Negli ultimi anni, la forma fisica di Shaq ha fatto spesso discutere…
Le stagioni vincenti nascono per i motivi più diversi.
I biografi di Shaquille O'Neal riportano un episodio fondamentale all'origine della tripletta targata Lakers. Estate 1999, Shaq fa visita all'appena assunto Phil Jackson, nella sua magione estiva nel North Dakota. Durante l'incontro rimosse un tronco d'albero caduto. Era un messaggio: "Farò tutto quello che chiedi."
L'estate del 1999, per molti versi è simile a questa: titolo a S. Antonio. Duncan sugli scudi. L'attenzione rivolta sui molti colpi del mercato. Critiche dei giornali nei confronti di Shaq, accusato di non interessarsi della fase difensiva come di quella offensiva. Tanto che all'inizio della stagione 2000, Shaq rientrava al limite della lista dei 5 favoriti per il titolo di Mvp, preceduto da Duncan, Garnett, il solito Malone e chissà chi altro.
Com'è andata a finire tutti lo sappiamo: titolo a LA, riconoscimenti come miglior giocatore della stagione regolare, dell'All Star Game e dei playoffs. Un dato su tutti: 40 e più punti nella gara d'apertura di ogni serie. Gli americani li chiamano "statement game".
La voglia di rivincita ebbe il suo peso ma, alla base di tutto, c'era una rinnovata e ottima condizione atletica.
Un episodio di quella stagione per comprendere il punto della situazione. America West Arena di Phoenix: l'allora allenatore dei Suns, Danny Ainge, vide per caso la muscolatura addominale di Shaq e pronunciò la famosa frase: "We're gonna be in trouble, guys". Siamo nei guai.
Torniamo ai giorni nostri per apprendere che, qualche giorno dopo la conclusione della stagione 2003, Shaq ha assunto un preparatore atletico. Si tratta, di Wayne Hall, esperto di potenziamento muscolare e fitness, già preparatore di Tracy Mc Grady.
Inutile nascondere che qui stia il nocciolo del problema. La condizione di Shaq, durante la passata stagione, non gli ha permesso di essere il giocatore delle annate precedenti.
Una parabola, cominciata alla fine della stagione del suo primo anello.
Nell'estate del 2000 l'atteggiamento di Shaq non fu quello dell'anno precedente: Jerry West, al primo anno da consulente esterno dichiarò: "Quest'estate Shaquille ha pensato più a festeggiare che a lavorare".
Alla base di quella condotta c'era Phil Jackson, che per quella stagione aveva pianificato una partenza rallentata, per poi andare in crescendo. In mezzo gli attriti con Kobe, smanioso di essere il numero uno, giustificato dalle carenze atletiche del compagno.
Quell'anno Shaq ebbe un infortunio, a cavallo dell'All Star Game. Al suo rientro era tornato vicino allo standard della stagione precedente, come testimoniato dal successivo periodo in cui LA dovette fare a meno di Bryant per alcune partite. Nel frattempo ovviamente i famosi addominali erano tornati perfetti.
Grazie all'aiuto di pochi attrezzi di uso abbastanza comune e le cura di Alex Mc Cheanne, guru del settore. I playoffs salutarono lo show del giocatore più dominante da molto tempo a questa parte: due partite consecutiva con più di 40 punti e 20 rimbalzi, nella serie con i Kings. Duncan e Robinson distrutti. Mutombo addirittura umiliato in finale.
L'estate del 2001 ricalcò la precedente: Shaq a riposo, ed evidenti condizioni precarie all'inizio della stagione. La variabile impazzita fu l'infortunio al dito del piede. Quel dito artritico non gli permise di svolgere il lavoro di condizionamento cardiaco dell'anno prima, e gli consegnò la nuova dimensione di giocatore che si deve gestire.
Emblematici due episodi del finale di stagione: un quarto periodo totalmente dominato, in una sfida con Portland in regular season, dopo che nel resto della partita aveva giocato con le ridotte, e gli episodi della serie con Sacramento. Una disastrosa gara3, persa in casa, una gara4 tentennante; ricordate l'appoggio sbagliato dal cui rimbalzo scaturì la bomba decisiva di Horry.
Da quel momento O'Neal accettò i trattamenti al cortisone e tornò il giocatore ultra dominante di sempre. Imbarazzante la superiorità nei confronti dei lunghi dei Nets.
Il resto è storia recente: l'operazione ritardata al dito del piede che non permette ad O'Neal di prendere parte al training camp. Sintomatico a questo proposito un episodio capitato, qualche giorno dopo il suo rientro. Lakers reduci dalle due sconfitte in back to back contro Miami e Orlando.
"Che cosa volete da me. Sono appena rientrato, peso 160 chili, ho il 16% di grasso corporeo. Chiedete a Cotta (responsabile della condizione atletica dei Los Angeles Lakers ndr)".
Ed Cotta, richiesto di un commento, rispose: "E chi gli ha mai misurato il grasso corporeo. Ha detto 16%. Ok, 16%".
Come è finita la stagione lo sappiamo tutti. Magari non tutti si sarebbero aspettati, le punzecchiature dirette, subito dopo la gara dell'eliminazione, di Phil Jackson: "Abbiamo avuto episodi di scarsa disciplina nel corso della stagione ed alla fine ne abbiamo risentito".
Nel frattempo Shaquille sta lavorando sotto la guida del nuovo preparatore: le uniche parole sull'argomento vengono dal suo entourage: "Sta lavorando sulla frequenza cardiaca e sulla forza della parte bassa del corpo".
Le uniche dichiarazioni del centro ex LSU riguardano i due acquisti pesanti sul mercato dei free agents: "L'anno scorso io e Kobe avevamo a disposizione solo qualche bombetta. Quest'anno abbiamo delle testate atomiche con noi. E siamo pronti a farle esplodere".
Allegorie a parte. Si preannuncia la stagione della riscossa. Un'ombra si allunga sul prossimo campionato.