Brad Miller il prossimo anno dovrà vedersela ogni giorno coi lunghi dell'Ovest…
Che covasse qualcosa nella tranquilla Sacramento ci voleva poco per capirlo. Le pagine del Sacramento Bee, mai come in questo periodo sembravano una succursale di un giornale di Los Angeles.
Per la vicenda Kobe e per quella che da queste parti viene chiamata senza mezzi termini "Lakers-conspirancy". Il termine di paragone gira, gira è sempre quello. Basta leggere i messaggi lasciati dai tifosi sul forum via internet del giornale. E non credere alle dichiarazioni di comodo del proprietario Joe Maloof : "Sulla carta con Payton e Malone, Los Angeles è molto più forte. Ma questo è un bene per la rivalità e lo spettacolo."
Rischiano d'averla fatta grossa i Kings, nel tentativo di migliorare il roster. Proprio loro che, nelle parole del Gm Geoff Petrie non avevano intenzione di cambiare. Invece ha vinto la voce del popolo che spingeva per un cambio, per rafforzare la front line.
In linea di principio l'acquisizione di Brad Miller è un ottimo movimento. Che pone comunque due domande: la prima riguarda il prezzo pagato. Non tanto Scott Pollard ad Indiana, quanto Hedo Turkoglu a S. Antonio. Se ne parla altrove sul sito. La seconda domanda riguarda invece direttamente Chriss Webber. E la posizione in cui giocherà quando farà coppia con il centro ex Indiana.
L'evoluzione tecnica di C-Webb negli ultimi anni lo ha portato a giostrare sempre più lontano da canestro, all'altezza del gomito, in posizione frontale. In pratica l'unica posizione da cui è pericoloso offensivamente Miller, visto raramente giocare dal post basso nelle ultime stagioni.
Visto che Miller stesso, nelle intenzioni del front office, costituisce la polizza d'assicurazione contro l'invecchiamento di Divac, Webber dovrà in qualche modo tornare all'antico. Ed essere pericoloso stabilmente spalle a canestro. E' probabile che la cosa gli faccia piacere. Di sicuro farà piacere alle schiere di critici che lo bersagliarono durante la famosa serie con LA per quella scelta tattica.
Intanto non è ancora sicura la data del rientro di Chris dal suo infortunio. Nelle scorse settimane si erano sparse voci su un allungamento dei tempi di recupero dall'infortunio al ginocchio. In realtà il giocatore sta lavorando con grande impegno, e deciderà in prima persona il da farsi.
Con la mente più libera visto che le sue vicende giudiziarie sono giunte a una conclusione. In una sorta di patteggiamento, Webber ha ammesso di aver preso soldi sottobanco ai tempi di Michigan, evitando così un processo per l'accusa più grave d'aver mentito davanti al giudice.
La storia è vecchia. Rimasero coinvolti altri giocatori, fra i quali Mo Taylor di Houston. Ma C-Webb era stato l'unico a non ammettere l'evidenza dei fatti. Di sicuro il giocatore andrà incontro a qualche partita di squalifica, ma ha evitato la possibilità di finire in galera.
E' chiaro comunque che dopo questa trade la front line dei Kings ha perso molta duttilità . Sull'argomento sarebbe interessante sentire coach Adelman, dopo che, spalle al muro, sotto di 9 punti all'inizio del quarto periodo di Gara 7 a Dallas, ha cominciato con Bibby, i due Jackson, Stojakovic e Turkoglu. Piccoli come nemmeno ai tempi della banda bassotti del Billy Milano.
E dire che per il ruolo la squadra californiana s'era sentita fare l'offerta più stravagante.
Dennis Rodman, il signore degli anelli, pezzo fondamentale dei Bulls tricampioni e dei Bad Boys, dominatori della NBA a cavallo tra ani '80 e '90, si è detto pronto.
Geoff Petrie ha chiesto un legittimo time out. Dennis Rodman è reduce da 2 anni e mezzo di inattività . Porta con se un massimo di 18,7 rimbalzi a partita per un'intera stagione, ma la sua ultima apparizione a Dallas, tredici partite alla corte della famiglia Nelson, ed un taglio, non da garanzie.
L'anno prima l'esperienza infelice a Los Angeles, sotto la guida, si fa per dire, di Kurt Rambis: 26 partite. In mezzo un periodo di pausa, "all'inseguimento" della moglie Carmen Electra, all'epoca stella di baywatch.
Il giocatore, 42 anni, si è segnalato l'ultima volta per una denuncia per maltrattamenti e intemperanze varie. Si temeva svanito in una nuvola di sakè. "Ho scelto Sacramento - ha ribadito il verme ad ESPN – perché vorrei vivere in California. Ma la cosa importante è giocare per il titolo. Se chiamasse New Jersey andrei."
Per un rapido excursus sull'America rurale: chissà se il Rodman è al corrente che Sacramento è "leggermente" meno viva e meno progressista della Los Angeles, da lui stesso considerata California. Dovrebbe chiedere informazioni a Phil Jackson che, prima di una importante partita, due anni fa, definì gli abitanti "rednecks semicivilized", praticamente trogloditi.
Dopo qualche giorno lo stesso proprietario Maloof ha smentito ogni interessamento dicendo: "Rispettiamo il giocatore. Ma pensiamo di essere a posto". Fra le righe: non crediamo d'aver bisogno di un ultra quarantenne reduce da due anni di baccanali.
Ancora in piedi il discorso dei tifosi. Non è dato sapere cosa pensino dei San Antonio Spurs, notevolmente rinforzati. Di certo sappiamo cosa pensano dei Lakers.
Alcuni esempi tratti dal forum del Sacramento Bee:
"Sono sicura che la NBA è felice per la nuova situazione a LA – dice Susan Hackett, proprietaria da 5 anni dell'abbonamento - Non venderò mai la mia tessera. Non aiuterò mai quei Lakers."
Perché opinione comune è che prendendo Payton e Malone, pur a basso costo, Los Angeles si sia "comprata" un altro titolo.
Altro esempio: "Non credo che i Lakers costituiscano una minaccia - dice Shannon Thomas di Fresno - Non ho rispetto per nemmeno un giocatore. Noi abbiamo il cuore." A proposito di rivalità sentita.
C'è chi preferisce gufare: "Possiamo solo sperare - Brando Castillo, non necessariamente nativo americano - un'epica implosione nel caso lo Zen Master non riesca a gestire tutte quelle personalità ."
Tra qualche giorno la vita della città sarà di nuovo tranquilla, aspettando l'inizio della nuova stagione. C'è da chiedersi cosa sarebbe di questa città , senza i suoi Kings.