Mavs insolitamente fermi

Si si, è proprio lui, Mark Cuban nell'insolita veste di arbitro! Sarà  contento David Stern…

Negli ultimi anni, Mark Cuban, pur avendo acquistato giocatori che alla fine hanno inciso ben poco sui destini dei Mavs, Van Exel escluso, ( parliamo dei vari LaFrentz, Avery Johnson, Popeye Jones, Abdul-Wahad e Rigadeau ad esempio), è sempre stato al centro del mercato: dalla corte serrata a tutti i free agent possibili ai numerosi rumours che raccontavano di megascambi prossimi alla conclusione e che vedevano Dallas rinforzarsi notevolmente.

L’immobilità  di quest’estate dei Mavs, non può passare inosservata, soprattutto per due motivi: le contemporanee mosse degli avversari, che sulla carta si sono notevolmente rinforzati, e i “pacchi” che alcuni free agent hanno tirato al vulcanico proprietario della squadra texana.

L’acquisto di un lungo sul mercato tramite l’eccezione salariale era l’obbiettivo principale di Cuban, i nomi erano quelli di Karl Malone, P.J.Brown, Alonzo Mourning, Rascio Nesterovic e Michael Olowokandi, con Elden Campbell a chiudere la lista dei papabili.

Se dapprima gli sforzi della franchigia texana sembravano diretti verso il Postino, piano piano l’interesse si spostava verso il Mago di ZO: l’affare sembrava in dirittura d’arrivo, ma alla fine il giocatore ha preferito restare ad Est lasciando i Mavs con un pugno di mosche in mano e senza il tempo per cambiare obbiettivo, perché Malone era già  andato ai Lakers, Nesterovic agli Spurs ( non solo per qualche dollaro in più), Olowokandi a Minneapolis, mentre P.J.Brown restava a New Orleans con un contrattone mica da ridire.

Restava libero solo Campbell, ma l’ex Lakers si accordava con Detroit, ed alla fine Dallas non solo non riusciva a rinforzare il settore lunghi, ma addirittura vedeva andare verso le dirette concorrenti tutti i giocatori che aveva nel mirino: cornuti e mazziati insomma!

Così, a metà  agosto l’unica strada percorribile resta quella degli scambi, ma come vedremo, è una strada molto molto difficile.

Ma come mai i Mavs in questo mercato sono stati snobbati da parte di molti free agent? La mancanza di spazio salariale è un motivo valido sino ad un certo punto, perché P.J.Brown a parte, tutti gli obbiettivi di Cuban e Nelson si sono accasati tramite l’eccezione salariale di medio livello (Nesterovic ha optato per 42 milioni in 6 anni da parte degli Spurs, tramite l’eccezione Dallas poteva offrirne 38 in 6 anni, quei 4 milioni hanno pesato meno di quello che si pensa), e se andiamo a vedere le estati passate, anche se alla fine di grossi acquisti tra i giocatori liberi non ne sono mai arrivati, i giocatori visitavano Dallas con attenzione e curiosità , pronti (anche se a parole…) a rinunciare a qualche soldo pur di giocare per una squadra di alto livello e in un’organizzazione che ha pochi eguali nel mondo dello sport.

Quest’estate Kidd e Jermanie O’Neal non hanno preso neanche in considerazione di visitare la città  del petrolio, al di là  delle scarse possibilità  di intavolare un sign&trade per non rimetterci vagonate di dollari: perché?

Forse il principale motivo, al di là  di un po’ di ingenuità  da parte di Cuban (puntare tutto su un giocatore senza lavorare su altre opzioni contemporaneamente è stato un grave errore), è che pur essendo una squadra di vertice assoluto, i Mavericks sono ancora un bel po’ lontani dal Titolo, e se si decide di rinunciare a dei soldi pur di avere una reale possibilità  di anello, piuttosto che rivolgersi alla squadra di Nowitzki, Nash, Finley e Van Exel è meglio bussare ai Lakers, agli Spurs o ai Kings (team nella situazione dei Mavs a livello salariale, ma che ha molte più pedine di valore da scambiare, difatti è arrivato un lungo che a Dallas si sognano ogni notte).

Ed è anche molto più logico restare ad Est, dove la vita sotto le plance è molto meno dura e dove si hanno molte più possibilità  di raggiungere la Finale, e poi chissà .

Dallas nelle ultime 3 annate ha migliorato il proprio record in ogni stagione, ha vinto 170 gare perdendone 76 , un ottimo risultato, ancora più impressionante se si pensa che gioca ad Ovest. Anche nei playoff Nowitzki è compagni hanno continuato a crescere, raggiungendo la Finale di Conference la scorsa primavera, miglior risultato di sempre della franchigia assieme alla Finale del 1988 persa alla settima contro i Lakers.

Eppure nonostante una crescita continua, nonostante le 60 vittorie in regular season nello scorso campionato, il credito che riscuotevano i Mavs era sempre inferiore a quello di Lakers, Spurs e Kings quando si trattava di pronosticare la vincente del campionato.

Questa inferiorità  tecnica non nasce certo per antipatia, ma semplicemente dal fatto che a Dallas mancano centimetri e peso sottocanestro (fondamentali nelle tonnare del West) ma soprattutto difesa, difesa e difesa, che nei playoff diventa decisiva; offensivamente è una squadra di altissimo livello, la più spettacolare e la più “incontenibile” se è in serata giusta, ma in una serie al meglio delle 7 gare devi contare anche sull’attacco, non puoi contare SOLO sull’attacco.

Se in regular le sconfitte sono state solo 22, ben 20 sono arrivate contro squadre che hanno fatto i playoff (24-20 record il record totale), se il record finale è stato del 73%, il record contro le squadre dell’Ovest che hanno raggiunto la post season è stato un mediocre 12-16 (il 43%), e se prendiamo gli scontri contro le corazzate Spurs, Lakers e Kings, il record diventa addirittura di 4 vinte e 8 perse!

E’ chiaro dunque che i Mavs fanno la cosiddetta voce grossa contro le squadra di medio-basso livello, il talento offensivo è davvero tanto per essere messo in difficoltà  da chi ne ha nettamente meno, mentre quando il livello di talento delle avversarie è simile, la miglior organizzazione difensiva prevale il più delle volte su un attacco sfavillante ma che inevitabilmente non può rendere al massimo per una gara intera (e ancor di più in una serie di playoff).

Non è solo una questione di difesa super, ma semplicemente bisogna avere anche una capacità  difensiva, cosa che i Mavs non hanno minimamente, perché puntare a segnare un punto in più nell’NBA non ha mai fatto vincere anelli.
Squadre che in passato hanno vinto con una grande attacco e con una difesa solo discreta, ce ne sono state, ma quella difesa almeno discreta deve esserlo realmente, se è poco meno di un colabrodo, allora non ci sono possibilità !

In Texas lo scorso anno hanno vinto 60 gare e raggiunto una Finale di Conference, eppure, non hanno mai dato la sensazione di poter arrivare in fondo: è vero che l’infortunio a Dirk ha compromesso le speranze di vittoria finale, ma va anche detto che Dallas è arrivata a quella Finale per cause abbastanza casuali, dal suicidio dei soliti Blazers contro i “motivatissimi” Clippers nell’ultima gara di regular season (Dallas avrebbe incontrato i Lakers al primo turno, con Minnie contro Portland), alla vittoria in gara 7 contro la stessa Portland, che sotto di 0-3 era clamorosamente rientrata sul 3 a 3, restando a contatto sino a 2 minuti dal termine della gara decisiva (giocata senza l’infortunato Dale Davis, giocatore importantissimo per gli equilibri difensivi dei TrailBlazers), per non parlare del KO di C-Webb, fuoriclasse crticatissimo ma che riveste un ruolo fondamentale per Sacramento,e che nelle ultime 2 stagioni (playoff compresi) contro Dallas viaggia alle “discrete” medie di 24.7 punti,10.7 rimbalzi, 5.2 assist col 52% dal campo in 12 incontri…

Alla fine l’assenza di Nowitzki ha inciso, ma la bilancia tra episodi favorevoli ed episodi sfavorevoli tende ad essere in netto attivo nei playoff passati, e se sommiamo i risultati della regular contro team di buon livello, vediamo che la minor credibilità  rispetto alle Big 3 della Western ha una sua logica.

Qual gap durante quest’estate di immobilismo è aumentato notevolmente, ma ciò che deve far preoccupare la dirigenza, è la crescita delle avversarie, perché Minnesota sicuramente dovrà  registrare parecchie cose prima di poter essere una vera squadra, e potrebbe anche non diventarlo mai, ma è indubbio che sulla carta (e d’estate i conti si fanno su quella) sia molto più forte, così come sia Suns che Rockets hanno un nucleo giovane e di altissimo potenziale in grado di impensierire parecchio gli attuali Mavs nei prossimi anni.

Anni in cui a Dallas dovranno fare i conti con un monte salari gigantesco che non permette manovre di mercato (LaFrentz, Najera, Bradley, Abdul-Wahad ed Eschmeyer, giocatori marginali, nei prossimi 5-6 costeranno oltre i 150 milioni di dollari a Cuban), con l’età  (sotto i 30 anni ci sono solo Nowitzki, il rookie Howard e Steve Nash, che ne ha 29 però) e con l’assenza di vere pedine di mercato, perché alla fine LaFrentz si porta dietro un contrattone di 60 milioni per i prossimi 6 anni, ed è difficile da sistemare, anche se è un lungo, Van Exel ha 32 anni e chiama oltre 35 milioni nelle prossime 3 stagioni ( i fantastici playoff non hanno fugato i dubbi del passato, ed anche se venisse ceduto, difficilmente arriverebbe un lungo di impatto uguale) e i vari Abdul-Wahad, Bradely ed Eschmeyer sono praticamente incedibili, causa contrattoni e rendimento pressoché nullo (escluso Bradley).

Alla fine nonostante Cuban in varie dichiarazioni dia l’impressione di avere a libro paga tutti fuoriclasse con grande appeal sul mercato (ma sono dichiarazioni di facciata per non abbassarne il valore), soltanto cedendo uno fra Nash e Finley si può rischiare di fare il colpo gobbo, ma il rischio ne vale la candela?

Nash è uno dei primi 5 playmaker NBA, forse è il giocatore più importante negli equilibri di Dallas, guadagna poco più di 5 milioni a stagione (ma sarà  free agent la prossima estate, e Cuban dovrà  aprire nuovamente il portafoglio, appesantendo ulteriormente il payroll), ma è quasi impossibile scambiarlo portandosi a casa un lungo di altissimo livello.

Se tramite Nash le speranze di arrivare a quel lungo tanto agognato sono quasi nulle, ottenerlo tramite Finley è pura utopia, perché se il ragazzo di Chicago potrebbe tranquillamente essere un All Star giocando in un altro team (e cedere un giocatore che antepone i successi della squadra ai propri numeri, rinunciando alla gloria personale, non è mai semplice), va ricordato che parliamo di un 30enne con un contrattone da 80 milioni nei prossimi anni, e una regola non scritta dei GM NBA dice che mai va ceduto un lungo giovane per un esterno più in là  con gli anni, e figuriamoci se poi ha quel contratto!!

Restano varie ipotesi per rinforzarsi sotto i tabelloni, da Antonio Davis a Kurt Thomas, da Dale Davis a Erick Dampier a Brian Grant, ma nessuno di questi giocatori (o simili) potrà  far fare quel salto di qualità  ai Mavs: ci saranno miglioramenti, ma il gap con le altre supercorazzate non si chiuderà , forse si riguadagnerà  un vantaggio sulle squadre che arrivano da dietro, ma la possibilità  di vincere l’anello non verrà  certo dall’acquisizione di Grant o Thomas (ottimi difensori ma role player, di altissimo livello, ma sempre role player), così come non sarebbero stati Nesterovic o Mourning a cambiare le prospettive degli uomini di Don Nelson (ma le avversarie si sarebbe rinforzate meno però).

Solo un deciso cambio di rotta difensivo di tutta la squadra potrà  portare Dallas a livello di Lakers, Spurs e Kings, a meno che Cuban ancora una volta non abbia visto più lontano di noi, e, il suo immobilismo sia soltanto una mossa strategica: restiamo gli stessi, a meno che non capita il grande colpo, di giocatori in grado di farci fare quel salto di qualità  non se ne trovano, noi siamo pronti ad ogni eventualità , al massimo il prossimo anno rivoluzioniamo, se poi a Minneapolis esploderanno perché ci sono troppo galli nel pollaio, se a Los Angeles Payton e Malone contribuiranno meno di quello che ci si attende, causa età , e se i guai di Kobe andranno per lungo con inevitabili ripercussioni in spogliatoio ed in campo, e se Shaq oramai è in calo, se a Sacramento i guai fisici di Webber saranno gli stessi di sempre, se Brad Miller non farà  alcuna differenza dato che ad Est non la faceva, se Divac oramai ha una ventina di minuti al massimo di partita nelle gambe (e nei polmoni), se a San Antonio l’addio dell’Ammiraglio influirà  più di quello che ci si attendeva, e chi più ne ha più ne metta.

Con i se con i ma non si è mai scritta la storia, ma l’eccezione che conferma la regola va ancora trovata: e se quel folle visionario di Cuban la volesse trovare?

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