Elton Brand ha dominato sotto i tabelloni contro il Brasile…
Dopo una lunga attesa, finalmente il torneo pre-olimpico di Porto Rico è iniziato.
Con una squadra completata definitivamente proprio alla vigilia dall'arrivo di Kenyon Martin, Team USA ha fatto il suo esordio nella competizione che assegnerà i posti per le Olimpiadi 2004 contro il Brasile, a San Juan.
La squadra statunitense, inserita nel gruppo B, insieme a Brasile, Repubblica Dominicana, Venezuela e Isole Vergini, cercava subito una prestazione convincente, non tanto per i punti in palio, quanto piuttosto per il morale.
E all'inizio la tensione dell'esordio si è fatta sentire nelle gambe dei ragazzi di coach Larry Brown, che ha schierato nel quintetto base gli stessi 5 che avevano iniziato la gara amichevole con Porto Rico a New York, preferendo quindi Jermaine O'Neal al nuovo arrivato Kenyon Martin.
Dall'altra parte grande curiosità soprattutto per il reparto lunghi dei verde-oro, formato da 2 giovanissimi di cui sentiremo parlare nella NBA dei prossimi anni.
Uno in realtà , Nené Hilario, nella NBA ci ha già giocato l'anno scorso, ed è pronto ad esplodere con i nuovi Nuggets nella prossima stagione.
L'altro, Anderson Varejao, ci arriverà presto.
In coppia hanno totalizzato 33 punti, sono stati gli unici in doppia cifra per il Brasile, e Varejao ha anche infilato un 3 su 3 dall'arco che avrà sicuramente mandato in visibilio gli scout NBA.
La grande energia dei giovani brasiliani, unita alla pressione che attanagliava i super-favoriti USA, ci regalava un primo tempo molto combattuto, che si chiudeva con la tripla del pareggio di Marcelo Magalhaes e con 2 liberi di Vince Carter che mandavano Team USA al riposo in vantaggio di soli 2 punti: 49-47, dopo che il Brasile era stato in vantaggio anche di 10 punti (34-24).
Nell'intervallo probabilissima strigliata della coppia Brown-Popovich negli spogliatoi e squadra statunitense che entrava in campo trasformata: grande intensità difensiva, finalmente, e intesa in campo tra i giocatori decisamente perfezionata.
Subito in apertura di secondo tempo parziale di 10-0 degli USA con 6 punti di Tim Duncan, 17 alla fine per lui, e 4 di Jason Kidd, che spezzava i sogni verde-oro.
Tracy McGrady cominciava a trovare il canestro anche dall'arco e un grandissimo Mike Bibby difendeva aggressivo sulle linee di passaggio rubando ben 4 palloni e conducendo facili transizioni (7 assist in totale).
Ma il protagonista, forse inatteso, della serata è stato sicuramente il poco appariscente ma sempre prezioso ed efficace Elton Brand.
Entrato dalla panchina l'ala dei Clippers ha giocato 17 minuti di grande sostanza, realizzando 17 punti con 6 su 8 al tiro e catturando, sua specialità , 6 rimbalzi di cui 3 offensivi.
Il Brasile non ha più avuto la forza di contrastare sotto i tabelloni gli avversari e gli esterni verde-oro nulla hanno potuto contro lo strapotere fisico di McGrady, Carter e Ray Allen, rispettivamente 15, 14 e 13 punti a testa.
Buona anche la prestazione di Allen Iverson, ormai sempre più tranquillo ed altruista (10 punti con 4 su 7 dal campo e 4 assist).
Il protagonista della serata, Brand, commenta così la partita: Coach Brown ci aveva chiesto una difesa attenta, soprattutto al loro contropiede, e penso che nella ripresa ci siamo riusciti; è la difesa che vince le partite.
E della stesa opinione sembra essere anche l'allenatore ex-76ers: Sono soddisfatto, il Brasile ha giocato come meglio non avrebbe potuto, ma noi siamo riusciti a vincere la partita nella ripresa con la difesa, e anche con i rimbalzi.
110-76 il risultato finale in favore di Team USA, con 7 uomini in doppia cifra e percentuali dal campo superiori al 60%, grazie anche ai canestri facili del secondo tempo.
Ma la statistica forse più significativa sta nei soli 29 punti concessi dalla difesa statunitense nel secondo tempo, a conferma della tendenza evidenziatasi nell'amichevole con Porto Rico, nella quale ad un primo tempo esitante della squadra di Brown, era seguita una ripresa giocata con determinazione, impegno e grande applicazione difensiva.
L'impressione è che questa squadra sia completamente diversa, non solo per i nomi, da quella di Indianapolis 2002, soprattutto per l'atteggiamento in campo e fuori.
Vedremo se tutto ciò durerà e porterà Team USA ad un successo già annunciato.