I Jazz hanno trovato in Andrei Kirilenko la stella del nuovo corso
Con il portoricano Carlos Arroyo in regia, il giovane talento mai espresso DeShawn Stevenson da guardia, Matt Harpring da ala piccola, la speranza europea Andrei Kirilenko da ala forte e il deludente Greg Ostertag dove crede di andare un allenatore NBA?
Se vi dicessimo che il coach in questione è Jerry Sloan e la piazza in questione è il Delta Center di Salt Lake City qualcosa cambierebbe nella vostra valutazione? A prima vista probabilmente non muterebbe nulla ma se pensiamo che da 20 anni a questa parte gli Utah Jazz raggiungono i playoff con largo antipico, prima guidati dal leggendario Frank Layden, ora dall'altrettanto stimato Jerry Sloan, qualcosa potrebbe realmente illuminarsi nelle menti di molti.
Se aggiungiamo che il pubblico è uno dei più caldi degli interi States, inversamente proporzionale al clima cittadino, mite, noioso e bacchettone, ci accorgiamo che la partenza a razzo degli Utah Jazz, 4-3 nella difficile Western Confernce, è sì prodigiosa ma frutto di un lavoro duro e parsimonioso.
Nel corso di tutta l'estate il management ci aveva anche provato a rendere la squadra più competitiva ma nessun innesto di sicura classe è arrivato. I Jazz avevano prima fatto un'offerta sostanziosa a Corey Maggette, rifirmato dai Clippers, poi si erano interessati a Brad Miller, salvo essere scippati dai Kings a cifre notevoli e infine avevano messo sotto contratto Jason Terry ma l'offerta è stata pareggiata da Atlanta poichè Terry, come Maggette era agente con restrizione.
Si è trattato quasi sicuramente di cattivo tempismo, perché il nuovo proprietario degli Hawks si era da pochi giorni insediato e proprio non poteva lasciar partire il miglior giocatore della sua già disastrata squadra ma se l'offerta fosse arrivata 15 giorni prima, con l'assetto societario ancora in alto mare, forse le cose sarebbero andate diversamente. Il contentino si è rivelato essere Keon Clark ma il giocatore sembra essere il frutto, non troppo celato per la verità , di un accordo sottobanco con Sacramento che ha regalato virtualmente Keon ai Jazz, in cambio di un disinteressamento apparante per Brad Miller.
La squadra che quest'anno vedranno nello Utah non è di primissima caratura, non ci sono stelle affermate ma almeno una manciata di giocatori da tenere d'occhio e annotarsi nel proprio taccuino.
La stella designata ma ancora giovane e inesperta è l'ala europea Andrei Kirilenko, il quale avrà la responsabilità di avere sulle spalle un team storico e glorioso e di essere forse l'unico elemento affidabile per una ricostruzione immediata. Viene da un'annata a 12 punti e 5 rimbalzi di media, cifre che dovranno aumentare. AK-47 è un atleta devastante, molto veloce, dotato di buona mano soprattutto di un ottimo tiro dalla media.
E' un grande saltatore in grado di elargire molte stoppate e un giocatore già sviluppato in difesa, cosa rara di questi tempi, tuttavia non è mai stato un leader a questi livelli e dovrà impegnarsi molto per cercare di avere lo stesso atteggiamento che fornisce ad ogni manifestazione internazionale, quando guida la propria nazionale come leader, miglior marcatore e guida spirituale.
A questi livelli Andrei è una scommessa non ancora vinta ma anche se non riuscisse a trascinare sulle proprie spalle i Jazz, si rivelerebbe senz'altro una spalla idelae per un giocatore di maggior spessore, elemento che non è stato ancora trovato. Non dimentichiamoci che Kiri è appena al suo terzo anno da pro, si è mostrato fino ad ora affidabile ed è proprio per questo motivo che rappresenta la prima opzione offensiva per questa stagione.
E' partito con 18 punti e 7 rimbalzi, cifra quest'ultima aumentata anche per lo spostamento da small a power forward ed è proprio questo che tutti si aspettano da lui perché i minutaggi e i palloni sono ben distribuiti. Per ora non serve un realizzatore da 30 marcature fisse ad incontro ma sottoliniamo come Andrei sia stato votato miglior giocatore dell'ultima settimana per la Western Conference.
Il mestierante Matt Harpring da un anno a questa parte non è più tale dopo la cura Sloan-Stockton. Miglioratissimo in fase offensiva rispetto agli anni di Orlando, Cleveland e Philadelphia, ha cifre simili al russo, 18 punti e quasi 7 rimbalzi, potrebbe rivelarsi un ottimo killer con il tiro affidabile dalla lunga distanza. L'anno scorso Matt viveva degli scarichi di Stockton e Malone e aveva un certo numero di tiri a partita, tuttavia queste conclusiuoni erano ad altissima percentuale poiché l'ex Georgia Tech riusciva spesso a farsi trovare smarcato ed indisturbato, servito poi da Stockton.
Quest'anno avrà un compito gravoso perché è il giocatore di maggior esperienza tra quelli che contano veramente qualcosa ed è partito subito bene. Non avrà più quei 2 metri abbondanti per scoccare il tiro, dovra spesso crearselo da solo anche se Arroyo è un discreto assist-man, quindi probabilmente avrà percentuali al tiro leggermente inferiori.
Per anni è stato un gregario, a volte specialista difensivo o a rimbalzo, in altre occasioni il cecchino designato sugli scarichi, quest'anno dovrà reinventarsi un nuovo ruolo che dopo i primi sviluppi appare già gradito.
La terza minaccia avrebbe dovuto essere Keon Clark, unico vero nuovo arrivo di valore, il quale dovrebbe portare non solo intimidazione ma anche qualcosa in attacco e rimbalzo. Clark non è ancora stato titolare ed ora è anche in lista infortunati, per il momento quindi Sloan continua ad affidarsi a Greg Ostertag, partito molto bene e per la prima volta libero del critico, nei suoi confroni, Karl Malone.
La leggenda fatta persona accusava Greg di scarso impegno, di mancata applicazione del proprio discreto talento e soprattutto di un atteggiamento pigro dentro e fuori il campo. Ostertag è dotato di un fisico possente, numerosi centimentri e avrebbe i mezzi per essere uno dei migliori centri almeno in fase difensiva.
Per il momento ha segnato poco ma è in doppia cifra nei rimbalzi e gli interrogativi riguardo l'impiego dei lunghi sembrano fugati, perché sin dai playoff scorsi Greg sembra rigenerato e tutti sperano che questo nuovo atteggiamento prosegua nel tempo.
In guardia parte stabilmente DeShawn Stevenson, eterna promessa dotata di poca voglia, sembra in questo scorcio più concreto e costante. Ogni tanto commette qualche errore ma gioca con faciltà , convinzione e a briglie sciolate.
Segna 13 punti ed è un discreto rimbalzista per il ruolo, finalmente libero di pressione sta liberando il prorio estro e sembra sulla via dell'esplosione anche perchè nel ruolo l'unica alternativa è Raja Bell, specialista difensivo firmato quest'estate. La promessa delle Isole Vergini è partito in doppia cifra nelle marcature, avrà un ruolo importante, qualche conclusione per sé e si sta rivelando la migliore opzione tra i giocatori che partono dalla panchina.
Il ballottagio per lo spot di play titolare è stato vinto da Carlos Arroyo. Mai sopra le righe, ordinato e prodigo, è forse la maggior sorpresa di questo inizio. Smazza 8 assist e segna ben 13 punti, quindi molti palloni passano per le sue mani tuttavia nessuno avrebbe creduto che Arroyo fosse già una garanzia.
Alle sue spalle due giovani dal sicuro avvenire, quali il play spagnolo Raul Lopez reduce da un grave infortunio al ginocchio e a un anno di stop. Scelto nella notte di due anni fa avrà solamente bisogno di tempo e col passare dei mesi, se non delle settimane, insidierà la posizione del portoricano.
A chiudere il quadro l'ex Alabama Maurice Williams, il più indietro dei tre nello sviluppo ma giocatore dal grande potenziale, dotato di ottimo fisico e stazza per il ruolo. Raccogliere l'eredità lasciata da John Stockton sembrava prova proibitiva ma piacevolmente Sloan ha scoperto di essere ben coperto, di possedere tre valide alternative e soprattutto di avere un giocatore discreto in Arroyo, play puro e ordinato se ne esiste uno.
Il roster è molto profondo e in quanto a gioventù e inesperienza non è secondo a nessuno. L'ala slava Aleksandar Pavlovic è una delle tante promesse, classe 1983, scelto quest'estate, non dovrebbe incidere più di tanto almeno al momento ma ha già fatto vedere qualche sprazzo ben augurante. L'ala-centro Jarron Collins è uno di quei pochi giocatori che nelle ultime stagioni si è meritato il rinnovo del contratto e ha seguito i consigli del maestro Karl Malone.
Giocatore di classe limitata è un gran combattente e come lungo di rotazione è una certezza se si rivelerà completamente ripreso dall'infortunio. Chiude il quadro il lungo Curtis Borchardt, ex compagno di Casey Jacobsen a Stanford, giocatore valido ma tormentato dagli infortuni, è una sicura presenza sotto i tabelloni e potrebbe tornare utile qualora Ostertag tornasse a livelli mediocri.
Il progetto di Utah è a lunghissimo termine senza alcuna garanzia, è singolare che la squadra sia partita cosi bene ma se pensiamo non ci sia alcun fondamento logico siamo fuori strada. L'unica cosa che accomuna i nuovi Jazz col passato, è la presenza sulla panchina di Jerry Sloan che è alla sedicesima stagione consecutiva sulla panchina dei mormoni.
Sloan guida i suoi con gran maestria, ha uno stile di gioco ormai rodato e nello scorrere degli anni ha dimostrato di saper valorizzare alcuni giocatori che da altre parti hanno fallito. Se la squadra gioca bene come poche, gran parte del merito va al coach e nonostante il livello dei giocatori non sia di primo piano, i Jazz hanno iniziato col piede giusto.
Allo stato attuale i playoff appaiono ancora lontani, forse non sono alla portata in una Conference così difficile ma alla prova dei fatti coach Sloan potrebbe sorprendere in positivo un po' tutti, trasformando i suoi in una vera e propria mina vagante. Col passare delle settimana l'effetto sorpresa svanirà e gli avversari non avranno un approccio svogliato alla partita, nella conviunzione di essere superiori ed è proprio quando arriverà quel momento che vedremo di che pasta sono fatti questi giovani.