Molte delle fortune di questa stagione dei Grizzlies dipenderanno dal rendimento della stella Pau Gasol
I Memphis Grizzlies sono proprio come Pau Gasol, il loro miglior giocatore: hanno talento, hanno i numeri giusti, sanno giocare a basket e posseggono grandissimo potenziale; però mancano di "cattiveria agonistica", nei momenti caldi scompaiono dal parquet, spesso sono distratti o non concentrati al massimo e non sembrano mostrare quella fame di successi che dovrebbe avere chi non ha mai vinto niente.
Una metafora, quella tra la squadra ed il proprio elemento di maggior spessore, che serve bene a rendere la situazione in cui si trova il gruppo di coach Hubie Brown alla vigilia dell'ennesima stagione della "verità ".
Memphis ha una compagine di discreto valore: giovane, promettente, con tanto margine di miglioramento e la giusta guida per arrivare all'obbiettivo finale, però le nubi all'orizzonte paiono sempre scure e nella Lega non sono in molti a credere che questa sia la volta buona per la giovane franchigia del Tennessee. La situazione insomma si presenta alquanto ingarbugliata e piena di interrogativi.
In estate il management, guidato dal grande Jerry West (a cui il presidente Michael Heisley si è affidato per invertire la rotta "perdente" della franchigia), ha lavorato cercando di puntellare al meglio il roster con elementi affidabili e che aumentassero magari il valore "difensivo" di un gruppo che spesso è parso incapace non tanto di giocare il proprio basket, quanto di arginare quello altrui con una difesa "concreta".
A livello di coaching staff è stata confermata la fiducia a coach Brown ed al suo staff; Hubie è un ottimo insegnante ed a lui West ha chiesto di far migliorare i tanti giovani del gruppo sperando che con i suoi insegnamenti possano diventare grandi giocatori dando così ragione alle intuizioni di "Mister Clutch".
Si è deciso quindi di continuare sulla strada già intrapresa da un paio di anni a questa parte: giovani di valore, tanto lavoro ed un progetto a medio-lungo termine da realizzare, cioè portare i Grizzlies nell'elite della NBA. Tornando però alla stagione alle porte l'obiettivo prefissato è quello di migliorare i risultati ed il gioco rispetto alla scorsa, deludente, stagione cercando magari di inserirsi nella lotta per un posticino ai play-off (da alcuni ritenuti ancora troppo lontani) per poter maturare la giusta esperienza.
Come al solito Brown dovrebbe ruotare i propri uomini con grande frequenza proponendo un gioco veloce ed "arioso" in cui la squadra possa esprimere al meglio il proprio talento cercando, in difesa, di aggredire gli avversari probabilmente con trappole e pressing per coprire un'area in cui mancano "chili e cattiveria".
In attesa di eventuali scambi (sul piede di partenza ci sarebbero Swift e Wesley) o sviluppi (specie a proposito delle condizioni dell'infortunato cronico Michael Dickerson che, si dice, potrebbe aver concluso la propria carriera) lo starting five dovrebbe vedere Jason Williams in regia, Mike Miller e Shane Battier a giostrare sugli esterni, Pau Gasol da ala grande con l'idolo locale Lorenzen Wright da pivot tattico.
Il quintetto pare ben assortito anche se un po' "leggerino" e se riuscirà a giocare a ritmi alti potrebbe rendere al meglio le proprie peculiarità . Come sempre molto dipenderà dal geniale J-Will e dai suoi numeri, se il play saprà "misurare" le proprie giocate dosando al meglio i ritmi e le conclusioni senza perdere lucidità (e senza snaturare il proprio gioco fatto comunque di passaggi mozzafiato ed un pizzico di follia) la manovra dei Grizzlies potrà essere letale.
Molto ci si attende anche da Pau Gasol che, dopo una stagione d'esordio col botto, non è parso migliorare molto nel suo secondo anno in cui ha denotato scarsa "grinta" e convinzione nei propri mezzi oltre alla tendenza a "sparire" dal campo quando il gioco si faceva duro. Memphis non potrà prescindere da una sua maturazione tattica e caratteriale, così come sarà da rivedere il buon Shane Battier che lo scorso anno è parso la brutta copia del giocatore tosto e grintoso uscito trionfalmente da Duke. Per lui è un'annata cruciale, da dentro o fuori (ed intanto rischia di perdere il posto a favore del neo arrivato James Posey).
Mike Miller lo scorso anno ha mostrato buone cose dopo il suo arrivo da Orlando, il ragazzo è ottimo tiratore, sa giocare a pallacanestro però è fuori di dubbio che sia un leader in grado di spronare e guidare i suoi anche se potrà essere valida arma tattica e sicuro realizzatore.
Si parlava di leadership e a questo capitolo la "voce grossa" la farà il "faraone" Wright uno dei giocatori più esperti del gruppo (per lui ottavo anno nella NBA) e più fondamentali tatticamente. A lui Brown chiede di alzare l'intensità difensiva dei suoi presidiando l'area, prendendo e dando botte ed aiutando Gasol (a cui Lorenzen non risparmierà , come sempre, critiche ed urlacci) sotto le plance coi rimbalzi.
La panchina è molto "lunga" (ad oggi sono ben 15 gli elementi sotto contratto) anche se pare troppo giovane (malgrado gli ultimi innesti) e forse male assortita. Dietro Williams a giocarsi minuti in cabina di regia oltre a Earl Watson troviamo il rookie Troy Bell che però pare più un "ibrido", la classica combo-guard.
Perso Brevin Knight (che proprio in quese ore è finito a Phoenix con Robert Archibald e Cezary Trybanski in cambio di Bo Outlaw e Jake Tsakalidis), oramai in rotta col coach, toccherà a Watson fungere da “assicurazione” contro le eventuali bizze di J-Will. Earl è stato preso da West dopo la buonissima annata a Seattle, è un regista classico, bravo a far giocare la squadra e pronto ad entrare in campo quando serve.
Bell è stato scelto un po' a sorpresa da Memphis (come l'altro nuovo Dahntay Jones), è un elemento di grande rendimento offensivo, ma in perenne bilico tra i due ruoli dietro, il GM lo ha voluto credendo nel suo gran talento resta da vedere se Jerry abbia perso o no il suo fiuto.
Come guardia, in attesa di sapere se e come tornerà Dickerson (e quale potrà essere il suo apporto visto che prima dell'infortunio veniva ritenuto la stella della squadra) Wesley Person offrirà il solito tremendo tiro dalla distanza e la capacità di entrare a freddo e produrre punti (oltre alla cronica mancanza di uno straccio di difesa seria).
Nel reparto ali grande curiosità attorno a Dahntay Jones prodotto di Duke non atteso al primo giro di questo draft. Il ragazzo è uno tosto, uno che difende duro e si sacrifica per la squadra, gran fisico e buon primo passo, secondo molti la sua scelta è il primo passo per scaricare Battier (del quale effettivamente pare un clone, anche se da verificare il suo tiro).
Altro nuovo è James Posey che, dopo positive annate a Denver e l'ottimo scorcio a Houston, ha deciso di venire a Memphis (che ha fatto un gran colpo inchiostrandolo con un quadriennale a 22 milioni di dollari complessivi) per compiere il decisivo salto di qualità . James, come già detto, aumenterà il tasso di "testosterone" della squadra e potrebbe già da subito partire in quintetto (anche se da sesto uomo rende tantissimo e lo ha già dimostrato) portando rimbalzi, difesa e la sua ottima predisposizione offensiva ad aggredire l'anello (con un tiro in netta ascesa).
Per Stromile Swift sarà l'anno della verità , dovrà dimostrare di essere un vero giocatore di basket oltre ad un eccellente atleta e schiacciatore, da lui ci si attendono segnali forti e miglioramenti sia nel gioco spalle a canestro, sia nel trattamento della sfera.
Anche perchè i Grizzlies si sono tutelati con l'arrivo di un elemento esperto e di sicuro rendimento come Bo Outlaw che porta la sua grande esperienza e fisicità difensiva nelle battaglie d'area. Con lui il pivot di ruolo che Brown voleva, quel Tsakalidis che fu prima scelta e, malgrado l'ultimo anno passato in panca, potrebbe dimostrarsi una buonissima scommessa per le sue doti fisiche ed a rimbalzo, senza scordare le sue discrete mani
A completare la panchina il secondo anno Ryan Humphries ala giunta da Orlando nell'affare Miller poco impiegata lo scorso anno (ma di lui lo staff tecnico parla benissimo) e Theron Smith messo sotto contatto in luglio ed ancora da sgrezzare.
Insomma, tanti buoni giocatori, prospetti futuri su cui lavorare, ma molte incognite da tenere sotto osservazione. Così, se in alcuni reparti c'è affollamento, in altri, mancano centimetri ed alternative. Altro nodo riguarda la giovane età del gruppo, non ci sono veterani in grado di guidare con l'esempio ed il gioco i tanti ragazzi ed a livello di spogliatoio ciò si farà sentire e come (Wright già fa il suo e Outlaw gli sarà di grandissimo aiuto).
Infine la questione difesa: il management ha operato alcune scelte portando elementi con spiccate doti difensive, ma forse non basta prendere qualche specialista per migliorare il "fondamentale", servirebbe piuttosto lavorare sulla mentalità difensiva di un gruppo che pare sovente svogliato e poco concentrato sulla propria metà campo.
Insomma di carne al fuoco ve n'è molta ed il lavoro certo non mancherà agli uomini dei Grizzlies, staremo a vedere se ancora una volta a Memphis la stagione porterà solo dispiaceri o se si inizierà a vedere la luce alla fine del tunnel nella "disgraziata" esistenza di questa franchigia.