Brad Lidge, suo malgrado, è uno dei principali imputati della sconfitta Astros alle ultime WS
Sembrava essere l'ennesima squadra del destino dello sport americano. Un po' come i Florida Marlins trionfatori sugli Yankees di un paio di stagioni fa, partendo dalla wild card, snobbati da tutti e poi campioni.
Dopo un inizio disastroso di Regular Season, culminato con un record di 15-30 a metà maggio, nessuno avrebbe pensato che quegli Astros (seppur privi di giocatori del calibro di Petitte, Berkman e Bagwell) potessero raggiungere per la prima volta nella loro storia le World Series.
Sembrava la fotocopia della stagione scorsa, qualificazione in extremis battendo i Phillies nella corsa alla wild card, dopo un'estate passata a inanellare strisce vincenti, e primo turno dei playoffs contro i Braves già battuti lo scorso anno, e poi sfida contro i favoriti Cardinals, dati già per vincenti prima di scendere in campo contro i Padres.
La storia si ripeteva contro Atlanta, ma la Finale della National sembrava insormontabile per gli Astros, vista la forza e la completezza di St.Louis, non a caso vittoriosa con Carpenter contro Petitte nel primo incontro. Da qui pero' nasceva la magia di Houston, che non concedeva più nulla all'attacco più profilico della Lega, sfiorava il 4-1 con una sconfitta inopinata di Lidge al 9° inning, battuto dall'homer di Pujols, ma sapeva violare il Bush Stadium con un Oswalt fantastico.
Le prime World Series della storia, contro una delle più antiche franchigie della MLB, i White Sox, chiamati anche loro e forse più degli Astros a pagare il conto con il destino, lungo 88 anni.
I White Sox sembravano la squadra giusta per esaltare ancora il monte di Houston, se avevano fermato i Cardinals potevano benissimo inchiodare Chicago, dicevano in molti.
Quello che però nessuno prevedeva era il crollo verticale di un giocatore che fin qui era la maggiore sicurezza di coach Garner, Brad Lidge.
Il closer di ghiaccio, capace di togliersi di dosso qualsiasi emozione e a suon di missili sottoforma di palle veloci, eliminare qualsiasi battitore, è probabilmente l'imputato numero uno della debacle di Houston nelle World Series, uno sweep anomalo, fatto di partite decise da un errore, da una battuta, e in due di queste il protagonista negativo è stato Lidge.
In gara2, dopo che Petitte aveva tenuto a bada l'attacco dei White Sox per 6 inning, lasciando la squadra in vantaggio, prima Wheeler (eccellente in regular season) con 3 punti subiti permetteva il sorpasso, poi dopo una rimonta eccezionale nel 9° inning che pareggiava l'incontro, entrava Lidge per portare tutti agli extrainnings, ma subiva il solo homer di Podsednik che chiudeva la partita e portava Chicago sul 2-0.
In gara4 stessa musica, dopo una gara dominata da Garcia e Backe sui rispettivi monti di lancio, Lidge entrava all'8°, ma subiva subito la battuta di Harris e poi la valida vincente di Jerman Dye che dava il vantaggio ai White Sox e chiudeva la serie, nel gelo del Minute Maid Park.
Sono stati il closer e i setup men a decidere in negativo le sorti delle World Series per gli Astros, quelli che in stagione avevano contribuito alla rimonta nella seconda parte di stagione, dando continuità alla fantastica stagione del trio Clemens-Oswalt-Petitte, coadiuvati dall'eccellente giovane lanciatore Brandon Backe.
Non a caso sono sempre stati i rilievi a perdere le partite per gli Astros, e in partita chiuse da un massimo di due punti, chi entra a gara in corso sul monte di lancio decide le partite. Nel momento cruciale questi sono venuti a mancare clamorosamente, decidendo in pratica le sorti delle World Series.
L'attacco e' sceso leggermente rispetto alle precedenti serie di playoffs, soprattutto Ensberg e Lane, che dovevano essere le punte di diamanti, hanno subito i partenti dei White Sox, mentre un po' a sorpresa il migliore è stato il rookie Taveras, coadiuvato da un ottimo Lance Berkman, capace di mettere a segno 14 RBI.
Così la fantastica cavalcata di Houston, che sembrava guidata da una magia, si interrompeva di fronte alla solidità dei White Sox e alla loro voglia di vincere, per cancellare definitivamente il passato.
Dando uno sguardo al futuro ci sono due punti fondamentali su cui Garner dovrà puntare per poter ripetere la stagione appena conclusa: il ritorno di Roger Clemens e una maggiore pericolosità offensiva.
The Rocket sembrava ormai pronto ad appendere definitivamente il cappellino al chiodo, ma l'aver sfiorato la vittoria finale, dopo una stagione che lo ha visto primeggiare nella ERA in tutte le Majors, sembra avergli fatto cambiare idea.
Certo che un ritorno di Clemens dovrà essere accompagnato da un rafforzamento sostanziale del lineup di battuta, in quanto il futuro Hall Of Famer, con un ERA di gran lunga inferiore ai 2 punti, ha vinto solo 13 incontri, vedendo il proprio attacco chiudere a 0 in nove occasioni nelle quali lui era sul monte.
Sul mercato dei free agents ci sono dei nomi importanti che potrebbero fare proprio al caso di Houston, ma niente è sicuro in questo momento, certo che un'addizione che permetta soprattutto di aumentare il numero di RBI e HR è abbastanza imprescindibile.
Per quanto riguarda il resto del lineup, l'esplosione di Taveras, arrivato terzo nella corsa al Rookie of the Year della National League, la conferma di Ensberg come primo battitore di potenza e il ritorno di Biggio, possono dare delle basi importanti su cui costruire per Garner.
C'e' l'incognita Bagwell, out praticamente per tutta la scorsa stagione, e chiamato a decidere se tornare o meno, vista l'età . In caso di ritiro il sostituto dovrebbe essere Burke, protagonista dei playoffs.
Nella starting rotation, se Clemens decidesse di tornare, si riproporrebbe il trio meraviglia Clemens-Oswalt-Petitte, capace di collezionare 50 win in stagione e portare di peso gli Astros alle World Series. A questi va aggiunto Backe, più che discreto nella sua prima stagione da partente, ultimo moschettiere di un quartetto difficilmente superabile per gli avversari, punto fondamentale su cui costruire la prossima stagione per Houston.
Il bullpen, come detto protagonista negativo delle Finali con Chicago, ha pur sempre disputato un'ottima stagione regolare, con Wheeler e Qualls a traghettare le partite negli innings centrali, e Lidge (42 salvezze) a chiuderle. Certo che un'eventuale abbandono da parte di Clemens comporterebbe non pochi cambiamenti nella rotazione e quindi anche nel bullpen, molto dipenderà dalla decisione del Rocket.
In definitiva ci sono molte incognite per il manager Garner, molte domande che prossimamente dovranno avere risposta, per riuscire ad impostare un offseason che permetta a Houston di rimanere competitiva in una National League dove ci sono molte grandi chiamate ad un rilancio immediato, e dove St.Louis cercherà probabilmente con maggior fervore di raggiungere quel traguardo sfuggito sul filo di lana in questi due anni di dominio delle Majors.
Chiaramente il ritorno di Clemens sarà una base importante su cui costruire la nuova stagione, ma due acquisti che alzino il livello di potenza del lineup sono quasi d'obbligo, per iniziare la caccia a quel titolo, che dopo le ultime World Series, deve essere il pensiero fisso di tutti quelli che hanno la stella texana nel cuore.