Inizio tutto in salita per TMC e compagni…
"Scary Movie 3", "House of pain". Solo due dei titoli riservati dall'Orlando Sentinel per la squadra di basket della città . "I Magic perdono la loro sesta partita consecutiva a Houston ma, per lo meno, Mc Grady ha smesso di fare pensieri negativi." Dice tutto di un inizio di stagione oltre le più cupe aspettative.
Sei sconfitte consecutive, dopo la vittoria nell'opening a New York. Alcune imbarazzanti, come con Chicago. Altre senza combattere come con Minnesota. E' la storia di questa franchigia: sempre leggermente al di sotto delle aspettative. Sempre sul punto di esplodere. Oppure sempre a cento metri dal traguardo.
Dicevamo dei problemi di Tracy Mc Grady. Pur sempre il top scorer della squadra, oltre i 25 punti di media a partita. Non considerando i quattro punti, minimo con i Magic, segnati contro i T-Wolves.
"Ho passato giorni veramente brutti - dice Tracy - Ho anche pensato di aver chiuso con la pallacanestro. Ma poi ho capito di essere troppo orgoglioso per lasciare che le cose vadano come stanno andando. Ed allora farò il maggiore sforzo possibile per caricarmi la squadra sulle spalle".
Il maggior problema di inizio stagione è stato proprio l'attacco, specie contro le difese a zona. E dire che in estate, la squadra si era mossa per assumere gente con punti nelle mani. Tyronne Lue, ad esempio, autore di 25 punti contro Garnett e soci. Juwan Howard. A fianco al Drew Gooden arrivato lo scorso febbraio.
Eppure nel momento in cui i Rockets, all'inizio del quarto periodo, hanno stretto le maglie difensive, la sesta sconfitta consecutiva è arrivata come naturale conseguenza: 96-86. Nonostante la dignitosa prova di Hunter contro Yao Ming.
Cuttino Mobley è stato particolarmente efficace contro Mc Grady, tenuto a 14 punti, 5 su 21 dal campo. Nessuno è riuscito ad elevare il suo livello.
A fine partita è arrivata la dichiarazione, scary, da paura.
"Se non altro - ha detto Drew Golden - Abbiamo lottato. Non come contro Minnesota". Veramente poco.
Ha replicato Doc Rivers: "Questa è la squadra che voglio vedere sempre. Se giochiamo così non avremo grandi problemi". Che ricorda certi allenatori delle squadre di bassa classifica nel campionato italiano. Che puntualmente retrocedono a fine stagione.
Fortunatamente il coachin' staff non è uno dei problemi al momento. Lo ha confermato il responsabile delle operazioni tecniche John Weissbrood. Qualche sera prima Espn aveva parlato di notevoli contrasti fra il Gm John Gabriel e Doc Rivers.
Mai, in questi anni, la franchigia ha messo in discussione un allenatore, coach dell'anno alla sua prima esperienza, alla guida della sua sporca dozzina. Coach in difficoltà per il protrarsi dell'assenza di Grant Hill, ricordiamolo, il vero e proprio grande scambio degli ultimi anni. Hill sarebbe dovuto essere il grande acquisto. Nessuno immaginava, o osava sperare, in un Mc Grady così.
Coach che in carriera ha dimostrato di essere un grande motivatore. Ma ha sempre presentato una squadra con uno dei giochi più monocorde dell'intero panorama e soprattutto, giocatori fra i meno allenati dal punto di vista dei fondamentali di base.
Le attenuanti generiche ovviamente non mancano: la cronica assenza di lunghi dal momento in cui Ben Wallace lasciò la Florida. Al centro si sono alternati Horace Grant, Steven Hunters, Patrick Ewing, Shawn Kemp, addirittura Pat Burke.
La stessa franchigia ha preso scelte "rischiose". Non considerando Brendan Haywood, scegliendo giocatori come Jarryl Sasser e Laronne Profit, ricordato con grande affetto a Montegranaro, non necessariamente dagli addetti ai lavori.
La squadra non ha quindi mai avuto "trasfusioni" di sangue fresco. L'ultima scelta azzeccata risale al Miller che si è trasformato in Drew Golden.
Tutte considerazioni che lasciano il tempo che trovano. Però, al contrario delle ultime stagioni, la squadra non sembra avere, per ora, quell'identità , vero marchio di fabbrica delle squadre di Rivers.
Orlando ha concesso ai giovani Chicago Bulls il 50,4% dal campo. Una percentuale inaccettabile. Che chiude ogni discorso.
Ora dopo l'ennesima sconfitta inaccettabile, in casa con Memphis, una tournè ad Ovest a gradazione alcolica crescente: Denver, Clippers, Utah, Phoenix e Sacramento. La stagione è appena cominciata. Ma tornare con un record di 2-12, o anche, 4-10, sarebbe comunque un peso psicologico ingente, in una franchigia che sembra non riconoscersi più.