La sporca dozzina

Eddie Curry ha fatto vedere di avere i mezzi per dominare, potrebbe essere impegnato a febbraio…

C'è grande attesa per la nuova stagione NBA, attesa per l'arrivo di LeBron James, attesa per il suo duello con l'altro rookie delle meraviglie Carmelo Anthony. C'è attesa per vedere se i nuovi Lakers
saranno in grado di riprendersi lo scettro tenuto saldamente in mano da Tim Duncan nonostante i problemi di Kobe, c'è attesa per vedere il progetto della coppia Cuban-Nelson, una squadra che è uno sorta di selezione da All Star Game.

E poi ci si attendono segnali dal Minnesota, dai Kings che partono a fari spenti rispetto alle altre annate, dai Suns del meraviglioso trio Marbury, Marion, Stoudemire, dai Rockets della supercoppia Ming-Francis guidata da Jeff Van Gundy, ritornato al timone dopo quasi 2 anni di riposo.

Per non parlare dei Nets che dopo 2 Finali perse consecutivamente e dopo essere riusciti a non rimanere orfani di Kidd sperano che ZO Mourning sia integro ed in grado di fargli fare l'ultimo passettino.

Ci sono i nuovi Piston di coach Brown, McGrady non è più tutto solo, riuscirà  a superare il primo turno finalmente? E Carter tornerà  ad essere Air Canada?

Iverson lascerà  qualche tiro a Big Dog, ed il Barone è definitivamente tornato volante? Che Celtics saranno senza il tanto discusso ma pur sempre importante Walker? Vin Baker è uscito definitivamente dal tunnel? McDyess tornerà  a giocare per condurre fuori dal pantano i derelitti Knicks degli ultimi 2 anni?

Tante domande che nei prossimi mesi avranno una risposta.

Ma in questo articolo puntiamo l'obbiettivo su 12 giocatori di grande talento, che sino ad ora, per un motivo o per un altro, hanno viaggiato con le marce ridotte, e che potrebbero essere ad un punto di svolta (o quasi) delle loro carriere. Giocatori alla ricerca del tempo perduto, con la voglia ed i mezzi per dimostrare che le attese che li circondavano in passato erano giustificate, e solo qualche incidente di percorso ha momentaneamente fermato la loro ascesa ai vertici NBA.

Insomma, giocatori che fra un anno nei vari Draft delle varie fantaleghe potrebbero essere molto più in su i dove sono finiti in questa stagione!

1: Lamar Odom
Nei primi 2 anni di NBA aveva dimostrato sul campo che il paragone (per quanto impegnativo) con Magic Johnson non era nato in seguito ad una nottata tra fumo ed alcool di qualche spiritoso giornalista; ma nei successivi 2 campionati in cui ci si attendeva il salto di qualità  verso il vertice, vari incidenti di percorso lo hanno relegato in quella categoria di giocatori che per un motivo o per un altro sono restati sì dei fenomeni, ma solo sulla carta.

E' stato uno dei grandi vincitori del mercato estivo, firmando un contratto di 65 milioni di dollari in 6 anni per trasferirsi a Miami da Pat Riley, la cui presenza è stata fondamentale nella scelta di Lamar, perché oltre ad essere da anni un grande estimatore del mancino di New York, era considerato da molti (ma soprattutto dallo stesso Odom) l'uomo perfetto per trasformarlo in una superstar.

Ma pochi giorni fa a sopresa il coach si è dimesso dall'incarico, e per Odom questo è stato un colpo durissimo, anche se Mister Brillantina resta Presidente della franchigia e non dubitiamo che la porta del suo ufficio sarà  aperta, giorno e notte, per Lamarvelous"""..

Odom ha lavorato tantissimo in estate per essere pronto alla nuova avventura sulla East Coast, ed in preseason ha dimostrato tutto il suo talento, disputando ottime gare anche se dopo l'esplosione contro gli Spurs (31 punti, 14 rimbalzi, 5 assist e il canestro della vittoria allo scadere) si è un po'appisolato, e proprio su questi cali di concentrazione Riley (ops, pardon, Stan Van Gundy) dovrà  lavorare molto, perché se il numero 7 riuscirà  ad essere continuo, per Miami potrebbe essere la stagione della rinascita, in una Eastern Conference aperta a tutti i pronostici per quanto riguarda la corsa ai playoff.

Compirà  24 anni tra pochi giorni, qualcuno lo aveva già  bollato come ennesimo caso di potenziale superstar mai espressasi totalmente: un tantino esagerato no?

2: Eddie Curry
Lo scorso anno Shaquille O'Neal parlando dei centri che meritano considerazione nell'attuale NBA, fece tre nomi: il suo (e ci mancherebbe), quello di Yao Ming e quello di Curry.
Già  questo basterebbe a far capire il potenziale di questo ragazzo, che ha tutte le carte in regola per essere una delle future star della Lega, e da cui ci si attende una terza stagione da vero e proprio crack.

Lo scorso anno da febbraio mise il turbo viaggiando a 16.2 punti di media, 6 rimbalzi ed un mostruoso 61% dal campo in 25 minuti, dimostrandosi una vera e proprio forza della natura nella metacampo offensiva. Deve migliorare in difesa e soprattutto avere più cattiveria nelle lotte a rimbalzo, perché con quel fisico e quei mezzi da uno come lui ci si attendono molti più rimbalzi.

Nella preseason in 26 minuti di utilizzo ha chiuso con 16 punti e 5.7 rimbalzi di media, ma soprattutto ha tirato ben 9 volte ad incontro dalla linea della carità , confermando che se nella propria area difensiva c'è ancora da lavorare, in attacco siamo vicini a diventare un vero e proprio fattore.

Ci attendiamo una stagione spettacolare da parte di Curry, e non ci stupiremmo di vederlo all'All Star Game, a patto che prenda qualche rimbalzo in più, perché non è ammissibile che giocando 4 minuti in meno, un Corie Blount prenda 4.1 rimbalzi contro i 4.4 di Curry!

3: Larry Hughes
Nel marzo del 2000 Golden State vinse contro i Lakers di Kobe e Shaq grazie ad una prestazione mostruosa di un ragazzo che da poche settimane era stato acquistato dai Sixers: Kobe quella sera si vide stampare in faccia 41 punti (col 60% al tiro) da Larry Hughes (ed i 41 non sono career-high, ne fece 44 ai Nuggets qualche settimana dopo).

Hughes era in rampa di lancio, sembrava giunto il momento della sua consacrazione, ma infortuni e soprattutto incomprensioni tattiche lo hanno relegato nello scomodo ruolo di talento mai sbocciato del tutto. Avevano provato a Philly a farne un playmaker, ma l'arrivo sulla Baia sembrava aver chiarito che il prodotto di Saint Louis è una guardia, invece nel manicomio dei Warriors ritentarono l'esperimento (anche per l'arrivo di Richardson che necessitava di minuti in guardia), finito come sappiamo, e cioè con l'approdo a Washington. Anche nella Capitale hanno provato Hughes come playmaker, ma l'arrivo di Arenas dal mercato dovrebbe coincidere con il definitivo addio di Larry al ruolo di point guard, ed il suo ritorno al ruolo naturale di guardia.

Se l'equivoco è stato definitivamente chiarito, questa potrebbe essere la stagione del ritorno ad alti livelli, ed i problemi fisici di Stackhouse dovrebbero garantirgli tiri e minutaggio per ritornare sulla cresta dell'onda, nonostante qualcuno abbia etichettato questo 24enne come un fallimento.

In preseason ha giocato solo 4 gare a causa di un problema al tallone d'Achille, ma ha messo su 13.5 punti, 3.5 rimbalzi e 2 recuperi in 27 minuti, con un buonissimo 43% ed un 37% dalla lunga distanza, vero tallone d'Achille del ragazzo(e non è una battuta).

4: Zach Randolph
Partirà  in quintetto con Wallace spostato in ala piccola, e questo la dice lunga sulla fiducia dei Blazers sul ragazzo. E' uno dei grandi candidati al trofeo di Most Improved della stagione, ci si attende che duplichi i numeri della parte finale della scorsa stagione, quando viaggiò a 10.8 punti, 5.6 rimbalzi col 57% dal campo in 20 minuti da marzo, esplodendo letteralmente nella serie di playoff contro Dallas, quando chiuse con 13.9 punti, 8.7 rimbalzi col 52% al tiro in neanche 30 minuti.

In preseason ha dimostrato di essere pronto per lo starting five, chiudendo a oltre 18 di media, con 9.4 rimbalzi ed un mostruoso 60% dal campo.Ottima etica lavorativa, ha grande fiducia in se stesso, non ha paura di nessuno (d'altronde non capita spesso che un secondo anno mandi al tappeto un noto duro come Ruben Patterson".), l'area è il suo terreno di caccia ideale, grazie agli ottimi movimenti spalle a canestro, al fisico massiccio che sa come usare e ad un fiuto eccezionale per i rimbalzi.

5: Jamal Crawford
Si parla moltissimo della coppia Curry& Chandler, ma la terza C dei Bulls merita di essere considerato come un uomo chiave di Chicago.
L'arrivo di Jay Williams nell'estate scorso sembrava coincidere con una sua partenza, invece il ragazzo di Seattle (a cui non fa certo difetto la sfacciataggine ) ha prima preteso che la lotta per il posto di play titolare non fosse impari, per poi scalzare l'ex Duke dal quintetto di partenza, chiudendo la stagione con numeri eccellenti (18.5 punti, 6.6 assist ed il 46% dal campo negli ultimi 2 mesi di regular).

Un finale di stagione che ha fatto capire ai Bulls che l'uomo su cui puntare era lui, tanto che Williams sembrava destinato a fare le valigie, prima del brutto incidente in moto.
Ora il protetto di Payton ha in mano le chiavi della squadra, in preseason ha fornito grandi prestazioni, e non c'è dubbio che questa sarà  una stagione fondamentale per lui, visto che a luglio sarà  free agent (ma restricted) e mira ad un contratto di alto livello, cosa che i Bulls non sanno se offrirgli, ma se Jamal dovesse disputare una stagione come è nelle sue possibilità , sarà  difficile per la dirigenza lasciarlo andar via, perché oltre ad essere un 23enne di talento eccezionale, con doti fisiche ed atletiche spaventose, è anche uno dei beniamini dei tifosi di Chicago.

6: Joe Johnson
Va ad intermittenza, in una gara sembra destinato ad essere un All Star nell'arco di 2-3 stagioni, nella successiva sembra capitato lì per caso"""
In Arizona puntano sul super trio Amare, Marion, Marbury, ma hanno enorme fiducia in questo ragazzo, che in preseason ha fatto vedere ottime cose, chiudendo con oltre 17 punti di media, 5 rimbalzi ed il 40% dalla lunga distanza, ma soprattutto ha giocato con quella costanza e quella presenza mentale che gli è sempre mancata in queste 2 prime stagioni.

Ha solo 22 anni, può giocare egregiamente in 3 ruoli, tocca a lui dimostrare che può essere un giocatore determinante per il futuro dei Suns, facendo pentire i Celtics che forse lo hanno ceduto un po' troppo frettolosamente.

7: Mike Dunlevay
Dopo una stagione di studio, avrò spazio e responsabilità  per far capire di non essere l'ennesima speranza bianca sbriciolatasi al contatto col duro mondo NBA.
La partenza di Jamison (ed il su contrattone) non è stata soltanto una mossa finanziaria, sulla Baia si crede moltissimo nell'ex Duke, ed in preseason Dunlevay ha fatto vedere di essere pronto ad un ruolo importante nei Warriors, chiudendo con 14 punti di media, 5.5 rimbalzi ed il 49% dal campo (53% da fuori).

8: Kwame Brown
Con l'addio di Jordan non ci sono più alibi per Brown e Washington. A differenza di Curry e Chandler, gli altri liceali usciti dal Draft del 2001, ha mostrato pochi lampi del suo grande talento, e mai per più di 5 minuti.
Ha chiuso la preseason con 13 punti e 7 rimbalzi, questi sono i numeri che ci si attende da lui (almeno), avrà  spazio, avrà  possibilità  di commettere errori senza tornare immediatamente sul pino, ora tocca a lui.

Se dovesse deludere anche quest'anno, non si potrà  certo etichettarlo come fallimento, stiamo parlando di un ragazzo di soli 21 anni, però i sospetti aumenterebbero, in maniera preoccupante.

9: Quentin Ricahrdson
Naufragato come tutti i suoi compagni in una stagione afflitta da mille problemi, mille polemiche, mille infortuni, ci si aspetta che continui nei miglioramenti messi in mostra nelle sue prime 2 stagioni NBA.

Rimbalzista superbo per il ruolo, pericoloso da fuori, avrà  molto spazio o come guardia titolare con il super Maggette in ala piccola, o come sesto uomo. L'arrivo di Mike Dunlevay senior e le estensioni avute da Brand e Maggette dovrebbero garantire serenità  a tutto lo spogliatoio, lui è nell'ultimo anno di contratto per cui giocherà  anche per rimpinguare il conto in banca, ben sapendo che o ai Clippers o da qualche altra parte troverà  un bel pluriennale se lo avrà  meritato.

Ottima preseason, anche se in calo nelle ultime gare (dopo le prime 3 partite bombardava col 50% da fuori) chiusa a 15 punti di media in 28 minuti col 44% dal campo ed il 38% da fuori.

10: Darius Miles
Certo che lui e Q-Rich sono grandi amici, visto che dopo la partenza di Miles entrambi hanno disputato la peggior stagione della loro carriera….

Scherzi a parte, il giocatore più cool della Lega sino all'anno scorso, ha giocato un campionato davvero pessimo, in cui ha sì patito parecchi infortuni, ma non ha mostrato i miglioramenti che ci si aspettavano, anzi è sembrato in fase di involuzione (anche se parliamo pur sempre di un ragazzo di 22 anni).

Ha lavorato come un matto in estate con Tim Grover sul tiro da fuori, che sarà  il suo spartiacque tra una carriera da ottimo giocatore e quella da super difensore in grado di esplodere a canestro con incredibili schiacciate, ma poco altro offensivamente.

L'arrivo del profeta dovrebbe ricaricarlo, saranno parecchi gli assist che arriveranno dal nulla e che dovrà  pensare a tramutare in comodi schiaccioni. Coach Silas lo proverà  come portatore di palla, vdremo con quali risultati, anche lui come il suo amico Q sarà  free agent dal luglio prossimo, motivo in più per disputare una stagione con i fiocchi.

11: Tayshaun Prince
Solo per quello cognome ha la nostra stima"".
Esploso a sorpresa negli scorsi playoff quando fu determinante per la conquista della Finale di Conference dei Pistons, ora avrà  come maestro Larry Brown, che notoriamente ama i giocatori alti in grado di creare gioco e di conseguenza provocare continui miss-match favorevoli su entrambi i lati del campo.

In preseason ha chiuso con 11.5 punti ed il 45% al tiro, c'è parecchia attesa per capire se i playoff dell'anno passato furono un caso oppure l'esplosione di un talento inspiegabilmente messo in panchina per 40 gare da coach Carlise (che comunque lo incluse nel roster dei playoff, quindi qualcosa aveva visto).

12: Kelvin Cato
L'arrivo di Van Gundy è la sua grande occasione. Dovrebbe essere la power forward titolare al fianco di Yao, in preseason ha giocato 25 minuti di media scrivendo 7.2 punti a referto ma soprattutto tirando oltre 8 rimbalzi ad uscita.
Nei piani di coach JVG dovrebbe diventare il guardaspalle di Yao, e con il cinese e le doti di intimidatore di Cato, l'area di Houston diverrebbe molto pericolosa per chi si avventura da quelle parti.

Gli è sempre mancata la determinazione per diventare un fattore almeno nella propria metacampo (e di certo non è servito a stimolarlo un contrattone da oltre 40 milioni di dollari in 6 anni firmato nel 1999), spesso ha dato l'impressione di essere capitato sul campo quasi per caso, vederlo commettere 2 falli immediatamente era all'ordine del giorno, lasciando qualche dubbio sulle sue reali intenzioni, tanto da far credere che guardarsi la gara comodamente seduto sul pino era il suo principale scopo.

Ora ha la possibilità  di redimere una carriera molto deludente e togliersi qualche soddisfazione, Van Gundy ci sta provando a farlo diventare una sorta di nuovo Oakley, ma tutto dipenderà  da lui: se capisce di essere un giocatore e non uno spettatore privilegiato, potrebbe diventare un mattone importante al fianco della muraglia cinese.

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