La grinta di Jermaine O'Neal
Era la partita più attesa non solo della giornata ma dell'intero girone, e probabilmente un anticipo di quella che sarà , Brasile permettendo, la finale annunciata del torneo.
E la sfida USA-Argentina giocata la scorsa notte a San Juan ha mantenuto fede alle aspettative, costringendo per la prima volta in questo torneo Team USA ad un impegno reale, non al solito allenamento agonistico.
Ancora senza Tracy McGrady, tenuto precauzionalmente a riposo in vista della fase finale, Larry Brown lanciava per la seconda volta consecutiva in quintetto Vince Carter, insieme ai soliti Kidd, Iverson, Duncan e O'Neal.
Proprio dall'ala dei Pacers ci si aspettava una prova d'orgoglio, lui protagonista in negativo della storica sconfitta subita nel 2002 dalla selezione americana, partita che consacrò definitivamente Ginobili e compagni.
Evidentemente il numero 7 di coach Brown aspettava questa partita dall'inizio del torneo, perché sin dalla palla a due è apparso concentrato e determinato come mai lo si era visto fin qui, aggressivo su tutti i rimbalzi e deciso quando si trattava di prendere delle responsabilità .
Trascinati dalla furia di O'Neal, miglior realizzatore della serata con 22 punti, ai quali il giovane Pacer ha aggiunto 10 preziosi rimbalzi, gli statunitensi sono riusciti ad accumulare un vantaggio di 6 lunghezze nel primo quarto.
Ma la precisione dalla lunga distanza permetteva agli argentini di rifarsi sotto, e di trovare addirittura il sorpasso (21-19).
Con una squadra molto veloce e attenta nella gestione della palla, doppio play-maker all'inizio con Alejandro Montecchia nel ruolo di Iverson, l'Argentina rimaneva in partita, e il punteggio subiva ben 13 “leading changes” nel solo primo quarto.
Nonostante un Manu Ginobili non molto preciso, 16 punti ma 4 su 12 dal campo, l'Argentina arrivava punto a punto fino agli ultimi minuti di match: a 4' dalla fine, con Team USA avanti 79-77, Tim Duncan catturava il suo unico rimbalzo offensivo (9 in totale), e riapriva per un facile lay-up di Mike Bibby che dava ai suoi il +4.
Una tripla, l'unica della serata, di Iverson spezzava l'equilibrio con 3:42 sul cronometro del quarto periodo, e 2 liberi di O'Neal seguiti da una schiacciata di Carter in contropiede lanciato da un errore di Ginobili, permettevano a Team USA di chiudere il match con una sofferta vittoria 94-86.
A fine partita il protagonista assuluto della serata Jermaine O'Neal commenta così: “Sapevamo che sarebbe stata una partita dura, anche sotto l'aspetto fisico; loro dopo la partita dell'anno scorso hanno acquisito fiducia e la convinzione di poter battere una selezione americana, ma credo che noi a partire dall'ultimo periodo abbiamo giocato un basket USA di ottimo livello.“, come a dire: se l'avessimo fatto anche ad Indianapolis…
“Certo” ha poi concluso, “vincere è una bella sensazione, ma non abbiamo molto tempo per pensarci. Abbiamo avuto un buon piano di gioco, ma ora dobbiamo concentrarci sulla partita di domani.“
“Penso che siamo stati molto fortunati“, osserva coach Larry Brown, “l'Argentina ha giocato veramente bene. Hanno tirato con percentuali nettamente migliori rispetto a tutte le squadre finora da noi affrontate, ed hanno eseguito i giochi con grande scrupolosità . Ci hanno creato anche dei problemi di falli (Duncan) e ne hanno tratto vantaggio, ma noi siamo riusciti a difendere bene nei momenti decisivi e a gestire al meglio i palloni importanti“.
Alla fine 5 giocatori in doppia cifra e ben 4 con più di 5 assist (i soliti Kidd e Bibby, ma anche l'onnipresente Duncan e l'eclettico Iverson).
Tra gli argentini da segnalare l'ottima prova di Fabricio Oberto, che entrato dalla panchina ha messo seriamente in difficoltà i lunghi avversari con i suoi movimenti, segnando 17 punti, migliore dei suoi, in 24 minuti con un 8 su 9 di tutto rispetto, fornendo anche 4 assist.
La prossima partita, quella a cui si riferiva O'Neal, vedrà gli statunitensi opposti al Messico, in uno scontro sicuramente meno affascinante di quello appena raccontato.
Ma dopo questa vittoria, non roboante come le precedenti ma di assoluta importanza, la squadra di Brown si è tolta un bel peso dalle spalle, dimostrando che la selezione da battere è quella USA.
Anche se quest'Argentina fa paura, come lascia trapelare lo stesso allenatore nelle sue ultime dichiarazioni: “Penso che se giocheremo ancora contro questa squadra, (in finale,ovviamente), sarà una grande partita, anche più combattuta di questa. Sono una grande squadra.“
La finale sembra essere già scritta…