Walk about Dele Bison

Qui con la sua ultima divisa NBA, quella dei Detroit Pistons…

Ormai è passato un anno dalla scomparsa prematura di Bison Dele, forse meglio noto ai più come Brian Wiliams. Il mondo della NBA non ci ha messo troppo a dimenticarlo, forse perché il ragazzo era un personaggio un pò "particolare", diciamo pure strano, ma pur sempre uno che sui parquet di mezza Lega qualche segno lo ha lasciato.

Dicevamo strano, già  infatti Dele (o Brian se preferite) non ha mai incarnato lo stereotipo classico del giocatore di pallacanestro: amante della letteratura, della musica jazz, appassionato di viaggi, di terre e culture lontane, spesso schietto, schivo, taciturno nello spogliatoio, ma al contempo estroso ed estroverso nel modo di manifestare la propria "creatività ".

Di lui si ricorda l'amore per il volo (tanto da aver conseguito il patentino di pilota) e per il mare, i tanti libri "strani" che leggeva nello spogliatoio, i comportamenti e le "uscite" a volte bizzarre che facevano storcere il naso ai tanti addetti ai lavori, la sua presunta (e comunque mai accertata) omosessualità  che convinse i dirigenti dei Magic a farlo pedinare per saperne di più; tante piccole storie o fatterelli (come i continui viaggi, in off-season, in posti strani ed esotici come Libano, Australia, Polinesia o a Pamplona per la festa di S. Firmino) che testimoniavano lo spirito libero ed aperto dell'uomo prima, e del giocatore poi.

Dello sportivo poi si dimenticano spesso i meriti: ala-pivot molto dotata tecnicamente, capace di giocare bene fronte come spalle a canestro, provvisto di buone mani, fiuto per il rimbalzo e discreta tecnica difensiva malgrado un'aria un poco "assonnata" che sembrava a volte indolenza.

La verità  è che per lui il basket era solo un gioco, non il centro della propria vita e questo mandava in bestia molti suoi allenatori che, intravedendo le doti, rimanevano "disgustati" da quella che gli appariva come pigrizia.

Figlio di un ex membro della prima "formazione" dei Platters (in seguito divorziato dalla moglie e finito a fare il tassista) il ragazzo, nato a Fresno nel 1969, ma presto emigrato a Las Vegas, dopo un ottima carriera liceale decise di andare a Maryland al college salvo poi, dopo un anno, cambiare e scegliere Arizona e coach Olson.

Nel draft del '91 fu decima scelta assoluta per gli Orlando Magic, ma in Florida non si trovò bene (vuoi per le storielle sulla sua vita privata, vuoi a causa di ripetuti infortuni) così nel '93 fu ceduto ai Nuggets dove avrebbe fatto coppia con Dikembe Mutombo.

In Colorado Brian non rese come sperato, appariva troppo soft e poco propenso alle battaglie d'area così, dopo due annate infruttuose, fu spedito in quella "Siberia" della Lega che erano i Los Angeles Clippers.

Questa fu la sua grande fortuna, lontano dalle pressioni e libero finalmente di giocare senza acciacchi o altri problemi, Williams riuscì a mostrare il suo reale potenziale (che per capirci non era quello di una star, ma di un buon elemento) ed a conquistarsi un minimo di rispetto da parte di tutti nella NBA.

Nel '96 firmò come agente libero per i Chicago Bulls di Jordan, Pippen e Rodman campioni in carica. Nell'annata in Illinois Brian non solo conquistò il titolo, ma ottenne il rispetto dei più famosi compagni aiutando il team nella vittoria finale e vedendo accrescere il suo valore in una Lega avara di buoni lunghi.

A fine anno riuscì così a monetizzare quanto di buono mostrato firmando un ricco pluriennale coi Detroit Pistons. Le successive annate in Michigan furono discrete, ma mai esaltanti, Brian, che nell'estate del '98, di ritorno da un viaggio in Africa, decise di cambiare nome in Bison Dele in onore delle proprie radici indo-nigeriane Yoruba, si sentiva sempre meno attratto da questo sport, dal suo ambiente e dai suoi ritmi, così, nella primavera del 1999 rescisse il contratto coi Pistons rinunciando a 30 milioni di dollari e cinque anni di contratto.

Qui finisce la carriera cestistica di Bison Dele, ma non la sua vita. Il ragazzo ha continuato a viaggiare, girare il mondo in lungo ed in largo per curare i suoi piccoli investimenti sparsi qua e là , ha avuto modo di assecondare le sue passioni ed il desiderio di scoprire nuovi mondi e nuove culture, di frequentare nuovi e vecchi amici.

Purtroppo però il fato era dietro l'angolo ed ha deciso di portalo via in modo "originale", proprio come aveva vissuto.

Sulla reale dinamica della sua scomparsa ci sono solo supposizioni e nessuna certezza, sta di fato che è scomparso dopo l'8 luglio 2002 mentre era in vacanza, sul suo catamarano Hakuna Matata, nei Mari del Sud tra Tahiti e le Hawaii insieme alla fidanzata (ed amica dai tempi del college) Serena Karlan (alla quale si era riavvicinata dopo il ritiro e con la quale pare convivesse) ed al fratello Kevin Williams (che aveva cambiato il suo nome in Miles Dabord).

Pare infatti che sia stato un litigio a bordo a scatenare l'ira del fratello che ha accidentalmente ucciso, prima la Karlan, poi lo skipper dell'imbarcazione Bertrand Saldo, ed in seguito, preso dal panico, abbia "terminato il lavoro" colpendo Dele e gettando i corpi in mare.

Poi, per occultare l'accaduto, Miles è scappato dapprima in Arizona (dove è stato arrestato mentre cercava di prelevare denaro spacciandosi per il fratello), poi in Messico a Tijuana dove è stato trovato in coma per overdose di insulina ed in seguito è morto (in una clinica di San Diego) portandosi con se la verità .

L'unica a cui ha confidato il suo turbamento (senza dire come sono andati veramente i fatti) pare sia stata la madre Patricia, preoccupata dalla salute di Kevin/Miles e dal fatto di non sentire da tanto l'altro figlio; resta il fatto che aveva avuto diversi problemi sia di salute che a livello finanziario (ai quali rimediava Dele) e che sin da piccolo (era più grande di due anni) aveva covato una forte gelosia per il fratellino e per le sue maggiori capacità  sportive e non.

Erano diversi anni che i due si sentivano di rado, così Bison aveva deciso, per passare del tempo assieme e cercare di aiutare il fratello, di portarlo in vacanza con se. Purtroppo tutto questo gli è stato fatale riportando a galla antichi rancori.

Insomma, una storia non proprio edificante che ha messo fine alla vita di quattro persone in un modo che nemmeno Hollywood avrebbe saputo sceneggiare. Rimane però un fatto che personalmente lascia un po' di amaro in bocca, il totale "disinteresse" della NBA per la spiacevole fine fatta da un suo ex giocatore.

Certo, c'era poco da dire o da fare, ma in altre situazioni (per carità  differenti) erano stati altri i tributi concessi dalla Lega. Alla fine di tutto questo Brian/Dele è morto come è vissuto, in modo "particolare".

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