Un giovane coach di talento come Carlisle non è rimasto a lungo senza lavoro…
Paradiso, inferno, purgatorio e ancora paradiso. Una bella escalation, no? Specie se capita in una sola estate.
Più o meno è quello che è successo a Rick Carlisle, neo-assunto allenatore di Indiana, in questi ultimi tre mesi: senza rivali, il più IN-THE-ZONE del momento. Che non potesse rimanere a piedi troppo tempo, obiettivamente, si poteva anche immaginare, ma diciamo che lo scenario è stato preparato con minuziosa dovizia di particolari e di personaggi giusti al posto giusto.
La chiamata dei Pacers, ad esempio, è arrivata a ridosso di una firma, quella per commentatore televisivo, che il buon Rick stava per apporre sul contratto offerto dalla ESPN (il purgatorio, appunto!).
Il "paradiso" di partenza sono i Detroit Pistons: due anni da 50 vittorie l'uno, coach of the year nel 2002 e quell'aura da messia che ti si appiccica addosso non a caso perché con quei ragazzi lì vincere tutte quelle partite sembrava realisticamente impossibile, non solo per lui. Che cosa può fare un dirigente come Joe Dumars con un simile talento tra le mani? Licenziarlo, ovviamente!
I motivi - balle clamorose - risiedono, a detta dell'ex guardia dei Bad Boys, nell'eccessiva durezza e rigidità di approccio verso i giocatori durante allenamenti e partite. I motivi, quelli veri, non li sapremo forse mai: sicuramente non sono solo quelli sopra elencati e il buon Dumars se li terrà per se.
L'inferno è ovviamente un domani senza lavoro da un giorno all'altro, dopo avere dimostrato di saperci fare, anche se di proposte da altri team NBA, Carlisle ne ha ricevute eccome, rifiutandole però tutte. Nel frattempo Larry Bird si insedia quale capo delle operazioni al fianco di Donny Walsh sul trono dei Pacers, preparando la migliore delle sceneggiature di questo romanzo estivo.
Foto a go-go con il "caro, vecchio" Isiah Thomas, avversario di mille sfide sul legno incrociato, frasi che comunicano il massimo rispetto dell'uno verso l'altro con l'obiettivo di cancellare dalla memoria storica tutta l'acredine, l'astio e le cruel intentions: insomma, dopo tutto "volemose bbene"! Quasi ci cascavamo"
Rick è lì pronto a firmare per la ESPN quando il vecchio Larry - ex compagno di squadra nei Celtics, suo assistant coach proprio con Indiana e amico fraterno dal 1985 - lo chiama come Head Coach dei "suoi" Pacers: quattro anni di contratto con stipendio a salire, ambiente amico e ben conosciuto. Che cosa desiderare di più?
Intanto, per fare posto al suo amico, Thomas viene silurato da un giorno all'altro con un secco calcio nel didietro senza apparenti motivi proprio come successo a Rick un paio di mesi prima. Durante la conferenza stampa di presentazione, Carlisle elogia il grande lavoro di Isiah in questi anni, rimbalza direttamente a Dumars tutte le domande sul divorzio in casa Pistons, pone come unico obiettivo quello della vittoria finale (ma li avrà visti i roster dell'ovest?) e si dice ottimista sui suoi: Artest, Croshere, O'Neal" Un discorso sterile ma privo di imperfezioni, inattaccabile.
Già , Jermaine O'Neal, non un nome a caso. La reazione della stella dei Pacers non si è fatta attendere e dal crogiuolo delle qualificazioni olimpiche, ha esternato tutta la sua candida contentezza: "Isiah non era solo il mio coach, era come un padre per me; quest'estate ho firmato un contratto con questa squadra anche perché lui ne era la guida, ora le carte in tavola sembrano cambiate". Un caloroso benvenuto al nuovo coach!
Il nuovo "paradiso" di Carlisle inizia da un roster non esattamente splendido: Miller a fine carriera, Pollard quasi certamente centro titolare, Croshere in misterioso calo anno dopo anno, Tinsley in discussione come play affidabile un giorno sì e uno anche, Ron Artest in bilico tra campione e schizofrenico, un manipolo di giovani entusiasmanti ma non certo vincenti e, in ultimo, una stella insoddisfatta praticamente incedibile.
Le aspettative, poi, sono tante: il recente passato glorioso dei Pacers passa proprio da quella coppia Bird-Carlisle che insieme ha portato la squadra in finale nella più combattuta delle manifestazioni di onnipotenza dei Lakers. Indubbiamente e teoricamente il talento a disposizione del nuovo coach non è poco e di strada se ne può fare, visto e considerato che a Detroit ce n'era ancora meno e i risultati sono arrivati eccome.
Certo è che questo sosia invecchiato di Jim Carrey si porta dietro una dote in dubbi che solo una stagione soddisfacente potranno sciogliere: tanti "se" devono essere superati ma, almeno per quest'anno, sembrano obiettivamente troppi. In ogni caso, se avete qualche riserva sulle capacità manageriali e gestionali del Grande Uccello, potete tranquillamente scrivergli una bella e-mail: asklarrybird@pacers.com. Non è uno scherzo.
See Ya'