A Ruota Libera Ranking: Est

Non sapete chi è questo signore che se la ride ? Allora siete sul sito sbagliato.

1) New Jersey Nets : i Nets sono reduci da due finali consecutive, la seconda in cui sono addirittura andati alla sesta gara contro San Antonio, per la prossima stagione sono i favoriti netti, con grande vantaggio sulle altre quattordici franchigie della Eastern Conference.

E' stata per i Nets un'estate agitata, prima è arrivato il rinnovo del contratto di Kidd che teneva tutto l'ambiente con il fiato sospeso da un'anno, poi la firma di un grande centro come Alonzo Mourning, attratto più che con i soldi con la reale possibilità  di vincere il tanto atteso anello, infine la vicenda del contratto di Kenyon Martin con i mille rumors di una sua cessione, peraltro nemmeno mai lontanamante confermati.

L'impianto dei Nets lo scorso anno vinse a mani bassa l'Est, difficile con un anno di esperienza in più per Jefferson e Martin immaginarsi un finale diverso per la prossima stagione, il tutto a prescindere dalle condizioni fisiche di Morning, se poi come sembra Mourning è in condizioni di giocare al 100%, e spara una stagione come quella di due anni fa a Miami da 16 punti e 8-9 rimbalzi ecco che i Nets non hanno veramente limiti davanti a loro, perlomeno fino alla finale.

Scott ha parlato chiaro sul fatto che la loro sarà  una rincorsa al titolo lunga otto mesi, in quanto uno degli obbiettivi prioritari della stagione è la conquista del miglior record NBA nella stagione regolare, considerando che l'Est è quello che è ma soprattutto che la stagione regolare dell'Ovest sarà  un vero e prorpio tutti contro tutti dove difficilmente qualcuno riuscirà  a vincere più di 58-60 partite.

Sempre Scott ha parlato della possibilità  di arrivare sulle 65 vittorie, il roster è profondo come sempre, un reparto lunghi da spavento, Martin e Mourning titolari, ma anche due centri di riserva come Collins e Mutombo che giocherebbero titolari in altre squadre e Rodney Rogers e Aaron Williams.

Per il ruolo di backup di Kidd quest'anno è stato scelto al draft Planicic, sperando che lo stare giorno e notte con Kidd, lo trasformi perlomeno in un cambio decente, cosa sempre naufragata negli ultimi due anni con Anthony Johnson e Chris Child. A voler trovare il pelo nell'uovo manca un'altra guardia in rotazione, nonostante ciò la stagione dei Nets dovrebbe essere una cavalcata senza grandi ostacoli verso la finale, dove poi si giocheranno tutto contro i reduci dalla battaglia per la gloria della Westrn Conference, magari partendo da un vantaggio fisico e morale rispetto all'altra finalista che arriverà  senza dubbio con il fiatone.

2) Detroit Pistons : i Pistons sono stati per tutta l'estate la franchigia più “on fire” della NBA, la vicenda dell'esonero di Rick Carlisle, coach che usciva da un biennio di gioco e risultati a dir poco esaltanti, in relazione al roster a disposizione, riletta a tre mesi di distanza appare ben diversa da quel brutale esonero che è sembrato a fine maggio, in fin dei conti Dumars si è permesso di fare la voce grossa solo perchè aveva la concreta possibilità  di arrivare ad un coach di spessore come Brown, e lo stesso Carlisle che al tempo non ha fatto una polemica che sia una, ha accettato la decisione di buon grado essendo già  in parola con Larry Bird.

Poi il secondo passaggio decisivo dell'estate è stato il draft, tutto il mondo vedeva Carmelo Anthony come l'uomo giusto per far fare l'ultimo passo ai Pistons, in fin dei conti alla squadra dello scorso anno mancava solo un attaccante vero, e Anthony reduce dai trionfi nella March Madness, sembrava l'uomo giusto, ma Dumars nonostante la volontà  mai nascosta da Brown di cedere la seconda scelta assoluta a Philadelphia per arrivare ad Iverson, oppure in seconda battuta di prendere Anthony, ha scelto l'oggetto del mistero Darko Milicic, giocatore sicuramente molto futuribile, ma con una fila di punti interrogativi infinita, che però rispetto a Carmelo ha sicuramente il grande vantaggio di essere un lungo vero ormai una vera rarità  nell'NBA.

La stella Richard Hamilton è stato confermata e il roster è stato puntellato con arrivi importanti per la rotazione come Bob Sura, Elden Campell e Lindsay Hunter. Il quintetto prevede Billups in play, Hamilton in guardia, l'eroe degli ultimi playoff Tayshaun Prince in ala piccola, Milicic e Wallace sotto le plance, la panchina è di quelle profonde davvero con Atkins, Sura, Hunter , Williamson, Darwin Ham, Campell, Okur e Rebraca.

I Pistons sono una realtà  sicuramente vincente ma perchè possano riuscire a migliorare i risultati dello scorso anno ci sono tre interrogativi da risolvere, il primo è quale sarà  il vero apporto di Darko Milicic.

Secondo me il ragazzo si farà , ma mettere un diciottenne accanto ad un giocatore atipico e scarso in attacco come Wallace, potrebbe voler concretamente dire trovarsi marcato sia dal suo uomo che dall'altro lungo, visto che Wallace non desta alla difesa avversaria nessun grattacapo, il che non è il massimo della vita nella stagione di esordio, il secondo interrogativo è quale sarà  l'impatto di un coach vulcanico ed effervescente come Larry Brown, su un ambiente completamente a suo agio con lo stile di Carlisle diametralmente opposto a quello di Brown, ed infine sarà  curioso da vedere come potranno convivere due caratteri forti e dominanti come Joe Dumars e Larry Brown.

Immaginarseli eliminati prima della finale di Conference è difficilissimo, ma i Nets sembrano di un'altra pasta, per batterli potrebbe servire un Milicic versione “Gasol primo anno”, e sarà  determinante anche il ruolo di Prince dimenticato per un anno in panchina e poi decisivo nei playoff soprattutto nel contenere McGrady al primo turno.

3) Indiana Pacers : i Pacers cambiano faccia dopo un triennio di difficile convivenza con il loro coach Isaih Thomas, ma la rivoluzione è partita dall'alto quando i fratelli proprietari dei Pacers hanno deciso che l'etichetta di Bad Boys a cui erano associati ormai da tempo non faceva per loro, da qui l'incarico dirigenziale a Larry Bird, e la sostituzione di Thomas con il cavallo di ritorno Rick Carlisle, in mezzo c'è la firma da parte di Jermaine O'Neal di un settennale, e lo scambio a tre con Spurs e Kings che ha portato Brad Miller a Sacramento e Scot Pollard e l'ennesima conferma dell'uomo Pacers per eccellenza Reggie Miller.

Sia Crlisle che Bird si sono dichiarati soddisfatti del roster a loro disposizione, c'è la volontà  di fare qualche ritocco, ma chi scrive e da tre anni che sostiene che Indiana ha di gran lunga il miglior roster della Eastern Conference. Indiana davrà  per forza di cose pagare un po in fase di strutturazione della squadra, ma credo che già  nella seconda parte di stagione saranno una mina vagante nell'NBA.

Il quintetto dei Pacers, prevedede il discusso Jamaal Tinsley in playmaker, Reggie da guardia, Al Harrington da ala piccola, Jermaine O'Neal da ala grande e Pollard da centro, in panchina il talento c'è da vendere, Kenny Anderson e Carl English saranno il backup di Tinsley, soprattutto per il secondo pare che stravedano sia Carlisle che Bird, Artest e i due Jones (Fred scelto nel 2002 e James scelto quest'anno) saranno il cambio di Miller e Al Harrington, Austin Croshere spera che il ritorno di Carlisle lo faccia ritornare a livelli della finale del 2000, si spera che sia l'anno buone per l'esplosione di Jonathan Bender che ormai da un lustro è in rampa di lancio, Jeff Foster sarà  il centro di riserva.

Secondo me è una vera mina vagante che non mi stupirei più di tanto se riuscisse ad arrivare in finale di conference, perchè se applichiamo i risultati del metodo di Carlisle a Detroit al talento di Indiana la pozione diventa molto pericolosa. La coppia O'Neal Pollard sembra ben concepita, O'Neal probabilmente aumenterà  ancora i suoi numeri, visto che Pollard rispetto quello che faceva Brad Miller potrebbe prendersi carico di molto lavoro sporco, risparmiando non poco Jermaine per l'altra metà  del campo. Nelle prime tre sicuramente, non lontana dai Pistons.

4) Orlando Magic : se aggiungiamo agli eroici Orlando Magic del primo turno dei playoff contro i Pistons, dove hanno lasciato il passo solo dopo la settima gara, un grande giocatore come Juwan Howard, finalmente l'ormai triennale tabù del primo turno potrebbe essere tranquillamente abbattutto.

Ma oltre ad Howard nei Magic ci sono molte novità , da Washington arriva Tyronne Lue, velocissimo playmaker, dal draft Reece Gaines che dovrebbe essere il playmaker del futuro dei Magic, con l'incombenza di sostituire un uomo franchigia come Darnell Armstrong. Ma coach Rivers per la stagione del rilancio punta molto anche sul recupero di Steven Hunter che dopo aver saltato completamente la sua prima stagione, nalla stagione passata ha dato segnali contrastanti, facendo vedere un ottimo potenziale mischiato a sciocchezze inaudite.

Il tutto non considerando minimamente Grant Hill, su cui esistono ancora remote possibilità  di recupero, però è inutile aggrapparsi ai sogni e la realtà  va programmata senza lui, prendendo un suo eventuale recupero come un dono dal cielo.

Certo è che con un Grant Hill in campo in formazioni decenti la musica cambierebbe di molto proiettando i Magic all'altezza dei Nets. Ma torniamo sulla terra, il quintetto nella testa di Rivers prevede un cambio di ruolo importante per Drew Gooden che con l'arrivo di Howard potrebbe essere spostato in ala piccola, accanto a TMac, con Gaines (magari non da subito) in cabina di regia, Howard appunto in ala grande, e uno tra DeClerque e Hunter, per ora più probabile il primo, nello spot di centro, ma Rivers potrebbe anche varare un quintetto più offensivo, con Garrity ala piccola, Gooden nel suo ruolo di ala grande e Howard da centro, la panchina è un po corta, Lue, Giricek, Garrity, Hunter e poco più, ma avere un fenomeno come Tracy McGrady in squadra cambia tutte le prospettive al mondo.

Vista la non improponibile concorrenza ad est uno tra i primi quattro posti dovrebbe essere loro, visto anche che quest'anno il calendario a differenza degli ultimi due anni, è tutto dalla loro parte, considerando che le trasferte dure ad ovest arriveranno non subito come nel recente passato, ma più in avanti dove il nuovo meccanismo sarà  già  rodato. Se arrivassero nelle prime 3-4 dell'est TMac vince il titolo di MVP a mani basse.

5) Philadelphia Sixers : l'anno della svolta, innanzitutto il coach della finale del 2001 Larry Brown è anadato a Detroit, sostituito dal suo ex vice Randy Ayers, che sembra avere in testa un basket completamente all'opposto di quello di Brown, dove il lato offensivo è prevalente rispetto a quello difensivo, in questa ottica va visto l'arrivo di Glenn Robinson in cambio di Rick Van Horn, due giocatori molto discussi per la loro etica lavorativa, sicuramente se ci limitiamo a guardare il lato offensivo l'arrivo di Robinson è stato un affarone, visto che gli estimatori di Van Horn si limitavano ai dirigenti dei Knicks che l'hanno poi preso.

Con queste nuove idee Iverson è letteralmente andato a nozze al punto che ha firmato un nuovo contratto che lo legherà  ai Sixers fino al 2009 a cifre ovviamente a lui consone. L'estate ha portato altre due conferme importanti quella di Kenny Thomas e quella di Derrick Coleman che formeranno la coppia di lunghi dei Sixers. Kenny Thomas è un gran bel giocatore, ala grande un po bassina ma con un'energia da urlo, molto forte a rimbalzo, gioca bene sia spalle a canestro che davanti, con un tiro dalla media veramente efficace, Kenny parliamoci chiaro con 4-5 cm in più ad est è un All Star sicuro.

Phila si aspetta molto anche da Coleman convinto da Iverson in estremis a non seguire Larry Brown a Detroit, se il suo rendimento sarà  quello della seconda parte della scorsa stagione allora Phila può pensare in grande, il quintetto è completato dal sempre positivo Eric Snow, la panchina però è veramente povera di talento, perchè a parte il solito McKie e Marc Jackson arrivato nell'affare Van Horn – Robinson da Minnesota, è popolata solo di giovani di belle speranze, l'unico atteso e Willis Reed seconda scelta che dovrebbe aiutare McKie nella rotazione degli esterni, dove manca clamorosamente un playmaker che cambi Snow senza che il gioco ne risenta eccessivamente.

Ovviamente tutto a Philadelphia è legato alla sua grande star Allen Iverson, se il meccanismo di Ayers funzionerà , sarà  sicuramente in lotta per l'MVP e per il titolo marcatori con McGrady. Playoff sicuri, con Iverson ci mancherebbe, se Ayers riuscisse a miscelare un gioco più offensivo all'intensità  degli scorsi anni si farebbe interessante, ma le prime due obbiettivamente sono lontane.

6) New Orleans Hornets : New Horleans si appresta a vivere un'annata atipica, infatti la prossima stagione sarà  l'ultima nella Eastern Conference, dopo di che gli Hornets saranno trasferiti nella Western per far posto ai neonati Charlotte Bobcats, e li sarà  tutto rimescolato, dunque la prossima stagione rappresenta un occasione irripetibile per fare strada nei playoff, perchè l'attuale roster i playoff ad est li guadagnerà  serenamente, poi tra un anno dall'altra parte sarà  sicuramente più duro.

Il talento non manca: il leader è anche quest'anno Baron Davis, playmaker moderno, potente, durissimo in difesa, mani di velluto un leader nato forse un po troppo penalizzato dino ad ora da problemi fisici per poter entrare nel club dei migliori 10, l'altra grande stella è Jamal Mashburn che agli Hornets ha ritrovato fiducia e soprattutto un sistema di gioco che lo metta a suo agio, dopo i giorni duri alla corte di Riley a Miami, le sue statistiche parlano per lui, una delle poche ali piccole vere della lega, il reparto degli esterni è completato da tiratore Wesley, giocatore per certi versi simile a Davis con cui si integra alla perfezione, può giocare anche play, rendendo la coppia a volte intercambiabile il che spiazza totalmente la difesa avversaria.

I due lunghi sono entrambi signori giocatori, magari non grandissimi attaccanti, ma giocatori solidi che in difesa non concedono molto, PJ Brown dopo essere stato tentato seriamente di andare a vedere da vicino il fenomeno LeBron ha rifirmato con gli Hornets, accanto a lui uno dei pochi centri giovani veri dell'NBA Jamal Magloire, in netta crescita dopo le prime due stagioni nell'NBA, ottime mani, più che discreto rimbalzista, un corpo difficile da superare per molti.

La panchina per quanto riguarda gli esterni è ben fornita, dai Magic è arrivato Armstrong che cambierà  Davis con molta velocità  e qualità , Courtney Alexander era arrivato un anno fa con il preciso intento dell'ex coach Silas di farne la guardia da quintetto, ma poi ha giocato male perdendo la fiducia, è atteso all'anno della svolta, ottimo in penetrazione, primo passo velocissimo, un po latitante al tiro, un talento sicuramente da verificare, George Lynch dopo una stagione difficile è atteso ad un buon rendimento come cambio di Mashburn, magari anche qualche minuto in ala grande, per i lunghi la situazione è più difficile, il primo cambio in teoria sarebbe “Tractor” Traylor, autore di un buon finale di stagione, ma da qui a farne un uomo da trenta minuti a sera probabilmente ne corre, una mano gliela darà  il rookie David West, ala grande potente ma un po grezza, infine Sean Rooks che sappiamo benissimo quali sono i limiti.

Il tutto affidato alle mani di Tim Floyd ex coach dei Bulls, scelto a sopresa dalla dirigenza per sostituire Silas silurato abbastanza inspiegabilmente. Playoff sicuri, potenziale per far bene ce ne è, anche se in panchina mancano almeno due lunghi per poter pensare in grande, l'ultima occasione alla vigilia di un lustro difficile nella Western Conference.

7) Boston Celtics : la novità  più sostanziale portata dall'estate ai Boston Celtics è il cambio del General Manager, si passa dal discusso Chris Wallace, ad un biancoverde storico come Danny Ainge, il quale ha subito messo in atto un gran colpo al draft con un doppio scambio con i Grizzlies che ha portato a Boston Marcus Banks e Kendrik Perkins due giocatori che probabilmente un'ora dopo il draft sarebbero stati scelti molto più in alto. Marcus Banks ha esaltato alle Summer League con una facilità  di gioco degna di un play da dieci anni nella lega, ottimo fisico, forte in difesa sull'uomo, rischia seriamente di essere il miglior playmaker puro del draft con buona pace dei vari Heinrich, Ford e Ridnour, suo da subito lo spot di playmaker titolare, al punto che per dargli fiducia è stato ceduto JR Bremer, autore di una buona stagione lo scorso anno.

Per Kendrick Perkins il discorso è diverso, il ragazzo arriva dal liceo, ha solo 18 anni, ma ha un'impostazione di gioco da centro vero, ottimo gioco spalle a canestro, reattività  a rimbalzo da spavento, al momento però è solo 2.05, questo non è un problema per il futuro (Garnett da quando è entrato nell'NBA è cresciuto 6-7 cm abbondanti), solo che a Boston sono tentatissimi di gettarlo di brutto nella mischia, visto che il reparto centri non offre nulla, ma chiedergli una stagione simile a quella di Amare Stoudmire dello scorso anno sarebbe troppo, probabilmente verrà  gestito con parsimonia, senza però lasciarlo a lungo in panchina come è successo per il suo omonimo Kendrick Brown, che al terzo anno si ritrova senza un minimo di esperienza.

Dicevamo di Brown, che è la terza speranza sui cui puntano molto O'Brien e Ainge, due anni nel più profondo della panchina, ma sembra arrivato al momento del dunque, nelle Summer League l'ha fatta da padrone, gioca sia guardia (è 2.06!) che ala piccola e O'Brien è fortemente tentato di farlo partire in quintetto da guardia, magari rimettendo Pierce nel suo ruolo naturale di ala piccola dove diventa di gran lunga l'esterno più forte a rimbalzo di tutta la lega.

Ma pochi giorni fa è arrivato anche un'altro scambio che farà  parlare per anni a Boston, ossia la cessione del sempre più discusso Antoine Walker (con Tony Delk) a Dallas in cambio di Raef La Frentz, Walker andava ceduto in tutti i modi, è uscito massacrato dai playoff di maggio, in campo da Jermaine O'Neal e Kenyon Martin, fuori da tutta la stampa, ma anche da tutto l'ambiente dei Celtics che in fin dei conti non lo ha mai amato fino in fondo, Ainge appena arrivato aveva fatto di tutto per cederlo, e due – tre affari già  fatti sono saltati per piccoli particolari irrilevanti, alla fine si sono accontentati della proposta di Cuban.

Un'altro grande punto interrogativo è Vin Baker, ormai un oggetto estraneo al roster dei Celtics, purtroppo il suo immenso contratto non è estraneo al Salary Cup di Boston, dal punto di vista tecnico nessuno si aspetta che riesca a dare qualcosa di positivo ai Celtics, la sua permanenza a Boston sarà  solo un triennale countdown verso la scadenza del suo contratto.

In panchina il trio Mike James, Jumaine Jones, Tony Battie, offre energia, punti ma anche tanta difesa, Brandon Hunter seconda scelta all'ultimo draft sarà  una scommessa, animale da rimbalzo, se trova un po di gioco offensivo dirà  senz'altro la sua in un reparto lunghi un po povero. I playoff sono sicuri, Pierce da solo li vale, il sistema difensivo messo insieme da Harter è di prim'ordine, se il trio Perkins Banks Brown riesce ad ingranare Boston potrebbe fare anche un pensierino al secondo turno, anche se va detto che sottocanestro la coperta è corta.

8) Miami Heats : sono sincero l'ottavo posto ad est è una terra di nessuno a cui credo possano ambire oltre a Miami, New York, Cleveland, Chicago e forse anche Atlanta, metto gli Heat per favoriti in questa corsa più per i problemi degli altri che per eventuali meriti loro. L'estate di Miami è stata scoppiettante, una scelta importante al draft, una rinuncia dolorosa come quella di Mourning, ma soprattutto un ruolo potenzialmente da protagonisti nel mercato.

Iniziamo da Mourning, le sue condizioni come detto sono buone, nonostante questo, Miami ha preferito privarsene per andare su una linea giovane, al darft dopo anni di scelte intermedie in draft poveri hanno avuto la possibilità  di scegliere con il pick N°5, Riley ha optato per uno dei migliori giocatori del college quel Dwane Wade autore addiritura di una tripla doppia nel torneo, sperando di trasformarlo da guardia nel suo playmaker titolare, Wade se sapra adattarsi al ruolo di play potrebbe essere insieme a Butler il futuro di Miami, poi Miami è andata all'attacco nel mercato dei Free Agents, prima offrendo un contratto faraonico a Elton Brand che i Clippers hanno pareggiato, poi mettendo sotto contratto il sempre più discusso Lamar Odom con un ricco pluriennale, il doppio contatto coi i Free Agents dei Clippers ha destato molti sospetti di un accordo trasversale tra Riley e Sterling, che consentisse ai Clippers di tenere Brand che era il loro obbiettivo n°1, e nello stesso tempo a Riley di eliminare la concorrenza su Odom.

Miami potrebbe schierare un quintetto atipico se ce ne è uno con due guardie Wade e Eddie Jones con il primo impiegato da playmaker come detto, due ali piccole come Caron Butler e Lamar Odom, con il secondo impiegato addirittura come ala grande, e con Brian Grant che è un'ala grande impiegato da centro.

Messi così il talento non mancherebbe, ma far funzionare un quintetto del genere è un'impresa da mille e una notte. La panchina offre poco o nulla, qualche scommessa come Loren Woods reduce da un biennio disastroso a Minnesota, ma pur sempre proprietario di un corpo da centro vero, alto 2,15 e con doti tecniche tutto sommato non malissimo, ma con una testa da rivedere, John Wallace, ex New York e Toronto, grande talento mai esploso nell'NBA, e molti veterani come Coles, Autin, Parks e poco più. Playoff possibili come detto, ma la lotta all'ultimo posto ad est è una lotteria.

Notizia dell'ultim'ora è l'addio (temporaneo?) alla panchina di coach Riley, che ricoprirà  soltanto più il ruolo di G.M. e lascerà  la guida della squadra all'ex asssistente Stan Van Gundy.

9) New York Knicks : trovare un aggettivo per definire i Knicks di questa stagione è la cosa più difficile al mondo, il primo che mi viene in mente è “improponibili”, un'accozzaglia senza senso di discreti attaccanti, con un senso di repulsione per la difesa vicino all'infinito, un coach come Chaney tutto da verificare, il General Manager più imbarazzante del pianeta, la situazione salariale più disastrosa dell'NBA, il pubblico più esigente degli States, la stampa più pressante del mondo.

Il cocktail che ne esce è qualcosa di frustante, una squadra senza presente, senza un futuro prossimo, ma nemmeno poi così indecente da regalarti una scelta da lotteria il prossimo giugno, insomma i Knicks sono attesi da una stagione di basso livello, che li proietterà  come sempre nelle posizioni dalla 7-8 alla 11-12 del prossimo draft.

Due le novità  dell'estate, la prima arriva dal draft e si chiama Mike Sweetney, ala grande un po bassina, ma molto bravo che nell'NCAA viaggiava in doppia doppia di media, tecnicamente eccellente, ma i centimetri sono più da ala piccola che da ala grande, la seconda è l'ennesimo sfizio che si è voluto levare Layden, ossia quello di cacciare in tutti i modi il leader spirituale dei Knicks Latrell Spreewell (deve essere un vizio visto che lo stesso trattamente fu riservato a Ewing non più di due estati fa), ricevendo in cambio niente di meno che Rick Van Horn, ossia il giocatore prototipo per la stampa NewYorkese, visto che le critiche nei suoi confronti daranno più da scrivere, che di qualsiasi altro argomento al mondo.

Sweetney e Van Horn saranno le due ali del quintetto dei Knicks, in mezzo ci sarà  ancora (forse) Kurt Thomas, ala grande molto fisica che si è adattato bene al ruolo di centro, che è riuscito a sopravvivere alla furia di Layden, che visto che Thomas è l'unico lungo vero nel roster di New York, ha fatto di tutto per cederlo in tutta l'estate, il playmaker sarà  probabilmente Howard Eisley, l'ormai lontano parente di quell'Eisley neache un lustro fa copriva eccellentemente le spalle a Stockton, ma essendo le alternative Charlie Ward e il giovane Frank Williams viene facile da credere che giocherà  lui, infine il quintetto sarà  completato da quello che è chiamato ad essere il leader della squadra, Allan Hoston, giocatore sopraffine che però difficilmente riesce ad essere l'uomo che trascina gli altri dietro di se.

Qualcosa di positivo sottocanestro ci si attende da Dikembe Mutombo appena arrivato dopo essersi svincolato dai Nets, potrebbe andare in quintetto con Thomas o McDyess in panca, ma in realtà  chiedergli più di 20 minuti di difesa robusta è un'azzardo.
Su tutto ciò scritto sopra c'è l'incognita Antonio McDyess che da due anni praticamente non gioca a causa di infortuni: con 'Totò' in campo probabilmente l'ottavo posto sarà  abbondantemente alla loro portata senza di lui le vane speranze di playoff sono dovute solo alla situazione sempre più livellatata in basso della Eastern Conference, di sicuro un'altro anno di atroci polemiche.

10) Cleveland Cavaliers : non solo LeBron James, è chiaro quel sorteggio a fine maggio probabilmente cambierà  la storia della franchigia dell'Ohio, ma però c'è anche dell'altro talento in erba in attesa di crescere, Djuan Wagner, Darius Miles, e qualche altro giovanotto di buone speranze.

Ma torniamo a James, nonostante questa enorme macchina mediatica e di immagine che si è messa in moto intorno a lui, sostenere che è un brocco è un'eresia che peraltro sostengono in molto pochi. I dubbi più che su di lui sono sul ruolo che dovrà  ricoprire, potenzialmente può tranquillamente giocare in tutti e tre i ruoli di esterno, quello di guardia forse è quello meno probabile perchè lo limiterebbe troppo ad una condizione di realizzatore, in ala piccola dove ha centimetri fisico e velocità  in abbondanza sarebbe il suo ruolo perfetto, viste le potenzialità  a rimbalzo e le doti di scaricattore, ma l'ipotesi più affascinante è quella di play alla “Magic Johnson” ovvero giocatore totale.

I dubbi secondo me sono solo legati a come un diciottenne come lui reggerà  l'enorme pressione che si trova intorno, solo questi, perchè il suo immenso talento se non esploderà  in tutto il suo splendore subito, sarà  questione di aspettare un anno in più e basta.

Dicevamo, prima di Wagner e Miles, Darius entra nell'ultimo anno di contratto, nelle ultime due stagioni ha avuto un rendimento inferiore alla attese, anche per problemi fisici, ma non solo, ci si attendevano da lui miglioramenti tecnici come un tiro migliore che ancora non sono arrivati, Silas sarebbe tentato addirittura di farlo giocare in ala grande, così da avvicinarlo al canestro, i centimetri ci sono, manca una decina di chili, di sicuro se vorrà  giocare ancora accanto a LeBron dovrà  darsi molto da fare, anche Wagner lo scorso anno ha avuto una stagione dal rendimento alterno, anche lui limitato da problemi fisici, ha fatto vedere numeri da manicomio, ma anche ingenuità  clamorose, probabilmente non è un play puro, ma magari accanto ad un passatore come LeBron potrebbe essere l'uomo giusto.

Il reparto degli esterni potrà  contare anche su Ricky Davis, giocatore da 22 punti a sera abbondanti, uno sicuro al 100%, sotto le cose dipendono quasi totalmente da Ilgauskas, ma soprattutto dalle sue condizioni fisiche, se Ilgauskas è quello dello scorso anno i problemi sono risolti, intorno a lui potrebbero giocare sia l'ex Duke Carlos Boozer ottimo nel suo primo anno, un po' basso ma energia a non finire, mani buone e presente a rimbalzo, Chris Mimh entra nell'ultimo anno di contratto, lo scorso anno ha fatto vedere progressi più che accettabili, magari attesi prima, ha un fisico da centro, non è potentissimo ma ha mani morbide, infine c'è sempre l'oggetto del mistero Diop inesistente nei primi due anni, a cui i Cavs hanno dato un'ultimatum, ossia quella di convincere altrimenti i cavs faranno valere l'ozione per uscire dal contratto.

Tutto questo mare di talento in erba sarà  affidato al neo coach Paul SIlas, reduce da un ottimo lavoro agli Hornets che sembra veramente l'uomo giusto, ha sempre tenuto un ottimo rapporto diretto con i giocatori che in un ambiente fresco e giovane è un fattore essenziale, l'ottavo posto ai playoff è un obbiettivo possibile, anche se il vero obbiettivo è quello di mettere in moto un prototipo ancora in fasce.

11) Chicago Bulls : la situazione dei Bulls è molto simile a quella dei Cavs, ossia tanto talento in erba in attesa di sbocciare, sembrava che l'anno buono fosse lo scorso anno, ma il meccanismo non ingranò per vari motivi, la delusione fu tanta, anche se il finale di stagione lasciò qualche segnale confortante.

La novità  più importante intanto è dirigenziale, il GM storico Jerry Krause ha lasciato, al suo posto uno degli eroi del primo tree-peat John Paxons. Poi l'incidente di moto di Jay Williams ha cambiato le stratregie al draft, i Bulls puntavano ad un lungo, ma a dopo l'infortunio di Williams Paxons ha preferito prendere un'altro playmaker, la scelta è caduta sull'ex Kansan Kirk Heirich, poi il ritorno di un'altro Bulls storico come Scottie Pippen, il giocatore ideale per guidare uno spogliatoio di giovanissimi.

Il futuro è ovviamente legato al due Eddy Curry – Tyson Chandler, le due scelte del 2001, nella scorsa stagione hanno dato segnali opposti, Curry ha chiuso la stagione in crescendo, ottimo in attacco, ma anche facendo vedere progressi in difesa, Chandler in vece continua ad essere molto alterno, rimbalzista potenzialmente da urlo, atleticamente fenomenale, ma difesa da brividi e soprattutto approccio mentale al basket da rivedere, la scorsa stagione coach Cartwright non si è mai fidato a farli giocare insieme, alternando i due nel ruolo di centro, quest'anno non ci sono scuse e dovranno integrarsi e trovare la sintonia del caso, il play almeno in partenza sarà  Jamal Crawford autore anche lui di un ottimo finale di stagione, anche se la fiducia in lui non è totale vista la scelta di Heinrich, che potrebbe sostituirlo ma anche giocargli accanto da guardia, Jalen Rose a secondo della scelta del ruolo di Heinrich giocherà  da guardia o da ala piccola, così come il ruolo di Pippen potrebbe essere quello di ala piccola titolare o di sesto uomo di lusso.

La panchina offre una buona rotazione degli esterni, Hassell, Eddie Robinson, Kendall Gill, sottocanestro tutto il ruolo di cambio è sulle spalle della coppia Donyell Marshall – Marcus Fizer, sperando magari che a Lonny Baxter sia concesso qualche spazio, perchè nella stagione scorsa quando ha avuto spazio ha dimostrato del potenziale. I playoff sono un po lontani, ma vale sempre il discorso delle tre sopra, ossia la debolezza dell'est lascia spazio per tutti, magari una stagione al limite delle 40 vittorie con buoni segnali del duo Curry e Chandler sarebbe già  accettabile.

12) Atlanta Hawks : squadra per molti versi simile a quella dello scorso anno, quindi senza ambizioni particolari, Jason Terry è stato trattenuto, mentre è stato ceduto Glenn Robinson a Sixers in un scambio a quattro che ha portato agli Hawks il ritirato Terrell Brandon che a febbraio quando saranno due anni che non gioca libererà  un bel gruzzoletto nel salary cap.

Al posto di Robinson è stato firmato Stephen Jackson fresco campione NBA agli Spurs dove tra l'altro ha giocato una serie finale eccellente. La coppia sottocanetro è quella dello scorso anno, Abdul Rahim è un eccellente giocatore, mani da fata, bel fisico ma troppo morbido in difesa, e rimbalzista mediocre, accanto a lui uno dei pochi centri veri della lega, Theo Ratliff deludente lo scorso anno dopo un anno e mezzo di assenza dal parquet.

Manca come sempre da queste parti un playmaker puro, e come sempre verrà  adattato Terry alle esigenze. Dal draft è stato scelto un giocatore francese Boris Diaw che sa fare tutto discetamente bene, salvo che non ha proprio il senso del canestro.

La situazione di Nazr Mohammed, centro a cui ambiscono molti Genaral Manager e che invece viene fatto “muffare” in panchina, dimostra solo quanto siano incapaci i dirigenti degli Hawks. Allenatore del tutto il confermato Stoots. Quattro buoni giocatori (Terry, Abdul Rahim, Ratliff e Jackson), di cui nessuno è una stella, non ti fanno andare da nessuna parte, specie se la squadra non ha un minimo do organizzazione difensiva. Stagione senza pretese, playoff impossibili.

13) Toronto Raptors : il grande interrogativo che pesa sui Raptors sono le condizioni di Vince Carter, ovviamente con un Carter come quello visto fino al 2001 i Raptors potrebbero anche sognare i playoff, cosa possibilissima.

La grande novità  della stagione oltre a nuovo coach O'Neil che ha sostituito Lenny Wilkens, si chiama Chris Bosh, arriva da Connecticut, è la quarta scelta ssoluta dello scorso draft. I Raptors per averlo nei giorni antecedenti al draft si sono visti arrivare ogni tipo di proposta sul tavolo, ma hanno resistito sperando che questo filiforme ragazzo, che assomiglia molto al primo Marcus Camby visto proprio a Toronto, possa essere un punto di partenza per il rilancio.

Il suo mentore dovrebbe essere Antonio Davis, esperta ala pivot, che però in questi giorni è dato al centro di molti rumors, il playmaker dei Raptors sarà  Alvin Williams, mister precisione in persona, ragazzo che ha un rapporto assist – palle perse tra i migliori della lega, solo che è uno di quei giocatori ad una sola marcia, che non sanno dare un ritmo diverso a seconda delle esigenze, infine Morris Peterson si affiancherà  a Carter, Peterson è un signor attaccante, ma non è molto stimato per i suoi metodi difensivi molto soft, che costringono Carter (che peraltro non è nemmeno lui un fenome difensivo) sempre sull'avversario più pericoloso.

La panchina offre poco oltre al cagnaccio Jerome Williams, uomo energico al massimo, si spera che Lamond Murray torni a giocare, dopo un anno travagliato, sono arrivati Moiso e Palacio, si spera che sia l'anno buono per Michael Bradley delusione fino ad ora. Con Carter sano i playoff sono possibili, senza sono abbondantemente sotto le 20 vittorie.

14) Washington Wizard : se non c'è riuscito sua eccellenza Michael Jordan ha portarli ai playoff, non si capisce prorpio come potrebberlo farlo senza.

Però c'è tanto talento giovane, è stato firmato Gilbert Arenas che sarà  il playmaker tuttofare, si sperava che Jerry Stackhouse uscisse dal contratto, ma non l'ha fatto, quindi sarà  impiegato da ala piccola, sperando che pensi un po anche alla squadra invece di pensare solo ai propri numeri, il ruolo di guardia sarà  conteso tra il rookie Jarvis Hayes, reduce da un'annata straordinaria al college, dove lo scorso anno è stato il miglior marcatore, tiratore micidiale, attaccante di razza, se ha spazio 10 punti abbondanti a sera sono senz'altro alla sua portata, a contendergli il posto Larry Hughes deludente ormai da anni, ma che ha fisico e potenziale da vendere.

Sottocanestro l'ex primissima scelta Kwane Brown è atteso alla stagione della verità : ormai al terzo anno non ha più scusanti, deve esplodere perchè non venga più definito come “il più grande errore di Jordan”; a fargli compagnia nel ruolo di centro il sempre positivo Brendan Haywood, difensore coi fiocchi, attaccante in attesa di crescere.

Tanti giovani anche in panchina, si conta molto sul recupero di Jared Jeffries la prima scelta dello scorso anno che giocò poco o nulla però facendo vedere in quelle poche occasioni ottime cose, Chris Whitney sarà  il cambio di Arenas, tra gli esterni troverà  spazio anche la seconda scelta Steve Black, sotto canestro, l'esperienza di Leattner unico cambio di valore per i lunghi. Tanti giovani in attesa di crescere, alla lunga (3-4 anni) se riescono a trattenerli si può ragionevolmente sperare di cambiare rotta per quest'anno 30 vittorie sarebbero già  un successo.

15) Milwuakee Bucks : anno zero se ce ne è uno, via tutti e tre i Big Tre (Sam Cassell, Glenn Robinson e Ray Allen), via il coach che non è mai riuscito a farli andare d'accordo George Karl, via Gary Payton arrivato in cambio di Allen lo scorso febbraio, via Anthony Mason vicino al ritiro (lo pagheranno ancora due anni), si riparte dal fenomeno TJ Ford e da un gran numero di giovani che per vari motivi non hanno mai sfondato, con un settore lunghi senza ne capo ne coda.

Dicevamo TJ Ford sarà  da subito il playmaker, ma anche la guida con licenza di fare e disfare, ad occhio e croce potrebbe tranquillamente prendersi una ventina di tiri a sera senza che nessuno apra bocca, alla fine credo che metterà  insieme numeri importanti, tranquillamente tra i 15 e i 20 punti a sera, ma credo che difficilmente raggiungerà  il 40% al tiro, TJ è un buon giocatore, ma se sei 5-10 per fare la differenza devi essere un fenomeno, per capirsi Iverson è di un altro livello, la guardia dovrebbe essere Desmond Mason ottimo a Seattle, molto atletico, saltatore da paura, manca un po al tiro, ala piccola ed in teoria uomo di esperienza (io ho i miei seri dubbi) sarà  il deludente fino ad ora Tim Thomas, sottocanestro a parte Joe Smith c'è il nulla veramente centro forse giocherà  Gadzuric.

In panchina qualche buon cambio per gli esterni Micheal Reed è uno dei migliori sesti uomini della lega, Damon Jones è uno che se ha spazio fa sempre la sua parte, Erik Strickalnd pure, poi c'è Kukoc che è sempre un signor giocatore che secondo me finirà  molto vicino al canestro, per i cambi dei lunghi i nomi sono Caffey, Haislip e Przybilla. Questi devono solo far divertire il pubblico, chiedergli più di venti vittorie sarebbe ingiusto.

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