Overdose di power forward

Van Horn ha cominciato la stagione mostrando un po' di grinta al pubblico del Garden…

Tifosi bluarancio o semplici appassionati, con l'inizio della nuova stagione del basket NBA eccoci di nuovo qui per un nuovo team report.
C'eravamo lasciati pochi giorni dopo il draft e tante cose sono successe nella Grande Mela, tante sono cambiate, ma purtroppo una "cosa" è rimasta: l'odiato General Manager Scott Layden.

Premessa polemica a parte, vediamo cos'è cambiato. Innanzitutto Latrell Sprewell, l'anima dello spogliatoio, il leader, è stato ceduto a Minnesota in un giro a quattro squadre che ha portato a New York Keith Van Horn" ed è stata quasi insurrezione. Ogni tifoso è sbottato, chiedendo per l'ennesima volta la testa del GM.

Il giocatore più amato, quello con più carattere, è stato ceduto per un bianco notoriamente senza attributi. Non solo i tifosi, ma pure i giornalisti hanno messo alla berlina per l'ennesima volta Layden ed anche il povero Van Horn, quest'ultimo senza colpe se non quelle di essere stato indicato prematuramente come il nuovo Larry Bird al suo ingresso nella Lega ed essere finito ai Knicks al posto dell'amato Spree.

Ma intanto arriva il momento delle Summer League. Uscito senza troppi problemi dal contratto con il Real Madrid, Macjei Lampe inizia in sordina per poi esplodere nel torneo di Salt Lake City, tanto da essere incluso nel primo quintetto della manifestazione.

Accanto a lui brilla il secondo anno Frank Williams, playmaker che la scorsa stagione aveva saltato per infortunio questo fondamentale passaggio estivo e si era quasi sempre accomodato tra i presunti infortunati delle ipocrite injured list per tutta la stagione scorsa. C'è pure spazio per un altro rookie, Matt Carroll, guardia bianca non scelta al draft e che ben impressiona il coaching staff. Nella media le prove di Mike Sweetney, l'altro rookie.

Quando giunge l'ora del training camp, ecco spuntare Antonio McDyess, in silenzio da mesi ed impegnato a sudare nell'ennesima rieducazione dagli infortuni che lo hanno tenuto lontano dai campi praticamente per due anni: il suo ginocchio è guarito, ma Dyce ha da poco iniziato a prendere la spicchia in mano e non si sa ancora quando potrà  rientrare.

A questo si somma un intervento in artroscopia ad un ginocchio per Allan Houston; pareva una cosa di routine, ma il capitano non disputa gran parte del training camp.

Quello che però colpisce del roster dei Knicks è la presenza di ben 11 power forward, o presunte tali" eh sì, perché tra ali sottodimensionate (Clarence Weatherspoon, Sweetney) ed ali ambigue (Van Horn è un 3 o un 4? Troppo lento per giocare ala piccola, troppo debole e senza questi maledetti attributi per giocare da ala forte?), non si hanno cambi per i piccoli.

Pare però che un piano, seppur contorto, il duo Layden-Chaney lo abbia: inaugurare la filosofia "grossi e giovani". I Knicks devono quindi passare da una squadra carente di centimetri e chili degli scorsi anni ad essere una corazzata. A completare l'opera viene infine firmato Dikembe Mutombo, centro africano che non ha certo bisogno di presentazioni, rilasciato dai New Jersey Nets pochi giorni prima con una buonuscita milionaria.

Gli incontri di preseason non chiariscono però quale sarà  l'assetto della squadra ed i punti interrogativi sono tanti: Mutombo è comunque vecchio ed arriva da un infortunio, terrà  botta per almeno mezz'ora a partita? Chi giocherà  in cabina di regia, il lento Charlie Ward, Williams che tanto bene ha fatto in estate o Howard Eisley, l'uomo più fischiato del Garden e quantomeno confuso quando mette piede in campo?

A confondere ancora di più le acque, ci pensa la voce di un possibile scambio con Golden State per avere Nick Van Exel al posto di Kurt Thomas e Ward.

Ma quello che non ci si aspetta davvero è vedere i rookie già  fuori dalla rotazione in preaseason. Passi per Slavko Vranes, prospetto ancora da costruire, ma Lampe e Sweetney avevano dimostrato nelle leghe estive di meritarsi più spazio. Quindi, già  a questo punto è chiaro il disegno di coach Don Chaney: salvare il posto, puntando su gente esperta che gli consenta di centrare i playoffs.

Le amichevoli si chiudono con 2 vittorie e 6 sconfitte. Van Horn è fischiato nelle gare interne, come se fosse sua la colpa di essere a New York. Addirittura Lampe viene fischiato dopo un paio di palle perse in uno raro spezzone di partita giocato. Siamo alla follia, altro che pubblico competente, qui la parola giusta è folla "isterica". Giusto urlare "Fire Layden" ("Licenziate Layden" ndr), ma i giocatori vanno sostenuti se ora sono dei knickerbockers.

Proprio Van Horn, però, mostra segni di forza caratteriale come non aveva mai fatto intravedere in carriera. In una trasferta a San Antonio, dichiara “Dobbiamo essere più precisi e pignoli durante gli allenamenti, nei tagli, nei passaggi… siamo lenti fin dalle partitelle tra di noi, nell'eseguire gli schemi d'attacco, così quando ci ritroviamo in campo nelle partite vere e cerchiamo di accelerare i ritmi, finiamo per commettere errori. Dobbiamo essere più concentrati”.

L'ex-Nets ha pure aggiunto che la colpa non è di coach Cheaney (ma qui qualche dubbio c'è), ma sono i giocatori che non lo ascoltano. Ecco spiegato l'alto numero di palle perse. Thomas, Ward e Shandon Anderson non gradiscono le parole del nuovo arrivato, ma almeno è un segnale che qualcuno è vivo.

Quando arriva l'ora di ridurre il roster a 15 giocatori come le regole NBA impongono, ad essere tagliati sono l'inutile Travis Knight ed il promettente Carroll. Questo significa non avere adeguati cambi per i piccoli, dal momento che nel roster resta solo Anderson in grado di cambiare Houston, ma l'ex-Utah deve pure sostituire Van Horn.

Taglio inevitabile quello di Carroll, dice la dirigenza, dal momento che Layden ha provato a scambiare Othella Harrington per trovare o spazio alla guardia oppure per avere un nuovo piccolo. Si parla infatti di Jamal Crawford dei Bulls, oppure di Morris Peterson dei Raptors, ma crediamo che a Chicago e a Toronto si siano fatte delle grasse risate a sentire le proposte di Layden, ossia Harrington.

Nel frattempo, Vranes, McDyess e Lampe vengono messi in injured list. Nulla da obiettare sui primi due, ma Lampe viene messo virtualmente dietro a due acciaccati (veri) che fanno invece parte del roster attivo, Harrington e Weatherspoon" un bel modo sicuramente per far crescere i giovani, non c'è che dire, soprattutto per dargli fiducia.

Alla vigilia, appare chiaro che questo roster non è certo male, esperienza e talento ci sono, ma ovviamente è un gruppo senza futuro ed i giovani sono sacrificati a scaldare la panchina se non addirittura le sedie dietro di essa. Quel che è chiaro è che, se Layden e Chaney considerano un successo arrivare ai playoffs e quindi tanto basta a salvargli il posto, questo roster può realizzare il loro obiettivo.

Si arriva così alla prima partita di stagione regolare, esordio casalingo contro Orlando. Il primo quintetto schierato da Chaney vede Mutombo in mezzo, Thomas finalmente restituito al suo naturale spot di ala forte, Van Horn all'ala piccola (con Deke alle spalle si ci può permettere che l'avversario diretto sfugga alla marcatura per andare dentro), Houston e Ward guardie. Sul pino Michael Doleac cambia Mutombo, Eisley rileva Ward ed il povero Williams finisce terzo PM, chiamato in causa quando Houston deve rifiatare ed Eisley diventa guardia tiratrice.

New York controlla la partita fino a 3:43 dal termine, quando la solita incapacità  di portare in porto un vantaggio in doppia cifra (+10 per l'esattezza) viene fuori come troppe volte in questi ultimi due anni.

A condannare i Knicks, infatti, non è tanto il canestro di Tracy McGrady che porta la gara al supplementare e che passa da un parziale di 15-0 per i Magic, quanto gli errori tecnico/tattici di Chaney, come per esempio lasciare in panchina due difensori come Mutombo e Ward, schierando centro Van Horn con cinque falli che immancabilmente commette il sesto nel concitato finale (per la cronaca, quando l'ex-Nets esce dal parquet con 29 punti e 8 rimbalzi a referto, il Garden gli tributa una standing ovation" che sia sbocciato l'amore? Di certo, se l'impegno/impeto di Van Horn è quello visto in quest'occasione, siamo sulla buona strada). Alla fine, i Magic la spuntano 85-83.

Chaney alla fine ammette gli errori, ma la sconfitta passa anche dalla brutta serata al tiro di Houston, autore di soli 10 punti. Anche l'ex-Piston è in vena di ammissioni e dichiara che non è a posto: non ha un problema al ginocchio, quello ora sta bene, ma mentale.

Dopo l'infortunio, ha paura a prendere i contatti per uscire dai blocchi, quindi arriva al tiro senza il giusto tempo e lo spazio abituale. Van Horn lo ha rinfrancato, affermando che sono cose che capitano, pure lui tre anni fa reduce dall'infortunio ha avuto lo stesso blocco mentale, basta aspettare e passerà .

Ma i tifosi dei Knicks sperano che sia una questione di giorni, perché i 20 e più punti di media di Houston servono al più presto per non ritrovarsi in una situazione di classifica simile all'anno passato, quando New York iniziò con un brutto 1-9 che non riuscì più a ricucire.

Per il momento la situazione è 0-2 dopo la sconfitta a San Antonio per 86-74, gara in cui gli Spurs guadagnano un buon vantaggio nella prima metà  per poi amministrare fino in fondo. I Knicks non riescono ad approfittare dell'assenza di tutti e due i play degli avversari, fuori per infortunio, e naufragano davanti ad un'altra brutta serata al tiro di Houston (19 punti ma 6/16 dal campo).

Forse, davanti ad un PM appena firmato come Jason Hart, non ci voleva il "reverendo" Ward, ma un Williams per dare dinamicità  all'attacco. Ebbene, il buon Frank ha chiuso con 1 minuto giocato"

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