. Sono io il primo a farlo. Anche perché quello che conta è vincere. Almeno per me. Quindi se perdiamo mi chiedo se le mie mosse siano state giuste".
Altro particolare: il coach, con la stagione iniziata da 10 partite, ha confessato di non aver ancora stabilito una rotazione definitiva.
"Non credo di avere una rotazione, - ha dichiarato - sto solo cercando di vincere le partite. Baso il minutaggio dei miei giocatori sulle caratteristiche delle avversarie e su quello che ci serve sera dopo sera. E' il vantaggio di avere una squadra flessibile."
La cosa è nelle sue caratteristiche. Adelman è sempre stato un coach di "feeling". A maggior ragione in una squadra con tanti giocatori forti. Con due giocatori del quintetto di partenza fuori per infortunio ed il primo cambio dei lunghi sofferente.
L'ultima stoccata è venuta dall'ex Keon Clark, ora a Utah: "Quando ero ai Kings non sembravamo un gruppo veramente coeso, in cui tutti remavano dalla stessa parte. Non come qui. Di sicuro otterremo risultati migliori e stupiremo molte persone."
Possibile che i Jazz si confermino la sorpresa dell'intera stagione. Ma la prima parte della dichiarazione sembra provenire da un invidioso che è stato scaraventato giù dalla giostra.