Julius Erving in maglia Nets nella ABA…
Who are the Nets?
Il capo dei Riffs, la banda più tosta di New York nel cult movie “I Guerrieri della Notte”, dopo l’uccisione del leader Cyrus si chiedeva: “Who are the Warriors?”, “Chi è sta banda di disgraziati da Coney Island?”
I Nets non sono di Coney, sono famosi solo da poco ma sono, anzi, erano sicuramente una franchigia talmente disgraziata da essere considerata la barzelletta della NBA.
Nel 1967, l’ormai defunta lega “minore” ABA (American Basketball Association) desiderava fortemente annoverare tra le proprie fila una squadra con sede nella Big Apple, ma trovare un campo da gioco nelle immediate vicinanze di Manhattan fu impresa praticamente impossibile.
Si rese necessario quindi ripiegare nel New Jersey, dagli Americans, una formazione così scalcagnata che non aveva nemmeno un campo da gioco fisso ma che, in base alle disponibilità , vagabondava in ben sei centri nella zona attorno a New York.
Dopo i primi anni di cinema comico assoluto, durante i quali, nonostante la trasformazione da Americans a Nets, si narra addirittura di partite vinte grazie a referti contraffatti proprio dall’allenatore degli Americans, tale Zaslofsky, i nostri eroi ingaggiano un personaggio con in testa un afro da far paura e la canottiera numero 32: Julius “Doctor J” Erving III.
Il Dottore, che a pallacanestro sapeva giocare, porta, a suon di schiacciate e acrobazie inimmaginabili per quell’epoca, i Nets alla conquista di due titoli della ABA nel giro di tre anni (1974 e 1976).
Il 1976 è anche l’ultima stagione della ABA, assorbita dal colosso NBA, l’ultima stagione di Doctor J (ceduto a Philadelphia) e l’inizio di un nuovo declino per i Nets.
Da allora è stato il buio più totale, condito dalla dabbenaggine di alcuni giocatori che sulle scarpe si facevano stampare “Trade Me” (cedetemi) e illuminato solo negli anni novanta da un paio di apparizione ai playoff e da un brevissimo lampo dal nome di Drazen Petrovic, sicuramente uno dei più grandi giocatori europei di tutti i tempi, scomparso però tragicamente in un incidente stradale nel 1993.
La svolta
Restando sempre in tema di citazioni cinematografiche, ne “il Corvo” Brendon Lee diceva: “…non può piovere per sempre…”, e per l’appunto sul New Jersey e sui Nets, nell’estate del 2001 torna a splendere il sole. E proprio dai “Soli” di Phoenix arriva l’uomo del destino, colui che avrebbe poi trasformato i Nets in una squadra vincente: Jason Kidd.
Kidd, è un All Star, un All America, medaglia d’oro olimpica a Sydney, tre volte leader della classifica degli assist e miglior giocatore in attività per triple doppie realizzate.
Ha l’incredibile caratteristica di saper migliorare con il suo altruismo tutti quelli che gli stanno attorno, è insomma uno degli ultimi playmaker puri rimasti nella lega.
Qualcuno lo critica e gli fa pesare la sua scarsa propensione a fare punti. In effetti è vero, Jason non tira bene, non gli piace e nemmeno gli serve e a sottolineare questa caratteristica interviene il suo idolo di gioventù, Earvin “Magic” Johnson che descrive il playmaker dei Suns come “l’unico giocatore che può dominare una partita senza segnare nemmeno un punto”.
Il nostro eroe, nonostante tutte queste abilità , si ritrova sul mercato a causa di un piccolo incidente domestico, che gli costò il crollo psicologico e di immagine a Phoenix e del quale vi parleremo prossimamente.
L’astuto presidente dei Nets, Rod Thorn ne approfitta subito per organizzare uno scambio che avrebbe portato il buon Giasone nel New Jersey e spedito in Arizona il playmaker dei Nets Stephon Marbury, talentuoso ma scomodo e anche lui con la passione per le scarpe personalizzate (sulle sue si poteva leggere “all alone”, letteralmente “devo fare tutto da solo”).
Kidd non ci mette molto ad ambientarsi e, con un gruppo di giovani talenti desiderosi di mettersi in mostra, arricchisce fin da subito i Nets di un gioco spettacolare e di tante vittorie.
L’interesse attorno alla franchigia del New Jersey inizia a crescere e gli addetti ai lavori parlano di rinascita e di Showtime (ingeneroso, ma non troppo, paragone con il gioco dei Lakers degli anni ‘80), ribattezzandolo Flying Circus o più semplicemente “The Excitement”.
Nel 2002 i Nets chiudono la stagione regolare con un record di 52 vittorie, approdano ai playoff e, con Kidd in costante crescita arrivano addirittura in finale, perdendola contro gli impossibili Los Angeles Lakers di Shaquille O’Neal e Kobe Bryant.
La storia si ripete e ad ottobre i Nets ripartono da dove si eraro fermati: vincendo.
La regular season 2002-2003 è meno brillante della precedente, ma un Kidd in versione anche capocannoniere permette ai nostri beniamini di dominare i playoff dell’est e di ripresentarsi in finale, a giugno, questa volta contro i San Antonio Spurs di Tim Duncan.
New Jersey ne esce ancora sconfitta, ma a testa alta, dimostrando che ormai ad est la squadra da battere sono loro. Il pubblico sta tornando ad essere numeroso, i risultati sono più che convincenti e i dollaroni hanno ripreso a girare.
Se consideriamo, inoltre, che durante il mese di luglio sono state apportate altre importanti migliorie, possiamo dire che East Rutherford si è guadagnata pienamente un posto di prima fila nella cartina geografica del basket americano.
Quando e dove
Il campionato NBA è attualmente fermo, e le squadre sono intente a valutari i loro nuovi giovani talenti impegnati nelle Summer League.
Il training camp (il corrispettivo del ritiro nel nostro campionato di calcio) si terrà a settembre, culminerà nella pre season di ottobre per poi arrivare, ai primi di novembre, all’inizio della regular season.
Se siete a New York nel periodo di ferragosto vale la pena spendere qualche ora il giorno 15, al Madison Square Garden per ammirare la “nazionale” americana impegnata in una gara di qualificazione all’Olimpiade 2004 contro Puerto Rico.
Avrete così la possibilità di ammirare Jason Kidd in azione, e vederlo armare le mani di tutte le altre stelle della NBA. Per vedere i nostri Nets, invece, come già anticipato, sarà necessaria una piccola trasferta nel New Jersey.
Il campo di gioco è la Continetal Airlines Arena, nel mega complesso delle Meadowlands, a East Rutherford.
Se volete andarci in macchina, da Manhattan dovete attraversare il George Washington Bridge o affrontare il Lincoln Tunnel. Una volta approdati nel New Jersey prendete la statale 95, l’uscita per lo Sport Complex è la 16W.
Per chi preferisce farsi scarrozzare c’è un servizio di pullman in partenza dal terminal di Manhattan tra la 41a strada e la Eight Avenue. La durata del viaggio è di circa 20 minuti e il costo per un round-trip è di sette dollari.
Buon divertimento!!
Articolo pubblicato su www.nyc-site.com