Dikembe Mutombo è diventato un fattore, ma coach Don Chaney non l'ha ancora capito
La settimana appena trascorsa ha mostrato tutti i pregi ed i difetti degli attuali Knicks, in grado di perdere di 16 punti in casa contro Milwaukee dopo essere stati nettamente in vantaggio, ma anche in grado di recuperare uno svantaggio in doppia cifra e vincere in volata contro Sacramento.
Diciamo subito che c’è un uomo che sta diventando un fattore determinante, più del bomber Houston o dell’irriconoscibile “guerriero” Van Horn: Dikembe Mutombo.
Nessuno, crediamo, poteva pensare che la presenza o meno dell’africano sotto le plance potesse essere così decisiva e fare la differenza tra una sconfitta ed una vittoria. Non era di certo un segreto che, da qualche anno a questa parte, New York difettasse di un big man, facendo adattare Kurt Thomas ad una posizione non sua… ma che differenza tra quando Mutombo è in campo a quando è seduto in panchina!
Purtroppo per i Knicks, pare che Don Chaney non lo abbia ancora capito, al contrario di tutto il mondo civilizzato, con buona pace dell’ex centro dei Nets che ovviamente inizia a spazientirsi.
Ma andiamo con ordine. La settimana è iniziata con una vittoria sugli Orlando Magic, in Florida, in una delle partite più brutte della recente storia NBA. 75-68 il finale, con i Knicks che ricacciano in gola i proclami di Tracy McGrady che, galvanizzato dalla vittoria al Garden di pochi giorni prima, aveva dichiarato che ne avrebbe messi una cinquantina.
I newyorkesi ovviamente fanno di tutto per scialacquare un vantaggio di 15 punti nel terzo periodo, quando Chaney fa misteriosamente accomodare Mutombo sul pino.
A salvare la baracca ci pensa uno dei più improbabili, ossia Othella Harrington che rispedisce indietro i Magic con tre canestri consecutivi all’inizio dell’ultima frazione, quando Allan Houston è già da qualche minuto negli spogliatoi per un problema alla schiena. C’è però da dire che questa volta, per Chaney, sarebbe davvero stato difficile riuscire a perdere, dato che Orlando conclude la gara con il 25% dal campo al tiro.
Se quella in Florida è stata una brutta partita, allora non troviamo aggettivi peggiorativi per definire quella successiva contro i Milwaukee Bucks. Come detto in apertura, i Knicks gettano alle ortiche un vantaggio che dice 15-2 e poi 24-9 solo nel primo periodo, quando il quintetto titolare vede un Mutombo scatenato, difensivamente parlando, ma pure dall’altra parte, autore di tre gancetti su altrettanti tentativi.
Chaney ritiene però che questo starting five sia troppo lento nonostante l’assoluto dominio e toglie Deke dal campo praticamente fino alla fine. Il risultato è che i Bucks rientrano in partita per poi dilagare. Il tutto nonostante i 35 punti di Houston ed i 19 di Van Horn (tra l’altro, insieme hanno messo 22 dei primi 24 punti della squadra), più i 19 rimbalzi di Thomas.
Mutombo, a fine gara, non può non sbottare contro il proprio allenatore: “Non ho controllo su certe decisioni: se mi mettono in panchina, devo sedere in panchina. Ma non è detto che se gli avversari sono più piccoli e veloci noi ci dobbiamo adattare a loro. Potremmo avere noi un vantaggio con un quintetto alto e grosso e a quel punto potrebbero essere loro a doversi adattare. Ma il coach ha fatto le sue scelte, ovvio che io come giocatore vorrei stare in campo di più”
Un fantasioso giornalista, scrive che il miglior head coach stipendiato dal proprietario Mark Dolan sia Doug Collins, commentatore per la rete televisiva del Madison Squadre Garden: che non abbia tutti i torti?
Nel dopo-gara di questa infausta notte, Houston è messo sotto processo, dato che nel secondo tempo ha messo solo 8 dei suoi 35 punti e lo si accusa come al solito di sparire nei momenti più importanti. Facile invece intuire come la difesa dei Bucks si sia chiusa su di lui, sfruttando poi la mancanza di Mutombo nel mezzo arrivando a facili canestri da sotto (48-30 il risultato dei punti da dentro l’area colorata).
Evidentemente, però, i brontolii del nuovo centro bluarancio sono serviti e Chaney, nella gara interna contro i Sacramento Kings, lo schiera per 37 minuti. I risultati si vedono: vittoria (udite, udite, in rimonta) per 114-11, con Houston che ne mette 39 di cui 6 negli ultimi 1:41 minuti, alla faccia di chi lo vuole eclissato nel finale.
Keith Van Horn è altrettanto gladiatorio (20 punti e 13 rimbalzi), con grande ardore difensivo e tuffi su palle vaganti, ma è Mutombo l’ancora di salvataggio: al di là dei 9 punti (due liberi messi dentro nei momenti decisivi), dei 7 rimbalzi e delle 4 stoppate, sono i tiri che altera a fare la differenza. Con lui in mezzo, per gli avversari è davvero difficile andare fino in fondo a chiudere felicemente l’azione ed anche se non arriva l’inchiodata, basta mettere in difficoltà il portatore di palla per fargli sbagliare la conclusione.
Ultimo appuntamento settimanale è il primo back-to-back della stagione, ossia una trasferta a Milwaukee. Ebbene, vi ricordate quell’album di Britney Spears che si intitolava “Oops!…I Did It Again“? Pure Chaney lo fa di nuovo. Cosa? Tenere fuori Mutombo per tutto l’ultimo quarto di una gara equilibrata, che i Bucks vincono nel finale 90-87 grazie ai punti da sotto di Tim Thomas, che spadroneggia nell’area colorata vista all’assenza dell’africano.
Montagne russe? Sì, ma di follia pura.