Coach Larry Brown impartisce alcune lezioni al giovane O'Neal…
Ci sono voluti mesi; le voci, le indiscrezioni, i cosiddetti “rumors” si sono susseguiti, e non sono mancate nemmeno le polemiche, più o meno velate; ma alla fine la lista dei giocatori che comporranno il roster di Team USA per il torneo di qualificazione olimpica a Porto Rico è stata ufficializzata.
Infatti insieme ad un solido blocco di super-star che già da tempo aveva dato la propria disponobilità , si può dire quasi subito dopo la disfatta del mondiale di Indianapolis, sono stati via via inseriti i nomi del “cast di supporto” della squadra.
Ovviamente, visto il livello dei giocatori che sono stati selezionati, parlare di cast di supporto come si farebbe per una qualsiasi franchigia NBA è alquanto restrittivo, ma se qualcuno immaginava, o sognava, una nuova edizione del Dream Team, non è stato accontentato.
Già la nomenclatura usata per descrivere l'evento, siti ufficiali compresi, non vede mai, e sembrerebbe quasi vietare, l'appellativo di squadra dei sogni, forse per scaramazia, forse per rispetto.
I motivi che ci hanno privato di una vera e propria selezione di extraterrestri sono svariati: soliti, e sempre assolutamente geniali, capricci di Shaquille O'Neal, problemi giudiziari di diversa entità , Chris Webber per la vicenda Michigan e Kobe Bryant per quella assai più spinosa dell'accusa di stupro, e infine, notizia fresca, grave lutto familiare per il neo-Laker Karl Malone.
Ma analizziamo ora la squadra vera e propria, basandoci anche sulla partita di preparazione giocata da Team USA contro Porto Rico, in preparazione del torneo pre-olimpico che inizierà il 20 Agosto.
Il quintetto base schierato da coach Larry Brown, nuovo allenatore dei Pistons, vedeva in posizione di play-maker il meglio che si possa avere al momento sulla piazza: Jason Kidd, vice-campione NBA per il secondo anno consecutivo con i suoi Nets.
In posizione di guardia, molto atipica, l'ormai ex “croce e delizia” di mister Brown, Allen Iverson, probabilmente il più orgoglioso di far parte di questa selezione.
In ala piccola, ma si farebbe prima a dire a tutto campo, il numero 1, di nome e di fatto, dei Magic, Tracy McGrady, finalmente in campo con una “squadra” nella quale non sarà costretto a prendere il 60/70% dei tiri con 2/3 uomini in marcatura esclusivamente su di lui…
Il reparto lunghi titolare è composto da Jermaine O'Neal, pezzo pregiato del mercato dei free-agent, rimasto poi ai Pacers, e dal 2 volte MVP Tim Duncan, che prima dell'ingaggio da parte dei suoi Spurs di Rasho Nesterovic aveva assaporato l'idea di ritrovare il compagno di reparto anche a San Antonio.
Panchina, di lusso, composta da Mike Bibby, naturale sostituto di Kidd, Ray Allen, micidiale tiratore dall'arco destinato a sfruttare gli obbligati raddoppi su Duncan e soci sotto canestro, Richard Jefferson, pronto per essere innescato dall'amico Jason in contropiede, Elton Brand, grandissimo rimbalzista soprattutto offensivo, e Nick Collison, prossimo rookie NBA con i Sonics apprena uscito dall'università di Kansas, a ricoprire in un certo senso il ruolo che fu di Christian Laettner a Barcellona '92.
Discorso a parte meritano gli ultimi 2 componenti del roster:Vince Carter e Kenyon Martin.
Il primo, chiamato dopo la defezione di Kobe, viene da una stagione maledetta, fortemente condizionata da un infortunio al ginocchio già operato l'anno scorso. Un'occasione quindi per ritrovare la forma ma soprattutto il ritmo partita, la competizione, e magari anche per dimostrare agli scettici che Air Canada è tornato a volare.
“Non posso prevedere, e nemmeno promettere, una giocata come quella di Sydney 2000, certe cose succedono e basta. Vedremo…“
Si riferisce alla memorabile schiacciata eseguita dallo stesso Carter alle Olimpiadi australiane, nell'ultima apparizione di “Vinsanity” in maglia USA, quando sorvolò letteralmente il 2.10 Freddy Weis per inchiodare quella che molti ritengono la migliore schiacciata di sempre.
Infine, ultimo arrivato in casa Team USA, Kenyon Martin, ala dei New Jersey Nets chiamato a sostituire Karl Malone, tornato a casa dopo la scomparsa della madre avvenuta il 12 Agosto.
Martin raggiunge dunque i suoi compagni Kidd e Jefferson, ad aumentare quindi le possibilità di vedere una squadra dedita al campo aperto e alle rapide transizioni, con lunghi molto mobili ed esterni velocissimi a riempire le corsie di passaggio.
Per la cronaca la partita con Porto Rico è terminata con il punteggio di 101-74, con Duncan migliore in campo, autore dell'ormai consueta doppia doppia, 21 punti e 15 rimbalzi.
Doppia cifra anche per T-Mac, Ray Allen, Elton Brand, Allen Iverson e R.J. Buon apporto di O'Neal sotto i tabelloni, 11 rimbalzi, e ottima circolazione della palla gestita dalla coppia Kidd-Bibby, con un Iverson in versione All-Star Game, sempre pronto all'assist (5 alla fine per lui) prima che alla conclusione.
Ovviamente lo spirito era quello di un allenamento, con Brown e Popovich che hanno fatto ampiamente ruotare gli uomini a loro disposizione, ma l'impegno messo in mostra da tutti, anche da chi partiva dalla panchina, non può che essere un segnale positivo per la spedizione statunitense che esordirà mercoledì contro il Brasile, soprattutto vista la grande dedizione difensiva riscontrata nel secondo tempo.
C'è ora da inquadrare la posizione di Kenyon Martin, che viste le NBA finals giocate potrebbe aspirare legittimamente ad un posto da titolare al fianco di quel Tim Duncan con cui ha combattutto nel giugno scorso, ma per il resto il coaching staff sembra avere le idee chiare sulla formazione, ripensamenti dell'ultim'ora a parte.
Vedremo se anche i “magnifici 12” le avranno chiare in campo, per far dimenticare una volta per tutte la disfatta di Indianapolis.