Incredibile ma vero, il miglior giocatore dei Jazz della prossima stagione sarà … un russo!
Mormoni di sangue o di adozione, sta di fatto che ormai quei due se ne sono andati.Hanno preso altre vie, semplicemente, mentre gli "altri" sono rimasti.Sono tra virgolette gli "altri", perché forse solo in questo modo qualcuno riuscirà a notarli, e si preoccuperà di loro. E del loro dramma.
Kirilenko come il Kukoc del '98, intrappolato nella responsabilità di avere sulle spalle un team storico, se non glorioso, e di essere forse il primo elemento di ricostruzione immediata.Ma se Kukoc era già in età avanzata nella fase post-three peat, AK 47 è ancora un giovincello al suo terzo anno da pro e, quanto a potenziale, dovrebbe ancora celare qualche numero di pregevole fattura.
Già si sta ricorrendo al condizionale, ma il russo si è mostrato fino ad ora alquanto affidabile, ragion per cui rappresenta la prima speranza dei Jazz per la prossima stagione. Senza dimenticare Matt Harpring, miglioratissimo in fase offensiva rispetto agli anni di Orlando Cleveland e Phila, che portando i suoi 17 punti e 6 rimbalzi abbondanti a sera a supporto del sovietico potrebbe rivelarsi un ottimo killer alla Detlef Schrempf , forte del 41% da 3 della passata stagione, statistica solo da confermare.
La terza menzione d'onore va invece per Keon Clark, "The tree", unico vero nuovo arrivo della franchigia mai titolata di Salt Lake City, il quale dovrà portare non solo intimidazione, ma anche qualcosa in attacco. Altrimenti sarebbe quasi come continuare ad affidarsi a Greg Ostertag, non a caso il Luc Longley della situazione.
A dire il vero vi sono ancora notevoli interrogativi riguardanti l'impiego dei lunghi, per non parlare della posizione di ala forte che vede diversi candidati.Anche lo stesso Kirilenko potrebbe farci un pensierino, ma certamente soffrirebbe non poco la stazza dei bestioni dell'ovest, tanto che si prospetta una soluzione con Clark da 4 e Ostertag o chi per lui da 5, risolvendo definitivamente e non senza rischi l'enigma sul ruolo dell'Albero.
Ad ogni modo sono Kirilenko, Harpring e Clark i nomi di partenza, rappresentando al momento le sole certezze di casa Sloan, ed essendo indiscutibilmente i tre singoli elementi migliori del roster.Un roster scarno e con poche alternative concrete per una panchina non troppo significativa, tanto che questa "passività " dei Jazz sul mercato ha destato diverse perplessità , ben inteso che di spazio nel salary cap ve ne sarebbe in abbondanza. Che Sloan voglia puntare sui giovani?
Questa potrebbe essere un'ipotesi: Kirilenko è, ad esempio, del 1981, e Mark Jackson è di nuovo free agent alla veneranda età di 38 anni, senza che i Jazz abbiano per il momento intenzione di rifirmarlo.
Quanto ai rookies il draft ha regalato l'ispanico Raul Lopez, play-guardia del 1980 che sarebbe interessante vedere in rotazione oltre al suo compagno di reparto Maurice Williams da Alabama, classe 1982; lo slavo Pavlovic, ala del 1983 che almeno per il momento non dovrebbe incidere più di tanto nel rendimento complessivo della squadra, per poi proseguire con il lungo Curtis Borchardt, sempre valido nello squallido grigiore che potrebbe imperare sotto i tabelloni dei Jazz.
Dopo un'attenta analisi quella dei giovani sembra dunque una delle vie più perseguibili da coach Sloan, tuttavia sarebbe ancora lecito aspettarsi qualche innesto, e non necessariamente al di sotto dei 25 anni: si vociferava, di recente, di un interessamento nei confronti di Jason Terry degli Hawks, ragazzo che avrebbe le potenzialità per portare punti e spettacolo in diversi team, pur persistendo, anche su di lui, vari dubbi sul suo ruolo naturale, e relative correnti di pensiero sul miglior modo in cui impiegarlo.
Magari nello Utah non si sono ancora stufati degli assist, e un giocatore del genere avrebbe le carte in regola per infiammare un minimo una platea prestigiosa come quella di Salt Lake City, da sempre abituata ad ammirare un'infinità di passaggi e, soprattutto, di passatori, e diciamo che i "mattoni" lanciati da Jacque Vaughn e John Crotty in tempi non sospetti non erano proprio la maniera ideale per deliziare dei tifosi.
Alla fine Utah l'offerta al giocatore l'ha anche fatta, ma Atlanta l'ha pareggiata: forse per il management dei Mormoni si è trattato di sfortuna, o cattivo tempismo, perché il nuovo proprietario degli Hawks si era da pochi giorni insediati, e proprio non poteva far partire il miglior giocatore della sua già disastrata franchigia. Ma se l'offerta fosse arrivata 15 giorni prima, con l'assetto societario ancora non delineato" forse le cose sarebbero andate diversamente.
Oltre a questo si segnala la freschissima mancata conferma di Calbert Cheaney, passato a Golden State e dimostratosi abbastanza affidabile in regia nella scorsa stagione accanto all'uomo dei quindicimila assist.
Platea prestigiosa dicevamo, pur non avendo titoli all'attivo:è bene non dimenticare i grandi nomi che nella franchigia si sono alternati e succeduti, e non solo John Stockton e Karl Malone, che ha preferito tentare di porre rimedio altrove alla sua carriera quasi perfetta. Pete Maravich, Adrian Dantley, e poi Mark Eaton, Paul Griffith e l'indimenticabile Hornacek sono comunque illustri predecessori di questi ragazzi, per i quali potrebbero anche essere un utilissimo stimolo.
Nella speranza John Amaechi ritrovi un briciolo di voglia di dilettarsi alla pallacanestro, che DeShawn Stevenson diventi più concreto e costante, che Michael Ruffin, discreto rimbalzista, non si ritrovi in una nuova Chicago, pur essendovi parecchie analogie con il clima in cui ha avuto inizio la sua formazione.
Sono tutte speranze, progetti a lungo termine senza troppe garanzie e con qualche fondamento, ed è singolare il fatto che coach Jerry Sloan sia rimasto, e si appresti ad iniziare la sedicesima stagione consecutiva sulla panchina dei mormoni.
Allo stato attuale i playoff appaiono irraggiungibili almeno per un biennio, ma alla prova dei fatti coach Sloan potrebbe sorprendere in positivo un po' tutti, magari in qualità di rompiscatole ufficiale della Western, visto che, sulla carta, i Jazz sono nettamente fuori dalle prime otto all'ovest, ampiamente preceduti(oltre che dalle 4 corazzate)da Minnesota, Houston, Portland e qualcun altro a sgomitare poco più in alto dei bassifondi.
Ma a lungo andare, dopo quel paio di annetti da squadra in crisi che non si negano mai a nessuno, questi giocatori, orfani delle leggende, potrebbero arrivare a dire la loro, a patto che si rinforzino nel parco-lunghi e siano trainati da un grande point-man.D'altronde, Cuban insegna, il salary cap non è che un'opinione"
Per un lieto fine coi fiocchi c'è poi da augurarsi che AK47 esploda una buona volta dando fondo al proprio repertorio. E che tale Malone Karl non si dimentichi del suo passato nel caso dovesse vincere l'agognato anello"