Le favorite per il titolo

Niente male l'inizio di Karl Malone con la nuova maglia…

Uno dei motivi di più grande attesa sono senza dubbio le grandi battaglie a cui sono attese le squadre nella Western Conference: abbiamo parlato prima di cinque squadre che puntano senza mezze misure al titolo NBA come unico obbiettivo finale, in più due realtà  in netta crescita come Houston e Phoenix, fanno si che almeno tre di queste grandi squadre non supereranno addirittura nemmeno il primo turno dei playoff.

Da questo punto di vista il risultato che produrrà  la stagione regolare sarà  non semplicemente importante, ma addirittura fondamentale, perché trovarsi già  dal primo turno in battaglia, magari senza nemmeno il fattore campo, non è consigliabile a nessuno.

Il tutto è però condizionato al rendimento in campo di una squadra, ossia i Lakers, perchè nonostante gli sforzi delle altre squadre è abbastanza scontato che se ai Lakers fila tutto per il verso giusto, il titolo diventa un affare più con se stessi che con il resto della lega, ovviamente visto l'elevato numero di concorrenti non sarà  facile, ma è opinione comune che se i Lakers non si fanno male da soli batterli sarà  difficilissimo.

Il quintetto base prevede oltre a Shaq e Kobe, Gary Payton che è da almeno un decennio uno dei due playmaker più forti della lega, difensore da favola sembra fatto apposta per giocare accanto a Kobe e salvargli tanto lavoro in difesa, Karl Malone alla soglia dei 40 anni lascia i Jazz, già  da ora che è sempre in attività  è stato definito l'ala grande più forte di sempre, mettetelo accanto a Shaq e ce da impaurirsi davvero. Poi c'è anche Russell, gran bel difensore che si dividerà  con George il ruolo di ala piccola.

Il bello è che poi tutto questo talento è accompagnato da una determinazione e una voglia di rivincita da paura, Shaq Kobe e Phil Jackson hanno preso la sconfitta contro gli Spurs come un'offesa personale, Payton e Malone per vincere l'anello hanno accettato stipendi da barboni, insomma per gli altri sembrano solo dolori.

Ma le incognite non mancano di certo: Kobe Bryant innanzitutto è alle prese con la famosa vicenda giudiziaria, che in America è diventato un vero affare di stato, con i Media che ne hanno fatto diventare un affare gionalistico da favola, come sempre quando si tratta di una persona di colore l'opinione pubblica è sollevata, come nei casi processuali di Mike Tyson e OJ Simpson.

Ancora non si sa in che stato mentale è il ragazzo. Poi bisognerà  che Jackson faccia partire ingranare un quintetto base che prevede addirittura quattro futuri Hall of Fame, le note positive vengono da Shaquille O'Neal che pare essere in uno stato di forma in cui non lo vedevamo da almeno tre anni. Ovviamente se tutto va per il verso giusto, difficilmente non verranno celebrati come la squadra più forte di sempre, ma come detto ci sono alcune incognite che potrebbero rimettere in gioco le altre avversarie.

Come detto i contenders dei Lakers saranno Dallas, Sacramento, San Antonio e Minnesota, tutte con caratteristiche leggermente diverse. Dallas è la miglior macchina offensiva della lega, si corre a mille si tira spesso nei primi quindici secondi dell'azione, la difesa offre quello che offre, Nelson con l'acquisto di Jamison e Walker sta varando una soluzione tecnica che non prevede di fatto un centro di ruolo, ma due/tre ali con caratteristiche diverse che a seconda delle necessità  si scambiano le posizioni, alla fine in mezzo quando servirà  andrà  Nowitzki…

A mio parere sono i più pronti per battagliare con Los Angeles, anche se la loro difesa inesistente nei playoff potrebbe costare cara, come già  successo in passato.

I Kings più o meno si presentano con lo stesso sistema di gioco, il solito quintetto, ma con una panchina molto più corta, Adelman ha creato una via di mezzo tra il gioco di Dallas e quello di San Antonio, molto dipenderà  da Bibby autore di due stagioni ai Kings diametralmente opposte, esaltante la prima, molto deludente la seconda, se saprà  diventare quel leader che Webber non è ci sono speranze concrete di titolo, altrimenti sono un passo indietro rispetto agli ultimi due anni.

San Antonio è stata molto rinnovata ovviamente intorno a Duncan, Popovich dovrà  veramente azzeccare tutto perchè il titolo ritorni agli Spurs, ma obbiettivamente sono una squadra giovanissima, e una stagione di rodaggio, alla fine del programma che si sono posti non sarebbe di certo un insucesso.

Infine Minnesota, secondo me un attimo inferiore alle altre quattro, con la sicurezza che Garnett rimarrà  ancora a lungo, sarà  l'anno della verità  per Flip Saunders, celebrato da molti come uno dei migliori allenatori dell'NBA, mettere insieme i caratteri e i talenti di gente come Cassell, Speewell Sczrebiack e Olowokandi è un'impresa ardua, se ci riesce è un fenomeno, tutti sperano che Garnett li schiacci con la sua personalità , se lui e Saunders riescono nell'impresa sono bravi davvero, ma la mia impressione è che la striscia di eliminazioni al primo turno è destinata ad aumentare.

Se la lotta per il primo posto ad ovest sarà  una vera e propria battaglia, ad est la situazione sembra più definita. Infatti i Nets che vanno in finale da due anni, hanno fatto un ulteriore passo in avanti, vuoi per l'ingaggio di Alonzo Mourning, ma soprattutto per il fatto che il duo Kenyon Martin – Richard Jefferson hanno un anno in più di esperienza.

Il meccanismo funziona alla perfezione, la rotazione dei lunghi è di quelle che sarebbero competitive anche ad ovest, figuriamoci ad est, al punto che si è addirittura rinunciato a Mutombo. A prima vista il roster è completissimo, manca forse una guardia che dalla panchina aiuti Harris, e forse un playmaker, quest'anno per coprire le spalle a Kidd è stato scelto un europeo dalle mani dolci Planicic, magari un uomo di esperienza ad aiutarlo non avrebbe fatto scomodo.

La situazione dei Nets è anche più serena, lo scorso anno erano tutti in subbuglio per la permanenza o meno di Kidd. Jason quest'estate ha firmato un ricco pluriennale, Jefferson ha già  fatto sapere che rimarrà  ai Nets, un po' più difficile la situazione di Kenyon Martin, ma il monte salariale, permetterà  tra due anni di firmare sia Jefferson che Martin alle cifre da loro richieste, insomma la strada appare in discesa.

Le possibilità  che i Nets non approdino alla finale sono remote, magari tutte legate a fattori non programmabili come gli infortuni. I Nets però affronteranno la finale in maniera molto diversa da come è stata affrontata negli ultimi due anni, ossia con la consapevolezza di giocarla per vincerla davvero, cosa non possibile due anni fa contro i Lakers, troppo più forti, cosa capita solo alla fine della serie contro gli Spurs lo scorso anno in una serie persa meno nettamente del previsto e di quello che ha detto il campo.

Se i Nets sono la favorita netta, hanno anche da ora un'avversaria ben definita, Detroit. I Pistons sono usciti da un'estate che definire bollente è poco, con un nuovo grande nome in panchina Larry Brown. I Pistons lo scorso anno avevano già  vinto la regular season dell'est, ed erano stati spazzati via in finale di conference dai Nets con un perentorio 4-0, hanno aggiunto al loro roster innanzitutto la seconda scelta assoluta del draft, Darko Milicic, giocatore senza dubbio molto futuribile, ma che nel presente potrà  dare ben poco, in più oltre alla conferma di Richard Hamilton hanno allargato la rotazione con giocatori di qualità  come Elden Campell, Bob Sura, Lindsay Hunter e Darwin Ham.

Molto dipenderà  dal cambio di manico, infatti tutta la realtà  era molto in sintonia con il loro ex coach Rick Carlisle, molto dipenderà  dall'adattamento dei giocatori ad un metodo diametralmente opposto come quello di Brown.

Ad est le pretendenti al trono dovrebbero essere solo Nets e Pistons, l'unica possibile variabile sono gli Indiana Pacers, dove è tornato al potere il duo Larry Bird – Rick Carlisle che portarono i Pacers alla finale del 2000.

Ad Indiana di talento ce n'è tanto e giovane, se Carlisle riporta i Pacers verso un gioco meno difensivistico sfruttando le molteplici qualità  dei ragazzi in attacco diventano senza dubbio pericolosi, magari nella seconda parte di stagione quando le novità  saranno assorbite, non è impossibile che riescano a soffiare il posto almeno ai Pistons in finale.

Per il resto l'est offre altre quattro squadre di buon livello come Orlando, Boston, Philadelphia e New Orleans, i Knicks che al momento sono indefinibili, magari senza futuro, ma con un presente decente e tante squadre solo in attesa che i giovani che hanno diventino giocatori veri.

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