I Rookie dimenticati

Darko Milicic, era e rimane un oggetto del mistero, per ora i Pistons non gli danno minuti di gioco

Iniziamo il primo numero di “A Ruota Libera” con la stagione in corso parlando del mezzo caos tecnico è di valori in campo in cui si è ritrovata l'NBA dopo una decina di giorni di partite.

Dando uno sguardo veloce alle classifiche delle 4 division saltono agli occhi immediatamente tante sorprese, Lakers a parte, Utah con un record vincente in vetta alla Midwest quando tutti la pronosticavano sotto le 15 vittorie, Nets che per ora proprio non ingranano, Minnesota in difficoltà  tremenda così come Phoenix, insomma tutte le graduatorie stilate in pre season sono già  andate perdute.

Tutto ciò ha un motivo ben preciso, oltre evidentemente al fatto che tanti roster stravolti in estate abbiano bisogno di tempo per amalgamarsi, ossia i tanti, troppi infortuni.

La lista è lunghissima, si comincia con Ray Allen operato in artroscopia alla caviglia destra, rimarrà  fuori da 6 a 8 settimane, poi sempre in Giappone infortunio a Elton Brand, frattura al piede destro, fuori da 4 a 6 settimane, Kenyon Martin, ha avuto un problema alla caviglia, sta per rientrare, Jamal Mashburn anche lui ha subito un intervento in artroscopia al ginocchio destro, fuori da 6 a 8 settimane, Reggie Miller ha saltato qualche gara per problemi alla schiena, a San Antonio si Parker che Duncan si sono procurati una distorsione alla caviglia, tempi di recupero per entrambi entro la fine di novembre, Wally Szczerbiak sta lottando con una fastidiosissima (quanto lui!) fascite plantare, infortunio sempre da prendere con le molle i cui tempi di recupero possono essere brevi come lunghissimi, Nick Van Exel è appena rientrato dopo un' artroscopia al ginocchio sinistro, il più grave al momento sembra essere Chris Webber, ormai dall'estate ha problemi al ginocchio, lunghi i tempi di recupero, i più ottimisti parlano di fine dicembre, ma c'è chi teme concretamente che possa saltare l'intera stagione.

Ovviamente oltre a questi celebrati campioni ci sono anche tanti altri giocatori infortunati, quindi stabilire se queste prime gare hanno detto il vero o meno rimane un enorme mistero.

Nonostante tutto ci sono tre squadre che hanno attirato la mia attenzione per alcune considerazioni. I primi sono i Magic, attesi da molti tra cui il sottoscritto ad una stagione ai vertici dell'Atlantic Division, invece una partenza rugginosa, con un TMac non al 100%, e tante sconfitte nonostante un calendario benevolo, che per la prima volta da tre anni a questa parte non prevedeva un'immediata trasferta ad Ovest. L'unica vittoria ottenuta fino al 8 novembre è stata a New York per di più ai supplementari, tutta opera di McGrady.

Nonostante l'innesto di Juwan Howard, e la conferma a livelli ottimi di Gooden i Magic non giocano per nulla bene e se lo scorso anno gli indiziati erano i lunghi, quest'anno i problemi sembrano venire dalla cabina di regia, cosa non difficile peraltro da pronosticare, visto che gli unici due playmaker a roster sono “l'atipicissimo” Tyronne Lou e il rookie Gaines che al college giocava da guardia.

Insomma la mancanza del leader storico dei Magic Darrell Armstrong si fa sentire oltremisura, Tracy già  in estate si auspicava che a fare da chioccia a Gaines fosse Armstrong, ma la dirigenza ha deciso di non confermarlo. I risultati sono una marea di palle perse, un gioco molto “free” ma soprattutto la palla che non arriva mai dove deve andare, al punto che le percentuali al tiro sono da brividi.

La seconda squadra di cui parlo sono i Denver Nuggets, mi hanno impressionato molto non il record positivo, ma bensì la fluidità  di gioco, frutto soprattutto del ritorno di Andre Miller ad altissimi livelli, ma anche di un Camby che quando è in salute sotto dice la sua e dei miglioramenti di Nenè Hilario, il sistema difensivo messo in mostra lo scorso anno c'è ancora, il tutto intorno ad un Carmelo Anthony, che non è fondamentale per ora, ma è comunque un giocatore importante a cui però non si vuol mettere troppa fretta.

Il talento da crescere c'è, ma l'innesto di molti giocatori esperti, invece che di altri giovani da sviluppare fa si che i giocatori su cui si punta non si rubino spazio a vicenda come è successo da un paio di anni a questa parte a Chicago. Tanti meriti li ha il giovane coach Bzdelik, segnale importante per le squadre che devono ripartitre da zero, e sono indecise se affidarsi ad un neo tecnico o ad uno di lungo corso.

Infine i San Antonio Spurs distrutti da ogni tipo di infortuni, la mia attenzione è caduto su tre dei quattro neo acqisti di grido ossia on Mercer. Hedo Turkoglku e Robert Horry.

Le cifre considerando le assenza di Duncan, Carter e Parker sono molto scarse, Horry viaggia a poco più di 3 punti di media, Mercer a 8,6 punti a gara, Turkoglu da molti indicato in quintetto oltre a vedersi preferire lo specialista Bowen viaggia a solo 9,4 punti a sera frutto però di una percentuale di tiro inferiore al 40%, in pratica il secondo anno Emanuel Ginobili si è trovato gli Spurs per mano, come si è visto bene nell'eroica partita persa contro i Lakers dove i tre in oggetto a parte una tripla in un momento decisivo di Horry, hanno partecipato poco o nulla.

A parte la vittoria all'ultimo tuffo nell'opening night gli Spurs hanno limitato i danni solo perchè il loro calendario era molto benevolo (come sempre fa l'NBA) nonostante due evitabilissime sconfitte contro Denver e Memphis.

E' presto per dare giudizi però i tanti tiri lasciati liberi da Parker e Duncan non sono stati sicuramente sfruttati nel migliore dei modi, evidenziando sempre di più che tutto il gioco degli Spurs è concentrato nelle immense qualità  cestistiche di Duncan e che quando mancano i suoi scarichi trovare un tiro facile diventa un'impresa immensa.

Uno degli argomenti che tiene banco ad ogni inizio di stagione sono i rendimenti dei rookies scelti a giugno, quest'anno il mese precedente al draft è stato a doi poco schizofrenico, la nuova classe di rookies è stata definita senza mezzi termini la migliore degli ultimi quattro draft, invece i primi dieci giorni di NBA dati per scontati rendimenti degli attesissimi LeBron James e Camelo Anthony, a parte tre o quattro casi che sono sulla sufficienza non ha messo in evidenza nessun tipo di volontà  da parte degli allenatori di puntare sulle scelte, per i motivi più disparati, primo perchè ormai un giocatore viene scelto in previsione futura, poi secondo me la mentatlità  attuale degli allenatori è principalemnte quella di salvare il posto di anno in anno, inoltre c'è anche il fatto di voler partire con il piede giusto, insomma alla fine dei quesi 60 giocatori scelti oltre 50 non vedono campo.

Riguardando le liste degli scelti vengono i brividi, a parte un buon Hayes a Washington, un discreto Wade a Miami con però problemi di infortuni e un discontinuo ma talentuoso Ford ai Bucks, gli altri non vanno oltre al garbage time.

Milicic a Detroit è gia stato contestato per la scarsa attitudine in allenamento, in campo non si è visto quasi mai, Bosh sembrava destinato al quintetto viaggia su cifre oneste ma scalda molto la panchina, Kaman lotta con gli infortuni, ai Bulls hanno scoperto che Heinrich è l'ennesimo giocatore con il fisico da play e il gioco da guardia (ahi ahi), Sweetney che Chaney sbandierava a tutti di volerlo far giocare in quintetto è la quinta ala della rotazione, Pietrus ha evidenziato che oltre l'atletismo e le schiacciate c'è poco o nulla (cosa credevano !), Collison è rotto per tutta la stagione, i tre playmaker Banks Gaines e Ridnour che dovevano essere il futuro nel ruolo della loro franchigia, partono dalla panchina sostituendo dei mestieranti, e parte Ridnour giocano poco o nulla, i due rookie di Memphis non hanno spazio, qualcosina hanno fatto, ma poco West agli Hornets e Carpacaba a Phoenix, Pavlovic a Utah ha evidenziato buone mani e difficoltà  in difesa, Diaw ad Atlanta ha confermato tutti i suoi limiti offensivi, anche se sa fare bene tante cose, Outlaws a Portland ha qualche minuto come Ebi ha Minnesota ma hanno solo diciotto anni e le loro squadre lottano per andare ai playoff, Cook e Perkins sono addirittura finiti in lista infortunati nonostante godano di ottima salute, Barbosa guarda giocare Marboury e il suo sostituto Brevin Knight, Josh Howard ha pagato fatalmelmente l'arrivo di un giocatore come Delk che è quanto di più adatto potesse chiedere Nelson.

La situazioni dei giocatori scelti al secondo giro è ancora peggiore, perchè a parte Kapono a Cleveland, Walton ai Lakers e Green a Philadelphia che sono riusciti a strappare qualche minuto, per il resto non si hanno notizie.

Insomma viene da pensare che il draft sia un'isteria di massa estiva, ma che poi quando si fa sul serio, meglio dare spazio ad un bel giocatore di ruolo o uno specialista, che lavorare su un giovane.

Come sempre giudicare i rookie il 10 di novembre è una cosa insensata, ma io credo che le colpe della situazione che si è verificata siano tutte da addebitare a allenatori e General Manager che ormai lavorano a livello tecnico solo sul presente, salvo poi a lavorare a livello salariale solo sul futuro, insomma per farla breve qui mancano di sicuro le idee chiare sul da farsi.

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