Van Horn dovrà mostrare al diffidente pubblico di New York la sua grinta…
Se ci riesci a New York, puoi farlo dappertutto. Una frase che riassume la durezza della città .
Un giovane Phil Jackson la sentì per la prima volta da Red Holzman, allenatore dei Knicks quando vincevano i titoli, suo mentore, uomo che ne ha influenzato la formazione cestistica e, prima ancora, umana.
Questa regola, valida per tutta la città , è particolarmente vera se si parla di pallacanestro. I Knicks da sempre hanno un pubblico esigente, competente. Il Madison Square Garden da sempre è teatro naturale dei grandi giocatori: Chambelain, Jordan. Delle grandi imprese.
E da sempre il Garden si è immedesimato con i giocatori che, nel loro modo di giocare, rispecchiano lo spirito della città .
Con queste premesse i tifosi dei Knicks intenteranno processo a Keith Van Horn, ala, buone mani, piedi lenti ed una certa mancanza di cuore nelle situazioni calde. L'atto d'accusa è stato recapitato nel corso della prima uscita stagionale dei Knicks al Garden. Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, la stagione sarà in salita.
I reati contestati al giocatore: essere troppo soft e, contemporaneamente, essere idealmente il sostituto di Latrell Spreewell, il giocatore più amato dai tifosi nell'ultimo anno.
La vicenda: il giocatore diventa prima scelta di New Jersey dopo alcuni anni ad ottimo livello all'università di Utah, nel sistema di gioco di Rick Majerus. Per lui si sprecano i soliti luoghi comuni riservati ai bianchi talentuosi: "grande speranza bianca", "nuovo Larry Bird".
Nella realtà New Jersey rimane mediocre, con l'eccezione della stagione 97-98, primo turno dei playoffs, perso 3-0 contro i Bulls. E' la squadra di Jayson Williams, Sam Cassel, Kerry Kittles.
Altri anni di anonimato. Improvvisamente, con l'arrivo di Jason Kidd, Van Horn diventa parte integrante del supportin' cast di una squadra che punta al titolo. I playoffs sono altalenanti e si concludono nel peggiore dei modi: sconfitta in finale 4-0 con i Lakers. Kenion Martin che fra le righe, ma nemmeno tanto, lo accusa di non avere cuore.
Altro giro, altra squadra: Philadelphia. Scambiato per Mutombo. Il suo compito è quello di dare una mano in termini di talento e di punti ad Allen Iverson. Hanno fallito in molti. Larry Brown non gli da una mano, innamorandosene, per i fondamentali, all'inizio e scaricandolo qualche mese dopo. Come è solito fare. Il pubblico dimostra di non gradire. La stagione si conclude al secondo turno dei playoffs.
Ed ora New York. Lasciamo l'introduzione della difesa al suo coach, Don Chaeney: "Van Horn - dice - giocherà da ala piccola e risolverà un problema che i Knicks si son portati dietro per anni. Con Houston e Spreewell, il secondo è sempre stato "undersized" per lo spot numero 3.
Tecnicamente questo è vero: essendo 2.08 il giocatore sembra perfetto per quel ruolo, laddove Spree era poco sotto i 2.00. L'accusa muove due obiezioni fondamentali. Il numero di rimbalzi catturati dall'ex Utah, fra gli ultimi nel ruolo, e le sue attitudini difensive.
Byron Scott, allenatore dei New Jersey Nets per un anno è stato costretto a mandare Kenion Martin sulle piste dell'ala piccola avversaria. Van Horn si è spesso dimostrato troppo lento per poterle marcare. Ed al tempo stesso non così forte fisicamente per marcare stabilmente le ali grandi avversarie.
"Le sue abilità sono sottovalutate” - dice "l'avvocato difensore" Allan Houston - "Sa tirare, è un ottimo passatore, palleggia molto bene. Può giocare spalle a canestro. Ed è un buon atleta in transizione".
Su quest'ultimo punto ritorna prepotente il paragone con il suo predecessore, Spreewell, in assoluto uno dei migliori giocatori, nel portare la palla da un'area all'altra. E nel finire il contropiede.
Il fantasma di Sprewell è la prima aggravante generica: "Non sono qui” - dice lo stesso Van Horn - “per rimpiazzarlo. Quello che voglio fare è essere me stesso come giocatore, portare le mie caratteristiche."
Seconda accusa il giocatore: è troppo soft. La storia degli ultimi campionati ci dice che il giocatore ha fatto parte di programmi vincenti. Ha raggiunto una finale con New Jersey. Mentre i Knicks non accedono alla post season da due anni.
Nella realtà i suoi accusatori mostrano le sue statistiche, regolarmente scese in post season rripsetto alla stagione regolare. Segno inequivocabile di come l'apporto del giocatore tenda diminuire man mano che sale l'intensità e la fisicità del gioco. Il tutto in una squadra che, per caratteristiche strutturali tenderà a cercare di segnare attaccando e metà campo.
Seconda aggravante generica: il giocatore è stato scelto da Scott Layden, general manager inviso a gran parte della tifoseria per la conduzione degli ultimi anni. Il pregiudizio con cui viene giudicata ogni sua mossa metterà più pressione sul giocatore.
"Durante la mia carriera - si difende Van Horn - ho giocato solo in squadre di grossi mercati. E conosco quali sono vantaggi e svantaggi di queste situazioni. Mi è sempre piaciuta l'area di New York e sono contento di poter vivere in una città che mi piace."
Quest'ultima dichiarazione è vera solo in parte: di sicuro l'ambiente di Philadelphia offre pressione e sa essere tremendo con i giocatori non graditi. Ma il New Jersey, per quanto vicino alla grande mela, è lontano anni luce dal Garden.
"Voi giornalisti - dice coach Chaeney - avete scritto cose molto brutte su di lui, ma non credo che questo lo possa condizionare. Rimane un giocatore che ha fatto i playoffs e un giocatore che ha giocato la finale".
"Non sono realmente preoccupato - dice il giocatore - Credo che sia solo problema di prestazioni. Se giocherò bene tutte queste polemiche non avranno valore. Io in fondo mi considero un vincente."
Affermazione impegnativa che dovrà confermare partita dopo partita. Ad osservarlo un pubblico scettico, pronto a dire "lo sapevamo già " se il giocatore, e la squadra, andranno male. La situazione più difficile per chiunque. E la maglia di Larry Johnson, uno dei giocatori per carismatici degli ultimi anni, è solo uno scherzo del destino in più.
La giuria del processo potrebbe rimanere in camera di consiglio molto a lungo. Non è detto che questo sia un male per il giocatore. Perché difficilmente si potrà giungere a un verdetto d'assoluzione in poco tempo.